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Tommaso Occami. I commissari. Seconda e ultima parte

E ora parliamo dei risvolti senesi. La guerra fra Alberto Monaci e Franco Ceccuzzi viene da lontano e non riguarda la Fondazione o la Banca, ma la Sanità e più precisamente il ruolo del direttore generale Morello. La guerra é iniziata con la sfiducia che i sindaci hanno dato al direttore dell’Ospedale durante una riunione della conferenza dei sindaci. Morello è legatissimo al Monaci e l’Ospedale è un bacino di voti troppo importante per la moglie e la famiglia Monaci per lasciarlo scoperto. Tenete conto che Alberto ha due consiglieri comunali mentre il fratello Alfredo ne ha quattro e fra i due fratelli i rapporti vanno a corrente alternata. Quindi quando a Roma hanno imposto tutta la squadra da nominare da parte della Fondazione la prima preoccupazione del sindaco è stata quella di non aver ripercussioni nel governo del Comune. Sottolineo tutta la squadra, il nome della professoressa Paola Demartini è stato fatto direttamente da Alfano. Il segretario del PDL ha fatto capire che i suoi rappresentanti senese non erano importanti per la decisione che aveva preso. Ma torniamo ad Alberto Monaci per dire che la crisi sarebbe potuta  scoppiare visto che il fratello non avrebbe avuto l’incarico da tempo concordato con il vertice del PD. Certo che per il fratello più grande lavorare per un incarico a cui lui non è mai arrivato non deve essere stato facile. Ma la sanità è la sanità e allora ha concordato  con Ceccuzzi che il prossimo nome, quello che dovrà sostituire il Morello, sarà da lui indicato e che il sindaco non farà opposizione. Per onesta di cronaca dobbiamo riportare che il primo cittadino ha fatto presente che l’ultima parola sul direttore generale dell’ospedale spetta a Rossi. Il governatore della Toscana si è affrettato a fare i complimenti per le indicazioni di nomina non potendo fare un torto a Bersani. Tali dichiarazioni devono aver preoccupato Alberto, ma in ogni caso l’accordo con Ceccuzzi è già qualcosa. Tutto fa capire, allora, che la reazione sulla mancata nomina di Alfredo sarà molto teatrale, ma poco di sostanza.
Veniamo all’altro conflitto in essere quello fra il sindaco e Mancini. Tutti noi abbiamo pensato che il contrasto fosse dovuto alla gestione della Fondazione. Abbiamo assistito alle accuse di tutti, compreso il sindacato, contro il sangiminianese. Che si è difeso ricordando come tutte le decisioni siano state prese in accordo con il partito (PD) e le istituzioni locali. Allora cosa si sta organizzando intorno al principale azionista della Banca senese? Tenetevi forte! Dopo l’assemblea del Monte che si terrà ad aprile partirà un’azione di sfiducia nei confronti di tutti rappresentanti della Fondazione. Sapete perché? Facciamo un po’ di calcoli: se l’ente diretto da Mancini arriva alla scadenza naturale il prossimo rinnovo sarà nel 2017 cioè supererà la scadenza amministrativa del sindaco Ceccuzzi. Quindi per permettere all’attuale primo cittadino di nominare per due volte i membri della Fondazione è necessario che gli attuali nominati decadano nel 2012 e velocemente, prima dell’estate. In questo modo il PD (Ceccuzzi) rifarà le nomine nel 2016 a ridosso delle elezioni amministrative. Condizionando in questo modo le stesse elezioni e le alleanze politiche sottostanti. I commenti sono tutti fuori luogo! Siamo ben oltre la discontinuità, al bene della Fondazione, ad approntare un piano strategico per Siena di fronte a un forte ridimensionamento delle risorse disponibili. Il sindaco lavora esclusivamente per la conservazione del proprio potere in una dimensione super localistica. Si rinserrerà  nella città chiudendo tutti i varchi che potrebbero rimanere aperti in una realtà impoverita che dipenderà, sempre più, da quelle poche risorse aggiuntive che rimarranno. Mentre la  banca prenderà le strade che i commissari inviati da Roma avranno individuato ma lontano dalla città del Palio.

