Arrestate quella delle ruote sul marciapiede

Ci sono dei reati che meriterebbero le manette. Stamani una signora di circa 43 anni, tre figli, un marito in cassa integrazione,un affitto da pagare,si è recata in un ufficio per pagare una cartella esattoriale. Era in ritardo sul lavoro e non trovando parcheggio ha deciso di parcheggiare per pochi minuti le ruote della macchina sul marciapiede. Dopo pochi minuti un vigile solerte arriva e comincia a scrivere il verbale per l’infrazione. La donna ritorna alla macchina, spiega al vigile il perchè delle ruote sul marciapiede e il vigile risponde “in questa città le regole e le istituzioni vanno rispettate.” Il vigile alla fine comprende la situazione e compie un gesto civile: rimprovera la donna ma evita di scrivere il verbale. Noi invece chiediamo di arrestare chi parcheggia le ruote sul marciapiede. In questa città si rispettano le regole e le istituzioni. Gli unici reati da commettere e star tranquilli per anni sono i seguenti:

  • dissestare per oltre 200 milioni di euro l’università;

  • dissestare e fare il rettore abusivo con il silenzio delle istituzioni;

  • fare selezioni truffa per la nomina del direttore amministrativo dell’università;

  • trafficare con un docente amico socio di maggioranza di una società immobiliare privata;

  • varie ed eventuali.

 A proposito. Evitate di segnalare un reato perchè rischiate di passare dalla parte del torto e di finire alla sbarra. Occhio alle ruote sul marciapiede.

Fratello Illuminato e The Guardian con la stessa linea editoriale: NO ALLA FUFFA. L’ennesima prova piena di fuffa di Criccaboni

Il Guardian è il noto quotidiano britannico con sede a Londra.Anche se Il Guardian è un giornale che rivendica la propria indipendenza dai partiti,in Inghilterra è comunque il quotidiano di riferimento degli elettori del Partito Laburista.

Il corriere di Siena noto giornale di riferimento del groviglio, di recente ha messo in evidenza che l’ateneo senese è stato l’unico ateneo toscano che ha aderito a “Rio +20.” Chissà il Criccaboni come saltellava leggendo il suo giornale preferito.

Ora vi dimostriamo con l’ausilio del Guardian l’ennesima prova piena di fuffa da parte di Criccaboni. Potevamo citare numerosi esperti mondiali di ambiente, numerosi docenti universitari di tutto il mondo (esclusa Tania Groppi, delegata del Criccaboni alla sostenibilità), varie associazioni ambientali ed esponenti governativi e politici mondiali.

Che cos’è Rio +20? A RIO DE JANEIRO si è tenuto un summit mondiale di tre giorni dedicato all’ambiente e alla “sostenibilità” dello sviluppo planetario. Erano presenti tutti i potenti della terra. Alla fine hanno partorito l’ennesimo documento pieno di richiami e buoni propositi senza riferimenti ben precisi, come già avventuto con gli altri documenti che dal 1970 vengono venduti all’opinione pubblica, quasi fossero il vangelo per risollevare le sorti del pianeta. E stranamente l’inquinamento aumenta, le disparità tra i popoli ancor di piu’ e di sostenibile c’è ben poco.Il testo finale del summit , 49 pagine, 283 capitoli, non convince, anzi provoca reazioni di delusione, tra le ong, i contadini, sindacati, esperti e indios brasiliani e di altri paesi latinoamericani e in Italia si registrano le reazioni negative di Legambiente che afferma “La mancanza assoluta di leadership politica produce un documento debolissimo”,del Wwf “occasione sprecata”, del responsabile politiche cambiamenti climatici ed energia del Pd, Francesco Ferrante “”la delusione è più che giustificata per la mancanza di impegni concreti”. Il Criccaboni e Tania Groppi si sono subito precipitati con l’adesione a Rio +20 e sicuramente si saranno autocompiaciuti cosi “ dai Tania aderiamo a Rio +20, vedrai che bella figura sui giornali, noi sì che siamo internazionalizzati.” Certo, siete anche in mondo visione e su tutti i canali non solo del digitale terrestre ma anche in quello spaziale e subacqueo. Se non riescono ad aderire ai principi di legalità e trasparenza almeno lasciamoli gongolare un pochino con l’adesione a Rio +20.

