Mettiamoci in ginocchio c’è la benedizione di Roberto Barzanti, l’enzima del potere. Dalle colonne regionali del Corriere della Sera ci dice che va tutto bene. Scelta dolorosa ma giusta, che sblocca la situazione senese per farla diventare una città “normale”. Si legge fra le righe. Non so quale film abbia visto ultimamente l’estensore dell’articolo in oggetto. In una città normale i responsabili di attività finanziarie di questa natura avrebbero un’altra caratura professionale. Le università sarebbero motore dello sviluppo e assicurerebbero una parte del personale necessario alle sfide della contemporaneità. Per Barzanti è normale anche la situazione nella quale si trova l’Università senese, quindi c’è poco da sperare. Viceversa le vicende senesi sono patologiche. Perché in tutti questi anni nessuno ha voluto dire la verità, lo stato reale della situazione. Si sono raccontate mezze verità, è prevalsa la logica di partito quella che dà incarichi e che fa partecipare ai convegni, quella delle prefazioni. Perché la scelta di scendere sotto il 50% non é avvenuta liberamente in un momento opportuno, come poteva essere il 2006/2007 e non sotto il peso obbligante dei debiti. Se fosse stata fatta all’epoca la Fondazione non solo avrebbe diversificato le sue partecipazioni, ma sarebbe diventata una delle principali a livello mondiale. La famosa “temperanza”, il momento giusto, quella dell’affresco del buon governo, virtù dimenticata dai nostri amministratori. Non solo si è concentrato tutto l’attivo in una unica partecipata, la banca Monte dei Paschi, trasformando le obbligazioni in azioni nel momento in cui era già scoppiata la bolla speculativa americana: il peggio del peggio! Tutto questo per comprare una banca dal costo superiore a dieci miliardi di euro avendo una liquidità disponibile di solo 236 milioni di euro come recitano i documenti ufficiali. La famosa Antonveneta la banca gemella del Monte! Così aveva dichiarato il sindaco Ceccuzzi che in fatto di consensi per l’operazione di acquisto non è rimasto isolato. Voglio ricordare solo lo “splendido” articolo del Brandani per il Corriere di Siena dal titolo: strategia ok, il gruppo sa i vantaggi e gli oneri. Il mercato premierà. Capito! La discesa del 15% é solo l’antipasto perchè rimangono ancora circa seicento milioni da rimborsare in diciotto mesi e a tassi di interesse altissimi. Con quali entrate la Fondazione potrà farci affidamento a oggi è difficile saperlo. La banca con molta probabilità chiuderà in perdita e se dovesse iniziare a fare utili nel 2012 l’ammontare del 33% a vantaggio della Fondazione sarebbe ben poca cosa. Devo ricordare che il secondo aumento di capitale quello del 2011 sarebbe dovuto servire a rimborsare i Tremonti Bond, rimborso non fatto e che pesa come una spada di Damocle sulla gestione futura della Banca. Se poi dovessimo prendere in considerazione l’ipotesi di non fare l’aumento di capitale, cosa di cui in molti dubitano, proprio per come la banca ha prosciugato i soldi destinati al rimborso dei titoli dello Stato allora dovremo assistere a un taglio straordinario di attivi. Probabilmente a partire proprio dall’Antonveneta. Tutto questo a prescindere da EBA; se poi dovesse arrivare anche quest’ultima, addio sogni di gloria! La situazione sopra descritta per Barzanti non esiste, come dire, non fa parte del contesto. Non solo con il suo articolo lascia che tutti quelli che hanno portato a questa situazione continuino a lavorare e a decidere. Barzanti gli dà la mano di coppale spostando il tutto sulla discesa del 50% che a questo punto è un falso problema. C’é un rischio vero esistenziale per la Fondazione e l’articolista si diverte su questioni di principio. Perché non si domanda cosa ci sia dietro i fondi interessati all’acquisto del pacchetto azionario messo in vendita dalla Fondazione? Vada a vedere i soci di Equinox e probabilmente qualche verità la potrebbe scoprire. Forse anche che il futuro della Banca è già segnato e ciò è a conoscenza soltanto di pochi. Se così fosse, cosa cui in molti credono, ci aspettiamo un’altro articolo di consenso da parte dell’ex parlamentare europeo. Ma forse, tutto questo lavoro, è troppo faticoso così come saper leggere i numeri, gli articoli generali, generici sono più semplici e aiutano chi di dovere. Meglio! Ripensandoci, sono il peggior servizio che si può fare al potere e ai cittadini.
