Entries from Aprile 2012 ↓

Andiamo a prendere un Tè a Mantova

Quei pochi che hanno letto il corriere di Siena di oggi avranno notato il repentino cambio di linea del Bisi che fino a ieri era tutto critico, e anche di più, nei confronti del Ceccuzzi e oggi ritorna sulla vecchia linea editoriale del tutti allineati con il sistema. Probabilmente un suggerimento per il cambio repentino di linea gli sarà arrivato anche dal comunicatore discontinuista David Rossi, questo ultimo folgorato sulla via del Ceccuzzi. E probabilmente i suggerimenti non mancheranno nemmeno per i prossimi giorni. E tal proposito, nei prossimi giorni, pubblicheremo i dati delle vendite dei quotidiani in provincia di Siena. Ma ora non perdiamo di vista la via della comunicazione Siena-Mantova. Anzi, facciamo una cosa carina e andiamo a prendere un Tè proprio a Mantova. Un tempo Mantova era la città rossa della Lombardia perchè guidata dalla sinistra; nel 2010 però dopo un faticoso ballottaggio la città è passata sotto il governo del centrodestra. Oggi a Siena governa il centrosinistra e a Mantova il centrodestra ma per i comunicatori geniali la differenza non esiste. A Mantova hanno costituito un Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Tè e tra i soci ,insieme al Comune di Mantova,figura anche la banca Monte dei Paschi. Alla presidenza del Centro ci troviamo Angelo Crespi un uomo legato a Marcello Dell’Utri anche se Vittorio Sgarbi dice che è una “sua creatura”. Sì perchè c’è anche Sgarbi che orbita a Palazzo Tè. Alla vicepresidenza del Centro in rappresentanza della banca MPS ci troviamo il comunicatore David Rossi. Girellando e conversando con amici di Mantova abbiamo scoperto che sul Centro di Palazzo Tè è scoppiato un putiferio politico: l’amministrazione provinciale di Mantova (governata dal centrosinistra) e l’amministrazione comunale di Mantova (governata dal centrodestra). I vertici del Centro di Palazzo Tè sono in prevalenza di area centrodestra e anche il comunicatore David Rossi pur nominato dalla banca con i vertici in prevalenza di centrosinistra, è schierattissimo al fianco del presidente Angelo Crespi. Ma lo scontro dentro e fuori Palazzo Tè non è solo di natura politica; lo scontro verte anche sulla gestione del Centro stesso anche dal punto di vista economico. Ci sono state anche delle dimissioni dal comitato scientifico del Centro in aperta polemica con Angelo Crespi e addirittura Alain Elkan sbattendo la porta ha rilasciato queste dichiarazioni: «Non sono disposto a subire imposizioni e non accetto che il comitato venga costantemente umiliato». Un altro membro dimissionario Giuli Agosti ha rincarato la dose: «Non si è nemmeno proceduto a un accantonamento di fondi per dare inizio effettivamente ai complessi lavori per una mostra che non si voleva inferiore a quella del 1989. Così come non si è fatta nemmeno una stima effettiva dei costi, anche per ridimensionarli». Insomma una polemica rovente e uno scontro pesante. Naturalmente il comunicatore che si divide tra Siena e Mantova è sempre vicepresidente. A proposito, ma il cda della banca ha verificato la gestione del Centro Tè e i bilanci dello stesso Centro, considerato che la stessa banca MPS è tra i soci? Una verifica non ci starebbe male: di solito che investe risorse economiche in una società o in un ente dovrebbe controllare la gestione fino in fondo. A Siena con il centrosinistra, a Mantova con il centrodestra. Pari opportunità comunicative. Nel frattempo dal PD mantovano aumentano le critiche politiche nei confronti della gestione di Palazzo Tè e l’amministrazione provinciale sta valutando di riconsiderare l’investimento nel Centro.

In attesa di leggere i prossimi suggerimenti del comunicatore sul solito giornale noi ci prendiamo un caffè; il tè la prossima volta.

Il comunicatore per tutte le stagioni

Oggi entriamo nel merito della discontinuità che non c’è. Fatte salve le dichiarazioni di Pietra Serena che si presenta nella nuova veste di sponsor ufficiale del Ceccuzzi, sinceramente non troviamo atti tangibili di discontinuità. Il primo capitolo della “discontinuità che non c’è” lo dedichiamo alla comunicazione ex mussariana e in particolar modo al comunicatore massimo: il capo della comunicazione della banca MPS David Rossi. Le domande che si pongono molti cittadini sono queste: se Mussari va via come mai non vanno via tutti i vice direttori generali e non procedono alla sostituzione del capo della comunicazione della banca? Quanto costa alla banca il capo della comunicazione e in questi anni quante risorse conomiche ha gestito (in termini di spesa)? Ma nella “discontinuità che non c’è” ecco che anche il comunicatore David Rossi si trasforma nel “comunicatore per tutte le stagioni”. Il comunicatore che non c’è è colui che partecipava ai convegni organizzati dai geni di Via Roma 56 e infact chi ha avuto l’incarico di realizzare la strenna del Monte qualche natale fa: ovviamente i geni di Via Roma 56. E addirittura quelli di Infact (vi ricordate gli occupatori abusivi di Via Roma 56?) nel loro sito web mettono in evidenza MPS come cliente. Come potete notare il comunicatore della Rocca non ha mai interrotto le frequentazioni con i geni della comunicazione boldriniana. Oggi, per non perdere il cambio di stagione, il comunicatore che si divide tra Siena e Mantova, è tutto ceccuzziano 2.0 o 3.0. E tra le prodezze che sta compiendo c’è quella di ricucire il rapporto tra lo stesso Ceccuzzi e il giornalista di riferimento, il nostro amico Bisi.Con l’onda lunga dela discontinuità il comunicatore più mussariano del Mussari stesso, si sta posizionando all destra del Ceccuzzi; la parte sinistra è occupata dalla Robespierre. Negli anni d’oro della presidenza Mussari,prima alla fondazione e poi alla banca, il comunicatore che si divide tra Siena e Mantova, non ha mai perso occasione per imporre il proprio ruolo egemone su tutta la comunicazione cittadina e quelli che non erano allineati sono stati fra virgolette emarginati. Con lo stesso Bisi i rapporti non sono mai stati idilliaci anche se oggi regna l’armonia. Il comunicatore Rossi voleva essere il dominus, con Mussari c’è riuscito, e oggi per non perdere il ruolo si sta buttando mani e piedi nella discontinuità ceccuzziana. La domanda è: per comunicare cosa?

