Dicembre 21st, 2011 — Note redazionali
La dimostrazione che il senato accademico dell’università di Siena è il covo della cricca dei docenti tosiani e filodissestatori è data dalla presenza di due indagati che ancora non si sono dimessi e a cui nessuno chiede le dimissioni. Che cosa aspettano i due indagati per le elezioni irregolari dell’abusivo Riccaboni a dimettersi dai loro incarichi? Appunto, cosa state aspettando cari indagati Marco Bettalli e Roberto Guerrini? Questa situazione imbarazzante per gli organi accademici conferma l’assoluto disprezzo da parte della cricca dei docenti di qualsiasi comportamento etico e rispettoso dell’ente pubblico. Però il riccaboniano Marco Bettalli ha una sua teoria: “Io non rischio nulla, la colpa è tutta di Gaeta (altro indagato per le elezioni)”. Al Bettalli sfugge che la decisione sul fatto di entrarci o non entrarci spetta ai magistrati e non alla cricca dei docenti. Bettalli e Guerrini dimettetevi immediatamente dal senato accademico. Questi docenti sono dei geni: giocano allo scarica barile. In più questo Bettalli ha passato il tempo a concordare nomine dentro l’università con un solo obiettivo: evitare di “far nominare o far eleggere” nei vari organi dell’ateneo docenti legati al professore Antonio Vicino.
Il risanamento economico dell’università passa attraverso il risanamento morale. E con questa cricca di docenti non ci sarà né quello economico né quello morale.
Dicembre 20th, 2011 — Note redazionali
Grazie all’intervento miracoloso di Luigi Berlinguer, di Jolanda Cei Semplici, di una cricca di dissestatori spaventosa, di diversi funzionari ministeriali di alto rango (ministeriale, non etico di sicuro) e di qualche parlamentare della Repubblica, nonché di Claudio Marignani, Parisi, Migliori e di Maria Stella Gelmini incredibilmente e del tutto inopinatamente Ministro della Repubblica fino a qualche giorno fa, che addirittura si è consentita il lusso di mentire spudoratamente in faccia al Procuratore della Repubblica che la stava interrogando (perché ha mentito sfacciatamente come si dimostrerà presto), ora l’abusivo Riccaboni e quella faina di Ines “maestrina condannata dalla Corte dei conti” Fabbro hanno dilatato i tempi del risanamento fino al 2017, immaginiamo per la gioia irrefrenabile delle quasi duemila famiglie che traggono il proprio sostentamento dall’università di Siena. Così hanno anche più tempo per proteggere i dissestatori e commettere uno sproposito di omissioni di atti d’ufficio, evitando di prendere provvedimenti nei confronti degli acclarati dissestatori. Complimenti a tutti quanti ed anche al copritore di dissestatori e post-dissestatori, il tecnicissimo ministro Profumo che si è già incamminato sulla strada del predecessore chiudendosi occhi, bocca, orecchie e, soprattutto, naso per evitare di sentire il fetore nauseabondo che perviene sino a Roma dalle macerie dell’ex prestigioso ateneo che ormai è la barzelletta d’Italia, per non dire di Europa. Bravi e basta!!!
Ah! Non ci dimentichiamo in questo panorama disastroso delle cosiddette istituzioni cittadine (special guest del dissesto), a partire dal presidente della Provincia Simone “i jovani e le eccellenze” Bezzini e il secondo cittadino Franco “controllo tutto io, Banca, Fondazione e Università” Ceccuzzi per il loro fattivo apporto alla protezione o comunque all’indifferenza nei confronti di inquisiti, cricche e baristi di ogni genere e specie.
