A Memento: un solenne richiamo ai doveri della Fratellanza ed al Giuramento prestato

La desolante lettura odierna dell’intimo pensiero di Stefano Bisi (l’omissione del titolo è fortemente voluta) impone doverosamente e rigorosamente ai Veglianti di rammentare con severità d’animo a colui che impunemente viola il più sacro dei giuramenti, i vincoli e gli obblighi cui è perpetuamente legato. Non sono ammissibili da parte del Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Toscana le violazioni dei supremi e primi oneri e compiti di cui  la Fratellanza esige il rispetto assoluto: la tutela e la difesa dei deboli e dei bisognosi. Non scorgiamo nell’intendimento divenuto parola dell’estensore della nota che infra trascriviamo lo spirito che deve muovere i passi dei Fratelli.
Un’ altra vicenda di cui si discute. I sindacati dell’università di Siena minacciano il ricorso alle vie legali per conservare le cosiddette Peo, i contratti integrativi del personale amministrativo. E’ vero che gli impiegati dell’università non guadagnano molto ma viste le condizioni drammatiche in cui versa l’ateneo il sacrificio può essere fatto per il bene dell’istituzione.”
Ricordo dunque all’immemore Fratello i Princìpi e la Costituzione dell’Ordine:
La Massoneria lavora con propri metodi, mediante l’uso di Rituali e di simboli coi quali esprime ed interpreta i princìpi, gli ideali, le aspirazioni, le idee, i propositi della propria essenza iniziatica. Essa stimola la tolleranza, pratica la giustizia, aiuta i bisognosi, promuove l’amore per il prossimo e cerca tutto ciò che unisce fra loro gli uomini ed i popoli per meglio contribuire alla realizzazione della fratellanza universale
Costituzione. Art. 4 – Principi e finalità
Il Grande Oriente d’Italia, fatti propri gli Antichi Doveri, persegue la ricerca della verità ed il perfezionamento dell’Uomo e dell’Umana Famiglia; opera per estendere a tutti gli uomini i legami d’amore che uniscono i Fratelli; propugna la tolleranza, il rispetto di sé e degli altri (…)
Rammento inoltre che l’essenza ultima e sovrana dello spirito egalitario e fraterno che ci DEVE animare comporta il paritetico e corretto contegno nei confronti di tutte le classi sociali docenti compresi.
Vive moneo
Maestro Uriel

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Eleonora Scricciolo

Peccato uscire con un simile pezzo!

Segretario, nonché collega Fiorino Iantorno: perché attacchi i tuoi colleghi, tutte le sigle sindacali firmatarie tranne la Cgil (chiamate da te irrispettosamente fritto misto) e sposti il problema sul titolo di un comunicato anziché sui problemi che attanagliano ormai da tempo l’Università di Siena?

Io non so cosa tu o il tuo Partito abbiate ancora da capire su questa crisi, ma so cosa ho capito io: che per difendere davvero i lavoratori bisogna essere liberi da aspettative personali;

che difficilmente potrà cambiare la situazione gente che pensa d’incantare gli altri facendo un fritto misto, non di sigle (il che sarebbe pure una conquista: l’UgL firma con al RbB ), ma di argomenti che con la crisi ed i ‘recuperi’ sugli stipendi dei lavoratori dell’Ateneo di Siena non hanno niente a che vedere.

Peccato! Te lo ripete ancora senza pseudonimi e senza peli sulla lingua una collega, anzi una “libera” collega!

Eleonora Scricciolo

Attendiamo smentite

Ci risulta che ci sia stata una cena tra il D.A. Fabbro e l’ex D.A. Joalanda Cei Semplici (nulla di strano, è una cena e poi sono amiche). Ci risulta altresì che durante questa cena la Semplici avrebbe suggerito alla Fabbro di richiamare la nullità dei contratti di stabilizzazione del personale tecnico-amministrativo per incompatibilità finanziaria. La cosa, se vera e messa in atto, getterebbe sul lastrico oltre 250 famiglie.

