Editoriale del Maestro James. “Gli inciuci al neutrino”

Alla tenera età di settantanove anni è consigliabile tanto riposo, brevi passeggiate con o senza cane a guinzaglio, la lettura di un libro o la compilazione di un cruciverba e soprattutto consigliano di non affaticare la gola e le mani. La quasi totalità degli esperti concorda nel consigliare quanto appena scritto. Ovviamente, ci sono anche le eccezioni tra i settantanovenni. Su tutti spicca l’ex rettore, ex ministro, ex membro del Csm,parlamentare europeo nonché garante dei garanti del PD, Luigi Berlinguer. Lui sì che alla tenera età di settantanove anni non sta fermo un secondo e cosa più eclatante non segue il consiglio del riposo della gola. Parla e scrive come ai bei tempi dell’invenzione di quella vergognosa e nefasta riforma dell’autonomia universitaria. Il garante ha costruito la sua carriera “utilizzando” la città di Siena e le sue istituzioni; ha costruito nel tempo una rete trasversale di rapporti e ha collocato i suoi fedelissimi in ogni dove. Aveva costruito un partito dentro il partito e una città dentro la città e lo snodo del potere era appunto l’università di Siena. Nel pieno del suo dominio sulla città grazie alla rete trasversale riesce a sconfiggere in alleanza con Mazzoni della Stella la componente riformista dei socialisti, l’anima popolare del PCI e stringe una stabile alleanza con la componente cattolica capeggiata da Rosy Bindi e con il gruppo di Comunione e Liberazione. Successivamente mette fuori gioco l’ex sindaco Piccini dalla corsa per la presidenza della Fondazione Mps e tenta di occupare sia la fondazione che la banca. Gli riesce solo l’operazione contro Piccini. Sulla presidenza della fondazione e della banca ne esce sconfitto. Da quel momento anche i suoi fedelissimi capitanati da Alessandro Starnini e Saverio Carpinelli diventano minoranza dentro il partito senese; poi l’assessore alla sanità toscana Enrico Rossi rimuove la fedelissima di Luigi dal ruolo di direttore generale dell’ospedale, la famosa Jolanda Cei Semplici.Nel 2006 arriva il colpo finale: la fine del rettorato di Piero Tosi. Dopo anni di dominio, il controllo sulla città viene meno; ed era un controllo che gli ha permesso di diventare ministro e poi membro del Csm. Come tutti gli imperi nati ambiguamente anche quello di Luigi Berlinguer è finito con tutte le contraddizioni inevitabili. Lui non intende capacitarsene e quindi scalpita e le prova tutte per resistere alla realtà fattuale. Pensate che era riuscito, nel 2004, a farsi reintegrare in servizio presso l’università di Siena pur essendo in pensione, attraverso un atto arbitrario firmato dall’ex rettore Piero Tosi. Non contento, si è fatto regalare anche dei volumi in suo onore, grazie al diretto interessamento del mitico Boldrini; libri ordinati senza autorizzazione degli organi dell’università e per i quali è stata interessata la Corte dei Conti, perché non devono essere pagati con i soldi della stessa università. Il massimo del riconoscimento da parte del partito nel quale ricopre il ruolo di garante arriva con la nomina del figlio Aldo nel cda della banca Antonveneta. La nomina del figlio Aldo, banchiere di chiara fama, segna la consacrazione dell’accordo tra Luigi Berlinguer e Franco Ceccuzzi; un accordo che era stato raggiunto a ridosso delle