Aprile 10th, 2011 — Note redazionali

Per i superstiziosi i pronunciamenti della Rosy Bindi non portano mai niente di positivo al PD, mentre per i pragmatici i pronunciamenti della chianina Rosy evidenziano giochi e sottogiochi politici ben precisi.Poi se i giochi si rivelano dei flop non dipende dal pragmatismo ma dalle condizioni reali del tempo e dei luoghi.
Faccio subito una premessa.Io sono tra quelli che si è irritato non poco per le cialtronate di Berlusconi rivolte alla Bindi ma questo non muta di una virgola il mio giudizio pessimo sul politico Rosy 2.0. E diciamoccelo a voce alta:la Bindi è pura suggestione politica enfatizzata dai media, non ha nessun potere dentro il PD e non gode nemmeno più del sostegno di Romano Prodi. Alcuni comunicatori avevano tentato la carta di spacciarla come possibile candidata premier ben vista dalla sinistra extra PD; un’operazione finita male grazie anche all’uscita di Vendola che l’aveva proposta come leader del centrosinistra con il solo intento di bruciarla. Voi mi risponderete che la Bindi è il presidente nazionale del PD. Non nego certo l’evidenza e sicuramente converrete con me che la Rosy 2.0 ricopre questo ruolo solo per puri equilibri interni di un PD sul procinto di esplodere col caldo dell’estate. Perchè chi segue anche di striscio la politica sa benissimo che la linea movimentista della Bindi è fallita ben due volte: prima tentando di mandare a casa Berlusconi e il pataccaro è sempre al suo posto, poi il secondo fallimento è derivato dalla posizione di Bersani che spinge il PD in un accordo con il Nuovo Polo di Casini, Rutelli e Fini, mentre Rosy voleva riproporre il vecchio schema di un PD alleato con l’estrema sinistra. Insomma, la Rosy volge al tramonto politico e il PD con i primi caldi estivi forse sarà un ricordo poco convincente di questa stagione politica. Del resto anche il gruppo editoriale di Carlo De Benedetti (La Repubblica-L’Espresso) vecchio sostenitore di Romano Prodi ha ben chiaro il nuovo scenario e repentinamente ha abbandonato il PD. Sarà forse una forzatura ma in Italia l’unico giornalista che non ha chiara la situazione è il ceccuzziano Strambi che stranamente (o strambamente) ha posizionato la Nazione di Siena (mentre il suo gruppo di riferimento è distante dal centrosinistra) vicino al PD ceccuzziano. Che strano, magari pensa di fare “un’opera divina” senza rendersi conto che di “divino” nel fronte del Ceccuzzi non c’è traccia. Ma questa è un’altra storia.
Ritorniamo alla chianina Bindi. La Rosy si dice certa della vittoria del Ceccuzzi e noi non avevamo dubbi sulla vicinanza tra i due chianini. Sulla “certezza” dell’esito elettorale delle amministrative di maggio non metto la mano sul fuoco: non vorrei bruciarmi come la fallita candidatura a premier della Bindi. Perchè non si candida al consiglio comunale di Siena la nostra Rosy 2.0? Perché non mette il nome nella lista a sostegno del suo alleato Ceccuzzi? Perché non si esprime sui responsabili del dissesto universitario di Siena? Perchè non ci dice se condivide il giudizio negativo di Ceccuzzi sulla giunta di Maurizio Cenni? Risponda a questo domande invece di inserirsi nel contesto senese solo per metter bocca nelle nomine della Fondazione e della banca MPS. Noi abbiamo anche una teoria (o forse è un disegno in atto) a tal proposito. La Rosy 2.0 si è alleata con Ceccuzzi nell’estremo tentativo di arginare il peso nel PD senese della famiglia Monaci e quindi tenta la carta di frenare le ipotesi di un Monaci alla presidenza della banca MPS. E per far questo potrebbe sponsorizzare per conto del Ceccuzzi “il filosofo estra” Alessandro Piazzi per ricoprire il posto che oggi è di Mussari.