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Riceviamo e pubblichiamo. “Ite missa est”
Febbraio 15th, 2012 — Note redazionali
Quel Profumo di cricca al ministero e la distruzione definitiva dell’istruzione pubblica
Febbraio 14th, 2012 — Note redazionali
Una pessima pagina dell’istruzione pubblica in Italia si sta aprendo attraverso gli accordi tra il ministro Francesco Profumo e lo sponsor delle scuole private Roberto Formigoni. Dove non ha osato la falsa testimone Gelmini arriva oggi il protettore delle cricche ministeriali Francesco Profumo. La denuncia delle operazioni in corso viene lanciata dalla pagine del Fatto Quotidiano: “Profumo apre all’autonomia scolastica di Formigoni.”
Sono diversi giorni che il gruppo editoriale Fratello Illuminato, il Fatto Quotidiano e il gruppo Rcs (Corriere della Sera) hanno acceso i riflettori sulla gestione Profumo del ministero e il quadro che si sta delineando è pessimo: peggiore del periodo della Gelmini (incredibile, no?). Ribadiamo quanto già richiesto dal Maestro James: cosa aspetta il presidente Monti a mandare via il ministro Profumo? Oppure sono tutti concordi: Monti, Profumo, il PD e il PDL? Che cosa fa il PD sostiene la privatizzazione delle scuole modello Formigoni? Ribadiamo un altro concetto: urge una maxi inchiesta della magistratura nei confronti dei funzionari del MIUR legati alle cricche delle varie università, in primo luogo la cricca riccaboniana. E infatti tra i politici che stanno sponsorizzando l’accordo tra Profumo e Formigoni chi troviamo? La famosa Valentina Aprea, ex sottosegretario della Gelmini e grande amica e sponsor dell’ex capo dei revisori dei conti dell’ateneo senese Enzo Martinelli. L’indagato Martinelli chiese proprio aiuto all’Aprea quando (giustamente) avevano chiesto di mandarlo via dal collegio dei revisori dei conti. E’ sempre la solita cricca: da Tosi a Riccaboni con la presenza storica di Luigi Berlinguer.
Il ministro del PD Francesco Profumo che si accorda con l’esponente del PDL Roberto Formigoni. Sarebbe questa la svolta del governo tecnico? Ecco perché qualche partito comincia a perdere consensi anche nelle ultime primarie come quelle di Genova.
P.S. Ci risulta che la condannata Ines Fabbro sia andata nei vari uffici dell’università di Siena per dire ai dipendenti “di stare attenti alle fughe di notizie, basta con i blog etc etc., altrimenti qualcuno potrebbe fare la fine della ballerina della Scala (quella che è stata licenziata). Ma si scherza? A parte che l’università non è la casa privata di questa Fabbro (ci risentiamo tra 6 giorni!!) ma come si permette ad affermare queste cose? Urge una smentita se la notizia non corrisponde al vero, anche se a noi risulta di sì.
Il documento dei documenti. Invitiamo Angelo Riccaboni e Ines Fabbro a rassegnare velocemente le dimissioni nell’interesse esclusivo dell’Ateneo senese. Abbiamo trovato la chiave di volta: il documento
Febbraio 14th, 2012 — Note redazionali
Siamo in possesso di un documento che conferma quanto andiamo dicendo da mesi: Riccaboni e Fabbro agiscono fuori dalla legalità e nell’interesse esclusivo della loro cricca. Tramite i potenti mezzi del web (posta elettronica) qualche cittadino onesto e desideroso di veder trionfare il BENE COMUNE dentro l’Ateneo senese ci ha inviato un documento che appena renderemo pubblico arriveranno persino i marines per invitare Riccaboni e Fabbro alle dimissioni. Attenzione: il documento non è materiale secretato o sotto la giurisdizione della magistratura; è un documento reperibile con tutti i crismi della legalità. Però senza l’interessamento di questo cittadino onesto nessuno sarebbe stato in grado di conoscerlo. Ci stupiamo (ma non troppo) dell’arroganza con la quale i due post-dissestatori Riccaboni e Fabbro hanno pensato bene di gestire certi passaggi delicati e fondamentali nei rapporti dentro l’Ateneo. Quanto contenuto nel documento è di una gravità giuridica tale da imporre l’invio immediato delle forze dell’ordine negli uffici del rettore e del direttore amministrativo. Riccaboni e Fabbro sono ai loro posti nell’interesse esclusivo della cricca di riferimento; noi siamo qui nell’interesse esclusivo del BENE COMUNE. E responsabilmente invitiamo Riccaboni e Fabbro a rassegnare le dimissioni entro e non oltre 7 giorni dalla pubblicazione di questo nostro avviso pubblico. Quindi hanno tutto il tempo di dimettersi e sgombrare i rispettivi uffici: 7 giorni sono sufficienti. Non sappiamo se il cittadino onesto ha inviato il medesimo documento anche all’autorità giudiziaria; nel caso non fosse stato inviato il documento potrà essere reperibile sul nostro blog tra 7 giorni esatti. 7 giorni a partire da oggi.
