Marzo 28th, 2012 — Note redazionali


Avevamo già accennato qualcosa di questa storia dei parcheggi della Facoltà di economia di P.zza San Francesco, ma ora che siamo in possesso della prova provata, invitiamo i magistrati alla lettura e nel contempo invitiamo anche quei fenomeni del senato accademico e i membri del cda dell’ateneo. Ovviamente alla lettura consigliamo la partecipazione dei consiglieri comunali che il giorno 3 aprile sono chiamati a votare la mozione sull’università. Il protagonista indiscusso di questa pessima vicenda è il solito Criccaboni quando nel 2008 ricopriva il ruolo di preside della facoltà di economia: la stessa facoltà di Lorenzo Frediani (Astrea) e dei due neobanchieri “profumati” Dringoli e Groppi. E chissà se questi ultimi tre docenti erano presenti al consiglio di facoltà di economia del 24 gennaio 2008? Come messo nero su bianco dall’allora Criccapresideboni citiamo testualmente:
“In relazione al fondo accantonato ai fini del parziale rimborso delle spese per la sosta nei parcheggi comunali ai collaboratori a contratto, rimasti esclusi da quello della Facoltà dal I febbraio 2008, e costituto – in ottemperanza a quanto assunto dal Consiglio di Facoltà nella seduta del 24.1.08 – mediante le quote versate dal personale strutturato, al quale fu rinnovato il permesso di accesso per l’anno 2008, trasmetto il riepilogo dei movimenti, dal quale risulta una rimanenza di €.5.645,20”.
Ma di quale “fondo” parla il Criccapresideboni “in ottemperanza a quanto assunto dal Consiglio di
Facoltà nella seduta del 24.1.08”? Dringoli e Groppi erano presenti il 24.1.2008? (basta controllare i verbali!)
Ora cominciano le danze gestionali abusive che richiedono l’intervento della magistratura.
Il “Regolamento Generale relativo ai permessi di accesso ai parcheggi e alla destinazione delle quote erogate per la concessione dei permessi di accesso” emanato con Decreto Rettorale n. 629 2008/2009, in vigore dal 1 febbraio 2009″. Avete capito? Entra in vigore il 1 gennaio 2009. Seguite le danze. Correva l’anno 2008 (e il regolamento non esisteva) e, attenzione, ecco cosa scriveva la segreteria della presidenza della facoltà di economia in data 14 marzo 2008: “Si ricorda che la scadenza per il versamento di un contributo pari a 60,00 (sessanta/00) da parte dei titolari del permesso di accesso alla ZTL era fissata per il 15 febbraio u.s.
Si prega di voler provvedere, il prima possibile, al versamento di tale contributo.
Cordiali saluti
La segreteria di Presidenza”
Ma ora arriva il meglio della performance del Criccapresideboni. Leggete cosa scrive il 29 gennaio 2008(non c’era ancora il regolamento ma solo “in ottemperanza”)
“Cari amici,
in ottemperanza a quanto assunto dal Consiglio di Facoltà, nella seduta del 24 gennaio, informo che i titolari dei permessi per l’accesso alla ZTL nella quale è situato il parcheggio della Facoltà, rinnovati dal I febbraio, dovranno provvedere al pagamento di un contributo pari a 60 Euro – utile per l’anno 2008 – a partire da quel giorno e non oltre il 15 delle stesso mese, presso il Centro Servizi Informo, inoltre, che sono esonerate dal pagamento di tale contributo le persone che condividono il permesso con uno o più colleghi.
La somma richiesta è destinata a costituire un fondo che sarà utilizzato dalla Presidenza per rimborsare il costo della sosta nei parcheggi comunali (almeno 140 ore a testa), alle persone appartenenti alle categorie escluse dai rinnovi dei permessi (professori a contratto, assegnasti, personale amministrativo a contratto)”.