Dicembre 20th, 2011 — Note redazionali
Il supervisore testi della redazione di Fratello Illuminato da circa un mese ha rotto i rapporti con la ragazza.Non mangia più, non dorme più e purtroppo oltre alla notti insonni si sta consumando le mani e la vista (causa eccesso di utilizzo di mano veloce). Siamo seriamente preoccupati e quindi ci rivolgiamo con un appello pubblico per risolvere urgentemente il dramma sentimentale ed erotico del nostro collaboratore. Ma attenzione, non cerchiamo una ragazza bella piuttosto che romantica o alla mano. La ricerca è molto esigente. Per il nostro collaboratore necessitano due particolarità: una ragazza (l’aspetto non conta) che abbia almeno un incarico di prestigio in un ente pubblico e un nuovo lavoro, sempre per il manuense, ad esempio amministratore di una società di pubblicità o grafica (comunque del settore). Naturalmente, sempre per completare la richiesta, successivamente al fidanzamento l’ente pubblico deve consegnare un premio (in soldi ovviamente) al ragazzo della ragazza che ricopre l’incarico nell’ente che consegna il premio. La richiesta non è difficile: con l’impegno di tutti possiamo risolvere il problema sentimentale del nostro collaboratore. Facciamo appello anche la presidente della provincia Simone Bezzini visto che da sempre è molto sensibile verso i giovani e le giovani coppie.
Per queste feste dai anche tu un contributo all’amore: segnale una ragazza con incarichi disposta a fidanzarsi con il nostro collaboratore.
Dicembre 20th, 2011 — Note redazionali
Credo che l’avete capito tutti il livello di rozzezza e di intrallazzi che giravano e girano dentro l’ateneo senese. Un vero esempio di cultura europea e di gestione trasparente.(!!??) E continuano ancora con questo modo vergognoso e squallido con il sostegno della politica locale(opposizione compresa). Vi ricordate del famoso ricorso al TAR (che verrà discusso a breve) presentato dalla professoressa Cozzolino con il quale chiedono l’annullamento del decreto di nomina di Riccaboni? Noi ci ricordiamo benissimo di tutto e anche alla cancelleria del TAR. Prima che il ricorso venisse presentato, la professoressa Cozzolino, giustamente aveva inoltrato agli uffici dell’ateneo la richiesta degli accessi agli atti per avere copia del decreto di nomina. In questi giorni siamo venuti a conoscenza che non appena la professoressa Cozzolino aveva presentato la richiesta di accesso agli atti, un gentlemen del corpo docente ovvero il professore Angelo Barba invitava espressamente Riccaboni a fare ostruzionismo e quindi a non consegnare gli atti alla Cozzolino. Questo professore Barba (che forse ha anche un ruolo in ateneo) ha una bella idea della gestione corretta e trasparente degli enti pubblici. Complimenti!!!
P.S. Girando nel sito dell’università abbiamo scoperto che il prof. Barba è un privatista. Non c’è male per un fine giurista predicare ostruzionismo nella trasparenza degli atti amministrativi di un ente pubblico. E vedete di smetterla di minacciare querele e di smentire (che non c’è da smentire proprio un bel nulla). Silenzio e a CASA!!!
Dicembre 20th, 2011 — Note redazionali

Giovedì scorso il nostro Maestro Uriel si trovava a cena a Bologna in un ristorante sotto le due torri, conversando fraternmente con Fabio. Per una questione di stile non possiamo citare il cognome per il ruolo che ancora riveste nella città felsinea, ma dalla conversazione fraterna sono risultati interessanti alcune valutazioni in merito ai problemi universitari senesi e sul perché la condannata dalla Corte dei conti Ines Fabbro è arrivata a Siena. Su questa parte di conversazione ci torneremo nei prossimi giorni. Oggi vogliamo approfondire una riflessione sempre proveniente da parte di Fabio da Bologna che poneva al Maestro Uriel. La domanda era: come mai con l’esplosione così palese del dissesto una città come Siena, amministrata dal centro-sinistra, non prende nettamente le distanze da quella nomenklatura e da questo collega eletto irregolarmente, definito sempre da Fabio “il rettore in mano a Ines Fabbro”?