 Di seguito vi proponiamo la lettura di parti significative dell’editoriale di G. Monbiot pubblicato sul The Guardian (con sede a Londra e non al “solito posto”):

«Nel 1992 i leader mondiali si accordarono su un cosa chiamata sostenibilità. Pochi di loro avevano le idee chiare su cosa fosse e sospetto che molti tra di essi non ne avessero la minima idea.

Forse per questo, l’idea si trasformò in breve in qualcosa di sottilmente diverso:sviluppo sostenibile. Con un altro piccolo passo si arrivò a crescita sostenibile.

Ed ora nel testo che verrà adottato dalla conferenza di Rio +20 è mutato nuovamente in “crescita prolungata“.

Il termine appare ben 16 volte nel documento, dove è usato in modo intercambiabile per sostenibilità o sviluppo sostenibile.

Ma se la sostenibilità significa qualcosa è sicuramente l’opposto di una crescita prolungata.

Una crescita prolungata su un pianeta finito è l’essenza stessa dell’insostenibilità.

Come osserva l’economista Robert Skidelsky: “Aristotele parla di insaziabilità solo come un vizio personale; non poteva avere il minimo sentore di quell’insaziabilità collettiva e politicamente orchestrata che chiamamo crescita eocnomica. La civiltà del “sempre di più” l’avrebbe colpito come una forma di pazzia morale e politica. E oltre un certo limite è anche pazzia economica. Questo non solo perchè andremo abbastanza presto a sbattere contro i limiti naturali della crescita, ma anche perchè non possiamo continuare a fare economia sul lavoro più rapidamente di quanto possiamo trovarne nuove utilizzazioni”.»

 P.S. Tania Groppi è docente presso l’università di Siena ed è la delegata del Criccaboni alla sostenibilità; inoltre la Groppi, esperta di studi sui fringuelli e le peppole, è membro del cda della banca MPS. Auguri alla sostenibilità e alla banca. E auguri al pianeta.In attesa del prossimo summit mondiale sull’ambiente e sulla sostenibilità, cercate di essere almeno sostenibili con il decoro.

L’economista Paco Pachese. Dopo aver “brutalizzato” la città, la banca, l’università, hanno anche la pretesa di ridicolizzare la verità. Vi pisciano in testa e vi dicono che piove.

Partiamo dallo sport , soprattutto dal calcio. Nei cuori e nelle menti dei tifosi la memoria dell’ing. Paolo De Luca non tramonta mai per due elementi essenziali: la squadra girava ottenendo risultati e pur in presenza di criticità economiche, la società funzionava e stava al passo. Da quando anche il calcio ha subito l’influenza della gestione Mussari della banca MPS il cielo s’è capovolto e quella stabilità societaria è venuta meno. E stranamente coloro che non dovrebbero girare nel mondo del calcio, guardo caso con Mussari sono arrivati uno dietro l’altro a Siena. E siccome la gestione della banca con il rinviato a giudizio Alessandro Profumo sta ricalcando pari pari la gestione Mussari (David Rossi incluso) chi sono andati a cercare? La Sopaf. Nel N° 26 di Panorama a pag. 58 si legge che la Sopaf dei fratelli Magnoni ha un bilancio in profondo rosso, la perdita 2011 è stata di 57,9 ml. ed il patrimonio è negativo -6 ml, se le banche non accettano di convertire i crediti in azioni la società ha i giorni contati, la partecipata Banca Network è già stata commissariata ed i correntisti si trovano i depositi bloccati. Andate avanti che a noi ci scappa da ridere.

 Capitolo università. Non mi dilungo molto. Un’orda di dissestatori, incompetenti e in alcuni casi veri e propri banditi hanno distrutto una prestigiosa istituzione e a tutt’oggi un rettore abusivo e dissestatore continua con l’opera di demolizione morale e gestionale. Forse è grazie a molti, anche a quelli che ci lavorano e fanno finta di niente, che la via del default è vicina. Più rimane l’abusivo più il baratro si avvicina.

