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15 giorni a Taiwan

Hong Kong, Macao, Taiwan: sono luoghi visitati in compagnia della mia amata ex e successivamente insieme al mio “cugino” di Macao. Dei tre luoghi visitati, e vi assicuro che il viaggio è stato sorprendente e spiazzante per un Protestante come me, affiorano delle piacevoli e contrastanti ricordanze di Taiwan: la flora, la fauna, un genio di “avvistamenti cinesi di minifigure” e una notte di alta tensione erotica all’ombra di una pallidissima luna asiatica. Conservo ancora le foto, scattate con una vecchia macchina fotografica Braun, con cui ho immortalato un cipresso di Formosa, l’abete di Taiwan, un fagiano di Swinhoii, il cervo sika di Formosa, una ragazza che correva scalza sulla riva del fiume Keelung, due aborigeni taiwanesi piuttosto infastiditi dalle mie scarpe di color acciaio e frammenti urbani delle città di Taipei, Taichung e Fengshan, e la foto di uno dei tanti “ristoranti a tema”.Io sono rimasto colpito dal ristorante a “tema toilette”.(come da foto allegata)

La ragione del mio viaggio a Taiwan era semplicemente il viaggio: il soggiorno taiwanese invece si è srotolato senza noia in quindici giorni di viandanti curiosi in estremo oriente.

Il settimo giorno,  dopo il risveglio dalla pennichella pomeridiana, mezzo assonnato, scendo le 17 scale del mio alloggio privato e raggiungo  mio “cugino” seduto insieme a due tipi appartenenti ad alla “Compagnia degli avvistamenti cinesi di minifigure”. Mi alloggio sull’ultima e precaria sedia dalla forma indistinta e ascolto,si fa per dire, la conversazione orientale dei tre astanti. Improvvisamente i toni della conversazione tra i tre assumono livelli feroci e uno dei due della compagnia tira fuori dalla tasca sinistra un foglio con la scritta(come quella dei film western) “Wanted” e la foto di un tipo alto piu’ o meno  un metro e 56 cm.

Appena solo con mio “cugino” chiedo allo stesso lumi di quella feroce tenzone asiatica e il “cugino” con fare da agente segreto mi dice “zitto zitto non fare domande e dimentica quella foto”. Chi sarà mai, come mai questa riservatezza e perché tanta preoccupazione? Il “cugino” mi risponde con frasi sussurrate nell’orecchio destro: “il tipo nella foto è ricercato dalla polizia di Taiwan per crimini contro il patrimonio artistico e culturale e per molestie ai danni di due orsi neri di Formosa. E’ un tipo pericoloso e fa parte della banda che ruba le minifigure cinesi e che si occupa di spaccio di saponette usate e libri trafugati alla biblioteca di Pechino. Lo chiamano il “genio di Taiwan” ed è ricercato da circa tre anni”.

Vi racconto questa storia perché Venerdi durante la telefonata con il mio “cugino” di Macao, siamo rientrati nella vicenda del genio di Taiwan e quando gli ho chiesto se la polizia era riuscita ad arrestarlo, mio “cugino” con voce decisa mi risponde che il genio di Taiwan con la complicità di due spacciatori di libri in cirillico ha varcato i confini di Taiwan e la polizia sospetta che si sia rifugiato in qualche paese europeo.

Chiudo la conversazione e grattandomi il capo con agitazione penso fino a farmi uscire due gocce di sangue dal naso: non sarà mica il solito che stiamo cercando noi? Per sollevarmi da altri dubbi decido di avvertire l’Interpool. Visto che sia in entrata che in uscita da Taiwan è caccia aperta.

P.S. Ogni riferimento ad altri geni famosi è puramente casuale e accidentale. Anzi: occidentale.