Effettivamente la domanda ha un suo senso. Infatti siamo a chiedere al presidente del consiglio comunale Alessandro Piccini come mai non si pronuncia e non mette all’ordine del giorno la vicenda di David Chiti e come mai non interviene sulle vicende vergognose del dissesto e delle elezioni irregolari del Rettore. Per quanto riguarda la vicenda Chiti ci siamo dati già una risposta grazie ad alcune voci raccolte in ambienti politici: dentro il PD ci sono stati dei malumori e qualcuno ha anche chiesto le dimissioni di Chiti, ma lo stesso Alessandro Piccini ha fatto quadrato intorno al consigliere. E qui ci scappa da chiedere: come mai Alessandro Piccini non lascia l’associazione “Etica e Sviluppo” e si iscrive all’associazione “Noi”? Fra l’altro, visto che Piccini lavora alla ASL di via Roma 56 dovrebbe conoscere bene le vicende del bar prospicente …
Per quanto riguarda invece le vicende universitarie non interverrà mai perché faceva parte di quel gruppo che sosteneva la gestione Tosi, in quanto anche membro del CdA dell’università e insieme al famoso Marcello Rustici (altro esperto di gare) condividevano lo stesso impegno sindacale a favore della gestione Tosi e di Jolanda Cei Semplici.
E condividono, Piccini e Rustici, ancora tutto visto che, in tutto quel casino, chi ha beneficiato della mobilità prima ancora che venisse fuori un piano di mobilità per quanto rabberciato? Il figlio del Rustici ed il Piccini medesimo.
Alè!!!
Dicembre 20th, 2011 — Note redazionali
Il Maestro James e S.E. il Prefetto Mori hanno deciso qualche giorno fa di recarsi in Maremma e precisamente al laghetto del Calidario a Venturina (LI). Passando da quelle parti hanno avuto modo di vedere un’agenzia di viaggi apparentemente molto sfarzosa e si sono resi conto che qualcosa non tornava. Approfondendo la questione hanno scoperto che questa agenzia era meta di alcuni docenti dell’Unisi per accordi innominabili alla base dell’ennesima truffa da “bilocazione”. Tornando verso il Senese si sono fermati a Colle Valdelsa per mangiare un boccone presso un’osteria e anche lì hanno scoperto che ci sono state dei lacchezzi con le fatture che, qualche tempo fa, sono stati alla base, come nel caso dell’agenzia di viaggi venturinese, di approfondite indagini da parte della Procura della Repubblica, nonché di blocco di conti correnti. Ripensandoci doveva essere il 6 o il 7 dicembre, anzi il 7 di sicuro, quando cioè il soggetto responsabile di tutti questi lacchezzi – per chiamarli con un eufemismo che sta per “truffa” – con una sfrontataggine senza limiti si presentava al tavolo interistituzionale in rappresentanza di non si è capito bene di chi.
Siccome ci dicono che il soggetto in questione, l’ottimo Gioffré, è anche protagonista di succose telefonate a destra e a sinistra, incluso il rettore abusivo Riccaboni, in cui chiedeva protezione contro le indagini su questi giochini con le fatture, siamo a chiedere a Ceccuzzi e Bezzini di interrompere immediatamente i tavoli interistituzionali sinché l’interlocutore sarà l’abusivo Riccaboni, abusivo e protettore di dissestatori da competizione come il succitato soggetto bilocantesi lui, i suoi docenti di master e anche bipranzante e bicenante a Colle.
Il secondo cittadino Ceccuzzi (il primo è un altro su cui torneremo) e il presidente Bezzini non possono pretendere di rappresentare la città e la provincia e contemporaneamente consentire che sullo scranno di rettore sia un abusivo che per giunta protegge e coccola presonaggi che hanno dissestato, quando lui doveva controllare, l’ateneo cittadino.