Questi uffici e la redazione di Fratello Illuminato si aspettano una smentita secca e pubblica da parte dell’interessata. E veloce, anche.

Di questi uffici

Cesare Mori

Riceviamo e pubblichiamo (e condividiamo)

A SIENA LA SINISTRA CHE SI DICHIARA COMUNISTA STA CON I BARONI UNIVERSITARI E DERIDE I LAVORATORI DELL’UNIVERSITA’ DI SIENA.

Qualsiasi cittadino di destra o di sinistra,  non si sarebbe mai aspettato da due partiti come Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani una posizione politica a favore della nomenclatura universitaria e un atteggiamento sprezzante verso donne e uomini dipendenti dell’ateneo che, pagano sulla propria pelle le colpe di chi ha dissestato lo stesso ateneo. Un ateneo quello di Siena che ha subito un dissesto finanziario di ben oltre 200.000.000 di Euro (una cifra assurda e inimmaginabile) e non per colpa dei governi nazionali ma, per responsabilità tutte imputabili a personaggi legati al centrosinistra senese. E dopo tutto questo dissesto vergognoso che parole usano Rifondazione comunista e Comunisti Italiani nei confronti di quelle lavoratrici e lavoratori che giustamente rivendicano i loro diritti e urlano a gran voce che non vogliono pagare le colpe di altri? Ecco cosa scrivono i famosi comunisti senesi: “Le dichiarazioni di ieri da parte di un fritto misto di sigle sindacali del comparto Università …”.

Non male come espressione, utilizzata da chi si erge a testimone di simboli e nomi ereditati da anni e anni di lotta del movimento operaio. Veramente un bel linguaggio da dirigenti di sinistra!!!

Tutti oramai in questa città conoscono le vicende del dissesto universitario e tutti sappiamo benissimo la legittimità delle rivendicazioni dei dipendenti e molti sono anche testimoni che i dirigenti di Rifondazione Comunista come Fiorino Iantorno sono sempre stati sostenitori della nomenclatura universitaria Tosiana. Infatti Iantorno definisce Tosi “un grande rettore” e inoltre lo stesso è un fedelissimo elettore e sostenitore del rettore Riccaboni e del direttore amministrativo Fabbro. Rifondazione Comunista non ha mai detto una sola parola contro i dissestatori dell’ateneo;non ha mai scritto comunicati o proclami a difesa dei dipendenti. Oggi interviene per polemizzare con i lavoratori  e per lanciare l’ennesimo messaggio al potere di cui vogliono far parte: sebben che siamo comunisti noi siamo con voi e non ci mettiamo contro Riccaboni e la linea giornalistica di Stefano Bisi. Tradotto in soldoni e visto che da mesi anche il Bisi è su posizioni contro i dipendenti dell’ateneo. Poi con la solita propaganda i comunisti (si fa per dire) senesi tentano di spostare la discussione sul governo Berlusconi per evitare di parlare del dissesto dell’ateneo senese,senza alcun risultato perché anche i muri conoscono la verità. E ancor più paradossale è che i due partiti maggior sostenitori di Riccaboni sono Rifondazione Comunista e il partito di Verdini. Anche questa è una storia tutta senese.

Sapete cosa penso io?  In questi anni a forza di parlar sempre male di Berlusconi e a forza di fare solo propaganda e poi magari prendere qualche poltrona,  Rifondazione Comunista non trova più consenso tra i cittadini e tra i lavoratori, ed è sufficiente controllare la percentuale di voti che raccattono.  La stessa cosa che avverrà alle prossime elezioni amministrative di Siena.  Con l’aggravante che Rifondazione Comunista pur di sostenere la linea di Fiorino Iantorno,  tosiano e riccaboniano di ferro, con il comunicato di oggi si posiziona contro centinaia di dipendenti con rispettive famiglie che si vedono danneggiati nel proprio reddito e stipendio. Un capolavoro politico questi comunisti senesi.