Il nuovo “Sistema Siena” versione aggiornata 3.0

Archiviato il sistema Siena 1.0 di origine bisiana, dopo l’esperienza sfortunata del ceccuzziano 2.0, ecco sul mercato la versione aggiornata del “sistema Siena 3.0”. La versione aggiornata non interviene per risolvere i gravi problemi della città, ma si struttura esclusivamente per preservare la poltrona al Ceccuzzi 2.0 che sommato al discontinuatore Romolo Semplici si trasforma in Ceccuzzi 3.0. I problemi non esistono più nel 3.0: la crisi della banca e della fondazione tutta roba archiviata, e infatti al Vigni in segno di riconoscimento del buon lavoro svolto sono stati liquidati 4 milioni di euro; anche i problemi dell’università archiviati, e infatti Ceccuzzi e Bezzini dopo aver avallato il taglio al salario dei lavoratori si stringono forte il Criccaboni, etc. etc. Nel nuovo sistema regna l’armonia, la discontinuità e l’amor per sé stessi. Anche il Tafani dei Riformisti si è pronunciato e ha chiesto a tutti atti di responsabilià, e quindi, avanti con la discontinuità responsabile. Il banchiere Degortes nominato dal PD alla MPS Leasing ben consapevole che la città naviga nell’oro per restare al passo coi tempi ha annunciato che a breve ci sarà il varo della nuova barca e per non essere da meno si avvicina l’ingresso in città del milionario banchiere Alessandro Profumo (liquidato da Unicredit con ben 42 milioni di euro). La città del bengodi 3.0, per pochi, ma del bengodi. Non dimentichiamoci del Senni/Brandani novello consigliere della nuova maggioranza 3.0. Ecco il nuovo slogan del sistema 3.0: SE HAI PROBLEMI ECONOMICI NON DISPERARTI, FAI UNA SCELTA DI CAMPO E ISCRIVITI AL SISTEMA 3.0

 P.S. Il consigliere Tafani ha affermato che con le nuove nomine della banca “è stato dato un segnale fortissimo alla città ed ai mercati”. E infatti il mercato ha reagito facendo perdere quasi il 20% al titolo di MPS e la città è in piena confusione politica. Forse il messaggio è stato recepito dal mercato della frutta e infatti i prezzi sono aumentati. La città e il mercato sono in attesa del prossimo messaggio.

Tommaso Occami. Lillo, Lallo, Lele e il pasticcere

Voi capite che la tentazione era troppo forte come fare a non scrivere una cosa su Lillo, Lallo, Lele e il pasticciere. Su quest’ultimo l’Eretico si è troppo divertito a raccontarne le gesta che poco si può aggiungere. Lo vedo il pasticciere che si vanta di non essere andato a votare il consiglio comunale alla seduta famosa del documento sul Monte. Del resto si conosceva la sua vicinanza al PD avendone votato gli ultimi sindaci. Una considerazione comunque emerge chiara: grazie a lui e a Lele il PDL ha ritrovato una compattezza di gruppo e di opposizione. È rimasta l’amicizia fra Nannini e Corradi, come si è visto chiaramente dall’appoggio dato a Ceccuzzi, ma orfana della carica di opposizione che era stata ventilata in campagna elettorale. Una campagna elettorale che i due rappresentanti “alternativi” al candidato del PD avevano fatto all’insegna del non attaccarsi reciprocamente. Che a distanza di mesi continua a sortire gli stessi accomodamenti.

Abbiamo anche apprezzato il lavoro costante di presenza di Corradi nei vari Blog che parlano di lui e del suo ultimo comportamento in consiglio comunale. Difesa a oltranza non sempre efficace dobbiamo dire. Non sappiamo se a Montepulciano, patria del Ceccuzzi e del padre di Bernardo, si dica la stessa cosa, ma a Siena si usa dire che: la m….. più si gira e più puzza. Forse farebbe bene il rappresentante della lista civica per Corradi, per se appunto, se se ne stesse un po’ tranquillo e riflettesse sulla dimensione di ciò che sta avvenendo in città. Ma poi, a pensarci bene, faccia come crede tanto ormai i Senesi hanno capito!