Non strumentalizzate e non additate impropriamente il nostro blog

Il nostro blog, ribadendolo per l’ennesima volta, utilizza tecnologie, reti e forme di comunicazione coerenti e rispettose delle legislazioni nazionali e internazionali. E’ un blog impersonale e rappresentativo di opinioni, proposte e linee di comportamento condivise; non è ad uso personale e non persegue fini o battaglie personalistiche. L’utilizzo degli pseudonimi, oltre al valore simbolico di riferimento, deriva proprio dalla spersonalizzazione di quanto pubblichiamo o commentiamo. Quindi basta con l’additare il nostro blog come se fosse un’entità pericolosa o anonima o addirittura illegale: questo è il web e l’informazione diversificata e diversa dal resto del sistema dell’informazione. Noi non abbiamo suggeritori; non abbiamo correnti di partito o forze politiche a cui render conto; noi non siamo l’antipolitica e nemmeno un competitore elettorale. Inoltre questo blog è autonomo anche da ambienti che fanno parte di enti pubblici di cui noi affrontiamo le vicende disastrose, come l’università.

Il nostro obiettivo è ben preciso: dare un contributo per ristabilire equilibrio e legalità nella gestione del BENE PUBBLICO e contrastare quei gruppi di potere o di cricca che inquinano il sistema politico e gestionale della cosa pubblica. Il nostro impegno al fianco di coloro che sono impegnati per risollevare l’università, chiedendo giustizia per il dissesto vergognoso di oltre 270.000.000,00 di euro è coerente con il nostro obiettivo e la nomenclatura universitaria responsabile del dissesto è politicamente vicina a coloro che da anni e ancora oggi, pur avendo quasi ottantanni, spingono sempre per controllare tutto e tutti. Liberarsi della zavorra dei dissestatori e dei loro padrini politici non solo sarebbe un BENE per la stessa università, ma libererebbe energie nuove e idee fresche per tutta la comunità senese..

A noi le battaglie personali non interessano, così come non condividiamo l’utilizzo del ventilatore per lanciare veleni su commissione. Il nostro blog è per la legalità e la giustizia sociale: è stato cosi fino ad oggi e lo sarà sempre.

Liberté Egalité Fraternité

Per la redazione di Fratello Illuminato
Maestro James

Un’informazione corretta

Mentre la Nazione di oggi dedica un’intera pagina alle vicende dell’ateneo più dissestato del mondo occidentale (prima nella classifica di Kinshasha degli atenei dissestati da torme di stiglianesi e soci), mettendo bene l’accento sull’inettitudine l’incapacità dell’attuale amministrazione e sottolineando come qualsiasi cosa portino in CdA viene sistematicamente buttata a fondo, nonché come l’ateneo sia stato colpito da un’altra “multina” da oltre un milione e mezzo, cosa fa l’ineffabile giornalista europeo Stefano Bisi? Scrive dieci righe dicendo che una vecchia multa TOSIANA (2004) è stata diminuita drasticamente a 100.000 euro. Stop. Dei revisori che bocciano tutto, del fallimento continuo delle operazioni di risanamento e delle varie visite dei Carabinieri in ateneo (l’ultima martedì) se ne guarda bene dal parlarne.

In compenso dedica altrettanto spazio di quello dedicato all’ateneo ad un piccolo biacco avvistato ieri in piazza del campo, la cui rimozione ha richiesto l’intervento dei Marines, dei ROS, dell’esercito e della protezione civile.

Bisi, ma perché invece di insidiare il Focardi per il premio National Geographic, non dici – per fare un esempio – al tuo amico genio inghirlandato di riportare i soldi dei libri in onore del sultano di Stigliano?

