Alcune domande al capogruppo consiliare dei Riformisti di Siena Leonardo Tafani

Ecco un altro consigliere comunale che per ben due volte le tenta di tutte per evitare di discutere la mozione sull’università.

1) Come mai consigliere Tafani in conferenza dei capigruppo ha preso posizione per rinviare la discussione della mozione sull’università?

2) Come mai mesi fa era intervenuto sempre in consiglio comunale chiedendo chiarezza sulla gestione dell’università e oggi si rifiuta di affrontare la mozione sull’università?

3) I Riformisti di Siena sono schierati con Criccaboni e Fabbro e quindi condividete anche il taglio al salario dei lavoratori?

Le sei domande per il presidente del consiglio comunale di Siena Alessandro Piccini

Abbiamo letto la mozione sull’università presentata dal consigliere comunale De Risi e non solo la condividiamo, ma ci stiamo chiedendo il perché non sia stata ancora discussa. Ci sono dei politici che fanno i furbi e altri politici che si credono più furbi dei furbi. Tra questi ultimi l’ex collega di sindacato del famoso Marcello Rustici, il neoriccaboniano Alessandro Piccini.

Le domande.
1) Come mai sig. Piccini Alessandro sta boicottando la mozione sull’università attraverso i continui rinvii della discussione in consiglio comunale?
2) Come mai sig. Piccini sta difendendo con ostinazione l’operato di Criccaboni e Fabbro?
3) Sig. Piccini ci può rendicontare quanti anni è stato in aspettativa quando era dipendente dell’università di Siena e da che anno a che anno?
4) Ci può dire la data del suo trasferimento lavorativo dall’università all’USL di Via Roma; chi ha firmato sia in uscita sia in entrata i documenti formali del trasferimento e infine, in che data ha presentato la richiesta di trasferimento?
5) Che ruolo istituzionale ricopriva alla data del trasferimento?
6) E’ vero o non è vero che potrebbe ottenere una promozione in ambito lavorativo presso l’USL?

A queste domande con molta probabilità in settimana ci penseremo noi a rispondere.

E vai col discontinuo!

Riproponiamo al proposito un commento di un montepaschino indignato:

L’ottetto del MONTE i magnifici “eroi” del MONTE chi sono?

F.R.
G.M.
M.M.
A. M.
N.R.
G.B.
D.B.
G.P.
in 8 hanno percepito nel periodo 2005-2010
€ 33.488.553,5 cioè
€ 69.767,82 al mese (ciascuno mediamente)
sono costati quanto 280 impiegati!
è giustizia questa?
(dal Prospetto informativo depositato in Consob il 17 giugno 2011 – pag. 177)

Dopo il sultanato di Stigliano si prepara il commissariamento della città da parte di Astrid. E le differenze sono poche