Quello che sfugge alla Bindi e allo stesso Ceccuzzi è che stavolta siamo nel 2011 e non nel 2006 e oltre alla perdita del sostegno dei cittadini son spariti anche i “Generali”. Anche io forse ho una certezza anzi due: Ceccuzzi non farà il sindaco e comunque la presidenza della banca non sarà di sua competenza.
Aprile 10th, 2011 — Note redazionali

Præcipio enim, quod omnes fratres accedentes ad obsequium pauperum, Id eorum proprium est ea est vocatio, ea est electio, ea est iustificatio, ea denique est sanctificatio …
È tempo oramai di pronunciare con risolutezza una scelta che si rivela improcrastinabile. Volge a compimento l’intervallo delle indeterminatezze e delle soglie indefinite. E voi, voi cui il mutuo soccorso è vessillo di un’esistenza, è l’emblema, il simbolo della vostra sostanza terrena esorto all’affrancazione da un sistema politico morente e corrotto. Sospendetevi ed assolvetevi dalla logica retriva di una compagine oscurantista e mistificante che ancor cela oltre il velame gli antichi vincoli egemonici e l’arroganza di un governo fondato sul clientelismo e sull’asservimento dei questuanti le cui istanze esaudite generano nei beneficiati le vestigia di un arcaico servaggio. Voco vos fratres, vi richiamo con premura e devozione al sacro impegno cui vi votaste, vi ammonisco calorosamente affinché la vostra integrità non sia annichilita dalle trivie ragioni di una pratica dell’amministrazione e della gestione della cosa pubblica che vi imporrà solo la muta sudditanza che necessariamente oblitererà i voti superni pronunciati.
Consentite che la Luce dischiuda un varco nelle tenebre compiendo umilmente il servizio cui siamo stati chiamati, a cui ci siamo consacrati. Accogliamo e condividiamo nell’agape originaria quei fermenti novatori impetrati da una cittadinanza prostrata e disillusa, soccorriamo e sosteniamo la metamorfosi reclamata dalla comunità di cui noi siamo i servi … Rammentate miei sodali il giuramento … siamo i servi della collettività e come tali siamo vincolati alla tutela dei nostri simili … Siamo i Veglianti non gli arbitri, non i despoti. Concluso è un ciclo naturale e le perfette consonanze del cosmo inclinano e predispongono alla coesione: Ogni cosa si lega all’altra in un’armonia che deve risultare perfetta affinché tutto proceda secondo il disegno del Grande Architetto dell’Universo.
Saturno, il dio regge tra le mani una falce simbolo di morte e del tempo. Saturno, principio del solido, impugna nella mano sinistra anche il caduceo, simbolo di Mercurio, il principio volatile. La presenza di due simboli, chiaramente in opposizione, allude al presupposto che la realizzazione della Grande Opera tutti esige che gli opposti collaborino insieme ed armonicamente per vie misteriose.
Maestro Uriel
Aprile 10th, 2011 — Note redazionali

Questi uffici leggono inorriditi le dichiarazioni di Ceccuzzi alla “convenscion” (parlate per bene che non si capisce nulla!!! Siamo in Italia!!!), soprattutto quelle inerenti alla crisi dell’Ateneo. Si chiedono perciò quando pensa di smetterla Ceccuzzi di menare per il naso i cittadini presupponendo che siano venuti tutti giù con la piena.
Ceccuzzi parte affermando che il progetto del PD è fatto da senesi per i senesi e già questa, visto che lui è chianino, è una menzogna bella e buona. Poi parla di partecipazione di studenti, docenti e dipendenti. Sui docenti non discutiamo, visto che proprio quelli teleguidati da lui hanno ridotto l’Ateneo in queste condizioni, ma sugli studenti e sui dipendenti abbiamo parecchi dubbi.
Dopodiché comincia a blaterare di patti e protocolli facendo finta di non sapere che sono quasi tre anni che le cosiddette istituzioni, da lui dirette sia pure mediatamente, se ne strafregano dell’Ateneo, dei dipendenti e degli studenti e in particolar modo dei precari.