Un cittadino-elettore deluso di Rifondazione Comunista

And justice for all

Chi non ha colpe non deve pagare.

Chi ha dissestato non può continuare a dettare le regole.

Il segnale di Giustizia e Verità non può più tardare.

Parallelismi

Del Puma e dei suoi simboli. Lectio magistralis per speculum et in aenigmate

I nomi sono segni di segni ai più inintelligibili quando il linguaggio non si addomestica alle comuni regole del significato. Nelle appannate dimore degli scripta del Corriere di Siena si configura, sostanziandosi, in quel lessico ermetico e in quella simbologia alchemica riservato agli adepti, scilicet ai confratelli. Animum attendite! Non è concesso al nostro sciagurato fratello di proferire, apertis verbis, la legittima censura rivolta a coloro che decretarono la terribile sorte e la sventura che ormai incombe sulla città di Siena,  nondimeno, agli iniziati il verbo crittografico di cui si avvale Bisi alias Gennaro Groppa per stigmatizzare i responsabili si svela in tutta la sua luminosa chiarità.
Avvertito lo stylus scribendi un’analisi scrupolosa e puntuale del testo dissolve il velo misterico:

“Anche io ridevo e scherzavo quando sul giornale ho letto che per le campagne senesi girava un puma. Forse questo tipo di ironia e di difficoltà nel credere a fatti ed episodi sta un po’ nel dna di noi senesi”.

L’interpretazione letterale è limpida, ma il messaggio subliminale che si cela oltre l’illusione è terso: Il puma è il simbolo incarnato dei responsabili del dissesto, è un predatore, è insidioso, sottomette le prede e ha una maggiore capacità di competere con gli altri carnivori, si aggira nelle campagne senesi, badate bene, nelle campagne, non in città.
L’ermetismo connaturato allo scrivente avverte l’accorto lettore che sui presunti reati la magistratura è da tempo allertata:

“sono saliti a sette gli avvistamenti e le segnalazioni alle forze dell’ordine per la presenza di un puma nelle campagne senesi. In città lo stupore resta alto di fronte ad una simile notizia”.

Sette è il numero esoterico per eccellenza, legato al compiersi del ciclo lunare, sette erano gli avvisi di garanzia e l’incredulità e lo sbalordimento si sono diffusi fra i cittadini disorientati. Percorrendo ancora i sentieri ermeneutici dell’Autore si intravede l’esito della vicenda:

“La seconda ipotesi è invece che qualcuno, per “diletto personale”, diciamo così, abbia preso in casa propria un cucciolo di puma e che successivamente questo sia scappato. Oppure che addirittura il proprietario, accortosi che l’animale stava crescendo ed era ormai divenuto ingestibile, abbia deciso di liberarlo nei campi. Sarebbe incredibile se alla fine si scoprisse vera quest’ultima ipotesi, pensando alla paura che è stata generata nella popolazione e ai possibili danni che il felino può ancora causare in futuro”.

La crisi finanziaria dell’ateneo senese ormai non più occultabile ha determinato il padrone del felino (leggasi burattinaio) ad ascondere i termini della corruzione tentando di affrancare gli epigoni promuovendo un proprio emissario non direttamente coinvolto nelle vicende … La serie di testimonianze che attestano l’esistenza del puma e che segnalano gli avvistamenti presenti nell’articolo annunciano l’ancora influente e risoluta presenza del Veglio che tramite i suoi ancora fidi discepoli infierisce sugli inermi, provvedendo scrupolosamente a tutelare i suoi pari:

“Questa zona è piena di campi, è una zona di ripopolamento e quindi è ricca di animali come fagiani, caprioli e volpi. Qui il puma può trovare molte prede per sfamarsi. Ci sono tante abitazioni immerse nel verde, quindi la paura di rivedere l’animale c’è. Io ho una sorellina piccola e ultimamente non mi fido a lasciarla fuori di casa da sola” (…) nella zona sono spariti gatti e galline. Negli ultimi quindici giorni sono scomparsi, ne sono rimasti appena quattro o cinque, non di più. A mia nonna è sparito il gatto che aveva da anni e non siamo riusciti a trovarlo da nessuna parte, nemmeno morto in mezzo ad una strada qualora fosse stato schiacciato da una macchina. E una mia vicina di casa aveva molte galline che sono tutte sparite nel giro di due o tre giorni. Sono tante, troppe coincidenze tutte insieme”.