Dopo queste note di contorno, sarebbe bene analizzare la malattia che sta interessando i politici a livello nazionale come a quello locale: la mancanza di memoria. Inutile ricordare i casi più eclatanti di case avute senza sapere chi le ha comprate. O il caso recente di una ristrutturazione abitativa ottenuta così all’improvviso senza sapere chi l’ha pagata. Fenomeni straordinari che avvengono nella nostra Repubblica. Ma ci sono situazioni interessanti anche nella nostra città. Prendiamo ad esempio il caso del Panti, del Gasperini Signorini. Il sindaco non sapeva! Non sapeva così come non sapeva lo stato in cui si trovava la Fondazione prima del secondo aumento di capitale. Il primo cittadino non sapeva, così come non sapeva il suo vicesindaco che ha suggerito la nomina del Gasperini, nessuno sapeva! Ma non meravigliatevi del Marzucchi che dal 2001 ha incarichi di primo livello in giunta prima con Cenni e poi con Ceccuzzi; lui non sa da undici anni! Sicuramente è una malattia contagiosa la smemoratezza che ha colpito anche il futuro vice presidente del Monte, Marco Turchi. Che all’insegna della discontinuità non si ricordava di alcune attestazioni, fatte come sindaco revisore, di correttezza gestionale dell’operato di Vigni e Mussari che sono state messe sotto inchiesta dalla CONSOB. La discontinuità non vuole la memoria ma perché farne uso visto che è stata bandita in consiglio comunale con una mozione che ha ottenuto la maggioranza di diciassette voti. Da quel momento il ricordo associato alla responsabilità é stato bandito dal comportamento di una parte dei politici senesi. La responsabilità che dovrebbe interessare anche i rappresentanti della Sansedoni per l’operazione Ligresti il cui pasticciaccio è stato riportate dalle colonne dei giornali locali e nazionali. Siamo al paradosso che il Monte banca dovrebbe ricorrere verso sé stessa cioè presso la controllata della Fondazione. La banca ha acquistato un credito dalla Sansedoni per un’operazione immobiliare finanziata da quest’ultima che non può essere realizzata perchè non autorizzata. Visto il vistoso aspetto speculativo che l’operazione immobiliare comporta. Speriamo che almeno su questa vicenda un po’ di memoria si riesca a recuperare.

Ma arriviamo a Lillo e Lallo, non sappiamo cosa succederà il giorno del voto sul bilancio. È probabile che la frattura interna al PD non si ricomponga. Francamente non comprendiamo perchè il centro del partito non interviene. Probabilmente la cosa che più interessa a Roma è la banca e molto meno il destino del sindaco Ceccuzzi che molto ha sbagliato nel dare garanzie, in tutti questi anni, sulla situazione senese e sul Mussari. Il centro sicuramente non è contento e poi anche il centro di gatte da pelare ne ha diverse, sulla situazione delle inchieste legate alle cooperative, sulla discussione interna con la margherita, sul rapporto con il governo e via discorrendo. Un colpo Roma lo ha assestato: è la presidenza Profumo con la missione che gli ha assegnato. Se la frattura non si dovesse ricomporre le conseguenze sarebbero chiare e saremmo chiamati a votare. Ma se si dovesse ricomporre la divisione questa città senza mezzi dovrebbe ogni volta aspettare che trovino un compromesso: Lillo, Lallo, Lele e il pasticcere. È chiaro che comunque vada il mandato amministrativo del Ceccuzzi e della sua giunta è già finito perchè vittima del compromesso su cui è nato e sul modo di fare politica del primo cittadino.

Tommaso Occami

Prima “si aggiudicano” il bar e poi tutti “a casa di Anna”. Una vicenda che il PD non può ignorare e nemmeno dribblare. Un caso nazionale. Vediamo di smetterla con l’arroganza e fate un grosso passo indietro

Ma quale discontinuità o buona politica: ecco come i dirigenti e i consiglieri comunali del PD senese concepiscono il ruolo delle istituzioni. Ed è vegognoso che ancora il consigliere comunale David Chiti non abbia rassegnato le dimissioni e che nessuno gliele abbia chieste, compresi i consiglieri dell’opposizione. Vi ricordate la vicenda del bar universitario di Via Roma 56 – 53100 Siena (Complesso universitario San Niccolò)? E vi ricordate quando il pupillo di Ceccuzzi, il consigliere Chiti affermava a gran voce “io non c’entro nulla”? A parte che lo stesso Chiti è indagato; ma a parte questo ecco come e quanto c’entra. Questa è una vicenda vergognosa, inconcepibile e che assume una rilevanza notevole. Parliamo dei fatti e citiamo i fatti,documentati durante le indagini (siamo fuori dal segreto istruttorio) e contestualizziamo il tutto per poi collegare questa vicenda ai rapporti politici.

La cronaca dei fatti inizia nell’anno 2008 (come confermato dal dirigente dell’università Carlo Bruni):

(Dichiarazione di Carlo Bruni): “Nessuna ditta, tantomeno la Mamele snc, ha mai presentato formale domanda finalizzata alla gestione del Bar all’inerno dell’ex Ospedale Psichiatrico S. Niccolò”.

(Dichiarazione di Carlo Bruni): “Agli inizi del 2008 il Rettore presentò al sottoscritto il sig. David Chiti. Lo stesso Chiti disse che una società, della quale faceva parte anche sua moglie era interessata alla gestione del bar all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico. La ditta si fece avanti per poter effettuare i lavori all’interno dei locali mentre l’Università avrebbe acquistato l’arredamento.

(Dichiarazione di Carlo Bruni)”: I rapporti sono stati tenuti con il sig. David Chiti, il quale mi fu presentato dal Rettore e, successivamente,con la moglie e gli altri soci della Mamele snc. Il Chiti mi propose di far prendere in gestione il bar, che si sarebbe costruito all’interno della struttura dell’ex ospedale psichiatrico, alla moglie che aveva intenzione di costituire una società. Visto che per detta getione ci saremmo trovati “sotto soglia” credetti opportuno non effettuare alcuna gara.”