Tommaso Occami

LE PICCIONATURE DI SCILI. Quando Angelo Dringoli nel cda dell’ateneo votava le “manovre” del dissestatore Loriano Bigi. E infatti i conti non tornano

Chissà se i membri della deputazione della Fondazione MPS, ad esempio Vittorio Galgani, quando hanno  approvato la lista dei 6 per il cda della banca erano a conoscenza che il professore Dringoli Angelo nella seduta del cda dell’università di Siena del 14 luglio 2008 oltre ad esprimere voto favorevole, esaltava le manovre del dissestatore Loriano Bigi; forse no, ma oggi hanno l’opportunità di raccogliere queste informazioni. Sarà sicuramente illuminante per tutti capire fino in fondo il reale ruolo di certi docenti all’interno di quel marasma gestionale che ha portato il prestigioso ateneo senese al dissesto. Seguite attentamente, soprattutto i membri della deputazione della fondazione MPS. Facciamo un salto temporale in avanti rispetto alla seduta del cda dell’ateneo del 14 luglio 2008. Siamo nel novembre 2008 e quindi vi riproponiamo uno stralcio di conversazione di un noto sindacalista della FLC-CGIL (di cui non facciamo il nome perché siamo dei signori) e quel bel personaggio da magistratura di Loriano Bigi, all’epoca direttore amministrativo dell’Ateneo in data 8/11/2008:

Sindacalista: Pronto

Bigi: O sindacalista ti disturbo?

Sindacalista: No dimmi.

Bigi: Ho parlato stamani per quella storia della graduatoria. Sai io poi non ho detto, perché in consiglio sono arrivati imbelviti, c’era stata la giornalata dei concorsi …

Sindacalista: No no s’era capito.

Bigi: hanno voluto bloccare anche la miseria, sennò s’approvava tutto. Bisogna comunque scipparla ‘sta graduatoria … salvo che poi bisogna farla secondo la capacità finanziaria … Perché poi bisogna stabilire la priorità della graduatoria …

(Se non si fosse capito stanno parlando delle stabilizzazioni fatte nel 2008)

Altra conversazione interessante è quella tra un altro notissimo e bilocato sindacalista tutto pappa e ciccia con Claudio Vigni e quel noto dissestatore di atenei Piero Tosi in data 11/11/2008 dove l’uno spiega all’altro l’origine dei debiti paurosi dell’Ateneo:

Sindacalista: a questo punto siamo arrivati ad un debito accertato ma ancora in crescita di 250 milioni di euro

Tosi: Ma come 250 milioni? Ma ci mettono anche i mutui e così via?

Sindacalista: No no perché Mussari ha deto di farla finita di contabilizzare le cose che sono state già rateizzate. E’ stato molto chiaro …

Ritorniamo alla seduta del cda dell’ateneo del 14 luglio 2008 (4 mesi e non un secolo prima dalla scoperta del buco mostruoso dell’ateneo). Alla seduta prende parte il membro del cda Angelo Dringoli, il quale interviene e vota a favore della manovra presentata dal direttore amministrativo Loriano Bigi. Come da verbale del cda riportiamo le dichiarazioni di Dringoli: “Il Prof. Dringoli è favorevole alla manovra che produrrà risparmi significativi da qui a 6 anni; forse non saranno consistenti ma per ora è il massimo che si possa fare. La manovra tende comunque riqualificare il personale producendo un miglioramento dell’ateneo dal punto di vista organizzativo e amministrativo. Invita il Direttore Amministrativo ad aggiornare la relazione del 2006 con i provvedimenti da assumere e ne chiede la presentazione”. Ma non solo: il Dringoli ha avuto anche il coraggio di contestare un altro membro del cda che contestava a sua volta la manovra del Bigi.

Riassumendo: tempo quattro mesi si scopre che ci sono 270 milioni di buco (e tutti quei fini economisti, Dringoli, Riccaboni, Mussari inclusi avevano magnificato i bilanci) e siccome non ci crediamo che la voragine sia stata creata da luglio a settembre 2008 la copertura finanziaria non c’era di sicuro. Ma c’è di più: di recente il comandante regionale della GdF ha parlato pubblicamente di 33 milioni di danno erariale per l’ateneo. Una cifra che non si può mettere insieme se non con assunzioni sconsiderate e senza copertura finanziaria.

Ora ci chiediamo: ma siamo sicuri che uno così sia adatto a sedere nel CdA di una banca in crisi come il MPS? Siamo certi che uno che ha seduto nel CdA dell’ateneo più dissestato dell’universo proprio nel momento in cui si perfezionava l’opera dissestatrice del suo amichetto del circolo del tennis Faraone di Pescia, possa condurre strategie volte a risanare un bilancio che ci risulta in perdita mostruosa (tanto per cambiare)?

E tutti quei fessacchiotti che cercano di metterci il cappello sopra, alla nomina del Dringoli (pare che ce l’abbia messo mezza città), cosa sperano di ricavarci? A parte che sono tutti in mala fede, ma non sarebbe mica da vantarsi tanto. E cosa pensa il Criccaboni? Che con due colleghi nel board della banca possa trarre qualche vantaggio? Povero illuso! E’ letta fin da subito cosa speresti di fare, Cricca, cercare pressione per i mutui, vero? Ma non ci sono mica solamente due membri nel CdA della banca, ci sono anche gli altri e soprattutto ci sono i privati che di regalare soldi a degli sprovveduti incapaci che sono stati capaci di affossare uno dei più antichi atenei del mondo non si sa quanta voglia abbiano.

