Terzo promemoria per la magistratura. Dopo un viaggio da Stigliano a Subbiano il nostro blitz in quel di Arezzo

Alcuni luminari della sede aretina dell’Università di Siena nei giorni scorsi hanno avuto da lamentarsi perché trascurati dagli articoli di Fratello Illuminato e hanno anche ragione. Infatti la pacata e moderata redazione Illuminata, per rimediare la dimenticanza, dopo un viaggio da Stigliano a Subbiano oggi si occuperà dei luminari universitari in quel di Arezzo. E tra l’altro la cricca dei docenti aretini per certi versi supera anche quella senese. Il ceppo di origine è lo stesso: docenti berlingueriani e tosiani e oggi seguaci del mitico Riccaboni. I luminari di spicco della covata berlingueriana-tosiana di Arezzo sono Camillo Brezzi (ex preside) e Walter Bernardi (preside) della facoltà di lettere. Pardon, della “migliore facoltà di lettere” d’Italia, anzi del mondo, o meglio dire dell’universo. Naturalmente per cosi immensi e illustri luminari potevano venire meno i privilegi che spettano ai padroni del vapore? No!! E infatti, come accertato dalla Guardia di Finanza e come già messo in evidenza dal professor Giovanni Grasso  il preside luminare Walter Bernardi si faceva portare a casa (Bernardi residente a Prato) i documenti del consiglio di amministrazione con l’auto di servizio dell’università, nei fine settimana. Avete capito bene: auto di servizio e nei fine settimana. Inoltre l’autista partiva da Arezzo per andare a prendere Bernardi a Firenze Certosa e poi portarlo a Siena. Per tutto questo il Bernardi è stato condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale. Chi ha subito il danno? L’università di Siena naturalmente.

Anche Camillo Brezzi è stato condannato dalla Corte dei Conti insieme allo stesso Bernardi. Vi state chiedendo:di cosa si occupa oggi il Bernardi? Ma è ovvio: è preside della facoltà di Arezzo. Tutto in piena coerenza con l’andamento generale dell’Università: diversi inquisiti per il buco, un rettore abusivo e un direttore amministrativo condannato per danno erariale. In tutto questo il luminare Bernardi ci sta proprio bene. Nemmeno i premi nobel giravano con l’autista: pero’ quando uno è un luminare di rango l’autista è poca cosa, dovrebbero regalargli soggiorni nei migliori resort del mondo. Anche questa storia rientra nel vergognoso e incivile modo di gestire l’università da parte dei tosiani-riccaboniani. E sapete chi è stato prorettore di Arezzo ai tempi del patologo Tosi? Lui ovviamente: il Criccaboni, quello che fa finta di non aver mai avuto ruoli ai tempi dei barbari dissestatori. E infatti in quegli anni il Cricca si è costruito i rapporti con coloro che prima seguivano il sultano di Stigliano, poi il patologo e oggi sono la cricca riccaboniana. Questa storia dell’autista è vomitevole. Non dimenticatevi che il luminare Bernardi siede nel senato accademico insieme ai due indagati Marco Bettalli e Roberto Guerrini e questo rende l’idea dell’attendibilità dello stesso senato accademico.

Un altro luminare di quel di Arezzo, tosiano al tempo e oggi riccaboniano, è il professore Mariano Bianca attuale membro del cda dell’università. Il Bianca oltre a far parte dei luminari della migliore facoltà del mondo e un poeta e uno scultore come si evince del sito personale (un po’ di pubblicità a questi luminari fa sempre bene http://www.marianobianca.com/home). Inoltre il luminare Bianca è uno di quelli che vota sempre a favore delle delibere o atti presentati in cda da Criccaboni: lui non si pone domande, è un intuitivo ed è sempre informato su tutto, quindi dice sempre di sì. Se qualcuno cerca di chiedere spiegazioni su di un argomento da trattare in cda, il Bianca interviene dicendo “ è tutto chiaro”. Ma non lo dice alla fine o nel mezzo della spiegazione: lo dice all’inizio della spiegazione. Un membro del cda così intuitivo merita un applauso. Poi magari capisce fischi per fiaschi. Del resto il Bianca in piena campagna elettorale si lanciò con un mega articolo sul giornale del Bisi per sostenere il Criccaboni: un articolo lungo, pieno di belle parole e di grandi elogi per il promettente Angelo, il delfino di Tosi. Perché caro Bianca non ti rileggi proprio l’articolo scritto da te e non rassegni le dimissioni dal cda? Nemmeno una singola cosa di quelle che avevi annunciato nell’articolo si è verificata. Tra una poesia e una scultura rileggiti quel famoso articolo e se trovi il tempo spiega a tutta la comunità accademica e non, la situazione economica dell’università di Siena e dei progetti per la dismissione degli immobili. Un membro del cda così attento e fedele deve pur conoscerle queste cose importanti, o no? La facoltà di Arezzo è famosa non solo per via di questi luminari citati, ma perché tra i docenti c’era Linda Giuva, la moglie di Massimo D’Alema. Scriviamo “c’era” perché ci risulta che non sia più in servizio presso l’università di Siena, ma alla Sapienza di Roma (strano, eh!). E nel ricordare la presenza della moglie di D’Alema ci soffermiamo sugli attori politici aretini che hanno avuto un ruolo nei giorni della nomina di Criccaboni. Dopo l’europarlamentare del PD Luigi Berlinguer, mitico sultano di Stigliano, un’altra parlamentare del PD entra nella scena al fianco di Riccaboni. Stiamo parlando di Donella Mattesini da quel di Subbiano, attualmente deputata aretina nel parlamento italiano: legata politicamente a Luigi Berlinguer e a Camillo Brezzi (un berlingueriano di ferro!!). Con tutti questi parlamentari amici, forse il luminare Bernardi quando girava con l’autista, era convinto di essere anch’esso un parlamentare. E intanto l’università affonda per colpa di questi intrecci e di questa cricca di luminari prima tosiani oggi riccaboniani.

P.S. Dopo tutto questo dissesto e disprezzo delle regole il PD sostiene ancora questi luminari?

1 comment so far ↓

#1 kutuzov on 02.11.12 at 09:39

La decisione di dissanguare Siena per mantenere in piedi i doppioni aretini, è veramente il massimo della scelleratezza, per cui dovrebbe intervenire la magistratura (se esiste) ed il ministro (se ci fosse). La sicurezza di andarsene entro un breve lasso di tempo ha accentuato la scelleratezza di alcuni e la latitanza di altri. Solo dei baroncelli prossimi alla pensione, che dunque pensano solo a cazzi propri, possono fingere di non capire che con gli studenti, i docenti e i quattrini che hanno non possono permettersi dei doppioni, in una fase in cui non è nemmeno certo che il vetusto “studium” senese medesimo sopravviva. Pare che vi sia gente più preoccupata del proprio particulare, che della sorte dell’intero ateneo; insomma, gente determinata a buttare giù la casa per andare a vivere in roulotte: una roulotte, per inciso, dove in realtà loro non andranno mai ad abitare, lasciando questa zingaresca eredità alle generazioni più giovani (che by the way, intanto invecchiano aspettando Godot).