Riassumiamo: Il dirigente Carlo Bruni (dirigente di un ente pubblico) a sua discrezione ha deciso di non fare una gara (che era obbligato per legge a fare) per l’affidamento di un servizio bar. Gare che sono state effettuate per tutti gli altri bar universitari. Ma come confessato dallo stesso Bruni, i rapporti li teneva con il Chiti. E infatti senza gara il bar è stato affidato alla società della moglie del Chiti. Ma i rapporti con il dirigente dell’ente pubblico li teneva direttamente David Chiti. Uno come il Bruni dovrebbero allontanarlo dall’ente pubblico,con l’aggravante della giustificazione della suggestiva dicitura “sotto soglia”. Ma non solo: il Bruni è stato sputtanato platealmente dagli investigatori. Il Dirigente Carlo Bruni (esponente della CGIL di Claudio Vigni) aveva affermato di “aver contattato altri soggetti per l’affidamento del bar”; poi gli investigatori hanno interrogato coloro che a detta del Bruni erano stati contattati e gli stessi investigatori scoprono che nessuno era stato contattato dal Bruni. Il bar del San Niccolò è stato affidato senza gara e solamente attraverso i rapporti diretti con David Chiti. Quei due fenomeni di Criccaboni e Fabbro si sono degnati di verificare chi e come gestisce il bar del San Niccolò e soprattutto che provvedimenti hanno preso nei confronti di Carlo Bruni? Ma non vi vergognate nemmeno un pochino? E soprattutto come mai Chiti non ti dimetti immediatamente dall carica di consigliere comunale (visto che il Comune nomina anche un membro del cda dell’università), e come mai il PD non pretende le dimissioni del Chiti, come mai il resto dei partiti di maggioranza non dicono niente e nemmeno le opposizioni? Oggi fate finta di non leggere quanto scritto qui sopra? E il segretario del PD regionale Manciulli e quello nazionale Bersani che cosa pensano di questa vicenda vergognosa che coinvolge direttamente un amministratore del PD? Fate i moralisti e i divulgatori di codici etici a seconda della convenienza? E ancora: siete convinti che dopo tutto quello che è successo su questa vicenda del bar tutto sia legato alla sola inchiesta conclusa? Se domattina uno o più di uno si alzano e si presentano in qualsiasi ufficio giudiziario è presentano uno o più esposti su questa vicenda? La via più ragionevole sono le dimissioni immediate del Chiti e questo è un consiglio saggio a parer nostro.

E ora vai con il “TUTTI A CASA DI ANNA”.

Il 2008 e il 2009 sono gli anni dell’ascesa del pupillo del Ceccuzzi, il discontinuatore David Chiti. Lanciato come un razzo sulle vette più alte della politica senese, il ceccuzziano doc si presenta come un grande organizzatore di incontri e di mediazioni con i “potenti” della città (chissà quanto vere o millantate). Comunque il 2009 è l’anno del mitico incontro “a casa di Anna”: il Chiti invita il Rettore e poi lo stesso Rettore si lascia sfuggire che a “casa di Anna” fra i tanti c’erano il Franco Ceccuzzi, Simone Bezzini, il David Chiti ovviamente, Riccardo Pagni (oggi con Pietra Serena), il notaio Mandarini (iscritto all’associazione Per Siena) e altri allora dirigenti di contrade. Leggendo i nomi ci verrebbe spontaneo dire: già nel 2009 le prime prove di disconinuità e future alleanze politiche? Sicuramente erano tutti a casa di Anna per un cena tra amici e vecchie glorie; o forse per una dissertazione sulla fauna provinciale (vedi la presenza di Bezzini) o forse per parlare dei massimi sistemi. Sta di fatto che erano tutti a casa di Anna. Questo incontro a casa di Anna non è una nostra ricostruzione, ma un episodio documentato attraverso le conversazioni del Rettore e del Chiti. Non c’è nulla di illegale o di diabolico nell’incontro a casa di Anna: è solo il racconto di come spesso e volentieri la politica si muove in città. Ma chi è Anna? Anna è un cittadina senese che non ha nessun ruolo pubblico e quindi non ci sembra corretto divulgare l’identità. Vi possiamo solamente dire che si è impegnata molto per sostenere Ceccuzzi in campagna elettorale. Il buffo di casa di Anna è questo: Chiti fa affidare (nel 2008) il bar alla società della moglie; il notaio dove la moglie costituisce la società è il Mandarini, Simone Bezzini e Franco Ceccuzzi due esponenti di peso del partito del Chiti, e infine lo stesso Chiti che invita il Rettore dell’università dove ha sede il bar affidato alla società della moglie. Erano tutti a casa di Anna.

Avanti con la discontinuità.

P.S. Come mai Pietra Serena non chiede le dimissioni del consigliere comunale David Chiti?

Per la cronaca, visto che il Corradi, il Senni e il De Risi, hanno la necessità di discontinuare la città dai fratelli Monaci, vorremmo far presente che in questa vergognosa e triste vicende dei fratelli Monaci non vi è traccia. E’ piena solo di “discontinuatori”.

Questa storia del bar con molta probabilità potrebbe trovare diffusione nei maggiori organi d’informazione nazionali.

Nuovi giochi per il piccolo Ceccuzzi!!! Dopo il kit del “discontinuatore” ecco il suo nuovo gioco: il “piccolo chimico”. Avvertenza. Il gioco richiede la presenza di un adulto, il rischio è che tra una pozione ed un’altra al piccolo Ceccuzzi venga in mente qualche esperimento strano e ci si bruci

La novellina inventata dai prodi comunicatori ceccuzziani è durata il giusto. Chissà quante unità di crisi saranno state riunite per ‘inventare’ la parola magica “discontinuità”. Certo, una parola simile in bocca ad un Ceccuzzi che ha fatto per oltre dieci anni il segretario di partito (con tutto ciò che questo vuole dire, ossia “mettere quantomeno bocca” politicamente su ogni questione che abbia riguardato Siena) è cosa parecchio azzardata. Ma i comunicatori ci hanno provato lo stesso. Peccato, però, che il giochino non sia loro riuscito. Va detto, infatti, che qualcuno, al noto gruppo di comunicatori, avrebbe dovuto prima regalare un vocabolario per vedere cosa voglia dire questo termine e se, una volta capito, fosse opportuno o meno. Ad occhio e croce sembrerebbe che questa riflessione nessuno di loro l’abbia fatta anche perché se avessero applicato alla lettera il significato della parola ‘discontinuità’ il primo che doveva essere levato di torno sarebbe stato proprio Ceccuzzi, che di certo non rappresenta il nuovo. Ma non paghi di questo hanno voluto strafare e con la ferma convinzione che tutti i senesi abbiano due belle fette di prosciutto sugli occhi hanno continuato nella loro impresa di far passare per nuovi anche altri personaggi che sanno parecchio di stantìo. Facciamo una premessa, non ci addentriamo per adesso a valutare l’operato di nessuno, restiamo alla “discontinuità” invocata da Ceccuzzi.