A sintesi della sibillina trattazione si scorge il vibrante auspicio dell’estensore :

“Spero che presto venga effettuata un’operazione su larga scala che possa eliminare quest’ansia che è entrata nell’animo di noi abitanti della zona”.

Videlicet buon rinvio a giudizio … Cari Profani
Uriel David

Campansi, Ateneo? No! Il vero problema rimane il puma

Qualcuno di voi si ricorda il film Johnny Stecchino, il cui personaggio era interpretato dal toscano e bravissimo attore Roberto Benigni? E vi ricordate quale era il problema principale nella Palermo in cui lo stesso veniva ambientato? Il traffico.

Ovviamente il genere in cui viene catalogato il film è “comico”. Qua, invece, da ridere c’è poco. Oggi il quotidiano di Bisi ricorda un pò la scena di quel divertente film.

A Siena, in questi giorni, è in corso una non stop sull’approvazione del Regolamento Urbanistico con tutto ciò che questo comporta in termini anche di equilibri politici in vista di elezioni comunali che si stanno avvicinando sempre di più.

A Siena, in questi giorni, ci sono famiglie e famiglie che hanno i propri cari presso la struttura del Campansi (e non li hanno lì per la villeggiatura) e che contestano i rincari delle rette che sono loro piovuti, come si dice, tra capo e collo.

A Siena, in questi giorni, i dipendenti dell’Università hanno ricevuto la “bella” notizia che, per colpa della scelleratezza di saccheggiatori di casse pubbliche, i loro stipendi subiranno delle penalizzazioni economiche.

A Siena, in questi giorni, sta succedendo tutto questo.

E, a fronte, di ciò, cosa fa Bisi (che, intendiamoci bene, è pienamente legittimato a farlo, il giornale lo dirige lui) pensa bene di dedicare due intere pagine con tanto di richiamo in prima a che cosa? Al puma.

Tralascio di seguire le orme (parola quanto mai opportuna dato l’argomento, benché inesistenti) della facile ironia. Solo alcune riflessioni.

Campansi. Non pensa, Bisi, che sarebbe logico che un caporedattore facesse un intervento su un tema così rilevante? Oppure ritiene che l’aumento di ben 124,50 euro al mese – soprattutto di questi tempi – non sia cosa degna di grande interesse per una famiglia? Ha idea cosa significhi per un bilancio familiare composto da uno stipendio medio e quanto un tale aumento possa incidere? Perché non dice cosa ne pensa degli aumenti delle rette proposti dal presidente Corsi?

Università. Le rappresentanze sindacali dell’Ateneo – eccezion fatta della CGIL universitaria – hanno lanciato l’ennesimo grido per tenere alta l’attenzione su questa vergognosa vicenda.

Si sta parlando di toccare gli stipendi, non so se è chiaro. E tutto ciò sta avvenendo a Siena. Il motivo? Le casse universitarie sono nel più profondo rosso. A rifarcela sono i dipendenti (e non sono parole populistiche, è realtà).

Esiste un vecchio motto che dice “chi sbaglia, paga“: mica penseremo sia colpa loro? E anche su questo oggi nulla: dobbiamo credere che l’argomento puma sia più rilevante di una cosa del genere? Qui c’è la qualità della vita di migliaia di dipendenti in ballo, non so se è chiaro anche questo.

Se la questione informazione non fosse una cosa più che seria, diremo che la vicenda sta diventando una macchietta.