Per farla breve vi riassumiamo il criccabuso commesso nella facoltà di economia dal Criccapresideboni(Dringoli e Groppi eravate presenti a quel consiglio di facoltà?) senza che nessuno dei docenti delle medesima facoltà si sia permesso di avanzare delle proteste formali. Innanzitutto questa materia era di competenza del cda dell’ateneo e il medesimo cda non ha mai deliberato o autorizzato l’istituzione di un “fondo” nemmeno “in ottemperanza” e sempre il cda non ha mai risposto alle lettere di reclamo che sollevavano l’anomalia della gestione dei parcheggi e delle risorse da parte del Criccapresideboni. Ecco come ha gestito i soldi, nemmeno fosse a casa sua o in un’azienda privata. Ricordiamo a tutti che si sta parlando di un ente pubblico. Il Criccapresideboni ha fatto versare 60,00 euro a testa per il parcheggio(Il famoso “contributo”) oltre a 32 euro a testa per la chiavetta d’ingresso. Ecco le domande: quante erano le teste che hanno versato il contributo di 60 euro e i 32 euro per la chiavetta? Dove sono le delibere del cda che autorizzavano questo prelievo? Come mai dopo tante polemiche alle famose “teste” sono stati restituiti solo 45 euro e gli altri 15 euro delle “teste” che fine hanno fatto (60 – 45 = 15); e i soldi della chiavetta che fine hanno fatto?
Questo era il modo di gestire che non è cambiato (vedi vicenda Astrea) del delfino di Piero Tosi, al secolo Angelo Riccaboni. In un paese normale uno che fa queste cose merita di essere attenzionato dalla magistratura. E caro Criccaboni non fare finta di niente perchè le frasi virgolettate sono le tue e quanto da noi descritto è verificabile.
Ma vergognatevi!!!
Marzo 27th, 2012 — Note redazionali

Il CORECOM è lorgano di consulenza e di gestione della Regione in materia di comunicazione, nonché organo funzionale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e sapete Alberto Monaci chi ha proposto al vertice del CORECOM? Ci vuole mettere Sandro Vannini, l’ex consigliere comunale di Siena. Che c’incastra Vannini con le telecomunicazioni? E prima sapete chi c’era? Lui: (periz)Omar Calabrese, il semiologo cacciatore di barbari ladri di tetti d’oro. Uno competente mai eh? Vediamo di smetterla con queste nomine e cambiare velocemente proposta.
Marzo 27th, 2012 — Note redazionali
Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”
Gli intrecci senesi talvolta sfiorano il paradosso. Può una banca essere al tempo stesso creditrice e debitrice di se stessa e autopignorarsi? La risposta è alla periferia nord di Roma dove si sta realizzando una grande operazione immobiliare. Il progetto della Eurocity Sviluppo Edilizio prevede la costruzione di un quartiere residenziale con 4 torri da 16 piani alte 61 metri più altre tre torri minori e 7 edifici; 253 mila metri cubi su un’area di 65mila metri quadrati. Eurocity apparteneva a una società della famiglia Ligresti, la Im.Co., indebitata (80 milioni) con Mps e Intesa Sanpaolo.
All’inizio del 2010, con i Ligresti già in difficoltà, Eurocity viene rilevata per 110 milioni (debito compreso) da una newco, la Casal Boccone, che si fa carico di onorare un vecchio (2007) preliminare d’acquisto della Sansedoni (braccio immobiliare di Fondazione Mps). A quel punto il finanziamento passa di mano e tutte le garanzie rinnovate: terreni ipotecati e pignorato il 100% della Casal Boccone, nuova proprietaria dell’area. Le banche, si sa, vogliono garanzie. Solo che in questo caso è un circolo vizioso.
La Casal Boccone, beneficiaria del finanziamento da 80 milioni (euribor a 6 mesi +1,75%, Mps banca agente), altro non è che un veicolo controllato al 67% dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e al 22% direttamente dalla sua banca. Resta l’11% in capo all’Unieco di Reggio Emilia. Sembrava un assetto provvisorio, ma oggi è ancora così. E in caso di inadempienza di Eurocity-Casal Boccone, ovvero di Fondazione e banca? All’articolo 12 del contratto si dice che Banca Mps può «intraprendere ogni azione giudiziaria …». Per tutelarsi sarà inesorabile contro se stessa.
Marzo 27th, 2012 — Note redazionali
Molti ipotizzavano appena letto il lancio notizia sul Kazzar News che la magistratura avesse avviato i processi sul dissesto spaventoso dell’università e che avessero interdetto l’abusivo. Niente di tutte queste sciocchezze. La magistratura di tutto il mondo ha chiuso le inchieste sulla “privatizzazione delle quaglie” e sul furto del tetto d’oro di San Galgano. Risultano rinviati a processo per aver favorito l’insider trading tra un piccione e una quaglia i seguenti soggetti: Topo Gigio, Emma Pantegana, Filomena Marturano e Pape Rino.
