La nazionale italiana del concorso “Non ne azzecco una manco se ci provo tre volte a fila” 2012

Grande Ceccuzzi!!! A lui va il premio “Non ne azzecco una manco se ci provo tre volte a fila” 2012 (e anche per gli ultimi sette mesi del 2011, gli va dato atto che ce l’ha messa tutta fin da subito per vincerlo)

Ceccuzzi non ce l’ha fatta, le giravolte sono più forti di lui. All’indomani dell’arriverderci e grazie (ma con la borsa bella piena di soldini) all’ex Direttore Generale Antonio Vigni (domanda, ma di tutta la tecnostruttura solo lui c’aveva le colpe? Il capo del personale, Fabrizio Rossi, ha azzeccato tutte le scelte sulla gestione di tutto il personale?) e dell’arrivo del nuovo direttore generale Fabrizio Viola, Ceccuzzi fece le corse per sperticarsi a tesserne le lodi e, soprattutto, per metterci il cappello sopra facendo quasi passare il messaggio che il nuovo DG lo avesse scelto direttamente lui.
E oggi cosa fa? Oplà! Ceccuzzi, come un ballerino consumato, fa una bella piroetta e cambia ballo. Di lotta e di governo il nostro Ceccuzzi. Ieri (nel vero senso della parola) ad osannare il futuro amministratore delegato del Monte (forse anche senza conoscerlo, per la verità: siamo proprio sicuri che al Dott. Viola la selezione l’abbia fatta proprio lui, magari con l’impareggiabile aiuto dell’economista Giulio “Guido” Carli?) oggi gli manifesta contro.
Ceccuzzi, deciditi! Non è che un sindaco può fare da bosco o da riviera (o come dicono da sempre ad Oxford i più raffinati ed insigni luminari, da potta e da culo) in base a dove creda vada il consenso elettorale. Almeno non quando le situazioni sono così delicate che necessiterebbero di una dose maggiore di responsabilità e di lucidità
E’ chiaro che la trovata del primo cittadino di manifestare contro quello stesso futuro amministratore delegato da lui scelto, ha scatenato commenti di tutti i tipi in rete. Che senza dubbio il Ceccuzzi avrà letto e, con la sua consueta ossessione di cercare il consenso a prescindere, forse ora sarà entrato in crisi. Che fare a questo punto? L’unità di crisi del Comune di sicuro sarà già a lavoro. Decidere di non andare allo sciopero dei dipendenti del Monte perché tutti lo stanno criticando sarebbe la ciliegina sulla torta; se, invece decidesse di andare rischierebbe di beccarsi una gragnolata di fischi. E allora che fare? Forse, però, una soluzione in extremis ci potrebbe essere: un improvviso calo di zuccheri a tutti i manifestanti così non si accorgerebbero della presenza del sindaco.

Siena News, il giornalino online di fiducia di Criccaboni

Aggiornamento in tempo reale di Siena News sul web e sulla pagina facebook con un occhio di riguardo all’amico Riccaboni. Di solito dei giornalisti seri pubblicano le rettifiche o le dichiarazioni di tizio o di caio sul proprio giornale a seguito della pubblicazione precedente oggetto di rettifica o di smentita. Oggi, in perfetto stile da portavoce online del Criccaboni, il giornalino online pubblica la solita arrampicata sugli specchi del rettore abusivo. Il Criccaboni scrive testaulamente: “Preciso infine che l’Università di Siena non ha alcun rapporto con Astrea srl. Il professor Frediani ha dato il suo contributo insieme ad altri docenti dell’Ateneo esperti in questioni economiche, finanziarie e giuridiche, ai fini della predisposizione di documenti relativi alla pianificazione finanziaria.” Probabilmente l’ateneo no; ma il sig. Riccaboni sì!!! Senza dimenticare la lettera abusiva firmata congiuntamente con la Fabbro (http://shamael.noblogs.org/?p=4217 )