Dicembre 19th, 2011 — Note redazionali
“Le mie vittoriose aquile io voglio
piantar, dove moriva il tuo Zamboni
A i tre color pensando;
e vo’ l’orgoglio De’ tuoi garzoni…”
(Ode di Giosuè Carducci)
Luigi Zamboni, patriota italiano (Bologna, 12 ottobre 1772 – Bologna, 18 agosto 1795)
Giovanni Battista De Rolandis detto “Zuanin”, patriota italiano (Castell’Alfero (AT), 24 giugno 1774 – Bologna, 23 aprile 1796)
Luigi e Giovanni erano studenti presso l’Università di Bologna, il primo seguiva i corsi giurisprudenza e l’altro di teologia. Le notizie provenienti da Parigi, l’annuncio di una “Carta dei diritti dell’Uomo”, l’abbattimento dell’ancièn régime accese i loro entusiasmi. A Bologna, nel “Caffè degli Stelloni”, centro di fermento politico e culturale, Zamboni si incontrava col De Rolandis. Tra i due nacque una profonda amicizia suggellata dalle comuni idee innovatrici. Convinsero altri studenti ad unirsi e come simbolo del loro movimento idearono una coccarda tricolore ad ispirazione di quella parigina. Le idee rivoluzionarie e riformatrici dello Zamboni fecero proseliti stimolando la popolazione alla sollevazione contro il governo pontificio dello Stato della Chiesa, accusato di crudele assolutismo imposto con l’appoggio della Santa Inquisizione. Si unirono subito i medici Pietro Gavasetti, Angelo Sassoli, e Tomaso Bambozzi di Ancona , docenti all’Università bolognese. Poi aderirono altri studenti e gente del popolo. Ai primi di settembre del 1794 Zamboni espose il suo piano al Commissario di Napoleone Cristoforo Saliceti. Secondo quanto illustrarono, l’azione militare doveva interessare diversi punti della città di Bologna. Il disegno aveva lo scopo di scuotere dalla rassegnazione i cittadini che, esasperati, avrebbero certamente dato man forte ai patrioti. Poi ci furono dei comportamenti ambigui e indicazioni da parte dei francesi tese a frenare l’insurrezzione. De Rolandis e Zamboni accolsero queste indicazioni come un vero affronto al loro slancio patriottico e decisero di tentare ugualmente la sollevazione senza aiuto esterno. Secondo alcuni storici italiani e francesi è a questo punto che i due tolsero dalla coccarda la banda azzurra tipicamente parigina, e la sostituirono con il verde della speranza. Loro stessi motivarono questa decisione affermando: “.. per non far da scimia alla Francia…”. I tre colori avevano comunque il medesimo significato allegorico di “Giustizia Eguaglianza Libertà”. Va aggiunto che il bianco ed il rosso sono i colori di Bologna e di Asti, patria dei due martiri, ed il verde è comune segno simbolico di speranza.
Riassumiamo la storia di questi due Fratelli patrioti ,come monito per le cricche e nel contempo come esempio universale per coloro che lavorano per il BENE COMUNE:
“Luigi Zamboni e G.B. De Rolandis erano due giovani amici, due studenti, della Bologna di fine Settecento. Luigi era nato a Bologna il 12 ottobre 1772, l’amico a Castellalfero, presso Asti, il 24 giugno 1774. Studenti a Bologna, essi si conobbero e nutrirono subito quella reciproca, profonda affinità che li strinse in amicizia, che li fece lottare per la libertà e che, quando rimasero abbandonati al proprio destino perché circondati da traditori e menzogneri, li sospinse eroicamente incontro alla morte: lo scopo, in quel novembre del 1794, fu quello di liberare Bologna dalla tirannide della Stato pontificio, di affermare la “libertas” che la città dello Studio reca sul proprio stemma crociato sin dai tempi gloriosi (1256-1257) del Liber Paradisus e dell’abolizione della servitù.”