Manuale del dissestatore di ateneo. Capitolo 5: arredamenti di design a tutta randa

* Scioccati evidentemente dalla calata piuttosto recente dei barbari a San Galgano, i raffinati abitatori del San Niccolò hanno provveduto, nel 2005 (anni in cui imperava il Faraone Dissestatore Piero I e ultimo col ciambellano di corte nonché genio inghirlandato e comunicatore massimo Boldrini), ad evitare di fare il tetto d’oro e l’oro l’hanno nascosto nei cessi e negli uffici, sotto mentite spoglie di oggetti di design.
La fornitura del 2005, infatti, pervenuta (?) per il solo San Niccolò alla modica cifra di 330.870,00 +IVA per un totale di 397.044,00 euro constava della seguente oggettistica. Facciamo alcuni esempi di cui almeno uno già noto al grande pubblico: lo scopino da cesso che all’Ateneo (cioè al contribuente) è costato 60 euro + IVA mentre se ci fosse rivolti ad una ditta di livello come la Alessi avrebbe comportato, per un oggetto di design dall’accattivante ed appropriato nome di “merdolino”, la modica cifra di euro 34.00 (rivalutati al 2011).
Ma non ci si poteva fermare agli scopini e ai distributori di salviette di design. Valeva bene la pena di spendere 85.00 euro + IVA per 128 cestini portacarte in acciaio ignifugo antigraffio, esattamente come quelli che si possono acquistare comodamente all’Ikea al prezzo di ben 4.99 euro IVA inclusa ciascuno. Dal che si evince che con la spesa di un solo cestino di design (come quelli del Baiocchi: http://www.youtube.com/watch?v=DjeuTeE19tI) ce ne veniva esattamente 20. Il tutto, per renderlo più sicuro, in locali ben ombreggiati da 750 tende a rullo con comando ad argano ed asta di manovra e, per i 73 più fortunati, con tende ombreggianti aggiuntive per un importo totale di 73620 euro IVA inclusa.
Questa cosa dei fortunati torna ad angustiarci quando vediamo che sono stati spesi 3600 euro + IVA per ben 4 cassettiere speciali modello Susta e contemporaneamente apprendiamo con sconcerto che ci sono 3000 stanze al San Niccolò, visto che sono state acquistate per l’appunto 3000 marcastanze per un totale di 39000 euro + IVA. Siccome poi tutte le genialate vanno comunicate per tempo al popolo ed al comune mediante ostensione in bacheca, si è correttamente provveduto ad acquisirne 90, di bacheche, per un totale di euro 40500 + IVA.
Peccato che non si sia ornato il giardino antistante con Biancaneve ed annessi nani perché sennò avrebbero potuto ispirarsi a questa nota scena: http://www.youtube.com/watch?v=ca20NEt4VSQ (dal min. 2 al min. 4). Peccato davvero! Ci sarebbero stati proprio bene.

A questo punto, dopo alcuni esempi di acquisto magnificente, tornano alla mente le parole pronunciate da un noto semiologo antibarbaro che il 3 novembre 2008 si faceva latore di una lettera, firmata da altri scienziati illustri (già candidati al nobel come Maurizio Bettini, Mariano Giacchi, Noè Battistini, Giulio Cianferotti ed altri stiglianesi), con queste parole dette al Corriere di Siena dell’amico Bisi: Non siamo la banda del buco e non è l’università degli sprechi. No no! Poco no! E poi non è un buco; è una voragine senza fondo.

A questo punto poniamo delle domande che consegnamo anche alla magistratura della Repubblica italiana:

1) Ma il bando di gara per questa fornitura a quante aziende è stato spedito? E quante sono state le offerte ricevute?

2) Il Consiglio di Amministrazione le ha approvate o no queste spese?

3) Chi è che ha segnalato all’ateneo la ditta Tecno SpA e perché, avendo la sede centrale a Milano ed una filiale a Firenze in Lungarno Vespucci l’acquisto è avvenuto presso la filiale di Bologna?

4) E ancora: ma l’inventario al momento della consegna di tutta questa roba è stato fatto? Si trova tutta al San Niccolò questa fornitura? E se sì in quale delle 3000 stanze che lo compongono?

Ora, cari scienziati che avete partecipato ed avete in buona parte ideato questo scempio, ce lo fate un favore? Andatevene! Lasciato morire in pace l’Ateneo!