P.S Il tritacarte in questo caso è ovviamente inutile!!!
Dopo l’intuitivo Mariano Bianca (che vota sempre sì nel cda dell’università) ecco il nuovo cantore del “sistema Siena”: il neo segretario dell’UDC senese Vittorio Busonero, un politico che vuole sognare al fianco di Ceccuzzi
Febbraio 13th, 2012 — Note redazionali
Domani pubblicheremo un vecchio articolo del fine economista Alberto Brandani con il quale esaltava l’acquisto della banca Antonveneta da parte della banca MPS. Oggi sempre sulle orme del fine economista spunta il neosegretario dell’UDC senese Vittorio Busonero. Scusate ma l’UDC è nell’alleanza che sostiene il Ceccuzzi? Formuliamo questa domanda perché ieri il neopatentato della politica invece di esaltare, come giustamente avviene dopo un congresso, il proprio partito, si è messo a tessere le lodi del Ceccuzzi (avrà gradito???) e quelle del rettore abusivo Riccaboni. Ma non poteva essere più chiaro?
Noi dell’UDC senese vogliamo entrare in maggioranza oppure restare momentaneamente fuori e prendere qualche poltrona. In fondo, Vittorio Busonero sulle orme del Brandani e del Senni poteva essere tranquillamente esplicito. E’ da notare che:
1) quando Fratello Illuminato aveva messo in dubbio la lealtà del consigliere comunale Senni, anche da parte di feroci (?) oppositori del PD locale in generale e del Ceccuzzi in particolare c’era stata una levata di scudi a difesa della correttezza dell’UDC. Bella correttezza sì!
2) il rettore abusivo Riccaboni gira col piattino in mano alla stregua di un mendicante per cercar di essere supportato da chiunque purché sia. Prima il Marignani, ora l’UDC del Brandani, De Santi e Senni. Rassomiglia sempre di più, nella sua corsa verso il baratro in cui intende trascinare tutto l’Ateneo, docenti e non docenti, ad una peripatetica dipendente dal crack degli slums newyorchesi (tanto per dare un tono di internazionalizzazione) pronta a qualsiasi servizio per un quarto di dollaro.
A quanto sembra tutte le istituzioni locali, tra inquisiti (più di 70), cricche, clientelismi e distruzione sistematica delle risorse cittadine, siano prese da quello che le persone colte chiamano “cupio dissolvi”. Cari cittadini, tutti, continuate a far finta di niente, vedrete che bei risultati!
L’UDC di Brandani, De Santi e Senni alle grandi manovre
Febbraio 12th, 2012 — Note redazionali
La premessa è d’obbligo: non siamo sicuri che Ceccuzzi sia favorevole a queste manovre!!!
Ritorna sulla scena della politica senese, dopo il ritorno dell’altro grande vecchio Luigi Berlinguer, l’intramontabile Alberto Brandani. Riconfermato alla guida dell’UDC provinciale il fedelissimo Simone De Santi e alla guida di quello comunale sempre i suoi fedelissimi insieme alla cordata che fa capo al consigliere di opposizione (???) Sandro Senni. Ci risiamo con la vecchia politica che governava la città con il vecchio schema Luigi Berlinguer-Alberto Brandani- Vittorio Mazzoni Della Stella. Ma a cosa punta l’UDC? Il venir meno del peso di Verdini nella gestione delle nomine per conto dell’opposizione, il Brandani cerca di inserirsi per giocarsi la carta per le future nomine della banca in scadenza ad aprile. E non solo: il disegno di De Santi e Senni è quello di tentare l’ingresso nella maggioranza consiliare del Comune di Siena per scavalcare il peso di Mauro Marzucchi e ridimensionare il peso del gruppo di Alberto e Alfredo Monaci. Niente di nuovo sotto il sole, in questo caso sopra la neve. Chissà come mai il Corradi è arrivato terzo alle ultime elezioni amministrative!!!
Il segnale del ritorno del gruppo dei “vecchi” è arrivato quando Simone De Santi ha dichiarato belle parole nei confronti del rettore Riccaboni. Che strano: il fedelissimo di Alberto Brandani che parla bene del fedelissimo di Luigi Berlinguer. Non è strano???
