Tommaso Occami. I commissari. Seconda e ultima parte

E ora parliamo dei risvolti senesi. La guerra fra Alberto Monaci e Franco Ceccuzzi viene da lontano e non riguarda la Fondazione o la Banca, ma la Sanità e più precisamente il ruolo del direttore generale Morello. La guerra é iniziata con la sfiducia che i sindaci hanno dato al direttore dell’Ospedale durante una riunione della conferenza dei sindaci. Morello è legatissimo al Monaci e l’Ospedale è un bacino di voti troppo importante per la moglie e la famiglia Monaci per lasciarlo scoperto. Tenete conto che Alberto ha due consiglieri comunali mentre il fratello Alfredo ne ha quattro e fra i due fratelli i rapporti vanno a corrente alternata. Quindi quando a Roma hanno imposto tutta la squadra da nominare da parte della Fondazione la prima preoccupazione del sindaco è stata quella di non aver ripercussioni nel governo del Comune. Sottolineo tutta la squadra, il nome della professoressa Paola Demartini è stato fatto direttamente da Alfano. Il segretario del PDL ha fatto capire che i suoi rappresentanti senese non erano importanti per la decisione che aveva preso. Ma torniamo ad Alberto Monaci per dire che la crisi sarebbe potuta  scoppiare visto che il fratello non avrebbe avuto l’incarico da tempo concordato con il vertice del PD. Certo che per il fratello più grande lavorare per un incarico a cui lui non è mai arrivato non deve essere stato facile. Ma la sanità è la sanità e allora ha concordato  con Ceccuzzi che il prossimo nome, quello che dovrà sostituire il Morello, sarà da lui indicato e che il sindaco non farà opposizione. Per onesta di cronaca dobbiamo riportare che il primo cittadino ha fatto presente che l’ultima parola sul direttore generale dell’ospedale spetta a Rossi. Il governatore della Toscana si è affrettato a fare i complimenti per le indicazioni di nomina non potendo fare un torto a Bersani. Tali dichiarazioni devono aver preoccupato Alberto, ma in ogni caso l’accordo con Ceccuzzi è già qualcosa. Tutto fa capire, allora, che la reazione sulla mancata nomina di Alfredo sarà molto teatrale, ma poco di sostanza.
Veniamo all’altro conflitto in essere quello fra il sindaco e Mancini. Tutti noi abbiamo pensato che il contrasto fosse dovuto alla gestione della Fondazione. Abbiamo assistito alle accuse di tutti, compreso il sindacato, contro il sangiminianese. Che si è difeso ricordando come tutte le decisioni siano state prese in accordo con il partito (PD) e le istituzioni locali. Allora cosa si sta organizzando intorno al principale azionista della Banca senese? Tenetevi forte! Dopo l’assemblea del Monte che si terrà ad aprile partirà un’azione di sfiducia nei confronti di tutti rappresentanti della Fondazione. Sapete perché? Facciamo un po’ di calcoli: se l’ente diretto da Mancini arriva alla scadenza naturale il prossimo rinnovo sarà nel 2017 cioè supererà la scadenza amministrativa del sindaco Ceccuzzi. Quindi per permettere all’attuale primo cittadino di nominare per due volte i membri della Fondazione è necessario che gli attuali nominati decadano nel 2012 e velocemente, prima dell’estate. In questo modo il PD (Ceccuzzi) rifarà le nomine nel 2016 a ridosso delle elezioni amministrative. Condizionando in questo modo le stesse elezioni e le alleanze politiche sottostanti. I commenti sono tutti fuori luogo! Siamo ben oltre la discontinuità, al bene della Fondazione, ad approntare un piano strategico per Siena di fronte a un forte ridimensionamento delle risorse disponibili. Il sindaco lavora esclusivamente per la conservazione del proprio potere in una dimensione super localistica. Si rinserrerà  nella città chiudendo tutti i varchi che potrebbero rimanere aperti in una realtà impoverita che dipenderà, sempre più, da quelle poche risorse aggiuntive che rimarranno. Mentre la  banca prenderà le strade che i commissari inviati da Roma avranno individuato ma lontano dalla città del Palio.

Tommaso Occami