Per quanto riguarda il filone “tetto d’oro” risultano rinviati a processo ben 34 milioni di eredi dei barbari. Finalmente la magistratura si muove. E tutti a preoccuparsi invece di sciocchezze come il dissesto e le elezioni irregolari della cricca e della vicenda Astrea.
Marzo 27th, 2012 — Note redazionali
Sicuramente Gianni Tiberi, il capo della comunicazione della Fondazione MPS, oltre alla Gazzetta dello Sport, con molta probabilità sfoglia anche il settimanale L’Espresso e lo avrà sfogliato anche nei mesi precedenti. Di recente durante i giorni in cui la fondazione era impegnata con la lista del cda della banca, forse no, visto che il prode comunicatore era in ferie: ha fatto bene, meglio star lontani dal lavoro nei momenti di stress. Ma nei mesi di fine 2011 qualche giornale sotto lo sguardo gli sarà capitato. Abbiamo notato che sulla home page del sito della fondazione campeggiano scritte come “codice etico” e “politica etica”. E’ lodevole per un ente il richiamo all’etica, solo che in questo caso son solo richiami e nulla più. Possibile che il capo della comunicazione non si era accorto che Profumo e gli Aleotti risultavano indagati dalla magistratura? Ovviamente queste notizie non erano sulla Gazzetta dello Sport. Comunque non disperate perché la comunicazione dell’etica delle nomine e della scelta dei soci privati da parte della fondazione vince su tutti. Auguriamo agli indagati di risolvere al più presto i propri guai giudiziari. Bisogna ammettere che la comunicazione berlusconiana ha trionfato: “Questo è un paese per indagati”. Suvvia ora tutti pronti per le ferie pasquali. E se non hai un avviso di garanzia sei un pirla!!!
Marzo 26th, 2012 — Note redazionali


Parliamo un po’ del nuovo membro del board di MPS Tania Groppi. Intanto facciamo, o meglio reiteriamo, alcune domande che abbiamo già posto al suo esimio collega Dringoli dal quale attendiamo ancora delle risposte.
1) Visto che lei fa parte della Facoltà di Economia ci può raccontare per cortesia come sono stati amministrati i parcheggi di San Francesco e che fine ha fatto parte dei quattrini che il suo esimio preside parcheggiatore nonché attualmente rettore abusivo Criccaboni ha spillato in Facoltà?
2) Che ne pensa del dissesto universitario che la vede evidentemente coinvolta in quanto docente dell’Ateneo medesimo, vale a dire il più dissestato della Galassia?
3) Cosa c’è di vero (tutto, ma ce lo confermi) nel fatto che Criccaboni ha cercato in tutti i modi di farla entrare nel CdA dell’Ateneo, prendendoci peraltro una delusione esattamente come con il De Stefano?
4) In Consiglio di Facoltà lei ha avuto sentore da parte del preside Ghellini che il suo collega Lorenzo Frediani, titolare di Astrea srl e coinvolto nei traffici immobiliari del Criccaboni, era soggetto a delle speciali condizioni didattiche sulla base di una lettera inviata da Criccaboni & Fabbro? Comunque lo avrà letto sui giornali. Ci dica il suo pensiero (se ne ha uno) al proposito.
In attesa che ci risponda (suvvia sono domande banali, se la sarà fatta un’idea, no?), ci siamo messi a leggere il suo curriculum (sul quale molti hanno tessuto lodi sperticate di merito e competenza) e abbiamo trovato che i suoi campi di interesse non hanno niente, e sottolineiamo NIENTE, a che vedere con il settore bancario. Proprio arrampicandosi sugli specchi (sport in cui Criccaboni e Fabbro sono campioni del mondo) possiamo considerare attinente al mondo bancario “Ombudsman pubblico, privato, bancario: dalla Svezia del 1809 all’ Italia del 1994”, in Bancaria, 1994, n. 5 che comunque niente ha a che vedere con la gestione di una banca.
Da quanto precede possiamo tranquillamente asserire che se non fosse stata in ASTRID, cioè in quella fondazione capitanata dalla premiata ditta Bassanini & Amato, il board del MPS l’avrebbe visto col cannocchiale.