Proprio lui parla, il sostenitore di Berlinguer e Tosi e di Riccaboni (questo ultimo d’accordo con il suo amico Verdini). Ha difeso in tutti i modi questi dissestatori e ora parla di precariato. Il precariato lo ha creato lui e la macelleria sociale che è seguita al dissesto è tutta colpa sua e dei suoi uomini. Uomini, si fa per dire, tipo Boldrini – iscritto al PD di Ceccuzzi e suo grande sponsor insieme ai nemici dei lavoratori Iantorno, Benocci e Cannamela.
E a proposito di rappresentanti delle istituzioni che “all’interno del consiglio di amministrazione sapranno rappresentare al meglio queste preoccupazioni così diffuse in città sulle condizioni imposte al personale tecnico amministrativo” e che ci immaginiamo dovrebbero essere i ceccuzziani Cucini e Morrocchi, come si fa a sperare che – dopo aver visto come si sono comportati sinora, votando sdraiati davanti ai dissestatori Riccaboni e Fabbro – d’un tratto si ravvedano e comincino a controllare seriamente?
E del ceccuzziano Montibello che quando hanno tagliato gli stipendi ai dipendenti ha asserito che i dipendenti avevano accettato di buon grado?
Ma Ceccuzzi parliamoci chiaro: ma quando la finisci di prendere in giro i Cittadini?
E voi Cittadini: MA COME SI FA A VOTARE CECCUZZI!!! Chiunque, ma non lui o il pasticcere verdiniano. Ci sono candidati seri, che hanno già preso posizioni ben più precise e coerenti di quelle di questo amico dei dissestatori!!!
Firmato
Cesare Mori
Aprile 9th, 2011 — Note redazionali

“Ad internam scripturam, et non vulgares per memoriam operationes explicatis” (Giordano Bruno)
L’umbratile ed evanescente cognizione visionaria si frange quale flutto confuso, incoerente ed ambiguo sull’arenile desolato di un microcosmo ormai in dissoluzione. Le insidie che l’oscurità avvolge sono le più temibili, letali per il candore e l’innocenza di coloro che non sono avvezzi alle trame di un sistema politico la cui brama di potere brucia e annichilisce ogni ideale, che immola alla bramosia di potenza e di dominio ogni fede ed ogni principio etico e morale. Preservate la vostra integrità di esseri umani dalle effimere e volubili lusinghe di coloro che, blandendovi, mistificano la sostanza degli eventi e delle azioni. Sappiate leggere i segni, sappiate intendere le mutevoli condotte, sappiate penetrare le volontà che di costante conservano solo l’avidità di fama e prestigio. Non è tempo di fascinazioni chimeriche, non è tempo di simulazioni e di fraudolenti inganni dissimulati da dispensatori di ipocrite cordialità…. Cavete ne fures domum vestram ineant neu omnia vestra auferant. Innumeri sono e saranno i tradimenti, le doppiezze, le defezioni perpetrate solo in funzione di una folle e cinica determinazione egemonica … Quapropter vos moneo uti forti atque parato animo sitis et, cum proelio inibitis, memineritis vos libertatem atque patriam in dextris vostris portare (Catilina).
Maestro Uriel
Aprile 9th, 2011 — Note redazionali


Questi uffici leggono la seguente dichiarazione di Rosy Bindi:
“Le elezioni di Siena non mi preoccupano nella maniera più assoluta: il PD si riconfermerà. Terzo polo e PdL a Siena non sono avversari temibili e vinceremo senza problemi”. Bindi ha poi accennato alla questione-affitti per gli studenti a Siena: “Dobbiamo recuperare le risorse nascoste – ha detto – e ripristinare le borse di studio improvvisamente “scomparse”, questi sono fondi perduti. E’, poi, necessario fare maggiori controlli sugli affitti e si dovrebbe pensare ad un’edilizia fatta di proposito per gli studenti. Solo così possiamo aiutare i fuori sede”.