A dimostrazione dei rapporti tra Riccaboni e Astrea ecco le prove che sputtanano il Criccaboni:
Telefonate di Frediani (Astrea) a Riccaboni nel 2010
– 4 novembre (ore 16:26): una voce maschile chiede conferma sulla nomina. Si accordano di vedersi tra un po’ in facoltà.
– 4 novembre (ore 19:04): una voce maschile chiama per congratularsi per la nuova nomina e chiede insistentemente un incontro prima dei festeggiamenti per parlare del loro progetto.
– 10 novembre 2010 (ore 10:09): fissano un incontro per il 19 novembre (alle ore 10.00) con il nuovo direttore amministrativo e la ragioneria dell’università per procedere – dopo aver controllato i conti – alla programmazione di un fondo immobiliare o vendita dei beni dell’Unisi.
– 18 novembre 2010 (ore 09:42): un uomo chiama Riccaboni e gli chiede conferma per l’indomani alle 10 con il direttore amministrativo. Riccaboni conferma.
– 22 novembre 2010 (ore 09:53): una voce maschile chiama Riccaboni e lo mette sull’avviso di non discutere con nessuno nel dettaglio del piano di risanamento, visto che ci sono dei problemi in arrivo come la mancata corresponsione del contributo di 8 milioni di euro da parte della regione che mette a rischio il pagamento degli stipendi per dicembre. La linea diventa disturbata…
– 22 novembre 2010 (ore 09:57): una voce maschile riprende il discorso interrottosi precedentemente e gli fa presente che mancano i soldi per pagare gli stipendi di dicembre. Riccaboni propone di far ricorso alle anticipazioni di cassa e la voce maschile precisa che al 31 dicembre le anticipazioni di cassa devono essere portate a zero. Se bisogna percorrere quella strada, la voce maschile dice che va richiesto un incontro a Mussari e a Marino per vedere se la fanno percorrere. Non è una cosa semplice anche perché le tredicesime vanno pagate il 12 o il 13. Riccaboni dice che ci vuole pensare e si accordano di sentirsi domattina.
– 1 dicembre 2010 (ore 09:52): Angelo viene chiamato da un uomo che gli suggerisce di aumentare il numero delle persone che lavorano nella ragioneria perché sono in uno stato di criticità, almeno finché le cose non girano. Riccaboni si appunta la cosa. L’interlocutore dice che poi con calma devono vedere come riorganizzare l’università ma questo deve essere un provvedimento da prendere subito. Riccaboni dice che ne parlerà con la Fabbro.

Avanti con le bugie nelle news!!!

Forse è il caso che in ateneo, insieme a molte altre leggi che violano di continuo, si diano un’occhiata anche alla L. 150/2000

Ci pareva strano che si desse pubblicità smodata alle bischerate di cui abbiamo parlato qui e qui. Perciò abbiamo fatto delle indagini e siamo venuti a scoprire che l’esaltazione sconsiderata dell’esportazione dei vampiri del mondo antico e dei caldarrostai dell’epoca degli Antonini nel Sol Levante proviene da un comunicato stampa diramato dall’ufficio stampa dell’Ateneo medesimo. Sulla base di questa scoperta facciamo qualche osservazione, partendo intanto dalla constatazione che gli uffici stampa degli enti pubblici sono previsti per legge, la legge 150/2000 che potete leggere qui. Letto? Bene! Ora le osservazioni:

1) Nell’ateneo ci sono quasi 900 docenti. Come mai si diramano comunicati stampa solo per i genii di via Roma 56/57? In questo caso 57?

2) Non è che chi è responsabile dell’ufficio stampa dell’ateneo ha per caso qualche conflittino di interesse familiare, trattandosi di Bettini, Bettalli, (periz)Omar Calabrese e via discorrendo?

3) La legge recita:

5. Le attività di informazione e di comunicazione sono, in particolare, finalizzate a:
a) illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione;
b) illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento;
c) favorire l’accesso ai servizi pubblici, promuovendone la conoscenza;
d) promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale;
e) favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati nonchè la conoscenza dell’avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi;
f) promuovere l’immagine delle amministrazioni, nonchè quella dell’Italia, in Europa e nel mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi d’importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale

In quale delle fattispecie sub a), b), c), d), e) ed f) rientra il comunicare urbi et orbi che l’estensore di odi disgustose al Faraone di Pescia nonché apologeta del dissesto e dei dissestatori, nonché dissestatore egli stesso, nonché consumatore di cancelleria allo Squero di Rimini Maurizio Bettini va a raccontare scemenze in Giappone? No, perché siamo curiosi. Sub a) non è possibile sistemarla perché le normative di cui si parla tutt’al più riguardano le lavandaie durante la guerra tra Mario e Silla; sub b) neanche perché acquistare 30 bottiglie di cancelleria allo Squero insieme a Schiavone non ce la sentiamo di definirla attività istituzionale; sub c) saremmo tentati di dire che tali iniziative tutt’al più favoriscono l’accesso ai servizi igienici; sub d): ma scherziamo? sono temi di rilevante interesse pubblico e sociale? Chiamiamole col loro nome: sbrodolate senza costrutto; l’ipotesi sub e) è fuori dal mondo e quella, per concludere, sub f) più che promuovere l’immagine si parla di andare a fare figurette, anche più grosse di quelle che fanno tutti giorni, a svariate migliaia di kilometri da Siena, in un Paese già duramente colpito da catastrofi nucleari e calamità naturali, per cui non hanno certo bisogno di essere sulteriormente dissestati.