P.S. Prima di abbandonare la scena, sarebbe carino da parte del genio riportare quei 26.210 euro + IVA per gli studi in onore del Sultano di Stigliano senza far scomodare ulteriormente la magistrature nonché finire di prosciugare le casse, già disastrate, dell’Ateneo.

* Nelle foto: lo scopino “Merdolino” della ditta Alessi e il cestino “Dokument” della ditta Ikea.

Una domanda a Massimo D’Alema sul dissesto dell’Università di Siena

Onorevole D’Alema ci siamo ricordati proprio ora di rivolgerle una domanda in merito al dissesto barbarico dell’università di Siena. Durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative gli archivi fotografici hanno catalogato una foto in cui lei passeggia preceduto dal genio di Via Roma 56, Maurizio Boldrini. Abbiamo notato che tra i tanti discorsi fatti si è dimenticato di dire una parolina sul dissesto dell’ateneo senese e tra l’altro una bella condanna dei dissestatori non ci stava male. Crediamo che sia ben informato sulle vicende dell’ateneo visto che  sua moglie è docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’università di Siena. Se trova il tempo due paroline sul dissesto le pronunci: magari oltre a parlarne con la consorte provi a chiedere lumi a quel genio che passeggiava davanti a Lei nel suo tour elettorale senese.

Dichiarazione spontanea e ufficiale: “NON SIAMO STATI NOI!!!”

Nella notte tra  sabato 2 e  domenica 3 settembre due amici, esperti radioamatori e specializzati nel conteggio delle antenne dei grilli, si trovavano nelle notturne vegetazioni naturali nei dintorni di Monsindoli: impegnati appunto nel conteggio delle antenne dei grilli. I due amici, Mizio e Tazio, si muovevano nel notturno separatamente e per comunicare nella distanza separatrice utilizzavano la radio (da veri esperti radioamatori). All’improvviso, mentre comunicavano attraverso la banda HF, dentro lo spettro elettromagnetico un altro tipo di spettro faceva capolino. I due sconvolti da questa presenza improvvisa e anomala, e ancor di più sconvolti dalla voce strana che disturbava le loro, cominciarono a sudare freddo: una sorta di paura preoccupante per la biancheria intima dei due grillologi.

Cosa stava succedendo ai due amici? I grillologi incolpevolmente erano capitati in un luogo dove quella notte un gruppo ristretto di mezzi alcolizzati e pieni esaltati, come loro consuetudine, stavano celebrando in cerchio l’invocazione a satana. Probabilmente questi invocatori patologici da quanto erano pieni di alcolici non avevano trovato la forza per riportare tra di loro satana e stranamente la loro invocazione aveva riportato nell’oggi un certo Udu, un barbaro dell’anno 270 (e non del 1270) appartenete alla tribù barbara dei Burgundi. Lo spettro e la voce del barbaro Udu si erano impossessati della comunicazione radioamatoriale e forse per una sorta di ritorsione,provocata anche dalle sputtanate del nostro blog, il medesimo barbaro approfittando dei due amici si è lasciato andare in una ferma e storica rivendicazione dell’innocenza dei barbari in merito al furto del “tetto dell’Abbazia di San Galgano”. Vi ricordate che il semiologo di Via Roma 56 Omar Calabrese, con supponenza, aveva asserito che il tetto dell’Abbazia di San Galgano era stato trafugato dai barbari? Proprio quella:  la stessa che ha fatto incazzare i barbari e gli stessi pur di affermarlo, rompendo  i confini dell’oltretomba, hanno consegnato a Mizio e Tazio (assidui lettori del nostro blog) un’intervista esclusiva ribadendo che “Non sono stati i barbari a trafugare il tetto di San Galgano(come asserito dal semiologo di Via Roma 56) per un motivo palesemente certificato: le invasioni barbariche sono esistite tra l’anno 166 e l’anno 476, mentre la costruzione dell’Abbazia di San Galgano ebbe inizio nel 1218 … più chiaro di così..”

Ecco a voi in anteprima planetaria l’intervista che il barbaro Udu della tribù dei Burgundi ha rilasciato a Mizio e Tazio.