Editoriale del Maestro James. Caro Presidente Mario Monti, la presenza nel governo del Ministro Profumo è imbarazzante e in contrasto con una “sbandierata” politica del rigore e della trasparenza
Febbraio 12th, 2012 — Note redazionali
Caro Presidente Monti,
il 10 c.m dopo l’incontro, presso la sede Bloomberg, con la comunità finanziaria americana, Lei ha dichiarato “penso di aver convinto gli investitori” e inoltre ha dichiarato di tornare da questo viaggio americano “ancora più determinato a proseguire le riforme”. Vista la grave crisi che stiamo attraversando, queste dichiarazioni non possono che generare segni di fiducia, pur ribadendo, a parer mio, l’ auspicio per una maggiore coesione europea tesa a frenare gli speculatori finanziari e per rilanciare un modello economico sano e solidale partendo con immediati aiuti al popolo greco che sta subendo con risvolti drammatici le “angherie” di un sistema finanziario gestito da avvoltoi. Non si vive di solo “spread”: senza l’acqua e il pane tutto il resto è sola filosofia professorale.
Non solo io, ma tutti gli Italiani, siamo in attesa di capire la qualità di queste “benedette riforme” e i tempi di approvazione delle stesse. Naturalmente, sarebbe auspicabile per il presente e il futuro dei giovani soprattutto, che certe derive tatcheriane ritornino negli annali delle biblioteche universitarie. Per risollevare il Belpaese non servono dotti richiami accademici, ma concrete rotture con i sistemi del privilegio e dello spreco. I partiti hanno perso e stanno continuando a perdere la fiducia della gente proprio perché in questi anni gli slogan non si sono tramutati in fatti concreti. Troppe cricche e troppi intrallazzi hanno logorato l’economia e la credibilità dello Stato. Parlate di merito e di efficienza e poi nel governo vi tenete un ministro che protegge le peggiori cricche nate e cresciute dentro quella nomenklatura universitaria italiana che ha tarpato le ali al sistema universitario e della ricerca. E poi vi lamentate della fuga dei cervelli e delle pessime classifiche delle nostre università in ambito internazionale. La presenza del ministro Profumo nella compagine di governo è imbarazzante e mina la credibilità di un processo vero e trasparente delle riforme che Lei Presidente auspica fortemente. Dopo l’esperienza catastrofica della mezza scienziata Gelmini era proprio opportuno nominare ministro un rettore in carica e legatissimo ad altri imbarazzanti funzionari ministeriali? Perché non affidate il ministero a una personalità libera da certi ambienti universitari e credibile nei confronti dei docenti e degli studenti e sul piano internazionale?
Caro Presidente Monti dal ritorno dagli Stati Uniti ci faccia respirare, qui in Italia, il profumo della trasparenza e del rinnovamento. Gli italiani ringrazieranno sicuramente.
Buon lavoro
Maestro James
Un commento intelligente e uno scuppone (!!!)
Febbraio 11th, 2012 — Note redazionali
Riproponiamo il molto intelligente commento postato da Kutuzov:
La decisione di dissanguare Siena per mantenere in piedi i doppioni aretini, è veramente il massimo della scelleratezza, per cui dovrebbe intervenire la magistratura (se esiste) ed il ministro (se ci fosse). La sicurezza di andarsene entro un breve lasso di tempo ha accentuato la scelleratezza di alcuni e la latitanza di altri. Solo dei baroncelli prossimi alla pensione, che dunque pensano solo a cazzi propri, possono fingere di non capire che con gli studenti, i docenti e i quattrini che hanno non possono permettersi dei doppioni, in una fase in cui non è nemmeno certo che il vetusto “studium” senese medesimo sopravviva. Pare che vi sia gente più preoccupata del proprio particulare, che della sorte dell’intero ateneo; insomma, gente determinata a buttare giù la casa per andare a vivere in roulotte: una roulotte, per inciso, dove in realtà loro non andranno mai ad abitare, lasciando questa zingaresca eredità alle generazioni più giovani (che by the way, intanto invecchiano aspettando Godot).
Centra in pieno la totale disorganizzazione e la formazione di una cricca che pensa solo ai propri cazzi. Tanto che, scuppone, abbiamo l’immagine del formidabile piano di risanamento e rilancio Unisi 2020.