Comunque noi non demordiamo. Attenzione cari Cittadini, soprattutto quelli che hanno la coscienza sudicia: non vi dimenticate le scadenze. Abbiamo un po’ di nomi e cognomi, tanto per cambiare, da fare in tema di dissesto universitario e di rapporti tra politici e dissestatori. Siccome i signori politici non capiscono e fanno da nesci la prossima settimana cominciamo con un po’ di documentazione “orale”. Va bene?

Tommaso Occami. I commissari. Parte prima

L’effetto nomine è durato veramente poco e iniziano le prime riflessioni su quanto è accaduto. Il Sindaco cerca ostinatamente di mettere il cappello su una operazione che è stata voluta esclusivamente da Roma e in primis dal Partito Democratico. Profumo e Viola si configurano come commissari inviati dal centro, come si usava dire una volta ai tempi della terza internazionale, perché quelli di Siena non sono capaci. Hanno fatto degli errori gestionali enormi che allontaneranno la banca dall’influenza del partito. A proposito sarebbe bene che Mussari, Cenni e Ceccuzzi ci spiegassero la storia del 2007, quella relativa  alla possibilità di un rapporto strategico del MPS con la banca Bilbao. Operazione che arrivò a un livello di definizione molto avanzato e che venne abbandonato a favore della banca di Padova. Perché fu scartata, nonostante gli evidenti vantaggi? E come mai il responsabile politico Ceccuzzi caldeggiò fermamente l’acquisto dell’Antonveneta? Una gestione commissariale della Banca di piazza Salimbeni che sarà estremamente facile per i commissari. Anche se un dubbio ci rimane su Viola che potrebbe avere avuto un incoraggiamento da parte di Guzzetti ad accettare l’incarico nella città del Palio. In tutti i casi I due si divideranno i compiti: all’amministratore delegato saranno date tutte le deleghe operative, come è normale, mentre il presidente si occuperà della strategia. Strategia che consisterà nello studiare con quale banca fare la fusione, altro che dimensione regionale.

A naso abbiamo l’impressione che l’agenzia Reuters abbia riportato il vero quando ha scritto che un alto dirigente del PD ha svelato i progetti per il futuro della banca senese. Dopo gli elogi per Profumo è stato subito dichiarato dall’esperto finanziario del PD l’obiettivo: la fusione con BNL.  Se guardiamo la composizione del consiglio di amministrazione della banca vedo francamente pochi paladini che si potrebbero erigere a difensori dell’autonomia senese. Forse Marco Turchi? Uno solo, troppo poco. Non conteggio ovviamente i privati che do già per allineati con l’unico obiettivo, questo sì, di far ben remunerare il capitale investito. É vero che comunque la Fondazione resta al 33%, quindi, può esercitare il suo controllo in fase di assemblea generale per gli atti di straordinaria amministrazione. Ma per quanto? E soprattutto fino a quando? L’aumento di capitale è inevitabile a prescindere dalle valutazioni dell’EBA, tranquilli! In più la BNL/Paribas ha bisogno di aumentare gli sportelli in Italia come ha dichiarato l’amministratore delegato Gallia al Corriere della Sera in una recente intervista. Fusione che potrebbe avvenire non immediatamente, ovviamente, ma solo una volta risolti alcuni problemi come quello di cosa fare con Antonveneta. L’ingresso di un’altra banca italiana potrebbe riequilibrare la presenza della Bnp/Paribas anche se non toglierebbe a quest’ultima il comando. Costruire una forte presenza finanziaria a Roma è stato sempre il sogno di molti politici di sinistra compresi quelli che gravitano intorno ad ASTRID. Quindi a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca avrebbe detto Andreotti. Ma non vedo altra strada per recuperare un’influenza del PD su una banca per di più a Roma e lontano da quei Senesi così rissosi.

Tommaso Occami

Rinviate al mese di giugno il rinnovo del cda della banca MPS

Con la moderazione e la lungimiranza che ci contraddistingue, siamo qui a proporre una soluzione per favorire un clima più composto e uno scenario di governance della banca equilibrato e stabile. A noi questo Alessandro Profumo non convince affatto e non ispira per niente simpatia e siamo stupiti del fatto che la sinistra sponsorizzi un personaggio implicato nell’inchiesta sulla mega frode fiscale come da link: http://www.lettera43.it/economia/macro/38532/brontos-profumo-di-galera.htm