Mancini va discontinuato dalla Fondazione? Tutti d’accordo, e perché allora non discontinuare anche Alessandro Piazzi (pluripoltronista dati i numerosi incarichi) che siede nello stesso organismo di Mancini? Nel fuori tutti Piazzi ci rientra di diritto, non ci pare che possa proprio definirsi di primo pelo. Cda del Monte. L’unico consigliere su cui Ceccuzzi può far finta di mettere il cappello sopra (solo finta, però, perché di fatto da sempre la famiglia del nome che stiamo per fare, risponde in toto a Massimino D’Alema, quindi potete ben comprendere quanto conti anche in questo caso il sor Ceccuzzi) è Marco Turchi che, nel segno della discontinuità, al Monte c’era come sindaco revisore e al Monte c’è rimasto come consigliere di amministrazione (discontinuità a nastro, anche in questo caso). Proseguiamo con la discontinuità. Dato che in consiglio comunale non ha più la maggioranza, a chi è andato a chiedere soccorso il sor Ceccuzzi? Ad alcuni noti discontinuatori di eccellenza, come il neo aggrovigliato Gabriele Corradi (a proposito, ma la carriera al Monte fino ad arrivare a vette che solo pochissimi raggiungono, ossia diventare dirigente centrale, si tratta di fortuna, di merito, del Sistema Siena di allora, o cosa?). Ma si può fare di meglio. Ecco andare a pietire l’aiuto di un altro discontinuarore, Sandro Senni (eletto nella lista di Corradi e oggi passato di fatto in maggioranza) che nella più piena logica di chiudere col passato risponde in toto ad Alberto Brandani (vi dice niente?), noto volto nuovo della politica senese. E per finire, i Birrai capitanati stavolta (in questa nuova veste di soccorritori ceccuzziani) dal figliolo di Aceto, Acetello, al secolo Antonio Degortes, noto gestore di discoteche e, anche lui, volto nuovo della politica senese e da sempre politicamente coerente (con se stesso). Questa è la nuova geometria della maggioranza fresca fresca uscita dall’alchimia ceccuzziana. Non sarà che a Ceccuzzi e ai suoi consigliori a forza di giocare al piccolo chimico, tra un miscelone di ingredienti ed un altro, rischia di esplodergli la provetta in mano?