Non sappiamo cosa pensano di raccontare dentro il partito, soprattutto alla base, dopo le nomine della banca, il sindaco Ceccuzzi o il fine economista Giulio “Guido” Carli. Quello che noi sappiamo con cognizione è che il potere politico e finanziario che ruota intorno a Astrid, sfruttando la debolezza e l’incompetenza della classe dirigente senese, ha gettato le basi per un commissariamento politico della città, funzionale al perfezionamento di una fusione del Monte dei Paschi con altra banca (probabilmente la BNL). Oggi senza tanti fronzoli il capo di Astrid, quel Franco Bassanini da tutti conosciuto, ha dato il via libera all’era Profumo nel Monte affermando che non c’era nessuno meglio dello stesso Profumo per ricoprire il ruolo di presidente. Chi c’è dentro Astrid? “Astrid è una Fondazione costituita il 28 maggio 2009, sull’esperienza dell’Associazione fondata nel 2001 da studiosi di varia estrazione politica e culturale, da parlamentari ed esponenti politici, e da dirigenti delle pubbliche amministrazioni, da tempo impegnati nella progettazione e implementazione delle riforme istituzionali e amministrative”. Il presidente di Astrid è Franco Bassanini; nel direttivo ci troviamo anche Luisa Torchia (quella indagata nell’inchiesta su Ampugnano); presidente del comitato scientifico Giuliano Amato (quello che prende quasi 1500 euro di pensione al giorno) e tra i membri dello stesso comitato, Tania Groppi (designata nel cda di MPS), Tiziano Treu, Augusto Fantozzi, Stefano Rodotà, Cesare Salvi, etc; tra i sindaci revisori invece il famoso Vincenzo Visco. A proposito, siccome siamo in attesa di conoscere le posizioni di Tania Groppi in merito al dissesto dell’università di Siena, cogliamo l’occasione per chiedere anche un’opinione sul coinvolgimento della Torchia nell’inchiesta su Ampugnano. Sul dissesto dell’università ci ritorneremo sopra lunedi con la terza puntata di Scili sul ruolo nel cda di Angelo Dringoli, con l’aggiunta di una domanda specifica a Tania Groppi.  A questo punto siamo più che curiosi di capire dove hanno intravisto la discontinuità tutti coloro che da giorni la proclamano ai quattro venti sia dentro la maggioranza sia nell’opposizione consiliare senese. Da Roma non si portano via la città di Siena perché è materialmente impossibile, ma la banca e tutto quello che ne consegue non tarderanno a farlo. In città siete tutti contenti per questa prospettiva? E’ inutile che i soliti capi di partito continuino ad affermare il contrario: gli incantatori di serpenti fanno presa solo sui distratti e sugli illusi. Invece di reagire, con scatti e soluzioni adeguate alla crisi che investe quasi tutti i settori e le istituzioni senesi, i nostri politicanti, pur di mantenersi la poltrona, si sono piegati alle volontà dei D’Alema, Bassanini, Rosy Bindi e Giuliano Amato. Questi ultimi non hanno problemi di sorta, la crisi invece coinvolge anche i cittadini senesi e sempre ai quattro di prima, dei cittadini senesi non gliene frega niente; della banca sì. Sarà il caso di darsi una svegliata in città, anche dentro i partiti di maggioranza, per tentare di bloccare il progetto romano, o forse hanno ragione a Roma: in quella città non sono in grado di gestire le istituzioni? In ballo non ci sono le presidenze: ci sono soprattutto i posti di lavoro a rischio e il tessuto economico che rischia di frantmarsi. Astrid è Astrid, ma non tutti i poteri forti sono con Astrid e la volontà popolare non si annulla dentro la fondazione di Bassanini e Amato. Il sonno della ragione genera mostri. Il risveglio dei mostri genera danni. Illuminatevi velocemente.

O il tetto d’oro o la vita. Il cinema al tempo dei barbari (non sognanti)

Apprendiamo dai manifesti che quella bella e interessante iniziativa di cui abbiamo già parlato qui e qui interverrà l’ennesimo genio di via Roma 56, (periz)Omar Calabrese che, va ricordato, è stato anche assessore alla cuRtura del comune di Siena, in onore alla netta separazione tra tecnici e politici di cui si è reso recentemente cantore. Suggeriamo al panificatore nonché scippatore di festival nonché clonatore dei medesimi di cambiare il titolo alla inutile rassegna: non più “O la borsa o la vita” bensì “O il tetto d’oro o la vita” in omaggio a cotanto semiologo.  Suggeriamo altresì, la messa in rassegna anche di questo capolavoro del cinema neorealista, particolarmente attinente all’argomento.

http://www.youtube.com/watch?v=Jcd3g-fSI18

Au revoir

Questi uffici sono a rivolgere i migliori auguri di buon lavoro alla collega S.E. Pantalone per il suo nuovo incarico a Salerno. Intendono, questi uffici, tenere un profilo istituzionale. Di conseguenza per quanto attiene al suo operato a Siena intendono riservarsi di tacere. Arrivederci.

Cesare Mori

Un omaggio al grande Ugo Tognazzi. Ci piace ricordarlo così: “Sbiriguda supercazzola prematurata … come se fosse antani …”

Il 23 marzo 1922 nasceva uno dei grandi del cinema italiano: Ugo Tognazzi.

“Una vita, una personalità che è stata un tourbillon inarrivabile di passioni, sfide, talento, sogni, ironia sfacciata e fascino. Ugo Tognazzi: una figura, un raggio di luce e genio lunghissimo nel mondo della cultura e, spingendosi un po’ in là, del costume nostrano. Componendo pagine straordinarie dentro e fuori dai palcoscenici, legando il suo nome anche alla città di Firenze. Indissolubilmente” (cit. dal blog teladoiofirenze).

Ci piace ricordarlo perché in questi mesi come redazione di Fratello Illuminato anche grazie alle citazioni delle mitiche supercazzole siamo riusciti a descrivere le disgustose, penose e disastrate vicende della cricca universitaria e a comprendere l’enorme presa per il culo che Criccaboni & Fabbro sono riusciti a perpetrare nei confronti di tutta la città (fatte salve rarissime eccezioni).