Domanda. Udu, anzi barbaro Udu, dalle poche parole che abbiamo intuito appare evidente che i barbari sono incazzati con le affermazioni colpevolizzanti contro di voi fatte dal semiologo di Via Roma 56 accusandovi di aver trafugato il tetto dell’Abbazia di San Galgano?

Risposta. Uuu, gra gru … ma che burgate dice questo semiolugu!!! Nou siamo stati barbaru brutali e sanguinari … anche sui vustru libri di storia è scritto così. E non negu questu. Voi moderni però siete strani, soprattutto in quel di Via Roma 56. Di questu semiolugu non avevamo mai captato nullu dal mondo lontano dell’oltretomba. Perché deve lanciare false accuse nei nostri confronti? Ci deve chiedere scusa.

Domanda. Siete sicuri della vostra innocenza?

Risposta. E’ tutto scrittu e testimoniato. Noi non siamo stati. Probabilmente il semiolugu si sarà confusu dopo aver visto quel film “Le Invasioni barbariche”(perché noi dall’oltretomba seguiamo tutto di voi moderni) e distratto dalle ricordanze cinematografiche gli sarà sfuggita questa cazzata ipergalattica.

Domanda. Avete intenzione di presentare denuncia per diffamazione?

Risposta. Non ci pensiamu nemmeno. Il problema è tuttu vostru: unu che spara queste burgate lo fate ancora insegnaru all’università? Una domanda se posso….

Domanda. Ci dica Ubu..prego.

Risposta. Ma quei barbari che hanno saccheggiato l’ateneo senese a quale tribù appartengono?

Zzzz..fd..d.fd.sf.ds…si interrompe la comunicazione…craz zazzz…spraz

Per risanare l’ateneo (si fa per dire) hanno nominato una direttrice condannata dalla corte dei conti per danno erariale. E la pagano addirittura 177.027,62 euro

Lo schema è semplice (anzi Semplici): il giornalista europeo Stefano Bisi in largo anticipo aveva divulgato il nome di Ines Fabbro come futuro direttore amministrativo dell’università di Siena; appena nominata su base fiduciaria dall’ex responsabile del Cresco e attuale rettore pro tempore (la sua elezione è al vaglio della magistratura) la signora pensionata e condannata dalla Corte dei conti ricordava alla giornalista l’amicizia di lunga data con Jolanda Cei Semplici (ex direttore amministrativo e madre di un dipendente dell’università di Siena che sotto la guida della pensionata condannata ha avuto un incarico che altrimenti non avrebbe mai avuto). E non dimentichiamoci che a suo tempo lo stesso Bisi tifava sia per Jolanda Cei Semplici che per l’ex magnifico Piero Tosi.

Riformuliamo tre domande che non hanno ottenuto ancora risposte:
1) Come faceva il giornalista europeo Bisi a sapere del nominativo della pensionata Ines Fabbro?

2) Come mai il rettore ha nominato la pensionata solo su base fiduciaria e non in base alla selezione che era stata attivata?

3) E’ vero o no che la signora Fabbro è stata a cena insieme a Jolanda Cei Semplici(madre del dipendente incaricato a danno di gente sicuramente più competente di lui) e a Marcello Rustici (altro nome noto all’università)?

Si afferma da più parti che la pensionata sia molto vicina alla CGIL e infatti gode del sostegno massimo di questo sindacato. Quello che appare strano è questo: come mai un sindacato come la CGIL che ha organizzato uno sciopero a difesa dei lavoratori e contro i privilegi, qui a Siena, invece, sostiene un direttore amministrativo che da quando è arrivato non solo non risana nulla ma addirittura applica provvedimenti e iniziative lesive dei diritti dei lavoratori? Come mai? Come mai?

E ancora: come mai la pensionata condannata dalla corte dei conti percepisce uno stipendio di euro 177.027,62? Siete sicuri che il compenso sia conforme alla legge? E come mai non gli è stato assegnato uno stipendio di minore entità vista la situazione drammatica dell’ateneo?