Ma vediamo alcuni interventi pubblici della competentissima e discontinua Tania Groppi. Ecco qua un bell’articolo del novembre scorso che vede allegramente intervistati Groppi e Bezzini (http://ilcittadinoonline.it/news/143344/Leggere_%C3%A8_volare__intervista_dei_giovani_a_Bezzini_e_Groppi.html). Dopo i consueti inni ai “jovani” e alle “eccellenze” di quello della Provincia ecco il nuovo membro del board di MPS:
Impegnatevi in politica, ha rincarato la professoressa Groppi, perché non ci siano più le condizioni economiche che condannano a restare bamboccioni. E poi imparate l’inglese, viaggiate e fate esperienze di vita all’estero. Quanto alle prospettive di unità nazionale, domanda purtroppo ancora attuale dopo 150 anni di stato nazionale, l’obiettivo si raggiungerà secondo Groppi quando verrà ridotto il dislivello economico: 32.000 euro il reddito medio annuo in Lombardia, 14.000 in Calabria. E per Bezzini l’unità nazionale è l’unica prospettiva per avere un futuro: se ci spezzettano saremo granellini indifesi in un mondo di giganti.
Bene. Lo facciamo noi un invito ai jovani: in primo luogo la politica, soprattutto quella senese, è meglio che la lasciate stare visto in che condizioni ha ridotto la banca e consequenzialmente la città. Poi non imparate l’inglese, ma il francese perché in BNL ParisBas parlano francese per l’appunto. Ma prima di tutto questo fatevi accogliere in ASTRID così potrete nutrire serie speranze di entrare un giorno nel cda di MPS (BNL ParisBas) anche se di banche non ne sapete assolutamente niente e vi siete occupati, per fare un esempio, di caccia alla peppola ed al fringuello. In effetti di fringuelli anche gli attuali amministratori della banca ne hanno presi diversi, pagandoli all’incirca 15 miliardi di euro.
Abbiamo una proposta comunque. Siccome la Groppi è autrice di una prestigiosa pubblicazione quale “La caccia al fringuello e alla peppola: la Corte costituzionale risolve una questione di costituzionalità “applicando i comuni criteri di interpretazione delle leggi”, in Riv. giur. ambiente, 1995, n.2 lanciamo la proposta di un bel seminario all’aperto patrocinato dalla Provincia, in una riserva di cinghiali e caprioli, con interventi della competentissima Groppi, del Ceccanti e del Terzuoli, altrettanto competenti, introdotto da quello della Provincia e con moderatore Tommy Stufano (che si occupi anche delle bevande). Che ne dite?
Marzo 26th, 2012 — Note redazionali
Il 25 novembre 2010 la procura di Firenze sequestra un miliardo e 200 milioni di euro al patron della Menarini, Alberto Aleotti. Si scoperchia l’inchiesta: Lucia Aleotti, figlia di Alberto e anche lei indagata, prende il telefono e chiama alcuni giornalisti fiorentini per tentare di ridurre l’impatto della notizia.
Il referente della donna sembra essere Gabriele Canè, condirettore di “Qn”. Quel giorno la “Nazione” – che fa parte di “Qn” – dedica due pagine al sequestro. La Aleotti al telefono con Canè dice di essere “basita” per lo spazio dedicato alla vicenda dal quotidiano della città. Il condirettore le dà ragione: “Onestamente è un serviziaccio.
Per fortuna è solo sulla “Nazione”, però la Menarini non è che sia a Campobasso, è in Toscana, dove esce “La Nazione””. Parlando con Lucia Aleotti, Canè sostiene che i giornali nazionali hanno dedicato poco spazio e lancia frecciatine al direttore di “Qn”, Giuseppe Mascambruno: “Non so se capisce quello che tu gli dici, perché se capiva non faceva una montatura di panna come quella”.
Poi Canè chiama il responsabile della concessionaria di pubblicità del giornale e spiega che gli Aleotti sono “furibondi”. Il condirettore fa riferimento a contratti pubblicitari che potrebbero saltare. “I giornali sono anche liberi di scrivere senza tener conto però, insomma, fino a un certo punto. Non è che dobbiamo seguire i canali pubblicitari, ma in questo caso c’è una connessione che veramente è un peccato perdere e in questo momento è oggettivamente persa perché ovviamente (i Menarini) sono incazzati”.