Lo stupore aumenta quando apprendiamo che lo stesso Profumo è stato liquidato da Unicredit con ben 40 milioni di euro: uno schiaffo alla gente comune e soprattutto uno schiaffo ai lavoratori che rischiano licenziamenti e contratti di solidarietà. Sarebbe questa la discontinuità del PD senese e dei suoi alleati? Ma discontinuità da cosa? Siamo passati dalle vecchie nomine gestite a Siena alla lista dei 6 imposta da Roma dopo una riunione a Bologna. Fonti romane ci dicono che lo stesso sindaco Ceccuzzi negli ultimi giorni voleva un altro presidente, ma da Roma hanno imposto Profumo. Perché? L’ipotesi che circola soprattutto nella Roma papalina è che Profumo funga da traghettatore per la fusione tra MPS e BNL e di solito le tonache romane non sbagliano mai previsioni in materia di banche. Questa sarebbe la discontinuità che piace tanto al consigliere di opposizione Corradi? Sicuramente soddisfa molto l’UDC e infatti circola un’altra ipotesi , a Siena stavolta, ovvero che Corradi sia pronto ad entrare nell’UDC con la benedizione di Brandani ( il nome di Dringoli è condiviso da Brandani, Corradi e Rosy Bindi). Il rischio che  si corre è quello di ritrovarsi subito dopo l’estate con un quadro instabile e ancor più difficoltoso per il rilancio della banca. Questo Profumo non è l’uomo giusto per il Monte. Noi abbiamo una proposta che sul piano formale e operativo non troverebbe ostacoli: ritirare il nome di Profumo oppure rinviare le nomine dopo l’udienza del tribunale fissata a maggio per lo stesso Profumo. Di nomi validi e senza inchieste sul groppone ce ne sono eccome. Perché i politici locali non si pongono questa domanda: come mai nessuna delle altre banche italiane ha optato per  Profumo mentre Siena sì?

Grazie al nostro corrispondente Nemo Propheta siamo in grado di proporvi una sequenza fotografica significativa

Da Nemo Propheta riceviamo una sequenza fotografica che esalta la combattività e il senso di bene comune di alcuni Cittadini senesi in particolar modo del Prof. Raffaele Ascheri al secolo L’Eretico di Siena e contestualmente mette in evidenza la totale disfatta politica della CGIL senese, peraltro già affermata dai risultati disastrosi delle elezioni all’Università e dalla sparizione dei propri rappresentanti dal ponte di comando della Banca.

La cronistoria nelle didascalie sotto la galleria.

La testa del lunghissimo corteo, di ritorno da Piazza del Campo, raggiunge Piazza Salimbeni. I partecipanti, in verità molto arrabbiati, si attendono che qui ci si fermi per il preannunciato comizio finale.

Due rappresentanti sindacali occupano Piazza Salimbeni ancora vuota e con le Forze dell’Ordine ancora a lato del celebre portone, peraltro ancora aperto.

La situazione sfugge di mano ai ras sindacali: mentre la testa del corteo (“i pifferai magici?”) ha superato il Prof. Ascheri e si dirige verso Piazza Matteotti, il corteo si ferma all’altezza di Piazza Salimbeni. I manifestanti si chiedono perché andare oltre e non invadere Piazza Salimeni. Dopo poco, il cordone del servizio d’ordine sindacale (giubbetti gialli) viene superato e le persone iniziano a riempire la Piazza. La Polizia si schiera di fronte al porte della Banca che viene chiuso (?!?!?!).

Le barriere sono state superate: Piazza Salimbeni si riempe velocemente. Le Forze dell’Ordine si “arroccano” sugli scalini del portone.

Piazza Salimbeni è invasa. Le Forze dell’Ordine chiamano rinforzi. Da sottolineare la grande professionalità dimostrata dalla Forze dell’Ordine intervenute e la correttezza dei manifestanti. Tutto si è svolto con grande civiltà e senso civico.

Considerando il fuori programma, i ras sindacali si trovano costretti a dover fare buon viso a cattivo gioco: ritornando indietro dalla testa del corteo, che si era ormai allontanata verso Piazza Matteotti, prendono posizione sulla scalinata davanti al porte MPS

Immagine dolorosa che parla da sé ed inimmaginabile solo pochi anni addietro.

I ras si schierano sulla scalinata, conquistata loro malgrado. I visi non sono sereni, quasi imbarazzati. Non era forse stato previsto un comizio in Piazza Salimbeni, e allora perché questo imbarazzo?

Il Prof. Ascheri e Guggiari entrano in contatto e comincia un vivace scambio di opinioni. Guggiari, dopo poco, sembra non avere più argomenti per ribattere alle considerazioni del Prof.Ascheri. Gli serve un aiuto, che tra poco arriverà!

Nella foto n.27 si vede sullo sfondo un personaggio con gli occhiali scuri, un sodale di Guggiari. Prontamente si porta a difesa di Guggiari, fronteggiando il Prof. Ascheri ed altri che lo appoggiavano. Vista la malaparata, il personaggio improvvisa una paliesca “fogata” spintonando il Prof. e gli altri. E’ l’inizio di una baruffa che il Prof. Ascheri incassa signorilmente senza reagire.