Sarà il caso di rileggersela per benino questa legge e smettere con l’esaltazione di queste buffonate oppure si ha intenzione di continuare ancora parecchio? No perché ne avremmo le scatole piene di veder sputtnati soldi pubblici in questo modo infame. Tsé.

Riproponiamo questo fotogramma immortale con la didascalia: COMUNICATORIIIIIIIII!!!

Il parere dell’economista Paco Pachese: Caro Ceccuzzi non è credibile la mossa di mettere il cappello in troppi posti. Annulla la partecipazione alla manifestazione

Il 2 gennaio 2012 con una nota congiunta il sindaco Ceccuzzi e il presidente Bezzini, accreditandosi la scelta del nuovo direttore generale Fabrizio Viola, manifestavano apprezzamento per la figura dello stesso Viola ed erano “certi” del buon lavoro che avrebbe fatto per la banca e per gli azionisti. Il 29 aprile 2011 sempre il Ceccuzzi scriveva: “La Fondazione deve mantenere il 51% dei diritti dei voti nell’assemblea del Monte. I numeri forniti in questi giorni da Mps rendono chiare le ricadute di cui beneficiano l’economia e la comunità senese. Benefici non parassitari e che hanno determinato una crescita della competitività del nostro indotto. E’ fondamentale, anche per questo, che la Fondazione mantenga sempre, nel rispetto della legislazione vigente, il 51% dei diritti di voto nell’assemblea del Monte. Un impegno a cui mi atterrò se sarò eletto sindaco, così come sancito nel programma di mandato che abbiamo depositato”. Il giorno 8 novembre 2007 il Ceccuzzi affermava: “Banca Antonveneta è sempre stata l’anima gemella di Bmps. La Banca Mps e Antonveneta sono due realtà che hanno grandi potenzialità di sviluppo e che possono integrarsi al meglio con grande vantaggio per gli azionisti e per la clientela. In passato è stato giusto preservare Bmps da pessimi affari in attesa della vera occasione di crescita”. Il 18 febbraio 2012 sempre il Ceccuzzi dichiarava: “La discesa della Fondazione Mps sotto la soglia del 50% nella Banca Mps rappresenta un’opportunità per ridurre il rischio di un patrimonio eccessivamente concentrato sulla banca per eccesso di lealtà …”.
Il primo “cappello” l’aveva messo sia “sul mantenimento del 51%” e di recente “sulla discesa sotto la soglia del 50%”. Inutile sprecare parole sul fatto che Ceccuzzi conosceva tutto e ha condiviso politicamente l’acquisizione della banca Antonveneta: le  nostre parole non servono, bastano le dichiarazioni ufficiali del Ceccuzzi. Ma il cappello dei cappelli (o cappellata!!!) l’ha messo sulla nomina del direttore della banca Fabrizio Viola e ieri, dopo aver sudato freddo per il rischio di trovarsi il corteo dello sciopero davanti il palazzo comunale, si è ripreso il cappello dalla testa di Viola per metterlo sulla protesta dei dipendenti del Monte. Ve li ricordate quei manifesti formato famiglia che metteva in ogni dove il tuttologo Berlusconi: “Presidente operaio”, “Presidente giardiniere”, “Presidente sciatore” etc.etc.? Ci risiamo con la comunicazione “uno e trino”: “sindaco banchiere”,”sindaco tifoso”, “sindaco operaio”. Almeno Bezzini, inaspettatamente, non si è lasciato prendere dall’onda emotiva e si è mantenuto riservato in merito allo sciopero di venerdi 16 marzo. Bezzini, giustamente e forse, ha fatto questa riflessione: “Ho dato il via libera alla nomina di Viola, sono l’ente che nomina i vertici dell’azionista di maggioranza della banca e quindi non posso giocare con il politichese schierandomi con la manifestazione; sono il presidente della provincia e non il segretario del partito”. Il Ceccuzzi, invece con molta probabilità, di considerazioni ne avrà fatte due: i dipendenti sono realmente incazzati e la Fisac non può più fare da filtro come negli anni passati. Però schierandosi con la manifestazione, se mi concedete la valutazione, ha dimostrato di essere poco credibile nei confronti della governance della banca e alquanto ipocrita nei confronti di coloro che manifesteranno. La lettura che viene fatta tra gli economisti e analisti seri (e non tra i fini del posto) rafforza  la tesi dell’inadeguatezza della politica locale nel gestire (questo si è già manifestato negli ultimi 10 anni) i nuovi scenari dentro e fuori la banca e non solo; la partecipazione alla manifestazione, dell’ente (il comune) che nomina l’azionista (la fondazione) di maggioranza della banca viene letta come una sorta di sfiducia al direttore generale Viola e al cda della banca. I dipendenti venerdi scendono in piazza per  manifestare contro i vertici della banca (di riflesso contro gli azionisti) e per i propri diritti e non per fare una prova muscolare, come vorrebbe un gruppo ristretto di dirigenti sindacali, funzionale a far pressione per nominare un membro del cda vicino allo stesso gruppetto di dirigenti sindacali. Piano con il cappello!!!