A Lucia Aleotti il giornalista spiega: “Certamente avremmo potuto avere un equilibrio migliore. Anche perché nascondere non serve, anzi, crea…”. Canè e Aleotti temono un paio di giornalisti fiorentini. “Per “Repubblica” c’è la Franca Selvatici purtroppo”. “Ma non era andata in pensione?” chiede Canè. “Si vede che la riutilizzano”. Lucia Aleotti contatta anche Paolo Ermini, direttore del “Corriere Fiorentino”, e si lamenta per l’articolo definito “scorretto”. Ermini difende il servizio, ma la fa chiamare dalla collega che ha scritto. E con un sms Aleotti lo ringrazia.
Marzo 26th, 2012 — Note redazionali
Menarini, sequestro record
da oltre un miliardo per il patron Aleotti Su richiesta della procura di Firenze il gip ha deciso un sequestro preventivo a doppio titolo per i reati di truffa e riciclaggio. Decisivi sarebbero gli elementi di prova raccolti nell’archivio segreto di Lugano del colosso farmaceutico fiorentinoIl patron della Menarini, Sergio Alberto Aleotti Nuovo sequestro record da un miliardo e centoventi milioni di euro per il patron della Menarini, Sergio Alberto Aleotti, indagato nell’inchiesta che ha travolto il colosso farmaceutico per i costi dei principi attivi dei farmaci “gonfiati” e il presunto raggiro milionario ai danni del Servizio sanitario nazionale. Il giudice per le indagini preliminari di Firenze Michele Barillaro ha accolto oggi la nuova richiesta dei magistrati fiorentini, dopo la recente decisione del Riesame che aveva ridotto da 1,212 miliardi a 84,7 milioni di euro il sequestro preventivo per equivalente (disciplinato dall’art.322 ter del codice penale, si applica quando non essendo possibile individuare i beni che costituiscono il prodotto/profitto/prezzo del reato, il giudice può disporre il sequestro – e successivamente la confisca – di altri beni o utilità di cui il reo abbia la disponibilità anche per interposta persona, per un valore corrispondente, ndr).
Adesso le carte in tavola sono cambiate per Aleotti, indagato con altre 14 persone, a vario titolo, per truffa, corruzione, riciclaggio e per il reato tributario di omessa dichiarazione sui redditi. Tra queste il senatore del Pdl Cesare Cursi, già sottosegretario alla Salute e presidente della Commissione industria, che dovrà rispondere di corruzione in concorso con Sergio Alberto Aleotti e la figlia Lucia.
Stavolta sono molti di più gli elementi in mano agli inquirenti, rispetto a quelli che hanno fatto scattare il primo sequestro nel 2010. E la richiesta dei pm poggia su altre basi, ben più solide: le fatture e i carteggi scoperti in un ufficio segreto a Lugano. E’ stata trovata “una mole impressionante di documenti che colpiscono circa 150 società” e che hanno consentito di tracciare tutti i flussi di denaro, come si legge nel dispositivo del gip. Sulla base di questi documenti i magistrati hanno potuto chiedere, e ottenere, il sequestro per il profitto del reato di truffa e il sequestro del prodotto del reato di riciclaggio. Significativa, dunque, per provare il riciclaggio, la ricostruzione del giro dei soldi che secondo l’accusa passava attraverso un minimo di cinque società, ogni volta, prima di rientrare nelle disponibilità degli Aleotti. Soldi che segnano “la storia della sovrafatturazione dei sette principi attivi (…) nonché delle società di diritto panamense che hanno fatto affluire le somme di denaro sottoposte a scudo fiscale da parte di Aleotti”.
Riciclaggio, dunque, ma anche truffa alla base della nuova richiesta di sequestro. Era infatti su questo punto che il Riesame, chiamato a pronunciarsi, aveva inizialmente ricalcolato e ridimensionato la cifra considerando che la confisca per equivalente non può essere retroattiva, visto che la norma che la regolamenta è entrata in vigore il 26 ottobre 2000. Così, nonostante le ipotesi accusatorie continuassero a reggere, nei giorni scorsi era stata limitata la somma del sequestro preventivo. Adesso i sostituti procuratori Luca Turco, Ettore Squillace Greco e Giuseppina Mione, hanno giocato un’altra carta, il riciclaggio appunto, che consente di prendere in considerazione cifre ben diverse sulla base dei farmaci gonfiati, dal 1984 ai primi anni 2000.