..come se fosse antani..
http://www.youtube.com/watch?v=8K_jkB9lnAA

La foto, notissima, ci serve da esempio nell’atteggiamento da tenere in redazione nel constatare come la classe politica dirigente di Siena ha ridotto la Città e le sue istituzioni.

Tommaso Occami. I commissari. Seconda e ultima parte

E ora parliamo dei risvolti senesi. La guerra fra Alberto Monaci e Franco Ceccuzzi viene da lontano e non riguarda la Fondazione o la Banca, ma la Sanità e più precisamente il ruolo del direttore generale Morello. La guerra é iniziata con la sfiducia che i sindaci hanno dato al direttore dell’Ospedale durante una riunione della conferenza dei sindaci. Morello è legatissimo al Monaci e l’Ospedale è un bacino di voti troppo importante per la moglie e la famiglia Monaci per lasciarlo scoperto. Tenete conto che Alberto ha due consiglieri comunali mentre il fratello Alfredo ne ha quattro e fra i due fratelli i rapporti vanno a corrente alternata. Quindi quando a Roma hanno imposto tutta la squadra da nominare da parte della Fondazione la prima preoccupazione del sindaco è stata quella di non aver ripercussioni nel governo del Comune. Sottolineo tutta la squadra, il nome della professoressa Paola Demartini è stato fatto direttamente da Alfano. Il segretario del PDL ha fatto capire che i suoi rappresentanti senese non erano importanti per la decisione che aveva preso. Ma torniamo ad Alberto Monaci per dire che la crisi sarebbe potuta  scoppiare visto che il fratello non avrebbe avuto l’incarico da tempo concordato con il vertice del PD. Certo che per il fratello più grande lavorare per un incarico a cui lui non è mai arrivato non deve essere stato facile. Ma la sanità è la sanità e allora ha concordato  con Ceccuzzi che il prossimo nome, quello che dovrà sostituire il Morello, sarà da lui indicato e che il sindaco non farà opposizione. Per onesta di cronaca dobbiamo riportare che il primo cittadino ha fatto presente che l’ultima parola sul direttore generale dell’ospedale spetta a Rossi. Il governatore della Toscana si è affrettato a fare i complimenti per le indicazioni di nomina non potendo fare un torto a Bersani. Tali dichiarazioni devono aver preoccupato Alberto, ma in ogni caso l’accordo con Ceccuzzi è già qualcosa. Tutto fa capire, allora, che la reazione sulla mancata nomina di Alfredo sarà molto teatrale, ma poco di sostanza.
Veniamo all’altro conflitto in essere quello fra il sindaco e Mancini. Tutti noi abbiamo pensato che il contrasto fosse dovuto alla gestione della Fondazione. Abbiamo assistito alle accuse di tutti, compreso il sindacato, contro il sangiminianese. Che si è difeso ricordando come tutte le decisioni siano state prese in accordo con il partito (PD) e le istituzioni locali. Allora cosa si sta organizzando intorno al principale azionista della Banca senese? Tenetevi forte! Dopo l’assemblea del Monte che si terrà ad aprile partirà un’azione di sfiducia nei confronti di tutti rappresentanti della Fondazione. Sapete perché? Facciamo un po’ di calcoli: se l’ente diretto da Mancini arriva alla scadenza naturale il prossimo rinnovo sarà nel 2017 cioè supererà la scadenza amministrativa del sindaco Ceccuzzi. Quindi per permettere all’attuale primo cittadino di nominare per due volte i membri della Fondazione è necessario che gli attuali nominati decadano nel 2012 e velocemente, prima dell’estate. In questo modo il PD (Ceccuzzi) rifarà le nomine nel 2016 a ridosso delle elezioni amministrative. Condizionando in questo modo le stesse elezioni e le alleanze politiche sottostanti. I commenti sono tutti fuori luogo! Siamo ben oltre la discontinuità, al bene della Fondazione, ad approntare un piano strategico per Siena di fronte a un forte ridimensionamento delle risorse disponibili. Il sindaco lavora esclusivamente per la conservazione del proprio potere in una dimensione super localistica. Si rinserrerà  nella città chiudendo tutti i varchi che potrebbero rimanere aperti in una realtà impoverita che dipenderà, sempre più, da quelle poche risorse aggiuntive che rimarranno. Mentre la  banca prenderà le strade che i commissari inviati da Roma avranno individuato ma lontano dalla città del Palio.