 Capitolo banca MPS. Fosse successo in America, in Inghilterra, in Francia o in Germania, quello che è successo negli anni della gestione Mussari, dopo pochi mesi sarebbero intervenute tutte le autorità competenti in materia giudiziaria e di controllo economico. E la politica, anche la piu’ becera, avrebbe preso nettamente le distanze. Qui invece no. I peggiori vizi e le peggiori storture della politica italiota sono state importate a Siena. La banca è stata letteralmente brutalizzata e l’acquisto di banca Antonveneta è stata la pietra tombale. I sindacati farebbero bene a chiedere le dimissioni di Profumo, la rimozione del capo della comunicazione e la sostituzione di tutti coloro che hanno collaborato con Mussari, da Valentino Fanti a Antonio Marino. Ed è alquanto imbarazzante l’assenza del ruolo di azionista da parte della fondazione MPS. Ma l’avete capito fra tutti che il danno commesso è quasi irreparabile?

 Dimensione della politica. Ceccuzzi e Mussari con il sostegno giornalistico e comunicativo di Stefano Bisi e David Rossi hanno portato la città al collasso. Sì, proprio quel Ceccuzzi che oggi pretende di fare la vittima. Ed è quel Ceccuzzi che ha portato Profumo alla presidenza di MPS in accordo con Mussari. E proprio quel Bisi che tenta (dopo aver beneficiato del sistema) di mistificare la verità. Figuriamoci se apro il capitolo aereoporto di Ampugnano.

 Vi posso dare un consiglio? Svegliatevi e affrontate la realtà partendo dalle verità. E nel PD invece di perder tempo con i soli riti della politica dovrebbero aprire una lunga riflessione sulla questione morale a Siena e prendere nettamente le distanze dal groviglio armonioso e dalla gestione Mussari-Ceccuzzi della città. Prima che siano altri soggetti a determinare, come nel ’92, gli scenari futuri della politica e dell’economia. In questi anni tutto è stato brutalizzato per ingordigia politica e per accontentare le ambizioni di pochi. Il famoso groviglio (armonioso) bituminoso.

 Prof. Paco Pachese

Salò o le 120 giornate di Sodoma

Mi sono chiesto qual’è la ricetta per costruire della buona anti politica? E dopo averci pensato un po’ su la risposta mi è venuta leggendo i giornali di questi ultimi giorni. La buona anti politica si fa prendendo un banchiere che dice che il lavoro di banca non è il suo mestiere. Si mette detto personaggio a capo di una grande banca e ci si tiene per diversi anni in modo che possa controllare tutto l’organigramma compreso il consiglio di amministrazione. Attenzione! Il consiglio per farlo decidere come vuole il presidente deve essere stato scelto dal medesimo nella sua occupazione precedente o dal partito di provenienza del banchiere. Questo passaggio è essenziale altrimenti la ricetta non dà i frutti sperati. E fin qui abbiamo parlato della preparazione di base, ci manca il pezzo forte. L’ingrediente principale è l’acquisizione di una banca a un valore molto più alto della sua valutazione di mercato. E bisogna comprarla a debito rivolgendosi ad altre banche per avere i finanziamenti necessari all’acquisto e senza troppa curiosità. Come ad esempio: andare a verificare sulla reale consistenza dell’oggetto comprato e senza pensare di poter contestare il venditore in caso di controversie. Come si usa dire a occhi chiusi. Se tutto ciò è fatto con accuratezza avendo cura di selezionare un venditore straniero, un po’ di esotico fa scic! Allora possiamo pensare che il piatto dell’antipolitica sia pronto. Ma per essere completo bisogna organizzare una cena fra amici: quelli che si intendono di acquisizioni, vendite e gestione di banche. Fargli gustare un pezzetto della pietanza preparata con la banca acquistata da venditori stranieri e attendere il verdetto. Se tutto è ben confezionato state sicuri che l’artefice di tale delizia sarà riconfermato come cuoco con, però, un’incombenza ulteriore. Il personaggio sarà invitato ad altre cene dei soliti amici in cui uno di essi si esibirà con delle variazioni, ma sempre sul solito tema.