Intanto continua l’indagine sugli altri principi attivi, che si aggiungono ai sette contestati nell’inchiesta e sulla base delle nuove carte sequestrate, per buona parte ancora al vaglio della Procura, e che riguardano circa 900 conti correnti e oltre cento società considerate fittizie sparse in mezzo mondo. Offshore create, per l’accusa, con il solo scopo di maggiorare il prezzo delle materie prime e trarre profitto, per poi giustificare davanti alle autorità sanitarie i costi “gonfiati” e mettere sul mercato medicinali a prezzi più elevati. Il tutto sarebbe avvenuto con l’appoggio di amici e persone influenti, piazzate nei posti che contano, come il senatore Cursi (unico politico indagato, ndr) o attraverso i costanti contatti che avvenivano con parlamentari e ministri tra i quali Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Ferruccio Fazio. Ma anche Claudio Scajola, Maurizio Sacconi, Altero Matteoli e Raffaele Fitto. Da loro, secondo l’accusa, il patron della Menarini cerca “appoggi” per sostenere quello che, non a caso, viene chiamato “l’emendamento Menarini”.
“Sorprendentemente in data odierna ci è stato notificato dalla Procura di Firenze un nuovo decreto di sequestro preventivo nei confronti del nostro assistito per un importo sostanzialmente equivalente all’ammontare dissequestrato dal Tribunale del Riesame solo una settimana fa su indicazione della Corte di Cassazione – ha commentato in una nota l’avvocato Roberto Cordeira Guerra, difensore di Aleotti insieme all’avvocato Alessandro Traversi – Infatti, il Tribunale del Riesame il 14 Novembre aveva ridotto tale sequestro da 1,2 miliardi di euro a 84 milioni di euro”. Secondo l’avvocato, “le motivazioni addotte sul merito della vicenda mostrano dunque di avere l’unico scopo di mantenere la misura cautelare sulla stessa somma già dissequestrata dal Tribunale del Riesame, peraltro in attuazione dei principi sanciti dalla Corte di Cassazione. Fra l’altro le presunte evidenze accusatorie sopravvenute citate nel nuovo decreto erano già state vagliate dallo stesso Tribunale del Riesame. Naturalmente, stiamo valutando ogni possibile ulteriore azione a difesa dei diritti del nostro assistito”.
I figli del patron della Menarini, Lucia ed Alberto Giovanni Aleotti, hanno dichiarato: “Credevamo che, dopo oltre 2 anni di indagini, il passo successivo alla chiusura delle indagini comunicata pochi giorni fa sarebbe stato finalmente l’inizio del dibattito in giudizio, assistiamo, invece, ad ulteriori incomprensibili aggressioni nei nostri confronti. Nonostante la piena fiducia nella giustizia, siamo seriamente preoccupati per tutto quello che sta accadendo e rifletteremo sulla possibilità reale di fare impresa in questo Paese e sull’opportunità di continuare ad investire in Italia”.
Marzo 26th, 2012 — Note redazionali

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Marzo 26th, 2012 — Note redazionali
Un altro furbo della politica che sta impedendo la discussione della mozione sull’università in consiglio comunale è il “poltrone future” Marco Fedi. Si richiamano alla storia socialista, ma stranamente sono tra i più ostili nei confronti dei lavoratori: non solo difendono assiduamente il Criccaboni, ma sono andati anche ad esprimergli vicinanza. Ovviamente stiamo parlando del gruppo Siena Futura capitanato dal vice sindaco Marzucchi e dal capogruppo consiliare Marco Fedi. Con quest’ultimo non perdiamo tempo con le domande, anche perché di lui abbiamo la certezza che non abbandonerà mai il Criccaboni. Chissà come mai sostengono il Criccaboni quelli di Siena Futura? A breve vi sveleremo i motivi. Nel frattempo coloro che hanno problemi di mutuo e altre spese per via del taglio illegale del salario accessorio possono bussare alle porte di questi consiglieri comunali visto che se la godono alle spalle dei lavoratori.