La baruffa viene subito sedata dai presenti che si frappongono. Lo scopo della baruffa, quello di interrompere uno scambio di vedute imbarazzante per la parte del Guggiari, e’ raggiunto: le parti non si parlano piu’.

La baruffa viene subito sedata dai presenti che si frappongono. Lo scopo della baruffa, quello di interrompere uno scambio di vedute imbarazzante per la parte del Guggiari, e’ raggiunto: le parti non si parlano piu’.

Siparietto pubblicitario finale: felpe, vini e baba’!!

Nemo Propheta

LE PICCIONATE DI SCILI. Inopportuna la nomina di Angelo Dringoli. Che cosa ci dice il professore quasi neobanchiere del Master GINTS?

Dal giovane Angelo, al secolo Criccaboni, al navigato tosiano Angelo Dringoli. Prima la parte comica: ieri, con il solito slancio megalomane, il Cricca si vantava di avere dure referenti nel nuovo cda della banca, Tania Groppi e l’amico dell’ex revisore dei conti Enzo Martinelli, il navigato Dringoli. Lasciamo perdere le scompostezze del Cricca, anche perché, per la banca crediamo non sia salutare  l’avvento del criccabonesimo all’interno del cda. Basta e avanza il danno sistematico all’ateneo. Eravamo in piazza Tolomei, proprio ieri e ci stava raccontando queste comiche, il mitico Marcello, un ex democristiano che di ateneo e di politica non è secondo a nessuno. Mentre si conversava, a un certo punto,sempre Marcello, ci indica tre persone che passeggiavano e con sarcasmo bonario ci dice “guardate come passeggiano amichevolmente il figlio del Dringoli insieme al vice direttore di MPS Antonio Marino”. E sempre Marcello ci dice: lo sapevate, che il figlio del futuro membro del cda lavora nel gruppo MPS? E noi: no! Ora lo sappiamo e riteniamo che per la trasparenza, proprio per non tenere nascosta la nostra conversazione, anche i nostri lettori meritano di essere informati che la banca con la nomina del Dringoli probabilmente sarà in buone mani: figuriamoci, se non ci mette tutto l’impegno,nel gestire la banca dove lavora il figlio. Come ben sapete noi siamo sempre stati favorevoli ai ricongiungimenti familiari in ambito lavorativo (!?).

Poi ci siamo detti: pensa un po’, il Cricca che faceva le riunioni (anche in ateneo) con Marino e ora lo stesso Marino che passeggia con il figlio del professore riccaboniano Angelo Dringoli. E’ proprio piccolo il mondo. Ma non solo: anche un altro professore, il famoso Lorenzo Frediani (Astrea) al telefono chiedeva al Cricca di fissare un appuntamento sempre con Marino. E’ il caso di dirlo: tra i professori della facoltà di economia Antonio Marino riscuote un gran successo e tanta stima. Ma veniamo alle domande per il quasi neo membro del cda Angelo Dringoli.

1) Professore Dringoli quando lei era nel cda dell’ateneo ha mai contestato la gestione dei dissestatori?

2) In che rapporti era con l’allora capo dei sindaci revisori Enzo Martinelli?

3) Lei sa niente su come gestiva gli incassi dei parcheggi di San Francesco l’attuale abusivo Criccaboni che ai tempi degli incassi era preside della facoltà di economia?

4) Che opinione si è fatta della lettera abusiva scritta dai due luminari dell’inconcludenza Criccaboni e Fabbro con la quale favorivano l’altro professore di economia (in dipartimento con lei) Lorenzo Frediani?

Ora le domande sul Master GINTS

1) Ci siamo documentati e abbiamo scoperto che lei è tra i docenti che ha partecipato al master GINTS: si ricorda a quante edizioni ha partecipato, che ruoli ha avuto e quelli che ha oggi?

2) Lei si ricorda come venivano gestite e suddivise tra i docenti le risorse economiche del Master?

3) Per caso si ricorda se a qualche edizione del Master hanno partecipato contemporaneamente due docenti in stretti rapporti di parentela?

4) Durante la sua permanenza nel cda dell’ateneo ha mai votato delibere relative al Master GINTS?

5) Per caso il Master è in collaborazione tra la facoltà di economia e il gruppo MPS( a noi risulta di si)?

In base alla teoria di Scili, riteniamo inopportuna la nomina del professore Angelo Dringoli nel cda della banca. Cosi, una semplice opinione pacata e di buon senso.

P.S. Domani leggetevi la seconda puntata di Scili, sempre sul ruolo nel cda dell’ateneo del professore Angelo Dringoli. A proposito, noi scriviamo sempre con il supporto dei documenti.

