La novellina inventata dai prodi comunicatori ceccuzziani è durata il giusto. Chissà quante unità di crisi saranno state riunite per ‘inventare’ la parola magica “discontinuità”. Certo, una parola simile in bocca ad un Ceccuzzi che ha fatto per oltre dieci anni il segretario di partito (con tutto ciò che questo vuole dire, ossia “mettere quantomeno bocca” politicamente su ogni questione che abbia riguardato Siena) è cosa parecchio azzardata. Ma i comunicatori ci hanno provato lo stesso. Peccato, però, che il giochino non sia loro riuscito. Va detto, infatti, che qualcuno, al noto gruppo di comunicatori, avrebbe dovuto prima regalare un vocabolario per vedere cosa voglia dire questo termine e se, una volta capito, fosse opportuno o meno. Ad occhio e croce sembrerebbe che questa riflessione nessuno di loro l’abbia fatta anche perché se avessero applicato alla lettera il significato della parola ‘discontinuità’ il primo che doveva essere levato di torno sarebbe stato proprio Ceccuzzi, che di certo non rappresenta il nuovo. Ma non paghi di questo hanno voluto strafare e con la ferma convinzione che tutti i senesi abbiano due belle fette di prosciutto sugli occhi hanno continuato nella loro impresa di far passare per nuovi anche altri personaggi che sanno parecchio di stantìo. Facciamo una premessa, non ci addentriamo per adesso a valutare l’operato di nessuno, restiamo alla “discontinuità” invocata da Ceccuzzi.
Mancini va discontinuato dalla Fondazione? Tutti d’accordo, e perché allora non discontinuare anche Alessandro Piazzi (pluripoltronista dati i numerosi incarichi) che siede nello stesso organismo di Mancini? Nel fuori tutti Piazzi ci rientra di diritto, non ci pare che possa proprio definirsi di primo pelo. Cda del Monte. L’unico consigliere su cui Ceccuzzi può far finta di mettere il cappello sopra (solo finta, però, perché di fatto da sempre la famiglia del nome che stiamo per fare, risponde in toto a Massimino D’Alema, quindi potete ben comprendere quanto conti anche in questo caso il sor Ceccuzzi) è Marco Turchi che, nel segno della discontinuità, al Monte c’era come sindaco revisore e al Monte c’è rimasto come consigliere di amministrazione (discontinuità a nastro, anche in questo caso). Proseguiamo con la discontinuità. Dato che in consiglio comunale non ha più la maggioranza, a chi è andato a chiedere soccorso il sor Ceccuzzi? Ad alcuni noti discontinuatori di eccellenza, come il neo aggrovigliato Gabriele Corradi (a proposito, ma la carriera al Monte fino ad arrivare a vette che solo pochissimi raggiungono, ossia diventare dirigente centrale, si tratta di fortuna, di merito, del Sistema Siena di allora, o cosa?). Ma si può fare di meglio. Ecco andare a pietire l’aiuto di un altro discontinuarore, Sandro Senni (eletto nella lista di Corradi e oggi passato di fatto in maggioranza) che nella più piena logica di chiudere col passato risponde in toto ad Alberto Brandani (vi dice niente?), noto volto nuovo della politica senese. E per finire, i Birrai capitanati stavolta (in questa nuova veste di soccorritori ceccuzziani) dal figliolo di Aceto, Acetello, al secolo Antonio Degortes, noto gestore di discoteche e, anche lui, volto nuovo della politica senese e da sempre politicamente coerente (con se stesso). Questa è la nuova geometria della maggioranza fresca fresca uscita dall’alchimia ceccuzziana. Non sarà che a Ceccuzzi e ai suoi consigliori a forza di giocare al piccolo chimico, tra un miscelone di ingredienti ed un altro, rischia di esplodergli la provetta in mano?