Ora ci chiediamo: quando parla di risorse nascoste intende dire le risorse che la cricca(boni) berlingurian-tosiana di cui lei fa parte a pieno titolo, ora di nuovo ai vertici dell’Ateneo in dissesto, si è fatta fuori in pochi anni gettando nel baratro una delle Università più antiche d’Europa? Lo sa la ricercatrice di diritto amministrativo presso l’Ateneo senese in dissesto Rosy Bindi che le borse di studio non sono “scomparse”, ma semplicemente se le sono mangiate insieme a molto altro i suoi colleghi? E a proposito: sono ancora suoi colleghi? Si è dimessa lei o è in aspettativa a questo punto da non si quanti anni? E se così fosse perché non se ne va in pensione (definitivamente, non come Berlinguer che lasciò e poi tornò in servizio) e lascia il posto a qualche giovane che al momento, grazie alla cricca perfettamente continuata ora da Riccaboni e Fabbro, è stato buttato fuori a calci in culo? Vista anche la sua prodigiosa produzione scientifica (pari a zero fratto zero) non è che l’Ateneo perderebbe molto …
E a proposito di (C)Riccaboni e Fabbro cosa aspettano ad andarsene a casa? Stanno tirando il colpo alla tempia all’Università, col benestare di Ceccuzzi, Marzucchi, Birrai vari, Marignani. Basta no? Levatevi di torno!!! Ha ragione Laura Vigni: non stanno facendo niente, neanche costituirsi parte civile. Probabilmente perché muoiono dalla paura di scontentare i loro padroni facendosi fregare prima delle elezioni. Ma abbiamo capito tutto e i cittadini non sono venuti giù con la piena.
A casa! A casa!
Firmato
Cesare Mori
Aprile 8th, 2011 — Note redazionali

Quella che sto per farvi è senza dubbio una metafora un pò forzata. Ma questa digressione può essere di aiuto alla riflessione che vi propongo oggi. Forse qualcuno di voi avrà letto la notizia delle dimissioni dal consiglio di Generalidell’ex nume tutelare della finanza, Cesare Geronzi. Il tutto, peraltro, preceduto da pubblici appellativi (“arzillo vecchietto”) che già segnavano la cifra che il potere di Geronzi stava scricchiolando. Chi mai avrebbe detto, un paio di anni fa, che il banchiere di Marino (come da sempre era stato battezzato per i suoi natali) un giorno sarebbe stato, in buona sostanza, fatto fuori? Forse nessuno. Anzi, il timore reverenziale che incuteva al suo passaggio non avrebbe mai fatto presagire un tale scenario. E invece è successo. Geronzi è stato fatto fuori da Generali e, forse, dal salotto buono della finanza italiana. I tempi cambiano, gli equilibri idem, le stagioni politiche si avvicendano e quelli che per decenni erano sempre sembrati personaggi intoccabili all’improvviso vengono rimossi senza tanti complimenti. Direte voi, ora questo dove vuole andare a parare e cosa c’entra Geronzi con Siena e con le sue imminenti elelzioni? C’entra eccome. Non sempre tutto è destinato a rimanere inalterato nel tempo. Tutto ha un ciclo e la politica non ne è tagliata fuori. Parliamoci chiaramente in questo momento in Italia, soprattutto a livello politico, ci sono degli scombussolamenti che nessuno immagina. Come, altrettanto, nessuno di noi immagina cosa succederà ad un Partito Democratico in agonia una volta passate le elezioni di maggio, date le continue fuoriuscite di iscritti e dirigenti verso il Nuovo Terzo Polo. E anche Siena sta risentendo di questa fiacca, causata da un sempre più ristretto nucleo di potere che sta lì piazzato ininterrotamente da anni, ma il cui smalto e la cui capacità di attrarre consenso e fiducia diminuiscono di anno in anno. Prendiamo, ad esempio, Alberto Monaci. Nessuno mette in discussione che in passato, nel bene o nel male, sia stato uno dei pochi politici senesi, ma oggi a oltre settant’anni di età non può esprimere più niente di nuovo. Ed ecco allora l’involuzione. Prima faceva politica con una prospettiva, oggi la fa con un altra. Prima aveva una visione ad ampio respiro, oggi la stessa si ferma sull’uscio di casa. L’impressione che si ha nel vedere il piazzamento ossessivo di tutti i suoi familiari in organismi politici e in consessi elettivi, è che abbia preso atto che appartiene ad una stagione passata, e che l’unica vera mira sia quella di sistemare al meglio figli e figliastri prima che la vecchiaia sopraggiunga per bene. Circostanza che capiamo da padri di famiglia, ma che nulla ha a che vedere con l’interesse collettivo.