Prof. Paco Pachese (economista di Oxford)

Tommaso Occami. Mors tua vita mea

Il grande Elias Canetti nel suo libro potere e sopravvivenza sostiene che il potere per continuare a vivere ha bisogno della morte degli Altri. Nel momento in cui l’uomo di potere si trova di fronte alla sua morte è preso dal terrore panico che viene alleviato solo dalla consapevolezza che il nulla non ha colpito lui ma l’Altro. È salvo! Per questa salvezza è disposto a tutto. Esempio ne sono le gallerie di personaggi con i rispettivi nomi che conducono all’ultimo gestore di qualcosa: di una banca, di un comune, di una istituzione più in generale. Questa riflessione mi è venuta in mente leggendo sul Corriere della sera che Ceccuzzi si apprestava a scendere in piazza nel giorno della manifestazione dei lavoratori contro i sindacati. Fortemente contestati, quest’ultimi, dagli stessi dipendenti della banca per l’inefficienza e l’asservimento dimostrato, in tutti questi anni, nei confronti del potere cittadino del Partito Democratico. E anch’io con l’aiuto di internet ho voluto ripercorrere tutti i nomi su cui si appoggia Ceccuzzi neo contestatore delle aziende quotate in borsa di cui non si può parlare ma che, viceversa, si possono contestare. Strano comportamento per chi ne ha determinato le sorti in tutti questi anni! È come se il padrone di un’azienda scioperasse contro se stesso per la cattiva gestione dell’impresa. Mi scuso se nell’elenco ci sono delle imprecisioni nella speranza, altresì, di non aver dimenticato nessuno. Iniziamo dalla Fondazione: Giuseppe Mussari, Pier Giovanni Bellini, Claudio Machetti, Luca Rugi, Marco Spinelli, Marcello Venturini, Gioacchino Rossi, Carlo Ceccarelli, Gabriello Mancini, Antonella Buscalferri, Graziano Costantini, Franca Mariotti, Alessandro Masi, Valter Munaretto, Antonio Sanò, Giuliano Simonetti, Fiorenza Anatrini, Paolo Brogioni, Pietro Burresi, Alessandro Grifoni, Mauro Mariotti, Paolo Mazzini, Lio Scheggi, Vittorio Galgani, Paolo Fabbrini, Riccardo Martinelli, Alessandro Piazzi, Maurizio Botarelli, Paola Rosignoli. Per la banca: Giuseppe Mussari, Ernesto Rabizzi, Fabio Borghi, Lucia Coccheri, Leonardo Pizzichi, Graziano Costantini, Alfredo Monaci, Marco Turchi. Su tutte queste persone si addossa la discontinuità che vorrebbe interpretare il primo cittadino e l’oblio per il passato. Da quanto si sa il nuovo dovrebbe essere rappresentato da Alessandro Profumo e non tanto per una valutazione di merito ma perché ci si vuole mettere al riparo da eventuali contestazioni. A cui si potrà sempre rispondere con la frase: ma come abbiamo “chiamato” l’ex amministratore di Unicredito! Il Meglio! Se poi questa persona risponde alle necessità di cui la banca avrebbe bisogno in questo momento non ci è dato sapere. Ma il nuovo sarà rappresentato anche in consiglio di amministrazioni da personaggi come Enrico Totaro e Alfredo Monaci. Quindi cari lavoratori non abbiate timore la situazione è sotto controllo anche perché è il presidente uscente che sceglie gli incarichi più importanti per la sua successione.