Tommaso Occami

LE PICCIONATURE DI SCILI. Quando Angelo Dringoli nel cda dell’ateneo votava le “manovre” del dissestatore Loriano Bigi. E infatti i conti non tornano

Chissà se i membri della deputazione della Fondazione MPS, ad esempio Vittorio Galgani, quando hanno  approvato la lista dei 6 per il cda della banca erano a conoscenza che il professore Dringoli Angelo nella seduta del cda dell’università di Siena del 14 luglio 2008 oltre ad esprimere voto favorevole, esaltava le manovre del dissestatore Loriano Bigi; forse no, ma oggi hanno l’opportunità di raccogliere queste informazioni. Sarà sicuramente illuminante per tutti capire fino in fondo il reale ruolo di certi docenti all’interno di quel marasma gestionale che ha portato il prestigioso ateneo senese al dissesto. Seguite attentamente, soprattutto i membri della deputazione della fondazione MPS. Facciamo un salto temporale in avanti rispetto alla seduta del cda dell’ateneo del 14 luglio 2008. Siamo nel novembre 2008 e quindi vi riproponiamo uno stralcio di conversazione di un noto sindacalista della FLC-CGIL (di cui non facciamo il nome perché siamo dei signori) e quel bel personaggio da magistratura di Loriano Bigi, all’epoca direttore amministrativo dell’Ateneo in data 8/11/2008:

Sindacalista: Pronto

Bigi: O sindacalista ti disturbo?

Sindacalista: No dimmi.

Bigi: Ho parlato stamani per quella storia della graduatoria. Sai io poi non ho detto, perché in consiglio sono arrivati imbelviti, c’era stata la giornalata dei concorsi …

Sindacalista: No no s’era capito.

Bigi: hanno voluto bloccare anche la miseria, sennò s’approvava tutto. Bisogna comunque scipparla ‘sta graduatoria … salvo che poi bisogna farla secondo la capacità finanziaria … Perché poi bisogna stabilire la priorità della graduatoria …

(Se non si fosse capito stanno parlando delle stabilizzazioni fatte nel 2008)

Altra conversazione interessante è quella tra un altro notissimo e bilocato sindacalista tutto pappa e ciccia con Claudio Vigni e quel noto dissestatore di atenei Piero Tosi in data 11/11/2008 dove l’uno spiega all’altro l’origine dei debiti paurosi dell’Ateneo:

Sindacalista: a questo punto siamo arrivati ad un debito accertato ma ancora in crescita di 250 milioni di euro

Tosi: Ma come 250 milioni? Ma ci mettono anche i mutui e così via?

Sindacalista: No no perché Mussari ha deto di farla finita di contabilizzare le cose che sono state già rateizzate. E’ stato molto chiaro …

Ritorniamo alla seduta del cda dell’ateneo del 14 luglio 2008 (4 mesi e non un secolo prima dalla scoperta del buco mostruoso dell’ateneo). Alla seduta prende parte il membro del cda Angelo Dringoli, il quale interviene e vota a favore della manovra presentata dal direttore amministrativo Loriano Bigi. Come da verbale del cda riportiamo le dichiarazioni di Dringoli: “Il Prof. Dringoli è favorevole alla manovra che produrrà risparmi significativi da qui a 6 anni; forse non saranno consistenti ma per ora è il massimo che si possa fare. La manovra tende comunque riqualificare il personale producendo un miglioramento dell’ateneo dal punto di vista organizzativo e amministrativo. Invita il Direttore Amministrativo ad aggiornare la relazione del 2006 con i provvedimenti da assumere e ne chiede la presentazione”. Ma non solo: il Dringoli ha avuto anche il coraggio di contestare un altro membro del cda che contestava a sua volta la manovra del Bigi.

Riassumendo: tempo quattro mesi si scopre che ci sono 270 milioni di buco (e tutti quei fini economisti, Dringoli, Riccaboni, Mussari inclusi avevano magnificato i bilanci) e siccome non ci crediamo che la voragine sia stata creata da luglio a settembre 2008 la copertura finanziaria non c’era di sicuro. Ma c’è di più: di recente il comandante regionale della GdF ha parlato pubblicamente di 33 milioni di danno erariale per l’ateneo. Una cifra che non si può mettere insieme se non con assunzioni sconsiderate e senza copertura finanziaria.

Ora ci chiediamo: ma siamo sicuri che uno così sia adatto a sedere nel CdA di una banca in crisi come il MPS? Siamo certi che uno che ha seduto nel CdA dell’ateneo più dissestato dell’universo proprio nel momento in cui si perfezionava l’opera dissestatrice del suo amichetto del circolo del tennis Faraone di Pescia, possa condurre strategie volte a risanare un bilancio che ci risulta in perdita mostruosa (tanto per cambiare)?