Questo è un ulteriore aspetto che dimostra un modo di ragionare che si è fermato a dieci anni fa. All’epoca, forse, ancora si poteva ragionare sull’impostare la propria vita “lavorativa” solo sulla politica. Ma oggi non è più così. Perché oggi il mercato del lavoro – quello che produce e che paga gli stipendi – non ha bisogno di burocrati di partito, ma ha bisogno di professionalità vere nei cui curricula ci siano esperienze lavorative diverse dall’aver fatto solo l’assessore o il consigliere comunale.
Ecco che ritorna la metafora iniziale su Geronzi e su quei poteri che furono tali un tempo, ma che il passo del tempo, ad un certo punto, non sono più stati in grado di tenerlo.
E l’unica cosa che dovrebbero fare è prenderne atto.
Firmato
La Primula Rossa
Aprile 8th, 2011 — Note redazionali
Tra Siena, Roma e Rimini si stanno ponendo questa domanda: dopo le prese di distanza di Ceccuzzi, Cannamela, Iantorno, Evangelisti dalle società di mutuo soccorso, di fatto quindi dalla Massoneria, il Bisi, che oltre all’attività di giornalista è presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del GOI della Toscana, è posto nella condizione di non sostenere questi quattro scienziati della politica. Invece sembra proprio che insista nel dare spazio a Cannamela e a Iantorno. Le ipotesi sono tre per spiegare questo atteggiamento: 1) o lui non conta più nulla nella gestione del giornale 2) o condivide gli attacchi di Iantorno ai vertici Banca o 3) sulla scorta dello smemorato di Collegno, dimentica i ruoli che ricopre. Anche oggi infatti dalle pagine del suo giornale dà spazio ai nuovi “poteri forti” che sostengono il Ceccuzzi (come da foto). Ma come si fa a dare spazio e credito a un Cannamela che di fatto non ha capito nulla della politica senese o, per fare un’ipotesi anche più malevola, è troppo condizionato dai fenomenali comunicatori ceccuzziani? Perché quando apre bocca, diciamolo, si va ben oltre il senso del ridicolo e della grammatica e sintassi italiana (vedi il famoso comune attraversabile). Sono giorni che ci fa venire il latte ai ginocchi con la solita tarantella con cui attacca l’amministrazione precedente e chiede discontinuità.
Ma Cannamela è più smemorato di quello di Collegno perché fino ad oggi anche lui e i suoi compagnucci hanno fatto parte a pieno titolo del sistema Siena.
Il Menchiari è stato presidente di circoscrizione, in giunta provinciale c’è l’altro sellato Berni come assessore. A questo punto, visto che fanno i puri e duri, CAnnamela ci faccia alla sveltina l’elenco dei suoi nominati in enti partecipati o consigli di amministrazione e vediamo se sono loro i discontinui.




Aprile 7th, 2011 — Note redazionali
O bravi Diessini. Qui non basta più avere in tasca la tessera giusta. No. Anzi, la massa la può anche tranquillamente buttare o non prendere affatto, tanto non le servirà a niente.
Il cerchio si è ristretto ancora di più, cari amici. L’unica cosa che serve ora è appartenere alla famiglia giusta. Tutti gli altri, alle prode.