Ma per tornare alla manifestazione, il sindaco che ha nominato manifesta contro se stesso e badate bene anche contro gli interessi degli stessi lavoratori, la cui maggioranza non è senese, che vorrebbero un socio di riferimento stabile e portatore di strategie. Siamo arrivati a questo punto perché sia la Banca che la Fondazione hanno distribuito una quantità impressionante di utili, lasciamo perdere per un momento l’Antonveneta, senza che nessuna delle due li avesse prodotti. Si è distrutto patrimonio. Non contento di questo il primo cittadino continua a chiedere denaro e lo fa tramite la Fondazione alle banche creditrici. Chiede che venga accantonata per le erogazioni una parte del ricavato dalla vendita delle azioni del Monte. Cioè si continua a bruciare patrimonio per spesa corrente. Come farà l’anno prossimo il Ceccuzzi visto che la Banca sicuramente non produrrà utili, chiederà di scendere sotto il 33%? E come farà il Comune quando la Banca dovrà procedere ad un’ulteriore aumento di capitale. Aumento obbligatorio a prescindere dalle richieste dell’EBA perché l’operatività della Banca ne ha bisogno nonostante la svendita degli attivi patrimoniali. Vorrei chiudere come ho iniziato con Canetti e con due dei suoi concetti, il primo che il potere quando si manifesta in celebrazioni, discorsi pubblici e quant’altro finisce sempre per ingoiare le masse. Il secondo che nonostante tutti gli sforzi del potere per restare in vita, di essere vitale, rimane sempre legato al negativo, alla morte (metaforica).

Tommaso Occami

Un groviglio universitario devastante: ANDATEVENE A CASA!!!

Prima Luigi Berlinguer, poi Piero Tosi e oggi il delfino Criccaboni. Un passaggio di testimone deleterio per il prestigioso ateneo senese. Una cricca supportata dalla cricca dei funzionari ministeriali. Una vergogna inaudita.

Oltre 200 milioni di buco finanziario; infornate di docenti senza precedenti; complicità certificate tra i sindaci revisori (non quelli di ora) e i vertici dell’ateneo; concorsi a cazzo di cane; sindacalisti collusi con la cricca dei docenti; libri in onore di Luigi Berlinguer completamente abusivi; elezioni del rettore Criccaboni irregolari; un senato accademico composto da indagati (Bettalli e Guerrini) condannati dalla Corte dei Conti (Fabbro e Bernardi) e tutto il resto di irresponsabili e menefreghisti; un cda che vota (a maggioranza) le peggio cose, compresa l’ultima delibera con cui hanno deciso di pagare i libri abusivi in onore del musicologo (con parere contrario dei sindaci revisori attuali); la maestrina condannata dalla Corte dei Conti nominata con intrallazzi tra il Cricca e i funzionari ministeriali; lo scandalo della vicenda Astrea srl; il peggior prorettore della storia universitaria, il piccolo cricca cresce Francesco Frati; la mancanza di un piano di risanamento e la presenza di un piano di distruzione totale.

A proposito dei libri abusivi in onore di Luigi Berlinguer, ma i membri del cda si sono accorti che ieri le forze dell’ordine hanno sequestrato la documentazione presso l’ateneo proprio su questi libri? Che fate continuate a giocare con il fuoco? L’avevamo capito tutti che il Criccaboni e la maggioranza dei membri del cda avevano votato la delibera per pagare i libri solo per fare un favore a Luigi Berlinguer e a Maurizio Boldrini. Forse l’avevano capito anche altri.

Sulla vicenda Astrea srl, anche se il Criccaboni,  la Fabbro e quei menefreghisti del senato accademico pensavano di far finta di niente, qualche cittadino onesto, giustamente, ha interessato con formale esposto la magistratura.

Per troppo tempo la cricca ha giocato sulle spalle della comunità e gli effetti del groviglio sono sotto gli occhi di tutti: il dissesto e le molteplici illegalità.

Non dimenticatevi dei 33 milioni di euro di danno erariale certificati dalla Guardia di Finanza alla Corte dei Conti.

ANDATEVENE A CASA E SMETTTEELA DI FARE I BUFFONI

Vita quotidiana dei caldarrostai del Vallo di Adriano: l’epopea bettiniana dalle fortificazioni in pietra al dissesto dello Studium senese

Francesca, una delle nostre appassionate lettrici, dopo aver letto le cronache del viaggio nipponico del latinista Maurizio Bettini, ha lasciato un commento con una  richiesta che noi intendiamo esaudire. Questo è il commento: “L’Ode l’ho letta ed è disgustosa. Ma adesso dovete elencare i misfatti di Bettini, visto che lo sfottete a questo modo, in modo che noi, vostri lettori, possiamo avere chiara la faccenda. grazie. F.D.”