Vide OMAR quant’è bello … ispira a noi un pessimo sentimento

Nella mitica scena del film “Totò sceicco”, Totò parlando di Omar il figlio dello sceicco canticchiava “guarda Omar quant’è bello spira tanto sentimento”. Anche il dissestatore Piero Tosi quando parlava del cacciatore di barbari Omar Calabrese canticchiava lo stesso motivetto. Noi invece lasciamo alla libera interpretazione dei nostri lettori di scoprire il tipo di sentimento che ispira Omar. Dopo la fuffa barzantiana di ieri, oggi il Corriere Fiorentino ci propone un’intervista sempre piena di fuffa, di uno degli intellettuali di punta della cricca universitaria senese e del SUM di Schiavone (che deve rendere allo Stato oltre 300.000 euro di danno erariale, così, per ricordarlo): il semiologo Omar Calabrese, colui che ha avuto il coraggio di accusare i barbari del furto del “mai esistito” tetto d’oro di San Galgano. E sempre Omar, insieme a un nutrito gruppo di dissestatori e filodissestatori, all’avvenuta scoperta del buco dell’università, ebbe il coraggio di scrivere “noi non siamo la banda del buco”. Effettivamente avevano ragione: non era un buco, ma un cratere!!!

Ci chiediamo con che coraggio “barbaro” questi intellettuali o paraintellettuali, ma forse è meglio dire paraculi, che hanno fatto carriera grazie alla politica e al sultano di Stigliano, continuino a proferire giudizi o commenti sulle vicende senesi; così come siamo stupiti dal fatto che un giornale serio come il Corriere della Sera (edizione fiorentina) continui ad ospitare personaggi come il Barzanti e oggi addirittura un’intervista al semiologo di Via Roma 56. Conosciamo bene i legami storici tra Barzanti, Omar e il responsabile del Corriere Fiorentino, Ermini, ma ci sembra un grosso scivolone ospitarli solo per via dell’amicizia. Come mai Ermini non chiede al Barzanti dell’alloggio senese di proprietà della Chigiana e di quanto pagava di affitto? Come mai Ermini non chiede al Barzanti  chi gli aveva fatto il contratto per tenere un corso a Scienze della comunicazione a Siena? Come mai Ermini non chiede a Omar lumi sul tetto di San Galgano? Come mai Ermini non si fa spiegare da Omar la storia delle quasi 750 carriere dentro l’università di Siena avvenute dal 2000 al 2006 (ricercatore poi associato e poi ordinario) e se c’era la relativa copertura finanziaria? Come mai Ermini non chiede a Omar della gestione del SUM di Schiavone? Come mai Ermini non utilizza le pagine del Corriere Fiorentino per parlare del rettore abusivo e del dissesto pauroso? Forse Ermini non vuole sciupare i buoni rapporti (che noi conosciamo bene)con Criccaboni e company?

Ci risiamo con la propaganda di regime e con le solite supercazzole vendute come prodotto culturale. Quel “prodotto culturale” che in questi anni ha contribuito a mettere in ginocchio non solo Siena, ma buona parte della cultura universitarie italiana. Omar, Barzanti e altri cantori del sultanato di Stigliano (Ceccuzzi ha fatto un bel capolavoro politico resuscitando queste mummie) sono ancora convinti che la cosa pubblica sia il solito feudo dentro il quale hanno rovinato l’università e la città. Hanno preso in giro le persone con chiacchiere altisonanti e nel contempo facevano carriera e occupavano poltrone. Ma smettetela, ché siete ridicoli!!!

P.S. Sarà nostra premura informare la proprietà del Corriere della Sera del fatto che nell’edizione fiorentina continuano a ospitare personaggi legati alla pessima cricca universitaria del dissesto.

Il cgiellino Guggiari e le comiche finali. Vade retro lavoratori …

Il 20 marzo 2012 verrà ricordato come il giorno delle comiche finali all’interno del mondo sindacale senese. Già dal prossimo anno oltre a festeggiare il primo maggio il calendario delle feste registrerà i festeggiamenti del 20 marzo: giorno delle comiche sindacali. Il Guggiari, segretario provinciale della CGIL senese, ieri, ha messo le carte in tavola: ”Vade retro lavoratori perché io sono al fianco di Profumo e Viola”. Non è una nostra forzatura, ma la sintesi del comunicato stampa del successore del banchiere Claudio Vigni. Di fronte a cotanto disprezzo dei lavoratori che hanno manifestato, questi ultimi, dovrebbero presentarsi alla Lizza (non negli uffici dove dormono) è riportare le tessere del sindacato. Nello stesso istante in cui i sindacati del Monte dei Paschi comunicavano il nuovo sciopero previsto per il 2 aprile, il Guggiari, come un orologio svizzero, mandava ai giornali questo comunicato:

“Il complesso scenario che il nuovo board della Banca dovrà affrontare è bene che possa, almeno per la parte espressa dal territorio, farlo risultare operativo fin dalla sua formale elezione con il tempo necessario per prendere in mano la situazione.I curricula di coloro che sono stati individuati sembrano idonei a ricoprire il ruolo di amministratori e a farlo con sapienza e lungimiranza. Tuttavia, se sono certe le necessità di riattivare una buona redditività, di continuare a mantenere un profilo di banca commerciale al servizio delle famiglie e del sistema produttivo, così come, per altri aspetti, di mantenere un legame fondamentale con il territorio, ciò non potrà determinare uno scadimento ulteriore, ma una piena riconferma del sistema previgente, fino all’ultima seduta del CdA, di relazioni sindacali.”