I Problemi di Memoria del Povero Ceccuzzik

Ecco che ancora una volta il destino dell’eroe si manifesta in tutta la sua triste realtà; sì perché cosa accomuna la sorte dei paladini del bene e della giustizia come Batman, Superman, l’Uomo Ragno e Mastro Lindo? Un costume particolarmente attillato e dal look improbabile direte voi? Ma no, tutti questi benefattori del genere umano sono accumunati dalla totale, assoluta mancanza di gratitudine nei loro confronti, infatti, una volta salvato il pianeta dall’ennesima minaccia di distruzione totale, tornano a rintanarsi nei rispettivi rifugi e dietro il totale anonimato: nemmeno una parata in loro onore, un francobollo commemorativo oppure una comparsata a Porta a Porta, niente di niente! Ed ecco che anche il nostro supereroe locale, Franchino il Cecuzzi, detto Ceccuzzik quando veste l’attillata uniforme ereditata direttamente dal Cavaliere Oscuro (pregasi leggere questo post http://shamael.noblogs.org/?p=1178) per rinfrescare la memoria), si trova di fronte all’ingratitudine e perfino all’ostilità, del popolo che ha salvato da mortali minacce. Povero Ceccuzzik!!! Lo avevamo lasciato impegnato a smascherare la congiura ordita da Qui, Quo e Qua ai danni della democrazia, schierato in prima linea a combattere l’incombente incrostazione dei water cittadini, alle prese con bestie mitologiche quali puma, tassi, procioni e cinghiali selvatici (direttamente offerti dall’amministrazione provinciale) e assorbito nel difficile compito di rincoglionire gli elettori al punto di scucire qualche preferenza in più. Una serie di impegni alquanto stressanti per il povero Ceccuzzik, nonostante l’insostituibile aiuto del fido aiutante Giulio “Robin” Carli!
Il livello di fatica, sudore, affanno è salito così tanto alle stelle che, una volta conclusa la sua missione e sedutosi finalmente sul trono, ehm volevamo dire sedia, da Primo Cittadino, Ceccuzzik ha subito un vero e proprio ritorno di fiamma che lo ha letteralmente prosciugato delle poche forze rimanenti, ma, soprattutto, gli ha generato una serie inconcepibile di vuoti di memoria, anzi di voragini. Giulio “Robin” Carli, messo in allarme dallo sguardo mattutino più inebetito del solito, ha convocato i migliori medici, sciamani, erboristi, guaritori, chiromanti, ballerini tirolesi e suonatori di nacchere per scoprire cosa affliggesse mai il povero Ceccuzzik. Ed ecco svelato l’arcano! A quanto pare, nel corso dell’ultimo cruento scontro con Qui, Quo e Qua, Ceccuzzik è riuscito sì a respingere questa grande minaccia condannando i tre paperi all’esilio, ma non è riuscito a scampare alla terribile maledizione che i tre farabutti gli hanno lanciato contro! Gli effetti della maledizione sono terribili! Dopo una buona notte di sonno Ceccuzzik è condannato a risvegliarsi con la memoria completamente cancellata, una tabula rasa assoluta, per cui al mattino non solo non è in grado di ricordare cosa ha mangiato la sera prima, ma nemmeno il proprio nome o soprannome! Povero Ceccuzzik! E noi tutti che, gente assai ingrata, lo avevamo tacciato di doppiogiochismo, tradimento e menzogna! Ceccuzzik ignora gli accordi pre-elettorali e cambia maggioranza dalla sera alla mattina come più gli aggrada? Vi è sembrato il frutto di eccessiva spregiudicatezza? Ma no! Affatto! Il punto è che non si ricorda più nemmeno com’era fatta la maggioranza, né i nomi di chi la componeva! Per cui basta che di prima mattina un membro a caso del consiglio comunale gli si avvicini, magari con la scusa di raccontargli delle prodezze calcistiche di un parente (ad esempio un nipote o meglio ancora del proprio figliolo…) , che il nostro Ceccuzzik si lascia immediatamente convincere ad allargare la propria maggioranza! E se poi gli si parla di debiti della Fondazione, di Fresh, di Flash o di Frick-e-Frock, ecco Ceccuzzik che, con lo sguardo sperso dichiara di non averne mai saputo nulla, un attore professionista, un bugiardo matricolato? Ma no signori! Non se lo ricorda proprio! Intorno a lui, i fidi yes-men reclutati nel corso della campagna elettorale, piangono e si struggono, ma non hanno il coraggio di causare un dolore così grande al loro beniamino, così continuano a oscillare il capo avanti e indietro, nel gesto ormai così familiare per loro, cercando di assecondarlo il più possibile e nascondendogli la triste realtà della maledizione dell’amnesia! Ma niente paura, la corte degli assistenti di Ceccuzzik è corsa immediatamente ai ripari, e mentre Giulio “Robin” Carli si è lanciato alla ricerca di Qui, Quo, Qua, che pare si nascondano nei boschi della Garfagnana, gli yes-men hanno ideato una soluzione temporanea sì, ma molto 2.0: una comoda serie di tatuaggi sul corpo di Ceccuzzik, che, in questo modo, appena sveglio, potrà leggere, direttamente stampato sulla fronte il proprio nome, e sugli avambracci l’elenco di coloro che gli vogliono bene (sul destro) e dei cattivi (sul sinistro). Nel corso della giornata Ceccuzzik non viene mai perso di vista dagli yes-men, così, ad ogni minima esitazione c’è un fido sodale in grado di sussurrargli all’orecchio la cosa giusta da dire. In effetti, una fonte rigorosamente anonima dal suo gruppo di assistenti, ha recentemente dichiarato al Corriere dei Piccoli che “Tutto sommato non c’è grande differenza rispetto a prima, anzi, talvolta, inaspettatamente due neuroni fanno un falso contatto e scaturisce qualche idea brillante, ma per fortuna ci siamo noi a rimuovere prontamente qualsiasi sprazzo di originalità e di buonsenso”. Evviva! Dunque, in qualche modo, il pericolo sembra scampato e Ceccuzzik, una volta ripetuto due o tre volte il proprio nome per paura di dimenticarselo è pronto per lanciarsi in una nuova battaglia contro il male, sempre al grido di: oh yeah!!!

Nembo Kid

Una pagina buia per la legalità e la decenza istituzionale: alla guida di un ateneo dello Stato italiano un rettore abusivo

Una delle pagine indecenti della perdita di legalità e della mancanza di autorevolezza delle istituzioni e non ci sono altre parole, salvo gli insulti, per classificare la situazione della permanenza di un rettore abusivo e di una condannata dalla Corte dei Conti alla guida dell’ateneo senese. Ci dicono che il tribunale di Siena è carente di organico: anche altri tribunali italiani hanno problemi di organico, ma non è sostenibile che dopo 4 anni dall’avvio delle indagini sul buco finanziario ancora nemmeno un processo sia stato celebrato, così come dopo due anni dall’inizio dell’inchiesta il rettore abusivo sia sempre alla guida dell’ateneo. Ci sorge qualche dubbio e siamo dell’avviso che con queste lentezze il rischio prescrizione potrebbe diventare una realtà. E chissà che fine farà il fascicolo sul caso Astrea.

Rinfreschiamo la memoria sulla vicenda dell’abusivo Criccaboni con il supporto della documentazione (in partenza x il ministero della Giustizia e per il CSM).

Il giorno 11 novembre 2011 la procura della repubblica di Siena comunica agli interessati la conclusione delle indagini in merito alle elezioni di Angelo Riccaboni e sempre la procura notifica ai professori Marco Bettalli (membro del senato accademico), Roberto Guerrini (preside e membro del senato accademico) e Comporti quanto di seguito:

delitto p. e p. dagli articolo 110, 48,479 in relazione all’art. 476 comma 2 c.p., perchè in concorso tra loro, Comporti in qualità di Presidente della commissione elettorale per le elezioni del Rettore dell’Università degli Studi di Siena, Bettalli e Guerrini quali componenti della medesima commissione, attestando falsamente nel verbale della Commissione Elettorale del 21 luglio 2010, “la regolarità del procedimento” adottato per le elezioni del Rettore, inducevano in errore il Ministro dell’Università e della Ricerca che, sul presupposto della regolarità delle elezioni, emetteva in data 3.11.2010 il decreto ministeriale prot. n. 501, con cui nominava il prof. Angelo Riccaboni Rettore dell’Università di Siena, atto fidefacente fino a querela di falso.”

In uno Stato che funziona il rettore abusivo sarebbe stato rimosso con effetto immediato. Siamo ad aprile del 2012 e le istituzioni continuano a far finta di niente. Chi si sta accollando la responsabilità di simile vergogna?