Clicca qui per vedere cosa attende l’Ateneo senese di qui al 2020
* Grazie a il Santo per l’ispirazione e l’immagine
Parentopoli universitaria: spunta il patologo della Sapienza
Febbraio 10th, 2012 — Note redazionali
Ritorna sulla scena delle cricche universitarie il rettore della Sapienza di Roma, Luigi Frati. Sul Corriere della Sera il noto giornalista Gian Antonio Stella pubblica un articolo di forte denuncia della cricca universitaria romana rappresentata dal rettore Luigi Frati. Un nome ben noto e legatissimo alla cricca universitaria senese e più in generale a quella della cricca ministeriale. Due patologi, Frati e Tosi cresciuti sotto l’ala protettiva dell’ex ministro Luigi Berlinguer; inoltre i due patologi hanno in comune tre cose: la gestione privatistica dell’università, Jolanda Cei Semplici (ex direttore amministrativo della Sapienza e di Siena) e la faccia tosta. Un altro punto di raccordo tra la cricca romana e senese dell’università emerge nel 2010 quando il prorettore della Sapienza Giuseppina Capaldo contatta Riccaboni per accertarsi dell’avvenuta firma da parte della Gelmini del decreto di nomina. Che cosa aspetta la magistratura italiana a bonificare i centri del sapere da questa cricca? Che cosa aspetta il Presidente Mario Monti per mandare via quel ministro Francesco Profumo (mister incompatibilità) e vicino a questa cricca dal governo?
Di seguito l’articolo di Gian Antonio Stella
Il declino della Sapienza all’ombra di Parentopoli: è al 430°posto nel mondo
Nell’Università dopo moglie e figlia, anche il figlio del rettore«Parentopoli? Ma perché non parlate di “Ignorantopoli”? Questo è il vero problema dell’università italiana. Voi giornalisti fate solo folklore!», sibilò il rettore della Sapienza Luigi Frati al nostro Nino Luca. Ma la Procura non è d’accordo: papà, mamma, figlia e figlio docenti nella stessa facoltà sono troppi, come coincidenze.
E sull’arrivo dell’ultimo Frati a Medicina ha aperto un fascicolo. Tanto più che «Parentopoli» e «Ignorantopoli», dicono le classifiche internazionali, possono coincidere.
Il rettore di quello che sul Web si vanta di essere il più grande ateneo italiano (nel senso di più affollato: 143 mila studenti, pari all’intera popolazione di Salerno o quelle di due capoluoghi come L’Aquila e Potenza insieme) era da tempo nel mirino di chi denuncia certi vizi del nostro sistema universitario.
Senese, un passato da sindacalista, uomo dalla capacità funambolica di fluttuare tra destra e sinistra, preside per un’eternità di Medicina dal lontano 1990 in cui Gava era ministro degli Interni e Chiesa si occupava amorevolmente dei vecchi ospiti del Pio Albergo Trivulzio e «altro», quello che i suoi studenti più perfidi hanno soprannominato «BaronFrati», è da sempre un uomo tutto casa e facoltà.
Al punto che non solo nella «sua» Medicina si sono via via accasate la moglie Luciana Rita Angeletti in Frati (laureata in Lettere: storia della Medicina) e la figlia Paola (laureata in Giurisprudenza: Medicina Legale) ma perfino il brindisi per le nozze della ragazza fu fatto lì. Indimenticabile il biglietto: «Il prof. Luigi Frati e il prof. Mario Piccoli, in occasione del matrimonio dei loro figli Paola Frati con Andrea Marziale e Federico Piccoli con Barbara Mafera, saranno lieti di festeggiarli con voi il giorno 25 maggio alle ore 13.00 presso l’aula Grande di Patologia Generale».Arrivò una perfida e deliziosa «sposina» delle Iene , quella volta, a guastare un po’ la giornata. Ma fu comunque un trionfo. Quasi pari, diciamo, alla passerella offerta dal nostro, anni dopo, a Muammar Gheddafi, salutato come uno statista e invitato nell’aula magna, sul palcoscenico più prestigioso, perché tenesse agli studenti una «lectio magistralis» su un tema davvero adatto al tiranno: la democrazia. Tema svolto tra risate sbigottite («demos è una parola araba che vuol dire popolo come “crazi” che vuol dire sedia: democrazia è il popolo che si siede sulle sedie!») mentre lui, il rettore, si lasciava andare in lodi per le prosperose amazzoni di scorta: «Le abbiamo apprezzate molto! Purtroppo c’è qui mia moglie…».
Adorato da chi ama il suo senso del potere e il linguaggio ruspante (resta immortale un video dove spiega agli studenti: «Nun date retta ai professori perché i professori si fanno i cazzi loro. I professori fanno i cazzi loro, lasciateli perdere!»), il giorno in cui si insediò come rettore liquidò le polemiche sul nepotismo così: «È stato fuori luogo tirare in ballo mia moglie, la professoressa Angeletti, perché lei è quella che è, io sono quello che sono. Non è lei che è “la moglie di”, sono io che sono “il marito di”».Il guaio è che oltre a essere «il marito di» Luciana Rita e «il padre di» Paola, è anche «il padre di» Giacomo. Che per fatalità è lui pure entrato nella facoltà di Medicina di papà: ricercatore a 28 anni, professore associato a 31. Come vinse il concorso lo rivelò una strepitosa puntata di Report : discusse «una prova orale sui trapianti cardiaci» davanti a una commissione composta da due professori di igiene e tre odontoiatri. E nessun cardiochirurgo.