Con trepidazione abbiamo appreso che lunedì sarà la giornatona in cui verranno presentati i candidati in consiglio comunale del PD così vedremo quali fantasmagorici nomi in grado di cambiare le sorti della città avranno messo in lista. Per adesso, però il primo dato che è emerso sulla stampa è stato un allegro fregarsene delle loro stesse regole. Infatti, in barba al loro tanto sbandierato “chi ha già fatto due mandati in Comune a casa” leggiamo di “deroghe ad hoc” per Luciano Cortonesi e Anna Gioia (moglie di Alberto Monaci) entrambi sulla seggiola del Comune da ben dieci anni. Alla faccia della coerenza e dei famosi principi della carta etica. Immaginiamo che, trattandosi di deroghe, ci saranno state delle alte e nobili motivazioni che hanno portato a prendere tale decisione onde evitare che Siena rischi di perdere il loro prezioso contributo: sarebbe interessante che il PD, data la sua sbandierata trasparenza, dicesse ai senesi cosa lo ha portato a violare i propri decantati principi.
Pare, comunque, che
serpeggi un fortissimo malumore soprattutto verso la deroga da concedere alla moglie di Alberto Monaci, alla luce di una semplice considerazione: siccome le deroghe dovrebbero essere delle
rarissime eccezionidettate da motivi di carattere assai alti e siccome
i Diesse avevano già dovuto accettare la deroga concessa ad Alberto Monaci per la Regione (
Alberto Monaci ha seduto per ben dieci anni su una seggiola regionale che garantisce un ricco
stipendio di circa 10.000 euro al mese http://www.gruppopdtoscana.it/site/d_News.asp?CategoriaNews=9&TD02_ID=3 , e, grazie alla deroga di cui ha beneficiato,
il partito gli ha garantito quello stipendio per altri cinque anni. Possiamo anche dire che
di deroga, in casa Monaci, questa fa e avanza) i vecchi militanti Diessini e anche una parte della sua dirigenza avrebbe detto che
ora è troppo e che il rischio e il
risultato – dopo tanti purismi e anatemi lanciati a destra e a manca che hanno escluso persone e gruppi dalla coalizione di Ceccuzzi –
di questa ennesima forzatura sarebbe uno solo:
una bella figura di merda.
Con che faccia vanno a urlare in giro “te non ti ci si vòle perché non rispetti la carta etica” quando i primi a non rispettarla sono proprio loro?
Se hanno le palle, siano coerenti per una volta, niente deroga alla moglie del Monaci.
Anche perché, questa morale ad orologeria del PD ha veramente saturato l’aria.
Firmato
La Primula Rossa
Aprile 7th, 2011 — Note redazionali

Nel pieno rispetto delle pari opportunità dentro la famiglia dopo la deroga per il capo famiglia Alberto Monaci nel consiglio regionale poteva mancare la deroga per la ricandidatura della moglie Anna Gioia in consiglio comunale a Siena? Sembrerebbe proprio di no. Dalle notizie di stampa trapela la volontà del PD di concedere la deroga alla moglie del Monaci oltre a derogare Luciano Cortonesi uomo di fiducia del fratello piccolo di Alberto il banchiere Alfredo Monaci.Il PD in questi giorni ha strombazzato a destra e sinistra la famosa carta dei valori(o dieci rotoli di morbidezza) affermando anche il principio del vincolo dei due mandati.Questa regola vale per tutti ma non per la famiglia Monaci.Mai e poi mai un torto del genere con buona pace del purista dell’IDV Evangelisti.La famiglia Monaci è speciale: il capo famiglia in consiglio regionale, il figlio della moglie nell’amministrazione provinciale e quindi urge la deroga per Anna Gioia per garantire la presenza della famiglia anche in consiglio comunale.Questo è il PD senese: la famiglia Monaci alleata con il funzionario Ceccuzzi.Tutti gli iscritti del PD e gli elettori dello stesso partito sono sempre convinti di prodigarsi per garantire a quattro o cinque persone le poltrone per sempre.Noi siamo convinti che la maggioranza dei cittadini senesi è stanca di dover sopportare una gestione familiare della politica.E i dirigenti del PD con che faccia pensano di rivendicare per loro il ruolo di “nuovo” di “etici” e di “anti lobby”??? Non votare Ceccuzzi significa anche dare una lezione politica alla Famiglia Monaci. La politica si occupi dei problemi delle famiglie senesi e non dei vizi politici della famiglia Monaci.