Liberté, Égalité, Fraternité
Dicembre 19th, 2011 — Note redazionali

“L’onorevole Parisi(PDL) mi ha assicurato che la Gelmini ti nomina”
Luigi Berlinguer che fa pressioni sulla Gelmini da una parte e il partito di Verdini che preme ulteriormente per far nominare dalla Gelmini il professore Angelo Riccaboni. Il famoso “inciucio al neutrino”. Questa volta è il coordinatore del partito di Verdini di Siena Claudio Marignani che interviene per chiedere sostegno per il suo amico Angelo attraverso l’onorevole Massimo Parisi del PDL, braccio destro di Denis Verdini.
Chi è Massimo Parisi? Massimo Parisi è il braccio destro di Denis Verdini e indagato insieme a Verdini come dimostra questo link (http://www.ultimaora.net/notizie-cronaca/indagato-verdini-finanziamenti-pubblici-al-giornale.html)
Avete capito bene tutti a questo punto. Un gruppo trasversale si è attivato non tanto per la nomina di Riccaboni (poi avvenuta attraverso questi inciuci), ma per tutelate il sistema marcio della nomenclatura universitaria.
La coalizione del centrosinistra senese che aveva difusso qualche giorno fa un manifesto che chiedeva “rigore, chiarezza, etc..” con chi sta? Con il rettore irregolare nominato con questi inciuci o con i cittadini onesti che hanno e stanno subendo le angherie di questa cricca? O forse quel manifestino ha lo stesso valore di quella carta etica che valeva per gli altri ma non per l’indagato David Chiti? Ricordando a tutti che lo stesso Chiti è indagato nell’inchiesta sul buco dell’università.
Il presidente del consiglio comunale Alessandro Piccini non ha niente da di dire?????
Dicembre 18th, 2011 — Note redazionali
Correva l’anno 2008 e un paio di dissestatori come Enzo Martinelli (sindaco revisore) e Valter Gioffrè (a quel tempo membro del cda) tramavano per difendere sé stessi e la cricca. Di Enzo Martinelli abbiamo appreso dai giornali che si trova tra i 18 indagati, mentre Gioffrè era già stato colpito da “provvedimento d’interdizione” perché si bilocava (missioni false). Martinelli aveva un problema da risolvere quando correva l’anno 2008 e quindi chiede aiuto (ricevendolo) al bilocantesi Gioffrè. Il problema di Martinelli? Più che un problema il Martinelli non voleva ammettere di aver partecipato, coprendolo, al dissesto universitario e si era infastidito dal fatto che il membro del cda dell’università Davide Cantagalli, aveva presentato una mozione di sfiducia nei confronti dei revisori dei conti. E noi aggiungiamo: Cantagalli aveva fatto bene. Avete capito? Invece di ammettere le proprie responsabilità quel soggettone di Enzo Martinelli pretendeva protezione e naturalmente quel signore così sensibile di Gioffrè si era prodigato in lungo e largo per aiutare l’amico Enzo. Il bilocato infatti aveva contrastato la mozione del Cantagalli. Ecco un altro esempio di come funzionava la gestione dei dissestatori: i sindaci revisori coprivano il culo ai vertici dell’ateneo e in cambio alcuni docenti membri del cda coprivano il culo ai sindaci revisori. E pensare che questo Gioffrè pochi giorni fa, corre l’anno 2011, ha partecipato al tavolo istituzionale sui problemi dell’università presieduto dal sindaco Ceccuzzi. Ma te pensa: per affrontare i problemi dell’università c’era uno dei “problemi” della stessa università dissestata. Anche in questo caso la bilocazione funziona: dissestatore e risanatore contemporaneamente. Che bella (si fa per dire) gente dentro quel povero ateneo……
P.S. La prossima puntata su Gioffrè sarà illuminante sul come il rettore abusivo Riccaboni copriva e copre i dissestatori.