N.B. É essenziale che il cuoco abbia problemi con la giustizia.

T.O.

Ester Cicala dalle chiare e fresche (salate) acque della Sardegna. Feste su feste e la mia villa è a disposizione per la campagna elettorale

Arrivare in Sardegna con la speranza di allontanarmi per qualche giorno dalla routine e poi incontrare al porto un noto degustatore di birre, sinceramente … Però l’incontro è stato illuminante, per rimanere in tema con il blog. Grandi cene e grandi discorsi in questi giorni in terra senese, soprattutto nella villa del potentissimo, che dico iperpotentissimo, panificatore-cineasta Antonio Sclavi. L’uomo della farina 2.0, quella tipo 00 è superata. Feste su feste nella villa del potentissimo: dai rinfreschi sul cinema alle cene politiche. Di recente una cena ha destato interesse in qualcuno. Tutti dallo Sclavi per preparare le prossime mosse politiche a favore del Ceccuzzi. All’ultima cena c’era anche il fine analista finanziario, il tecnico prestato alla politica Vittorio Mazzoni Della Stella. Speriamo che alla fine delle cene non confondano cento elettori con mille come il fine analista ha confuso milioni con miliardi sull’Antonveneta. Comunque la notizia rilevante è che lo Sclavi ha messo a disposizione la villa per la prossima campagna elettorale. Lo slogan quale sarà: dopo Ceccuzzi 2.0 ecco a voi Farina 2.0?

Fosse mia la villa organizzerei un po’ di feste in maschera. Alcuni non hanno bisogno nemmeno di indossarne altre.

Un saluto ai nostri lettori dalla Sardegna

Un saluto veloce ai nostri lettori. Ci stiamo riposando sulla spiaggia della Sardegna e quindi ci teniamo a precisare che non siamo in ferie al laghetto dei cigni in Viale Franci.

Noi andiamo qualche giorno in ferie. Se capita qualcosa nel frattempo mettetevi il casco

Dopo oltre diciotto mesi a suon di tre o quattro post al giorno, la redazione di Fratello Illuminato si rende qualche giorno di ferie. Maestro James, Sua Eccellenza Cesare Mori, Ester Cicala, l’economista Paco Pachese, Tommaso Occami e la portavoce Marianne Franceschi si spostano sulla spiaggia di una località imprecisata. Consigliamo a tutti moderazione e pazienza. Se durante la nostra assenza dovesse succedere qualcosa consigliamo di mettersi il casco.

Ad Majora.

Quale regia dietro questi sguardi al passato?

Leggendo l’intervista a Mazzoni della Stella questa mattina sulla Nazione mi sono chiesto come mai di tanta solerzia. E analizzando le risposte sono arrivato alla conclusione che l’intento dell’ex sindaco socialista era fin troppo chiaro: criticare Ceccuzzi, stoppare in qualche modo Piccini (troppa immagine in questo ultimo periodo) e difendere il Mussari che poverino ha poi fatto bene ha comprare l’Antonveneta. Ne poteva comprare addirittura due, certo se il valore non fosse stato in miliardi, ma in milioni come lui dice, forse sì. Non dice però con quali soldi visto che nelle casse del Monte c’erano solo poco più di duecento milioni di euro e che per questo motivo la banca senese è dovuta ricorrere al mercato indebitandosi fino al collo e mettendo la Fondazione in ginocchio. Ma andiamo avanti! Non ci meraviglieremmo se a questo punto ci fosse anche l’intervista al Cenni e a chissà altro scimmiottando in questo modo il Corriere di Siena. E se la regia fosse la stessa? Se a muovere le scelte editoriali dei due direttori fosse la stessa mano? Molto probabilmente è così e la “manina” potrebbe essere quella del buon David Rossi. Quest’ultimo suscita sempre una certa attenzione nei responsabili dei mezzi di comunicazione senesi. Del resto è il “bene prezioso” che Mussari ha lasciato a Profumo. E il “bene prezioso” ce la mette proprio tutta a mandare messaggi rassicuranti come: vedrete che poi ce la farà il Mussari a diventare presidente dell’ABI, oppure, con Profumo ci parlo io. In più nel caso della Nazione il Rossi ha delle armi invincibili la frequentazione quotidiana con Andrea Ceccherini, quello del giornale in classe, quello che ve lo trovate sempre dove c’è un po’ di potere di quello che conta. Non sappiamo se le sue iniziative godono delle sponsorizzazioni del Monte, ma potrebbe essere molto probabile. E il direttore della Nazione risente di questa doppia attrazione del Rossi e del Ceccherini e capite bene che di fronte a due “giganti” di questa natura nulla può la ragione. E la frittata è pronta l’intervista al Mazzoni è servita. Ma si capisce ancora di più che forse è sfuggita al tentennante direttore della Nazione, ma non di certo a quello del Corriere di Siena, che gira che ti rigira il Ceccuzzi no, il Piccini va stoppato e cosa rimane se non i soliti ambienti legati all’università? In più si dice che Starnini sia di casa a San Rocco a Pilli. Nelle righe dell’intervento del Barzanti si leggeva la stessa impostazione e il groviglio armonioso vorrebbe trionfare immortale.