Precisiamo fin da subito, senza polemica alcuna con Francesca, che noi non sfottiamo Bettini: questi luminari si sfottono da soli con le continue gesta a dir poco censurabili. Tra un tuffo nell’antico e più di un tuffo nel moderno ripercorriamo fino ai giorni nostri l’ascesa dell’intellettuale Maurizio Bettini (insieme a Schiavone) organico al “partito dentro il partito” guidato dal musicologo di chiara fama, l’esperto di diritto sardo Luigi Berlinguer. Il giovane Maurizio fin dai primi passi accademici diventa il pupillo del musicologo; nella piramide dei fedelissimi (fino alla fine) di Luigi ci sono solo tre presenze storiche: Jolanda Cei Semplici, Floriana Colao e Maurizio Bettini. Il nostro studioso di pipistrelli e caldarrostai del mondo antico doveva essere il successore del musicologo alla guida dell’ateneo senese ma, il realismo di quegli anni costrinse il sultano a scegliere il patologo, per via degli accordi dentro la facoltà di medicina. Bettini non si perse d’animo e durante gli anni del patologo mise a frutto il potere accademico derivante dalle spinte di Luigi. Il rettore – intellettuale – ombra del faraone era proprio il latinista Bettini. Non a caso, proprio per suggellare il rapporto stretto con il patologo e per marcare la propria potenza da intellettuale da regime, mise alla luce quella famosa e disgustosa ode che riproponiamo http://shamael.noblogs.org/?p=3564

Così come non si fece mancare nulla quando chiese di aderire alle politiche gestionali del patologo, meglio definite “politiche pacchetti di affetto”, e senza alcun problema ottenne il ricongiungimento accademico con la moglie. Leggete qui http://shamael.noblogs.org/?p=3054

Per sconfinare dalle mura, grazie alla cricca ministeriale, si inventarono un altro ruzzino spendi soldi come il SUM. Basta leggere qui http://shamael.noblogs.org/?p=3703

Comunque la dimora principale dell’inghirlandatore di geni è la Villa del Glicine di Via Roma 56 che costa all’ateneo quasi 50.000 euro l’anno di affitto. Dalla dimora il latinista oltre a studiare il rapporto uomo/animale e la zoomania (forse anche uno studio sulle frequentazioni equine della pornostar Ilona Staller in arte Cicciolina?) attraverso la macchina del tempo salta dalla Grecia antica alle invasioni barbariche (supportato dalle supercazzole del semistorico Omar). A proposito del mondo antico: come mai il presidente della fondazione MPS Mancini non invia gli ispettori della stessa fondazione a verificare come sono state spese le erogazioni destinate negli anni al Centro Antropologico del mondo antico diretto da Maurizio Bettini? Ci vanno gli ispettori o dobbiamo farla noi questa verifica nel dettaglio?

Chissà come trascorrevano la vita quotidiana i caldarrostai durante i soggiorni invernali nel Vallo di Adriano o nel Vallo Antonino? A quei tempi costruivano fortificazioni in pietra; con Tosi-Bettini-Criccaboni ci tocca (e toccava) assistere alla demolizione economica e culturale del prestigioso e antico Studium senese. Cara Francesa, ecco la storia di Maurizio Bettini  e del suo mondo moderno. Quello antico era più edificante.

Anche i sindacati hanno il dovere di aprire una fase di chiarimento. Si dimetta immediatamente dal cda di MPS Capital Services il tosiano ed ex segretario provinciale della CGIL senese Claudio Vigni

Drammatica situazione salariale all’Università di Siena a seguito del taglio illegittimo del salario accessorio deciso dai due post-dissestatori Criccaboni e Fabbro; decisione che fu presa con l’avallo politico del gruppo della CGIL guidato dall’ex segretario provinciale Claudio Vigni, un personaggio da sempre legato attivamente alla nomenclatura tosiana.

Situazione di forte preoccupazione anche tra i lavoratori del Monte dei Paschi (situazione non vissuta dal capo del personale Fabrizio Rossi!!); una situazione derivante da scelte di questi ultimi anni che hanno avuto tra i sostenitori l’ex segretario provinciale della CGIL Claudio Vigni: un sindacalista che dava l’avallo a tutte le decisioni dei vertici  e a quelle del capo del personale di MPS il Richelieu Fabrizio Rossi.

Oggi i lavoratori dell’Università e del Monte sono preoccupati per il proprio futuro. Claudio Vigni invece? Lui è rilassato nel cda di MPS Capital Services, una nomina ottenuta nel mese di luglio 2011. Doveva difendere i lavoratori invece pensava alla carriera personale. SI DIMETTA IMMEDIATAMENTE DAL CDA DELLA BANCA!!!! I lavoratori chiedono ai responsabili di andare via? Bene, uno di quelli che deve dimettersi è proprio Claudio Vigni.