Il valzer sul Titanic: la nuova moda della discontinuità

Fino a qualche mese fa erano tutti marchiati “fashion” o “1472”; un’allegra compagnia cresciuta e lanciata a gonfie vele attraverso incarichi ben remunerati. Erano i famosi Mussari boys. Li vedevi e li vedi girare tronfi e imbellettati: rivestiti da banchieri, manager ed esperti agroalimentari. Erano gli anni del boom mussariano senese e dei grandi amici delle sfere romane che solcavano gli apogei di Finmeccanica, di Arcore e dei salotti vip, con tanto di foto sulle imbarcazioni che navigavano il Tevere o di feste vippissime al circolo del tennis di Roma. Gli anni del boom mussariano hanno visto il trionfo alla comunicazione dell’esperto di arte David Rossi, poi l’incoronazione a banchiere di Antonio Degortes, così per fare qualche esempio. Erano anche gli anni della megalomania aereoportuale e dei viaggi a Siviglia. Quel mondo volge al tramonto, finisce un’era e si chiude la presidenza Mussari. I Mussari boys non accettano l’idea che il bengodi di pochi non sia più sostenibile e non sazi rincorrono la nuova moda ceccuzziana: la discontinuità. Sono tutti discontinui e pensano che gli altri abbiano la memoria corta. Chissà se ogni tanto si guardano allo specchio quei dirigenti del PD che durante la campagna elettorale invocavano rigore, proclamavano codici etici e accusavano gli avversari di trasformismo?! Chi oggi sbandiera il verbo della discontinuità ha la stessa credibilità di quei dirigenti della Lega Nord che anni fa gridavano ”Roma ladrona” e oggi sono implicati in uno dei peggiori terremoti politico-giudiziario. Il Ceccuzzi, a onor del vero, le ha tentate tutte per riconfermare Mussari alla presidenza, ma da Roma il niet è stato categorico: “vogliamo Profumo”. Al “coraggioso” sindaco non rimane che cavalcare, senza mai attaccarlo, la fine della presidenza Mussari per millantare la discontinuità. A costo di essere ripetitivi: il Ceccuzzi è il primo responsabile di quanto è successo negli ultimi 15 anni a Siena. Ci vorrebbe semmai una bella discontinuità dalle cazzate. Ma ritorniamo agli ex Mussari boys. In campagna elettorale il PD, Rifondazione Comunista, SEL e Siena Futura avevano fatto carte false per tenere lontani dalla coalizione e dalle liste dei candidati tutti coloro che ruotavano nell’ambiente dei birrai. Si sono inventati anche una sorta di codice etico. Ancora non si è capito nei confronti di chi abbiano applicato il codice visto che i condannati dalla Corte dei Conti e gli indagati sono presenti anche in consiglio comunale. Ma questa un’altra storia. I birrai non si sono impauriti e hanno lanciato l’associazione Per Siena e alla fine sono riusciti a far eleggere la Mugnaini nella lista dei Riformisti. Qualcosa nell’ultimo consiglio comunale però è cambiato e questo qualcosa non è stato digerito né dal Ceccuzzi né dai birrai, soprattutto dal Degortes e dal Rosati. La Mugnaini ha votato contro al documento del PD sulla fondazione, insieme ai 6 consiglieri dell’ex margherita e al consigliere Meacci. Allarme rosso dentro l’associazione Per Siena e immediate accuse di lesa maestà nei confronti della giovane Mugnaini. I valorosi Persienisti si sono detti ”cazzo, ora come si fa con Ceccuzzi visto che ci manca il consigliere comunale?”. Hanno convocato con urgenza una riunione in birreria e i 10 partecipanti alla riunione hanno accusato il loro vecchio idolo, Mussari, di essere l’ispiratore della scelta di campo della Mugnaini. E sempre in questa riunione dei 10 coordinata da Rosati e Degortes è emersa la necessità di scrivere un documento a sostegno del Ceccuzzi. Dentro Per Siena, si registrano i mal di pancia di Andrea Bellandi nei confronti del Ceccuzzi, ma nell’entourage dello stesso sindaco qualche stratega per curare i mal di pancia avrebbe ipotizzato di affidare in futuro la presidenza del Siena calcio allo stesso Bellandi. Effettivamente questa moda della discontinuità è contaggiosa: tutti contro tutti e nessuno conosceva nessuno. Fra tutti non si rendono conto di ballare l’ultimo valzer sul Titanic. E soprattutto a qualcuno dei novelli discontinuatori di certo non manca la caparbietà: il banchiere Degortes ha detto chiaramente che il ruolo di vicepresidente di MPS leasing è troppo poco. Potrebbe anche aver ragione. Un banchiere e un economista come lui (“che sa leggere i bilanci meglio di altri nominati”) merita di più, e infatti ci meraviglia la distrazione di Mediobanca o della City di Londra nei confronti di un manager come il Degortes; almeno loro potevano nominarlo, mai privarsi di siffatti luminari. La discontinuità è al top e volendo abbiamo un suggerimento per accontentare le giuste rivendicazioni del banchiere Degortes. A fine aprile è convocata l’assemblea della società che gestisce il porto di Livorno e magari il ruolo di presidente o di amministratore delegato potrebbe essere affidato al banchiere esperto di Leasing: di barche e di leasing per imbarcazioni ne capisce abbastanza. O forse questa idea è già balenata a qualcuno? Passare dalla terra al mare, è una sostanziale discontinuità. Al prossimo valzer.