E tutti quei fessacchiotti che cercano di metterci il cappello sopra, alla nomina del Dringoli (pare che ce l’abbia messo mezza città), cosa sperano di ricavarci? A parte che sono tutti in mala fede, ma non sarebbe mica da vantarsi tanto. E cosa pensa il Criccaboni? Che con due colleghi nel board della banca possa trarre qualche vantaggio? Povero illuso! E’ letta fin da subito cosa speresti di fare, Cricca, cercare pressione per i mutui, vero? Ma non ci sono mica solamente due membri nel CdA della banca, ci sono anche gli altri e soprattutto ci sono i privati che di regalare soldi a degli sprovveduti incapaci che sono stati capaci di affossare uno dei più antichi atenei del mondo non si sa quanta voglia abbiano.

Comunque noi non demordiamo. Attenzione cari Cittadini, soprattutto quelli che hanno la coscienza sudicia: non vi dimenticate le scadenze. Abbiamo un po’ di nomi e cognomi, tanto per cambiare, da fare in tema di dissesto universitario e di rapporti tra politici e dissestatori. Siccome i signori politici non capiscono e fanno da nesci la prossima settimana cominciamo con un po’ di documentazione “orale”. Va bene?

Tommaso Occami. I commissari. Parte prima

L’effetto nomine è durato veramente poco e iniziano le prime riflessioni su quanto è accaduto. Il Sindaco cerca ostinatamente di mettere il cappello su una operazione che è stata voluta esclusivamente da Roma e in primis dal Partito Democratico. Profumo e Viola si configurano come commissari inviati dal centro, come si usava dire una volta ai tempi della terza internazionale, perché quelli di Siena non sono capaci. Hanno fatto degli errori gestionali enormi che allontaneranno la banca dall’influenza del partito. A proposito sarebbe bene che Mussari, Cenni e Ceccuzzi ci spiegassero la storia del 2007, quella relativa  alla possibilità di un rapporto strategico del MPS con la banca Bilbao. Operazione che arrivò a un livello di definizione molto avanzato e che venne abbandonato a favore della banca di Padova. Perché fu scartata, nonostante gli evidenti vantaggi? E come mai il responsabile politico Ceccuzzi caldeggiò fermamente l’acquisto dell’Antonveneta? Una gestione commissariale della Banca di piazza Salimbeni che sarà estremamente facile per i commissari. Anche se un dubbio ci rimane su Viola che potrebbe avere avuto un incoraggiamento da parte di Guzzetti ad accettare l’incarico nella città del Palio. In tutti i casi I due si divideranno i compiti: all’amministratore delegato saranno date tutte le deleghe operative, come è normale, mentre il presidente si occuperà della strategia. Strategia che consisterà nello studiare con quale banca fare la fusione, altro che dimensione regionale.

A naso abbiamo l’impressione che l’agenzia Reuters abbia riportato il vero quando ha scritto che un alto dirigente del PD ha svelato i progetti per il futuro della banca senese. Dopo gli elogi per Profumo è stato subito dichiarato dall’esperto finanziario del PD l’obiettivo: la fusione con BNL.  Se guardiamo la composizione del consiglio di amministrazione della banca vedo francamente pochi paladini che si potrebbero erigere a difensori dell’autonomia senese. Forse Marco Turchi? Uno solo, troppo poco. Non conteggio ovviamente i privati che do già per allineati con l’unico obiettivo, questo sì, di far ben remunerare il capitale investito. É vero che comunque la Fondazione resta al 33%, quindi, può esercitare il suo controllo in fase di assemblea generale per gli atti di straordinaria amministrazione. Ma per quanto? E soprattutto fino a quando? L’aumento di capitale è inevitabile a prescindere dalle valutazioni dell’EBA, tranquilli! In più la BNL/Paribas ha bisogno di aumentare gli sportelli in Italia come ha dichiarato l’amministratore delegato Gallia al Corriere della Sera in una recente intervista. Fusione che potrebbe avvenire non immediatamente, ovviamente, ma solo una volta risolti alcuni problemi come quello di cosa fare con Antonveneta. L’ingresso di un’altra banca italiana potrebbe riequilibrare la presenza della Bnp/Paribas anche se non toglierebbe a quest’ultima il comando. Costruire una forte presenza finanziaria a Roma è stato sempre il sogno di molti politici di sinistra compresi quelli che gravitano intorno ad ASTRID. Quindi a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca avrebbe detto Andreotti. Ma non vedo altra strada per recuperare un’influenza del PD su una banca per di più a Roma e lontano da quei Senesi così rissosi.

Tommaso Occami