Che palle signora Letizia!!!!

Gentilissima Letizia,

con oggi siamo al Suo terzo commento pacato e dialogante postato sul nostro blog. Il primo commento, considerata la portata delle affermazioni non potevamo non pubblicarlo; il secondo che ha postato l’abbiamo cagato in pieno; oggi ha postato il terzo. Facciamo una bella cosa: commentiamo il terzo e poi evitiamo di pubblicare altri commenti di questo tenore. Noi non amiamo essere ripetitivi.

Ecco quanto ci scrive la gentilissima signora Letizia sul nostro blog:

“Ma basta!! Come vi permettete a fare i censori nei confronti di Stefano Bisi!!! Lui è un giornlalista affermato e stimato anche dentro il mondo universitario: quel mondo che voi conoscete poco visto che siete sempre a sputare veleno. Oggi come oggi a Siena gli unici due personaggi con la testa sulle spalle sono Stefano Bisi e il Rettore Angelo Riccaboni. Tutti gli altri sono invisibili. In questi giorni ho letto con dispiacere che avete continuato con gli attacchi alla Dott.ssa Rosalba Botta, attacchi pretestuosi e ripeto, dettati dall’invidia.Ora ho capito tutto: non siete cialtroni ma solo ignoranti.

p.s. Vi lancio una sfida. Come mai non attaccate gli altri giornalisti del corriere e i capi dell’ufficio dove lavora la Dott.ssa Botta e come mai non dite mai niente dell’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera? Come mai???”

Carissima Letizia, ci fa piacere che Lei ha finalmente capito che siamo degli “ignoranti”. Il dubbio era balenato anche nel nostro cervellino, soprattutto di recente, ma dal troppo impegno non abbiamo avuto il tempo per confessarlo davanti allo specchio. Che dire poi della sua accorata difesa nei confronti dei due pilastri della cultura senese, Stefano Bisi e Angelo Riccaboni? Non diciamo niente, bastano le Sue parole “Oggi come oggi a Siena gli unici due personaggi con la testa sulle spalle sono Stefano Bisi e il Rettore Angelo Riccaboni”. Comunque, quando ha terminato di scrivere le cazzate, si scarichi i moduli dal sito web dell’Accademia di Svezia e senza batter ciglio proponga i due luminari con “la testa sulle spalle” per il conferimento del premio Nobel. E nell’occasione ci faccia un piacere: tra le proposte ci metta anche lo studioso dei pipistrelli del mondo antico, Maurizio Bettini.

Sulla dott.ssa Botta non abbiamo altro da aggiungere. Anche in questo caso per le dovute lamentele non deve rivolgersi a noi: scriva una lettera accorata al capo del personale di MPS Fabrizio Rossi e si lamenti con lui. Troverà sicuramente udienza presso quegli uffici  considerati i buoni rapporti tra il Richelieu di MPS e il giornalista Bisi.

Nel salutarLa con grande stima ci preme evidenziale alcune cosine: noi non abbiamo niente contro l’area comunicazione di MPS e nemmeno nei confronti di chi ci lavora; addirittura non conosciamo nemmeno i nomi. Così come non abbiamo niente da dire sull’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera; così come non abbiamo niente contro i giornalisti che lavorano al corriere di Siena. Come mai,invece, signora Letizia lei non si fa un po’ gli affari suoi? A noi non piace giocare e infatti non giochiamo.

Il punto dell’economista Paco Pachese. Il numerino, Profumo, la Boutique, il Golfo Persico e i ragni di Wagga Wagga