«Ma lei si farebbe operare da uno che è stato giudicato da una commissione di Odontostomatologi?», chiese Sabrina Giannini, l’inviata della trasmissione di Milena Gabanelli a uno dei commissari, Vito Antonio Malagnino. Farfugliò: «Io… Non parliamo di cuore o di fegato, però…». «Secondo lei tre dentisti e due specialisti d’igiene potevano adeguatamente…». «Forse no però questo non è un problema mio…».
Vinta la selezione, il giovane professore viene più avanti chiamato come associato a Latina, dependance del Policlinico universitario di cui è rettore papà. Giusto un attimo prima, coincidenza, dell’entrata in vigore della riforma Gelmini contro il nepotismo. Quella che vieta di assumere come docenti nella stessa università i parenti dei rettori, dei direttori generali e dei membri del consiglio di amministrazione.Ma queste, compreso un ricorso al Tar, erano solo le prime puntate della «Dinasty» fratiana. Il meglio, come hanno ricostruito Federica Angeli e Fabio Tonacci sulla cronaca romana di Repubblica , sarebbe arrivato nelle puntate successive. Occhio alle date: il 28 gennaio 2011 il rettore Luigi Frati sceglie come commissario straordinario del Policlinico Antonio Capparelli. Qualche settimana dopo, il 22 marzo, lo nomina direttore generale. Passa meno di un mese e il 19 aprile Capparelli, togliendo un po’ di posti letto a un altro reparto a costo di scatenare le ire di quanti si sentono «impoveriti», firma una delibera creando «l’Unità Programmatica Tecnologie cellulari-molecolari applicate alle malattie cardiovascolari» nell’ambito del dipartimento Cuore e grossi vasi e chiama da Latina, per ricoprire un ruolo paragonabile a quello di primario, Giacomo Frati. Cioè il rampollo dell’uomo che lo aveva appena promosso.
Ora, a pensar male si fa peccato e, in attesa del responso dell’inchiesta giudiziaria, noi vogliamo immaginare che la famiglia Frati sia composta di quattro geni: un genio lui, un genio la moglie, un genio la figlia, un genio il figlio. Ma la moglie di Cesare, si sa (vale anche per la figlia di Elsa Fornero, si capisce) deve essere al di sopra anche di ogni sospetto. Che giudizi possono farsi, gli stranieri, davanti a coincidenze come queste?Sarà un caso se la reputazione dei nostri atenei nelle classifiche mondiali è così bassa? Dice l’ultimo Academic Ranking of World Universities elaborato dall’Institute of Higher Education della Jiao Tong University di Shanghai che, sulla base di sei parametri, la Sapienza si colloca nel gruppone tra il 100° il 150° posto. La Scuola Normale di Pisa, però, rielaborando i sei parametri utilizzati (numero di studenti vincitori di Premi Nobel e Medaglie Fields; numero di Premi Nobel in Fisica, Chimica, Medicina ed Economia e di medaglie Fields presenti nello staff; numero delle ricerche altamente citate di docenti, ricercatori, studenti; numero di articoli pubblicati su Nature e Science nel quinquennio precedente la classifica; numero di articoli indicizzati nel Science Citation Index e nel Social Science Citation Index; rapporto tra allievi/docenti/ricercatori e il punteggio complessivo relativo ai precedenti parametri) è arrivata a conclusioni diverse.
Se il calcolo viene fatto tenendo conto della dimensione di ogni università, sul pro capite, tutto cambia. E se la piccola ed elitaria Scuola Normale si inerpica al 10° posto dopo rivali inarrivabili come Harvard, Stanford, Mit di Boston o Berkeley, ecco che le altre italiane seguono a distanza: 113ª Milano Bicocca, 247ª la Statale milanese, 248ª Padova, 266ª Pisa e giù giù fino a ritrovare la Sapienza. Che stracarica di studenti ma anche al centro di perplessità come quelle segnalate, è addirittura al 430° posto. E torniamo alla domanda di Frati: qual è il problema, «Parentopoli», «Ignorantopoli» o forse forse tutte e due?