ultime elezioni amministrative. A Luigi interessava soprattutto riprendersi in mano l’università con l’ausilio dell’abusivo Riccaboni e quindi, alla luce di questo accordo, si spiega la telefonata tra Berlinguer e Riccaboni finalizzata a spingere la Gelmini per la firma del decreto di nomina; al Ceccuzzi la guida della città e il Mussari da riconfermare alla presidenza della banca. Una riconferma quella di Mussari non più gradita agli uomini di Berlinguer. Naturalmente dentro questo accordo Luigi Berlinguer pretendeva  e forse anche ottenuto(almeno a parole) l’isolamento dalle future gestioni dei fratelli Monaci, soprattutto di Alberto. E infatti Ceccuzzi e Luigi Berlinguer resistono anche all’evidenza e sperano nella salvezza di Riccaboni, in modo da utilizzare l’abusivo come freno all’azione politica di Alberto Monaci, indebolire il fratello Alfredo attraverso il ruolo del ceccuzziano Alessandro Piccini e contrastare Enrico Rossi sul versante azienda ospedaliera. E già questo dimostra l’inadeguatezza e la sconfitta culturale e storica per Ceccuzzi e Luigi Berlinguer: le inchieste della magistratura stanno mettendo in luce numerose complicità e responsabilità in merito al dissesto finanziario con indagati dello stesso PD e di quella cricca di dissestatori da sempre legata all’ex rettore Berlinguer; mentre dall’inchiesta sulle elezioni del rettore emergono fatti e comportamenti che descrivono un clima di intrallazzi e di inciuci tra funzionari ministeriali, politici senesi e parlamentari europei e italiani(anzi la parlamentare italiana) del PD e del PDL (gruppo di Verdini). A questi soloni però sfugge un dato essenziale: in gioco non ci sono le poltrone di due o tre funzionari di partito ma gli enti pubblici e il futuro di quasi 2000 persone. Un futuro compromesso da una banda di dissestatori e da una nomenclatura nata e cresciuta all’ombra di Luigi Berlinguer, compreso quel fenomeno da fumetti dell’abusivo Riccaboni. Oggi come oggi alla gente dei giochini di Berlinguer e Ceccuzzi non gliene frega un bel niente.E fortunatamente la magistratura non agisce e non decide “ a colpi di telefonate” e non è soggetta agli inciuci, come quelli che hanno convinto la scienziata del “neutrino” Maria Stella Gelmini. Altro che per il “bene dell’ateneo” caro Luigi Berlinguer; raccontale a veglia queste novelle. Per comprendere invece con chiarezza il pessimo giudizio che Luigi Berlinguer ha di Siena, a conferma del mero “utilizzo per la carriera personale e degli amici stretti” delle istituzioni locali, basta l’ultima frase dello stesso Luigi Berlinguer durante la conversazione con l’abusivo Riccaboni: “Stai attento a questa città”. Caro sindaco Ceccuzzi come mai uno dovrebbe “stare attento a questa città”? Che cosa voleva dire il parlamentare del PD Luigi Berlinguer? Solo chi si sente in colpa o agisce fuori dalle regole e dai comportamenti etici può esprimersi in tal senso. E di fatti sia la nomina di Riccaboni sia quella della condannata della Corte dei Conti Ines Fabbro avvengono dentro un contesto di rapporti ambigui, volgari e lesivi di una corretta gestione delle istituzioni pubbliche. Significativa in tal senso è la conversazione tra l’abusivo Riccaboni e quel Tomasi, dirigente del ministero. Una conversazione squallida e che mette in luce gli intrighi della cricca.