T.O.

Quel vuoto di potere che consente anche alle pulci di urlare e il tentativo di bloccare la novità per Siena

Da alcuni giorni ci stiamo chiedendo se il Mancini è in ferie o se hanno commissariato anche la Fondazione MPS e se con tutti i problemi che ci sono e con tutte le questioni aperte come mai sempre il Mancini trova il tempo di presenziare alle solite presentazioni di libri del capo del groviglio Stefano Bisi. Basta dare una scorsa veloce alle foto dell’iniziativa del Bisi per capire che i soliti giochini sono ricominciati. I volti di sempre: Masoni, Barzanti, Mazzoni Della Stella, Benito Guazzi, il Madioni, Mancini, i Senni e pochi più. Il nuovo che avanza. Oggi a completare l’evento, sulla Nazione di Siena un’intera pagina con l’intervista al Mazzoni Della Stella il quale ha “spezzato una lancia a favore del Mussari.” Torna tutto: sempre il solito asse Mazzoni della Stella-Luigi Berlinguer- Brandani- Bisi. Il groviglio insomma. Questi si sono messi in testa di esautorare gli organi dei partiti, per condizionare i partiti stessi e lanciare un candidato a sindaco da imporre al PD portando nell’alleanza il Senni e Pietra Serena e strizzando l’occhio al Mussari e tentando di salvare il Criccaboni. Tra tutti quelli citati se li sommate insieme non arrivano nemmeno a mille voti. Però con il vuoto di potere in città e con la solita politica dell’alternanza che dorme e che perde tempo con l’inseguire rivalse interne o rivendicazioni di ruoli egemoni, è normale che il groviglio tenti di riorganizzarsi. Possibile che il Mancini non è in grado di esercitare il ruolo di presidente della Fondazione e di azionista della banca facendo sentire il “peso” dell’Istituzione nei confronti dei vertici della banca e nel resto degli ambiti economici senesi? La caratteristica che mette tutti questi soggetti in campo sullo stesso piano è la miopia e la non consapevolezza della palude nella quale sono entrati e dove hanno condotto la città. Ci potrebbe essere una valida novità per rilanciare Siena, quindi evitate di inseguire le pulci e di bloccare tutto consentendo ancora spazio al groviglio. Più chiari di così. La “nassa” è poca cosa se continuate a inseguire il groviglio.