Venerdì 16 marzo, Fabrizio Viola per il Guggiari era il contestato numero uno e l’artefice dell’attacco ai lavoratori; Martedì 20 marzo, sempre Viola, per il Guggiari sembra possedere “sapienza e lungimiranza”. Ma il dato vero delle dichiarazioni di Guggiari non sono queste incoerenze: Guggiari con il comunicato di ieri, ha, di fatto, preso le distanze dallo sciopero proclamato dai sindacati della banca, quasi a delegittimare la validità, il significato dello sciopero medesimo. Mentre i lavoratori contestano la dirigenza, il segretario provinciale della CGIL Guggiari si spertica con le lodi a Profumo e Viola. Questa di Guggiari non è solo scompostezza sindacale: Guggiari fedele al Ceccuzzi, con il comunicato di ieri ha rimarcato le distanze dalla corrente maggioritaria della FISAC CGIL. Una lotta interna al sindacato sulle spalle dei propri iscritti e del mondo del lavoro. La stessa manovra che il Guggiari già da tempo ha messo in atto sull’università: il nuovo gruppo dei cgillini universitari critica aspramente il Cricaboni mentre il Guggiari si incontra in separata sede con lo stesso Criccaboni e la Fabbro. Intendiamoci, Coppi della CISL e Santinami della UIL non sono da meno: si comportano più o meno come il Guggiari. A Roma la Camusso è da giorni che combatte per difendere i diritti dei lavoratori; qui a Siena Guggiari ha visto bene di svenderli per meri giochi politici. Giochi tanto sputtanati quanto inutili.

L’ennesimo spettacolo indecoroso. Ma di risolverne almeno una, no?

La redazione di Fratello Illuminato trova incredibile e stupefacente l’ennesimo spettacolo indecoroso offerto dal consiglio comunale di Siena, divenuto per l’ennesima volta un campo di battaglia espressione di quel groviglio affatto armonioso che piace tanto al Bisi. E mediante il quale non solo si mandano in rovina tutte le istituzioni della Città, ma non si è capaci di risolvere neanche uno dei problemi creati.

Ma la redazione di Fratello Illuminato si è stufata di assistere a questi spettacoli indegni, con mozioni che vengono rinviate sine die, con scontri fratricidi e con l’incapacità di tutti di svolgere anche la minima funzione politica. Sono mesi che vi stiamo dicendo che la partita politica sull’Università va chiusa per non assistere più alla distruzione dell’antico Studio senese e alla macellazione dei suoi dipendenti, soprattutto quelli più deboli. Ma la politica, che pure c’è coinvolta fino al collo – come dimostra la vicenda di David Chiti, o la presenza in consiglio di vari universitari o ex universitari – ha semplicemente messo in atto quella farsa del volantinaggio in occasione dell’inaugurazione e poi ha cercato di mettere a tacere il tutto.

Benissimo! Allora facciamo così: siccome noi non chiacchieriamo a vanvera e possiamo documentare tutto tempo una settimana cominceremo a fare i nomi e i cognomi di chi, politicamente, ha tramestato con i dissestatori. Chiariremo per esempio chi erano gli interlocutori di Walter Gioffré e del revisore Enzo Martinelli. Faremo luce su chi fossero i commensali di certe cene fuori porta Romana cui partecipava il barista abusivo David Chiti. E faremo luce anche sul perché, a fronte di pochissime possibilità di comando ad altro ente e di praticamente nessuna di mobilità, il presidente del consiglio comunale Alessandro Piccini, che evidentemente si presta ai giochetti per non parlare di università in consiglio, ha avuto la mobilità potendo levare le gambe da una situazione evidentemente scomoda. E chiariremo anche chi erano i gazzillori che si incontravano nel 2010 in Piazza San Francesco alle otto e mezzo col rettore abusivo Criccaboni.