Dicembre 18th, 2011 — Note redazionali

Alla tenera età di settantanove anni è consigliabile tanto riposo, brevi passeggiate con o senza cane a guinzaglio, la lettura di un libro o la compilazione di un cruciverba e soprattutto consigliano di non affaticare la gola e le mani. La quasi totalità degli esperti concorda nel consigliare quanto appena scritto. Ovviamente, ci sono anche le eccezioni tra i settantanovenni. Su tutti spicca l’ex rettore, ex ministro, ex membro del Csm,parlamentare europeo nonché garante dei garanti del PD, Luigi Berlinguer. Lui sì che alla tenera età di settantanove anni non sta fermo un secondo e cosa più eclatante non segue il consiglio del riposo della gola. Parla e scrive come ai bei tempi dell’invenzione di quella vergognosa e nefasta riforma dell’autonomia universitaria. Il garante ha costruito la sua carriera “utilizzando” la città di Siena e le sue istituzioni; ha costruito nel tempo una rete trasversale di rapporti e ha collocato i suoi fedelissimi in ogni dove. Aveva costruito un partito dentro il partito e una città dentro la città e lo snodo del potere era appunto l’università di Siena. Nel pieno del suo dominio sulla città grazie alla rete trasversale riesce a sconfiggere in alleanza con Mazzoni della Stella la componente riformista dei socialisti, l’anima popolare del PCI e stringe una stabile alleanza con la componente cattolica capeggiata da Rosy Bindi e con il gruppo di Comunione e Liberazione. Successivamente mette fuori gioco l’ex sindaco Piccini dalla corsa per la presidenza della Fondazione Mps e tenta di occupare sia la fondazione che la banca. Gli riesce solo l’operazione contro Piccini. Sulla presidenza della fondazione e della banca ne esce sconfitto. Da quel momento anche i suoi fedelissimi capitanati da Alessandro Starnini e Saverio Carpinelli diventano minoranza dentro il partito senese; poi l’assessore alla sanità toscana Enrico Rossi rimuove la fedelissima di Luigi dal ruolo di direttore generale dell’ospedale, la famosa Jolanda Cei Semplici.Nel 2006 arriva il colpo finale: la fine del rettorato di Piero Tosi. Dopo anni di dominio, il controllo sulla città viene meno; ed era un controllo che gli ha permesso di diventare ministro e poi membro del Csm. Come tutti gli imperi nati ambiguamente anche quello di Luigi Berlinguer è finito con tutte le contraddizioni inevitabili. Lui non intende capacitarsene e quindi scalpita e le prova tutte per resistere alla realtà fattuale. Pensate che era riuscito, nel 2004, a farsi reintegrare in servizio presso l’università di Siena pur essendo in pensione, attraverso un atto arbitrario firmato dall’ex rettore Piero Tosi. Non contento, si è fatto regalare anche dei volumi in suo onore, grazie al diretto interessamento del mitico Boldrini; libri ordinati senza autorizzazione degli organi dell’università e per i quali è stata interessata la Corte dei Conti, perché non devono essere pagati con i soldi della stessa università. Il massimo del riconoscimento da parte del partito nel quale ricopre il ruolo di garante arriva con la nomina del figlio Aldo nel cda della banca Antonveneta. La nomina del figlio Aldo, banchiere di chiara fama, segna la consacrazione dell’accordo tra Luigi Berlinguer e Franco Ceccuzzi; un accordo che era stato raggiunto a ridosso delle ultime elezioni amministrative. A Luigi interessava soprattutto riprendersi in mano l’università con l’ausilio dell’abusivo Riccaboni e quindi, alla luce di questo accordo, si spiega la telefonata tra Berlinguer e Riccaboni finalizzata a spingere la Gelmini per la firma del decreto di nomina; al Ceccuzzi la guida della città e il Mussari da riconfermare alla presidenza della banca. Una riconferma quella di