Deve pagare soltanto Dino Angelaccio? Se questa riflessione viene da noi cercate di capire…

Siamo giunti alla fine di un percorso che ha visto questo blog impegnato nel tenere alta l’attenzione sul famoso dissesto banditesco dell’università di Siena. E naturalmente ci corre l’obbligo di ricordare l’impegno costante dello stimatissimo professor Giovanni Grasso. Arrivati quasi alla conclusione del nostro percorso ci preme fare alcune necessarie valutazioni. Innanzitutto ribadire l’urgenza di sgombrare dai loro incarichi il dissestatore Criccaboni e la filodissestatrice condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro. Due perfetti distruttori di università, di relazioni sindacali e della decenza istituzionale. Come altri numerosi cittadini siamo ancora in attesa di toccare con i fatti le doverose sanzioni giudiziarie nei confronti di quel manipolo di dissestatori incalliti come Piero Tosi, Loriano Bigi, Carlo Bruni e compagnia e siamo ancora in attesa dei necessari provvedimenti sanzionatori nei confronti di Maurizio Boldrini, autore certificato dell’ordinativo dei volumi abusivi in onore del sultano di Stigliano. Detto questo passiamo alla prima riflessione.

E’ mai possibile che per tutto il dissesto banditesco debba pagare soltanto Dino Angelaccio? All’ateneo hanno dissestato oltre 200 milioni di euro. Dovevano scattare le manette e invece per ora a qualcuno scappano le risate. Tutti voi conoscete le nostre posizioni sul ruolo avuto dal sig. Dino Angelaccio e oggi non siamo qui per sostituirci alla magistratura e nemmeno per proporvi una melassa del “volemose bene.” Il punto è un altro. A noi risulta che Criccaboni e Fabbro su suggerimento dell’indagato Carlo Bruni e su suggerimento del rinviato a giudizio (hai capito Bisi?) Loriano Bigi stanno infierendo eccessivamente nei confronti di Dino Angelaccio come capro espiatorio per tutti. No, no, così non funziona. Anzi, così ci fate incazzare. Ci risulta che la condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro ha fatto in modo che venissero richiesti al sig. Angelaccio 10 mila euro come danno all’immagine nei confronti dell’ateneo e circa 4 mila euro come rimborso per il lavoro svolto dalla Bigigirl Goracci per preparare i provvedimenti nei confronti di Angelaccio (per richiedere 4 mila euro con cosa li ha scritti quei pochi fogli, con la lingua bagnata di inchiostro?) E inoltre ci risulta che la condannata dalla Corte dei Conti stia tentando di licenziare Angelaccio. Ascoltate, se licenziate Angelaccio conviene chiudere l’università, visto che partendo dai docenti di medicina passando per Via Roma 56, quelli da mandar via sono numerosi e con responsabilità parecchio peggiori di Angelaccio. Siccome a noi risultano anche alcune cene tra la condannata dalla Corte dei Conti e qualche “esperta di conti” di Firenze dal nome grecizzante, vediamo di smetterla con i giochini tesi a tramestare. Ma vi sembra possibile una situazione del genere? Siamo all’università di Siena o nella Chicago anni trenta? Hanno dissestato per ben oltre 200 milioni di euro e mettiamo che alla fine al sig. Angelaccio venga imputata una cifra del danno pari a 28 mila euro, il resto chi lo paga? Mica ci volete far credere che la colpa è delle aragoste dell’ingenuo Focardi? Che cifra per danno all’immagine ha fatto richiedere dalla sua amichetta la condannata Fabbro al Bigi, al Tosi, al Bruni? E a proposito il Criccaboni e la Fabbro hanno denunciato il Boldrini alla Corte dei Conti per la storia dei volumi abusivi? Non avete fatto un bel niente, anzi il cda ha deliberato di pagare dei soldi al Bigi. Invece di richiederli indietro per il dissesto compiuto all’università il cda guidato dai due incompetenti ha deliberato di ridare dei soldi al dissestatore Bigi. I 200 milioni di euro dove andiamo a riprenderli? Si va a mangiare una pizza a Torino degustando una cassa di Barolo d’Asti con la Firrao? Si va a scavare al “solito posto” sperando di trovare nel sottosuolo oltre alle pisciatine anche il forziere?

Uno schifo del genere era impensabile. Siete proprio dei dissestatori dissestati. Con oggi a maggior ragione richiediamo l’intervento della Direzione Distrettuale Antimafia. E vergognatevi, soprattutto i famosi colleghi d’università e del sindacato. Noi siamo stati duri con Angelaccio, ma non feroci e viscidi come coloro che lo vogliono far passare come il capro espiatorio.

Maestro James

S.E. Cesare Mori