E già che ci siamo, visto che tutti cercano di mettere il cappello su questa nomina di Dringoli, ribadiamo che ci sono delle domande cui sarebbe bene che rispondesse, lui o i suoi sponsors che evidentemente sono tanti e bipartisan: ma quando era consigliere di amministrazione dell’Università possiamo sapere che posizione ha presosulle questioni scottanti? Quando si sono fatte le stabilizzazioni lui come ha votato e che posizione ha avuto? Si è comportato da buon amministratore oppure no? Non ci sembra irrilevante visto che dovrà amministrare una banca di quelle dimensioni …

Apprendiamo che i lavoratori della Banca hanno deciso di andare nuovamente allo sciopero e ci chiediamo: ma gli universitari, tutti, docenti e non docenti, quando lo fanno un bello sciopero? Bloccategli tutto a questi buffoni che vi amministrano senza risolvere nulla e protestate contro questa classe politica che, dopo averci zuppato il biscotto per anni e anni, vi mena per il naso da quattro anni.

Vergogna!!!

Luca Sani, il parlamentare maremmano del PD in prima linea sulle nomine della banca MPS. E la solita domanda al prof. Dringoli

Di certi parlamentari non ne senti mai parlare, ci sono e non ci sono, e all’improvviso spuntano come funghi, casualmente(?), quando in ballo ci sono poltrone da gestire e accordi da chiudere. Il maremmano Luca Sani, parlamentare del PD molto vicino a quel Riccardo Conti ex assessore regionale, aveva fatto una capatina al Tartarugone durante la campagna elettorale del Ceccuzzi; di lui si conoscono le dichiarazioni favorevoli alla TAV (alta velocità e grandi appalti) e sempre il maremmano è in prima linea per chiudere l’accordo in Toscana tra il PD e l’UDC di Brandani. Oggi il pro-TAV ha tuonato contro l’alleato Evangelisti (IDV) reo di aver criticato (giustamente e finalmente) la proposta di nomina di Alessandro Profumo alla presidenza di MPS. Strani questi parlamentare del PD: in parlamento chiedono misure dure contro l’evasione fiscale  e poi lavorano come formichine per nominare alla guida della banca MPS un personaggio sotto inchiesta per frode fiscale. Ma si sa, le poltrone sono più appetitose della coerenza politica. Quando i compagni (di scuola) erano schierati a tirare merda su Craxi sembravano i paladini della moralità e della legalità; oggi che le numerose inchieste coinvolgono gli ex compagni (sempre di scuola) si appellano a una strana teoria del “fino alle conclusione delle indagine e dei processi i nostri uomini restano ai loro posti”. Figuriamoci se questi neomelodici della politica si ponevano il problema dell’inchiesta che coinvolge Profumo. Al governo non c’è più Berlusconi quindi la politica con cui invocavano le dimissioni degli indagati non rientra nella nuova linea del PD. Si diceva del maremmano Luca Sani: grande sponsor di Profumo e tessitore degli accordi con l’UDC. I primi effetti di questa tessitura, tra non molto, si avranno anche a Siena; in questi giorni hanno già fissato un incontro politico il segretario del PD senese Giulio Carli e il consigliere comunale dell’UDC Sandro Senni. E non si esclude,oltre al Senni, l’ingresso in maggioranza del consigliere comunale Gabriele Corradi. Un allargamento di maggioranza con la benedizione del solito Alberto Brandani. Anche la lista dei 6 capitanata da Profumo, preparata a Roma e tirata fuori nella riunione da Alessandro Piazzi, riscuote simpatie trasversali; dal Brandani, ai dalemiani de noantri e naturalmente al leader Massimo. Tutti con Profumo (con nomi diversi) nel segno della continuità con il solito sistema che garantisce i pochi e che in questi anni ha messo in ginocchio la città e la banca. Il dato più significativo di oggi non è l’esclusione della componente ex margherita, ma lo spianamento politico degli uomini del sindacato (CGIL). Tutti dicono che siamo in presenza di una lista dei “professori” e la linea della nuova governance della banca sarà quella del modello Marchionne alla Fiat. A Roma i maestri hanno stilato la lista dei professori mentre a Siena i soliti apprendisti stregoni, proni ai diktat romani, dovranno studiare molto per spiegare tra qualche mese l’ennesimo e definitivo gioco romano ai danni della città e della banca. Perché non viene il maremmano Luca Sani ad illustrarci il tutto, magari in una bella convention con Riccardo Conti, Brandani, Starnini e se non è troppo impegnato con l’Apprendimento musicale, anche con Luigi Berlinguer? Qui il problema non è la TAV (tanto cara al maremmano), ma la trave che sta precipitando sui cittadini senesi. Per il 2 aprile i sindacati hanno indetto un nuovo sciopero: nel PD affrettatevi con le adesioni.

P.S. A proposito delle nomine: da più fronti cercano di accreditarsi la nomina del professor Dringoli, è mio … no … lui è mio … etc.etc. Tra una rivendicazione e l’altra fatevi spiegare dal Dringoli la storia delle stabilizzazioni, di quando era membro del cda dell’università. Se vi fa voglia!!! Tanto da qui al 2 di aprile ci pensiamo noi a spiegarla a tutti.