Mussari non più gradita agli uomini di Berlinguer. Naturalmente dentro questo accordo Luigi Berlinguer pretendeva e forse anche ottenuto(almeno a parole) l’isolamento dalle future gestioni dei fratelli Monaci, soprattutto di Alberto. E infatti Ceccuzzi e Luigi Berlinguer resistono anche all’evidenza e sperano nella salvezza di Riccaboni, in modo da utilizzare l’abusivo come freno all’azione politica di Alberto Monaci, indebolire il fratello Alfredo attraverso il ruolo del ceccuzziano Alessandro Piccini e contrastare Enrico Rossi sul versante azienda ospedaliera. E già questo dimostra l’inadeguatezza e la sconfitta culturale e storica per Ceccuzzi e Luigi Berlinguer: le inchieste della magistratura stanno mettendo in luce numerose complicità e responsabilità in merito al dissesto finanziario con indagati dello stesso PD e di quella cricca di dissestatori da sempre legata all’ex rettore Berlinguer; mentre dall’inchiesta sulle elezioni del rettore emergono fatti e comportamenti che descrivono un clima di intrallazzi e di inciuci tra funzionari ministeriali, politici senesi e parlamentari europei e italiani(anzi la parlamentare italiana) del PD e del PDL (gruppo di Verdini). A questi soloni però sfugge un dato essenziale: in gioco non ci sono le poltrone di due o tre funzionari di partito ma gli enti pubblici e il futuro di quasi 2000 persone. Un futuro compromesso da una banda di dissestatori e da una nomenclatura nata e cresciuta all’ombra di Luigi Berlinguer, compreso quel fenomeno da fumetti dell’abusivo Riccaboni. Oggi come oggi alla gente dei giochini di Berlinguer e Ceccuzzi non gliene frega un bel niente.E fortunatamente la magistratura non agisce e non decide “ a colpi di telefonate” e non è soggetta agli inciuci, come quelli che hanno convinto la scienziata del “neutrino” Maria Stella Gelmini. Altro che per il “bene dell’ateneo” caro Luigi Berlinguer; raccontale a veglia queste novelle. Per comprendere invece con chiarezza il pessimo giudizio che Luigi Berlinguer ha di Siena, a conferma del mero “utilizzo per la carriera personale e degli amici stretti” delle istituzioni locali, basta l’ultima frase dello stesso Luigi Berlinguer durante la conversazione con l’abusivo Riccaboni: “Stai attento a questa città”. Caro sindaco Ceccuzzi come mai uno dovrebbe “stare attento a questa città”? Che cosa voleva dire il parlamentare del PD Luigi Berlinguer? Solo chi si sente in colpa o agisce fuori dalle regole e dai comportamenti etici può esprimersi in tal senso. E di fatti sia la nomina di Riccaboni sia quella della condannata della Corte dei Conti Ines Fabbro avvengono dentro un contesto di rapporti ambigui, volgari e lesivi di una corretta gestione delle istituzioni pubbliche. Significativa in tal senso è la conversazione tra l’abusivo Riccaboni e quel Tomasi, dirigente del ministero. Una conversazione squallida e che mette in luce gli intrighi della cricca.
Mi sorge spontanea una domanda: tra le forze politiche nessuno si pone il problema degli effetti dell’inchieste della magistratura e soprattutto coloro che in campagna elettorale pretendevano di dettare “codici etici” come riescono a coniugare quei proclami con il sostegno a un rettore abusivo e intrallazzatore e con la presenza di un consigliere comunale indagato dentro l’inchiesta del buco finanziario dell’università?
Ah dimenticavo, forse ci pensa il garante dei garanti a garantire per tutti. Così come diceva alcuni mesi fa il professore Angelo Riccaboni: “le inchieste della magistratura finiranno in una bolla di sapone”. Di balle ne ha raccontate diverse questo Riccaboni fino ad oggi; di bolla per ora solo quella speculativa. Con tutti questi neutrini universitari si sta freschi.
Maestro James