Gian Antonio Stella
Terzo promemoria per la magistratura. Dopo un viaggio da Stigliano a Subbiano il nostro blitz in quel di Arezzo
Febbraio 10th, 2012 — Note redazionali
Alcuni luminari della sede aretina dell’Università di Siena nei giorni scorsi hanno avuto da lamentarsi perché trascurati dagli articoli di Fratello Illuminato e hanno anche ragione. Infatti la pacata e moderata redazione Illuminata, per rimediare la dimenticanza, dopo un viaggio da Stigliano a Subbiano oggi si occuperà dei luminari universitari in quel di Arezzo. E tra l’altro la cricca dei docenti aretini per certi versi supera anche quella senese. Il ceppo di origine è lo stesso: docenti berlingueriani e tosiani e oggi seguaci del mitico Riccaboni. I luminari di spicco della covata berlingueriana-tosiana di Arezzo sono Camillo Brezzi (ex preside) e Walter Bernardi (preside) della facoltà di lettere. Pardon, della “migliore facoltà di lettere” d’Italia, anzi del mondo, o meglio dire dell’universo. Naturalmente per cosi immensi e illustri luminari potevano venire meno i privilegi che spettano ai padroni del vapore? No!! E infatti, come accertato dalla Guardia di Finanza e come già messo in evidenza dal professor Giovanni Grasso il preside luminare Walter Bernardi si faceva portare a casa (Bernardi residente a Prato) i documenti del consiglio di amministrazione con l’auto di servizio dell’università, nei fine settimana. Avete capito bene: auto di servizio e nei fine settimana. Inoltre l’autista partiva da Arezzo per andare a prendere Bernardi a Firenze Certosa e poi portarlo a Siena. Per tutto questo il Bernardi è stato condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale. Chi ha subito il danno? L’università di Siena naturalmente.
Anche Camillo Brezzi è stato condannato dalla Corte dei Conti insieme allo stesso Bernardi. Vi state chiedendo:di cosa si occupa oggi il Bernardi? Ma è ovvio: è preside della facoltà di Arezzo. Tutto in piena coerenza con l’andamento generale dell’Università: diversi inquisiti per il buco, un rettore abusivo e un direttore amministrativo condannato per danno erariale. In tutto questo il luminare Bernardi ci sta proprio bene. Nemmeno i premi nobel giravano con l’autista: pero’ quando uno è un luminare di rango l’autista è poca cosa, dovrebbero regalargli soggiorni nei migliori resort del mondo. Anche questa storia rientra nel vergognoso e incivile modo di gestire l’università da parte dei tosiani-riccaboniani. E sapete chi è stato prorettore di Arezzo ai tempi del patologo Tosi? Lui ovviamente: il Criccaboni, quello che fa finta di non aver mai avuto ruoli ai tempi dei barbari dissestatori. E infatti in quegli anni il Cricca si è costruito i rapporti con coloro che prima seguivano il sultano di Stigliano, poi il patologo e oggi sono la cricca riccaboniana. Questa storia dell’autista è vomitevole. Non dimenticatevi che il luminare Bernardi siede nel senato accademico insieme ai due indagati Marco Bettalli e Roberto Guerrini e questo rende l’idea dell’attendibilità dello stesso senato accademico.
Un altro luminare di quel di Arezzo, tosiano al tempo e oggi riccaboniano, è il professore Mariano Bianca attuale membro del cda dell’università. Il Bianca oltre a far parte dei luminari della migliore facoltà del mondo e un poeta e uno scultore come si evince del sito personale (un po’ di pubblicità a questi luminari fa sempre bene http://www.marianobianca.com/home). Inoltre il luminare Bianca è uno di quelli che vota sempre a favore delle delibere o atti presentati in cda da Criccaboni: lui non si pone domande, è un intuitivo ed è sempre informato su tutto, quindi dice sempre di sì. Se qualcuno cerca di chiedere spiegazioni su di un argomento da trattare in cda, il Bianca interviene dicendo “ è tutto chiaro”. Ma non lo dice alla fine o nel mezzo della spiegazione: lo dice all’inizio della spiegazione. Un membro del cda così intuitivo merita un applauso. Poi magari capisce fischi per fiaschi. Del resto il Bianca in piena campagna elettorale si lanciò con un mega articolo sul giornale del Bisi per sostenere il Criccaboni: un articolo lungo, pieno di belle parole e di grandi elogi per il promettente Angelo, il delfino di Tosi. Perché caro Bianca non ti rileggi proprio l’articolo scritto da te e non rassegni le dimissioni dal cda? Nemmeno una singola cosa di quelle che avevi annunciato nell’articolo si è verificata. Tra una poesia e una scultura rileggiti quel famoso articolo e se trovi il tempo spiega a tutta la comunità accademica e non, la situazione economica dell’università di Siena e dei progetti per la dismissione degli immobili. Un membro del cda così attento e fedele deve pur conoscerle queste cose importanti, o no? La facoltà di Arezzo è famosa non solo per via di questi luminari citati, ma perché tra i docenti c’era Linda Giuva, la moglie di Massimo D’Alema. Scriviamo “c’era” perché ci risulta che non sia più in servizio presso l’università di Siena, ma alla Sapienza di Roma (strano, eh!). E nel ricordare la presenza della moglie di D’Alema ci soffermiamo sugli attori politici aretini che hanno avuto un ruolo nei giorni della nomina di Criccaboni. Dopo l’europarlamentare del PD Luigi Berlinguer, mitico sultano di Stigliano, un’altra parlamentare del PD entra nella scena al fianco di Riccaboni. Stiamo parlando di Donella Mattesini da quel di Subbiano, attualmente deputata aretina nel parlamento italiano: legata politicamente a Luigi Berlinguer e a Camillo Brezzi (un berlingueriano di ferro!!). Con tutti questi parlamentari amici, forse il luminare Bernardi quando girava con l’autista, era convinto di essere anch’esso un parlamentare. E intanto l’università affonda per colpa di questi intrecci e di questa cricca di luminari prima tosiani oggi riccaboniani.