Aprile 6th, 2011 — Note redazionali
Alla faccia delle libere scelte democratiche, Ceccuzzi ha deciso che vuole andare in Comune, con o senza il consenso della gente.
Ma ripercorriamo insieme le tappe salienti della sua coalizione.
La prima macroscopica esclusione toccò all’Associazione Per Siena che, al di là delle simpatie o antipatie verso i suoi componenti, i ceccuzziani hanno fatto di tutto per far passare il messaggio che per i presunti crimini da questi commessi servirebbe un processo davanti al Tribunale dell’Aja; ovviamente gli stessi ceccuziani non sono stati in grado, però, di chiarire di quali crimini si siano macchiati.
Quasi in concomitanza fu la volta dei dirigenti senesi dell’Italia dei Valori o meglio, di quella parte che nutriva forti mal di pancia a sostenere Ceccuzzi. E quale è stata la giusta mediazione politica trovata? Semplice. Dato che alcuni membri senesi dell’IDV non volevano andare con Ceccuzzi, ecco arrivare di corsa l’on. Evangelisti a commissariare di fatto il partito e ad imporne un sostegno forzato. Il tutto, ovviamente, nel puro spirito democratico che da sempre contraddistingue il modo di agire dei Diesse e di chi li sta intorno.
Ora è la volta di Rifondazione Comunista. Da quanto si apprende dai comunicati che abbiamo letto, il partito ha messo in votazione la decisione se andare o meno con Ceccuzzi e il risultato che ne è scaturito è stato un bel no. A quel punto ipotizziamo che Fiorino Iantorno – che già si vede nel ruolo di assessore ceccuzziano – si sia attaccato al telefono a chiamare Ceccuzzi chiedendogli cosa fare perché il suo personale patto di fedeltà ceccuzziana non venisse meno. E, allora, cosa si fa anche in questo caso? Semplice. Ceccuzzi chiama qualche parlamentare di Rifondazione e magicamente arriva un comunicato in cui si dice chela libera e democratica votazione che Rifondazione ha fatto e attraverso la quale ha deciso di non sostenere Ceccuzzi è da ritenersi “nulla” in quanto affetta da “vizio formale”.
Queste logiche artificiali nulla hanno a che vedere con il volere comune della gente; questi
metodi impositivi dall’alto senza che ai dirigenti senesi dei vari partiti sia possibile contare un bel niente sono assolutamente vergognosi. Ma, soprattutto, manifestano il metodo usato da Ceccuzzi e da chi lo sostiene, quel metodo che non distingue tra la parola comandare e la parola governare: e pensare che sono due cose ben diverse. Che fine ha fatto quella partecipazione tanto sbandierata dai ceccuzziani? Perché, se non lo sanno, partecipazione vuol dire anche scelte democratiche in cui si ascoltano le istanze di tutti e si agisce di conseguenza.
Qui, invece e al solito i ceccuzziani ascoltano tutti e poi fanno come li pare.
Ma emerge anche un’altra cosa. Questa continua richiesta di aiuto da parte di Ceccuzzi attaccandosi al telefono, per far richiamare da Roma agli ordini i dirigenti dei partiti che dovrebbero sostenerlo, denota la sua forte debolezza e la sua mancanza di leadership, dato che se non interviene ogni giorno qualcuno a togliergli le castagne dal fuoco da solo non ce la fa e, quindi, è sempre più a rischio.
Ma avete capito questi come ragionano e come si muovono verso chi commette il delitto di lesa maestà di non pensarla come loro e si permette di esprimere le proprie opinioni? E’ bene che la gente rifletta sul fatto che le forme di governo di quei paesi nei quali non è possibile esprimere le proprie idee hanno un nome ben preciso: regimi.
E i senesi hanno voglia di tutto ciò?
Firmato
La Primula Rossa