Suggeriamo a Bisi, fra i tanti appelli che ogni tanto lancia, perché non ne fa uno al Rettore Riccaboni affinché dica parole di sdegno per il dissesto dell’Ateneo e affinché si muova, fattivamente, insieme al Direttore Amministrativo per rintracciare, andando a ritroso negli anni, le persone che hanno generato il c.d. buco?

Riccaboni, è facilmente immaginabile, se la sarà fatta un’idea di chi possa esere stato a generare il dissesto. Ribadisco, a prescindere dalle responsabilità amministrative e penali (perché in carico a qualcuno prima o poi dovranno di sicuro essere ricondotte, dato che sarebbe strano che centinaia e centiania di miliardi delle vecchie lire siano spariti per magia) Bisi pensa che esistano responsabilità morali in questa vergognosa vicenda?

O davvero pensa che il puma meriti un palcoscenico assai più ampio di questi argomenti?

Firmato

La Primula Rossa

Il silenzio dei Partiti senesi e delle Istituzioni, complici di Riccaboni e Fabbro

PD, PDL, RIFONDAZIONE COMUNISTA, SEL, PDL, SIENA FUTURA E ITALIA DEI VALORI in vergognoso silenzio mentre il duo Riccaboni-Fabbro attaccano i lavoratori dell’università, ingenerando una non più sopportabile situazione di smarrimento, rabbia e preoccupazione sul versante economico tra tutti i dipendenti.
Questi due pretenderebbero di far pagare a coloro che colpe non hanno la situazione di dissesto che vive l’Ateneo mentre le responsabilità sono da ricercare in quella gestione e in quella nomenclatura di cui Riccaboni faceva e fa parte.
La situazione non è più accettabile e non comprendo questo vergognoso silenzio. Troppo comoda partire per Roma con bandiere e slogan riempiendo le piazze e quando poi la realtà del lavoro vi chiede sostegno voi dirigenti di partito sparite, anzi vi schierate con “i padroni”. Vergogna,non posso dirvi altro: solo vergogna e ancora vergogna.
In questo vuoto di politica ed etica e rispetto delle persone, non rimane altro che sollecitare la magistratura per avere risposte giuste e non più rinviabili nel tempo.
Io e il mio gruppo siamo al fianco dei lavoratori e nel contempo rinnoviamo la richiesta di dimissioni al rettore Riccaboni.
Maestro James

Io e la mia famiglia non voteremo più il partito di Fiorino Iantorno

Vi invio questa mia breve lettera, anche se non vi conosco, ma questo per me non ha importanza. Tramite facebook ho  letto che voi seguite con molta attenzione e date spazio alle problematiche dell’università di Siena, luogo in cui lavoro da diversi anni e quindi ho deciso dopo giorni di riflessioni di scrivere e scrivere perché non sopporto piu’ la situazione che vivo e che viviamo come lavoratori.

Il rettore (che io ho votato) e il direttore amministrativo intendono,come annunciato dalla stessa con una lettera,far pesare (togliendo soldi al nostro stipendio)sul personale la crisi dell’ateneo dovuto al dissesto finanziario di quasi 250.000.000 milioni di euro.MA CHE COLPA ABBIAMO NOI?

Devo ammettere che rimpiango il rettore Focardi e comprendo solo ora di aver sbagliato nel seguire le indicazioni della CGIL e di Iantorno  votando per Riccaboni.

Ma ciò che mi arreca tristezza e delusione è il silenzio di Rifondazione Comunista che non ha mai detto niente di niente a difesa dei lavoratori dell’ateneo, anzi Iantorno difende Riccaboni e la Fabbro.

A questo punto io e la mia famiglia non voteremo più il partito di Iantorno e per tutelare i miei diritti di lavoratore non posso fare altro che rivolgermi a un avvocato. Poi si vedrà e vediamo cari dirigenti comunisti (si fa per dire) quanti voti troverete nelle urne alle prossime elezioni.

Un dipendente deluso e triste