P.S. Dopo tutto questo dissesto e disprezzo delle regole il PD sostiene ancora questi luminari?
La “bischerata” sul posto fisso , la “bischerata” della selezione del direttore amministrativo dell’università di Siena e i grovigli nella comunicazione
Febbraio 9th, 2012 — Note redazionali
Due “bischerate” a confronto. Quella sul posto fisso è rappresentata “per ora” (e speriamo mai con i fatti) dalle tante dichiarazioni scomposte e irritanti da parte di alcuni componenti del governo; quella sulla selezione del direttore amministrativo è ampiamente documentata, perché dalle parole sono passati ai fatti. La prima bischerata possiamo commentarla citando un dichiarazione del sindaco Ceccuzzi pubblicata sulla pagina facebook che noi condividiamo, auspicando anche da parte dello stesso sindaco piu’ fatti e meno parole e soprattutto più rigore contro certe dinamiche basate sul privilegio derivate dagli intrecci nel famoso groviglio bisiano. E il primo privilegio da spezzare sono gli intrecci fatti di sponsorizzazioni , collaborazioni sempre intrecciate e che sfociano anche nella costruzione di “un posto fisso”. Ma non si tratta di quel “famoso posto fisso” accessibile a tutti e non è nemmeno monotono.
Le dichiarazioni del Ceccuzzi:
“Con i sacrifici degli italiani, imposti da misure severe e talvolta inique, il governo Monti ha fatto scendere lo spread ed ha allontanato il rischio default per l’Italia. La nostra fiducia però viene messa a dura prova dalle dichiarazioni di diversi Ministri sulle prospettive di lavoro dei giovani. Certe sparate populiste e cattedratiche, sulla monotonia del posto fisso sono inaccettabili. I giovani purtroppo sono costretti ad accettare di tutto pur di trovare un posto di lavoro. Sia ad andare lontano da casa che a sottostare a condizioni precarie. La vera sfida è di dare a tutti un’opportunità senza far pesare la condizione sociale e valorizzando il merito.”
La seconda bischerata, quella sulla selezione del direttore amministrativo, non spetterebbe a noi commentarla ma alla magistratura: non con le parole ma con quel fascicolo famoso http://shamael.noblogs.org/?p=4082.
Per quanto riguarda la polemica sulla monotonia del posto fisso ci sembra giusto ricordare che anche lo stesso Bisi sul suo blog è intervenuto definendo la frase una vera e propria bischerata. Giustamente e infatti il Bisi è un giornalista che si impegna molto per la realizzazione del posto fisso. Restando sempre nel mondo del lavoro ci preme sottolineare il perdurare dello scempio giuridico e sociale provocato dal duo Riccaboni e Fabbro nei confronti dei lavoratori dell’università. Vi ricordate del famoso salario accessorio? Un taglio fatto da Riccaboni e Fabbro: contro legge e contro i diritti del lavoro. Quando presero questa decisione il giornalista Bisi scese in campo con un articolo per difendere la stessa decisione di Riccaboni e Fabbro. Quando c’è da difendere il groviglio la comunicazione non è mai monotona.
P.S. A breve parleremo di un comunicatore di cui nessuno ancora parla come meriterebbe. Di lui parleremo approfonditamente anche perché è un comunicatore che agisce a difesa del groviglio contro Fratello Illuminato. Chiudiamo con una frase di un saggio: “Disporre di danaro o avere ruoli di comando in strutture del danaro non sempre permette nel tempo lungo il lusso dell’intoccabilità e del privilegio”. Concordiamo in pieno.
La “bischerata” sul posto fisso , la “bischerata” della selezione del direttore amministrativo dell’università di Siena e i grovigli nella comunicazione