“Il profumo del mosto selvatico”: un buon film, con bravi attori. Una piccola divagazione cinematografica prima di tuffarmi in altri contesti, altrettanto, selvatici. Non soddisfatti di aver bruciato risorse, anche attraverso il sostegno ad operazioni come l’acquisizione di Banca Antonveneta, i politici locali (nel contempo fini economisti) sono da giorni impegnati non per salvaguardare il patrimonio, ma per chiudere le partite aperte sulla fondazione e sulla banca MPS, con il preciso scopo di collocare più nominati nel cda della stessa banca. “Non importa cosa accadrà tra un anno: l’importante è fare le nomine rispettando i desiderata delle correnti di partito (e garantire un posto nel cda alla quota rosa verdiniana)”. Chissenefrega delle risorse: lo sport e il basket godono di buona salute e alla lunga i cittadini non ci penseranno più al danno creato al sistema economico e istituzionale. Ma il “danno” si dimenticherà dei cittadini: dalla crisi lavorativa all’aumento dei costi dei servizi? “Tutta colpa della congiuntura internazionale!!”: questo è il leit motiv che propagandano in giro i fedelissimi del sistema. La famosa strategia berlusconiana “del tappare i buchi con i fogli di giornale (del solito giornale) e raccontare che tutto va bene”. Poi la strategia salta e i problemi emergono nella loro drammaticità. Tanto dopo le nomine primaverili del nuovo cda della banca un capro espiatorio su cui scaricare le colpe e le responsabilità (che sono di tanti) ci sarà: l’uscente presidente Giuseppe Mussari. Dal primo di maggio incontrerete gente che vi dirà “io non lo conosco”, la “colpa è tutta sua”, “te l’avevo detto che stava sbagliando tutto” e via discorrendo con frasi ipocrite. Per elencare le responsabilità del Mussari non occorre attendere maggio; così come non mi sembra maturo e rispettoso nei confronti della cittadinanza continuare a negare il collasso del sistema. Non si rendono conto, i piccoli politicanti locali e alcuni sindacalisti asserviti da anni, che questo andazzo altro non è che un ulteriore gesto di arroganza teso a far esasperare gli animi (anche di quelli che alle scorse elezioni avevano votato per il Ceccuzzi). Il crollo si è palesato dopo le elezioni. Anni e anni di autoreferenzialità, di ruzzini a spese della collettività, di poltrone affidate a degli incompetenti, hanno compromesso un vero sviluppo e hanno determinato la crisi del sistema. Una classe politica seria che ha a cuore il bene della comunità amministrata dovrebbe fermarsi e con molta umiltà scendere dal piedistallo, raccontare la verità e lavorare, non per le poltrone, ma per salvare il salvabile e generare nuove prospettive di rilancio. Il dato del crollo si riassume in questi termini: sono (anzi, hanno finito) finiti i soldi. Anche di fronte all’ovvietà della sconfitta clamorosa e della perdita del potere reale nel controllo della banca, il nostro sindaco si permette di fare lo spiritoso. Rivolgendosi al giornalista che gli chiedeva del fondo Equinox, il Ceccuzzi, si è lasciato andare con «per parlare con me prima prenda il numerino». Probabilmente, questo Salvatore Mancuso, forse il numerino lo prenderà: non per parlare con Ceccuzzi, ma per fare il trasferimento di soldi necessari per comprarsi le quote della fondazione. Il provincialismo politico del Ceccuzzi mal si concilia con chi ha in mano il potere del “capitale utile” per aiutare la disastrata fondazione. E poi, da quello che ci risulta, a Mancuso di parlare con Ceccuzzi non gliene frega un bel niente: i suoi interlocutori sono i vertici della fondazione. La moneta canta e le chiacchere stanno a zero. E non solo. Dietro l’angolo che manifestano interesse nella partita della banca ci sono alcune Boutiques finanziarie (che qualcuno dei geni locali aveva confuso con i negozi di abbigliamento e l’altra sera in una cena uno dei geni ha anche aggiunto: come mai un negozio di abbigliamento è interessato alla banca?), i fondi sovrani del Golfo Persico (da non confondere, sempre come consiglio ai geni, con il fiume Brenna) e i maggiori gruppi finanziari italiani. Sembra tutto chiuso anche sulla presidenza da affidare al manager Alessandro Profumo. Sottolineo il “quasi” perché fino all’ultimo tuffo mai dar per sicuro niente. Comunque vada a finire il risultato è il seguente (anche se nelle stanze del partito si raccontano la novella che hanno in mano ancora tutto): il controllo politico della banca con l’assemblea di aprile non sarà più gestito da Piazza del Campo, ma da Torino; nei mesi successivi altri penseranno anche al controllo azionario. Invece di raccontare che il povero Cristo è morto di sonno, spiegate alla cittadinanza che i poteri economici italiani (grazie ai disastri locali) hanno iniziato la partita dello scacco matto. A noi dispiace assistere al dramma della crisi (siamo preoccupati per i cittadini e non delle poltrone che spariranno) ma senza una presa di coscienza veloce della classe dirigente si rischia l’effetto ragnatele come avvenuto in questi giorni a Wagga Wagga, una cittadina australiana invasa da ragni di dimensioni esagerate. E i cittadini di Wagga Wagga sono stati costretti ad abbandonare la città.

Paco Pachese (economista di Oxford)