Tommaso Occami. Un goal sbagliato a porta vuota. Per egoismo e supponenza

C’è qualcosa che non mi torna nelle dichiarazioni del Corrradi che ho letto oggi. Sostanzialmente il rappresentante della propria lista, che non capisco perchè si chiami Pietra Serena, visto che quest’ultima non era nelle sigle presentate all’elettorato, non risponde alle critiche delle LCS e sposta le sue argomentazioni su un’altro terreno. Seguiamolo nel suo argomentare. Gli aspetti economici dovrebbero, secondo il padre di Bernardo, in qualche modo bilanciare gli aspetti morali (cosa che la dice lunga sul personaggio in questione). Già proprio la morale quel sostantivo che regola il comportamento dell’individuo nei confronti della società alla quale appartiene. Il capolista Corradi è stato presentato dalle LCS alla guida della coalizione che si è contrapposta alla candidatura di Ceccuzzi. Per arrivare a questa scelta dobbiamo presupporre che ci siano state delle discussioni interne, ipotesi diverse che hanno portato alla individuazione del cosiddetto “Lele”. Le LCS si erano caratterizzate, al momento dell’individuazione del capolista, per una opposizione di merito, di contenuto, senza fare sconti al sistema di potere che il PD aveva messo in essere a Siena. Un’argomento tirato avanti, come forte elemento di critica, era stato proprio quello relativo al Monte dei Paschi fin dalle prime riunioni a palazzo Patrizzi alla presenza di Paolo Barrai. Critiche che si erano poi concretizzate in consiglio comunale con interrogazioni, mozioni, ordini del giorno, richieste di incontri con il presidente della Fondazione. Critiche manifestatesi anche nelle assemblee del Monte con i rappresentanti di prestigio delle LCS, così come sulle pagine di ZOOM. Critica che ha poi trovato nel programma elettorale la manifestazione di una serie di considerazioni con le quali i rappresentanti candidati al consiglio comunale hanno chiesto agli elettori i voti per sé stessi, ma soprattutto per il proprio candidato a sindaco. Corradi si sarà avvicinato alle liste civiche anche per questo e avrà condiviso con gli iscritti questi valori, altrimenti sarebbe stato difficile che qualcuno di questi, lo avesse potuto scegliere per rappresentarlo in consiglio. Questo signor Corradi è l’aspetto morale che lo lega alle persone che le hanno dato la fiducia, che lo hanno scelto come proprio rappresentante. Questa è la relazione che lo vincola alla “sua gente”. Quelle cose che dovrebbero avvenire anche nelle squadre di calcio quando si gioca tutti per un unico risultato, a meno che non si creda che il ruolo di attaccante non abbia bisogno dei mediani, degli altri. Quelli, gli attaccanti, che hanno gli onori della cronaca, che guadagnano di più, che non tengono conto di chi porta la palla. E la palla che era stata affidata a Corradi e che ha fallito a porta vuota era costata fatica, denaro, emarginazione, sudore. E’ qui il fallimento morale di Corradi. Ha voluto giocare in proprio e non è riuscito a segnare il gol che poteva aprire una stagione politica diversa. Ha tradito i mediani, i difensori, quelli che faticano per non far segnare gli altri. Ha gettato al vento una tradizione, un lavoro di anni fatto di fatica e di emarginazione. Adopero volutamente una metafora non politica perché probabilmente è più facilmente comprensibile da parte del sig. Corradi. Troppo legato, quest’ultimo, al mondo del Monte, troppi anni passati in banca, troppe coperture politiche, troppi amici per pensare di essere libero come i mediani avevano pensato. Non so perché ma questa vicenda mi ricorda il calciatore del Bari assurto in questi giorni alla cronaca dei giornali.

Signor Corradi non confonda la morale con i soldi! Anche perché pensiamo che reggere per cinque anni le liste civiche in attesa che arrivasse l’attaccante Corradi che sbaglia il rigore decisivo, non sia stato né facile né economico. Ceccuzzi ha commesso, anche lui, un grave errore e il pronunciamento delle LCS sta lì ha testimoniarlo. Il sindaco ha svuotato di rappresentanza il suo ex avversario Corradi che può contare, a questo punto, sul proprio voto o al massimo su quello della sua famiglia. Mi scuso c’è anche quello di Luigi Pasqualino e forse qualcuno (pochi) del circolo del tennis. Visto anche che il consigliere di “Lele”, Romolo Sempici, è riuscito a scontentare buona parte di Pietra Serena. Quest’ultima sarà forse pronta a firmare un documento preparato dalla stessa famiglia Semplici, ma ha ormai perduto quell’aspetto di rigore morale che aveva tentato di rappresentare politicamente. Tentativo che è miseramente naufragato dopo che i cittadini senesi hanno potuto valutare lo “spessore politico” del De Risi nell’intervista rilasciata al Corriere di Siena. E hanno potuto valutare le motivazioni che hanno portato il rappresentante del Circolo a votare a favore del Ceccuzzi. Parlo del Ceccuzzi e non del bene della Banca perché la storia é diversa da quella che si vuole raccontare così come la discontinuità che si sbandierata in continuazione. Quale sarebbe la discontinuità? Quella del Turchi, del Campaini o di Lorenzo Gorgoni o quella di quel sindaco revisore (Marzucchi) che un sito ben informato sulle vicende senesi ha affermato che è stato sospeso dall’ordine dei commercialisti? Ah! Scusate la discontinuità è rappresentata da Profumo perché a sceglierlo questa volta, a differenza del passato (Mussari voluto dal Ceccuzzi), sono stati i romani. Vedremo se questa discontinuità si confermerà nel prossimo futuro cioè per la nomina del presidente della Fondazione. In questo caso non si vorrebbe applicare perché la continuità si chiama Alessandro Piazzi questi è troppo DS, troppo Ceccuzzi per poter essere sostituito. A Siena questo modo di fare è paragonato a quella ciccia che si tira da tutte le parti. Ci risiamo! La vecchia musica quella che Ceccuzzi ha suonato in tutti questi anni e della quale non si vuole assumere la responsabilità grazie anche agli attaccanti che sbagliano i gol.

Tommaso Occami