Mi sorge spontanea una domanda: tra le forze politiche nessuno si pone il problema degli effetti dell’inchieste della magistratura  e soprattutto coloro che in campagna elettorale pretendevano di dettare “codici etici” come riescono a coniugare quei proclami con il sostegno a un rettore abusivo e intrallazzatore e con la presenza di un consigliere comunale indagato dentro l’inchiesta del buco finanziario dell’università?

Ah dimenticavo, forse ci pensa il garante dei garanti a garantire per tutti. Così come diceva alcuni mesi fa il professore Angelo Riccaboni: “le inchieste della magistratura finiranno in una bolla di sapone”. Di balle ne ha raccontate diverse questo Riccaboni fino ad oggi; di bolla per ora solo quella speculativa. Con tutti questi neutrini universitari si sta freschi.

Maestro James

4 comments ↓

#1 un docente incazzato... on 12.18.11 at 12:08

…cara redazione vi consiglio una buona tisana, un buon libro (magari scritto in onore di qualcuno), il calore del fuoco di un camino… state tranquilli, la magistratura non farà niente… o comunque non più di poco. Nonostante quel che è successo con tutte le sue drammatiche conseguenze non accadrà niente… nessuno sarà rimosso, nessuno pagherà, nessuno sarà messo alla gogna… tra pensionamenti, trasferimenti, imboscamenti vari nessuno è stato neppure esposto nella pubblica piazza… solo i più sensibili e/o più deboli hanno rischiato il buio dell’alcolismo o un po’ di depressione, gli altri, quelli arroganti davvero, nemmeno quello, anzi sono ancora più arroganti…
… e se passiamo dall’Università alla città, quasi peggio: la nomina di Aldino è un segnale evidente, non tanto per il caso specifico (se ne buttano via tanti di quattrini, che sarà mai un gettone in più o in meno…) ma per il valore simbilico: è una catarsi, un atto purificatorio che permette ad un certo gruppo di battere un colpo (“se riusciamo a mettere Aldo lì, vuol dire che siamo proprio potenti”) e di andare in culo a tutto e a tutti. E’ poco più che un microcefalo, arrogante e presuntuoso e eppure va in CdA…mahhhh…. si tratta di quelle cose che quando le leggiamo sui giornali o le vediamo a Report o da Santoro ci indignamo, malediciamo, invochiamo giustizia (divina e terrena) ma che poi ci ritroviamo pari pari anche qui a Siena… non c’è da andare a Roma, guardare a Cl (Comunione e liberazione) oppure scandalizzarsi per il grande Sud: nel nostro piccolo state tranquilli che non ci facciamo mancare niente, anzi peggio!
Allora? … allora un cazzo! ….

#2 Shamael on 12.18.11 at 13:12

Disse alla noce il bruco: dammi tempo che ti buco

#3 Cornelio di Siena Forza MAGISTRATI on 12.19.11 at 16:29

Voglio continuare ad avere fiducia nella MAGISTRATURA, il docente incazz. ha ragione ma deve riflettere su questo “piccolo” fatto: senza un certo avviso di garanzia ad un certo “personaggio” il medesimo oggi probabilmente sarebbe un MINISTRO DELLA REPUBBLICA e allora sì che la partita sarebbe chiusa, da lasciare subito SIENA e chiedere asilo in altra provincia o in altro Comune viste le intenzioni del Governo.Invece piano piano vedrete che la raddrizzano la situazione, restiamo fiduciosi ma non devono deluderci, l’ultima trincea, la LINEA DEL PIAVE è la Magistratura, per favore non ci deludete. GIUSTIZIA e PUNIZIONE PER COLORO CHE HANNO SBAGLIATO come prescrive la LEGGE.Senza accanimenti ma anche senza tante attenuanti perchè questi soggetti sapevano bene cosa stavano facendo e decidendo, è inutile che adesso cerchino di eviatre le responsabilità,,perchè hanno la percezione che stia per arrivare la punizione.Tentano di far “passare l’onda” ma non passa questa volta.

#4 Cornelio di Siena Forza MAGISTRATI on 12.19.11 at 18:33

ESCLUSIVA/ Dopo l’inchiesta di Affaritaliani.it sul caso Lombardelli, il capo di Gabinetto del comune di Bologna ha deciso di lasciare: “Mi dimetto per il bene della città”. Le polemiche scatenate dopo la scoperta che il braccio destro del sindaco ha come ultimo titolo di studio una licenza di abilitazione come ottico, che prima del 1993 si conseguiva con un semplice corso e non con una scuola superiore. Niente laurea, niente diploma di maturità, solo la licenza da terza media.

SIENA: Caso CHITI , tutto va bene Signor Sindaco e Signor Vice Sindaco, tutto secondo la carta etica?