Tommaso Occami. I commissari. Parte prima

L’effetto nomine è durato veramente poco e iniziano le prime riflessioni su quanto è accaduto. Il Sindaco cerca ostinatamente di mettere il cappello su una operazione che è stata voluta esclusivamente da Roma e in primis dal Partito Democratico. Profumo e Viola si configurano come commissari inviati dal centro, come si usava dire una volta ai tempi della terza internazionale, perché quelli di Siena non sono capaci. Hanno fatto degli errori gestionali enormi che allontaneranno la banca dall’influenza del partito. A proposito sarebbe bene che Mussari, Cenni e Ceccuzzi ci spiegassero la storia del 2007, quella relativa  alla possibilità di un rapporto strategico del MPS con la banca Bilbao. Operazione che arrivò a un livello di definizione molto avanzato e che venne abbandonato a favore della banca di Padova. Perché fu scartata, nonostante gli evidenti vantaggi? E come mai il responsabile politico Ceccuzzi caldeggiò fermamente l’acquisto dell’Antonveneta? Una gestione commissariale della Banca di piazza Salimbeni che sarà estremamente facile per i commissari. Anche se un dubbio ci rimane su Viola che potrebbe avere avuto un incoraggiamento da parte di Guzzetti ad accettare l’incarico nella città del Palio. In tutti i casi I due si divideranno i compiti: all’amministratore delegato saranno date tutte le deleghe operative, come è normale, mentre il presidente si occuperà della strategia. Strategia che consisterà nello studiare con quale banca fare la fusione, altro che dimensione regionale.

A naso abbiamo l’impressione che l’agenzia Reuters abbia riportato il vero quando ha scritto che un alto dirigente del PD ha svelato i progetti per il futuro della banca senese. Dopo gli elogi per Profumo è stato subito dichiarato dall’esperto finanziario del PD l’obiettivo: la fusione con BNL.  Se guardiamo la composizione del consiglio di amministrazione della banca vedo francamente pochi paladini che si potrebbero erigere a difensori dell’autonomia senese. Forse Marco Turchi? Uno solo, troppo poco. Non conteggio ovviamente i privati che do già per allineati con l’unico obiettivo, questo sì, di far ben remunerare il capitale investito. É vero che comunque la Fondazione resta al 33%, quindi, può esercitare il suo controllo in fase di assemblea generale per gli atti di straordinaria amministrazione. Ma per quanto? E soprattutto fino a quando? L’aumento di capitale è inevitabile a prescindere dalle valutazioni dell’EBA, tranquilli! In più la BNL/Paribas ha bisogno di aumentare gli sportelli in Italia come ha dichiarato l’amministratore delegato Gallia al Corriere della Sera in una recente intervista. Fusione che potrebbe avvenire non immediatamente, ovviamente, ma solo una volta risolti alcuni problemi come quello di cosa fare con Antonveneta. L’ingresso di un’altra banca italiana potrebbe riequilibrare la presenza della Bnp/Paribas anche se non toglierebbe a quest’ultima il comando. Costruire una forte presenza finanziaria a Roma è stato sempre il sogno di molti politici di sinistra compresi quelli che gravitano intorno ad ASTRID. Quindi a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca avrebbe detto Andreotti. Ma non vedo altra strada per recuperare un’influenza del PD su una banca per di più a Roma e lontano da quei Senesi così rissosi.

Tommaso Occami