Ma poi vi sembra una scelta coerente ed eticamente sostenibile affidare a una condannata per danno erariale il compito di risanare un ateneo dissestato anche per numerosi danni erariali commessi dai dissestatori famosi?
La pensionata, da quello che riusciamo a sapere dall’ateneo, si atteggia a baronessa unta da chissà quale entità e dai risultati che sono sotto gli occhi di tutti è evidente che lo stipendio che prende sia largamente immeritato. E l’aspetto ancora più indigesto del modus operandi della pensionata è la difesa ad oltranza della vecchia nomenclatura e di soggetti palesemente indagati per il dissesto, e mai rimossi dai loro incarichi, come risulta dalle notizie di stampa.

Ne parlavo di recente e in modo fraterno con dei conoscenti di Bologna e gli stessi mi dicevano: da quando la Fabbro non è più all’università di Bologna la stessa è svettata in cima alle classifiche come ottima università; e sempre gli stessi si chiedevano come mai a Siena abbiano optato per dare l’incarico a una pensionata.
Il doppiopesismo e la doppia morale praticati della politica senese non partoriranno mai una posizione netta contro i dissestatori e non chiederanno mai alla pensionata di levar le tende dall’ateneo: attendiamo solo il giusto peso della magistratura senese. Meglio tardi che mai!!!

Nel frattempo mentre rileggerò la nobile storia di  Luigi Zamboni e G.B. De Rolandis, tanto cara a un bolognese famoso e nostra fonte di ispirazione di questioni universitarie, spero che la pensionata Fabbro decida autonomamente di  mollare la presa. Ritorni a fare la pensionata: per il bene dell’ateneo.

P.S. Domanda a latere per il giornalista europeo Stefano Bisi: come mai caro Bisi, visto che ti sei scandalizzato per la nomina di quel mantovano Ezio Zani (fermato nel 2004 in stato di ebbrezza) nel cda della banca Antonveneta, non ti sei scandalizzato fortemente (anzi hai tifato per lei) quando il tuo caro rettore Riccaboni ha nominato direttore di un ente dissestato Ines Fabbro, già condannata dalla corte dei conti? Come mai?

 

 

 

Manuale del dissestatore di ateneo. Capitolo 4: scopini, amici degli amici e gente che piace alla gente piace

Notato l’enorme successo del manuale del dissestatore di ateneo e, soprattutto, degli scopini da cesso del valore ineguagliabile di euro 60 + IVA l’uno per un totale di 60 unità, andiamo avanti ad indagare. D’altro canto per genii della comunicazione e semiologi di fama internazionale 67 euro per uno scopino non sono niente. E vogliamo parlare del fatto che servono anche per dei culi IN.FACT assolutamente speciali.

Della medesima fornitura, comunque, risultano essere dispenser per le salviette di carta in acciao satinato che fanno pendant con scopino e portascopino. Questi ultimi costano, toh!, meno degli scopini (64 euro IVA inclusa). In compenso sono il doppio (120). Poi anche i mobili da cucina con lavello e piano cottura al costo di oltre 4400 euro non sono male. Fra l’altro chiediamo ai NON genii che risiedono in Via Roma 56: le cucine ci sono? Perché il bar c’è, da quanto si capisce, ma le cucine …? Qualche domanda: ma un controllo inventariale è mai stato fatto? Non è che per caso questa roba così costosa non è dove dovrebbe essere? No, così per saperlo … siccome l’intera fornitura è per un importo di quasi 400.000 euro ci interessebbe. Inoltre immaginiamo che sia stata fatta, almeno per questi materiali una gara di assegnazione. E che la Tecno SpA di Milano (la provincia di cui era presidente Penati, nella quale si trova Sesto San Giovanni di cui Penati era sindaco. L’avete presente?) abbia vinto questa gara, anziché le aziende senesi e della provincia di Siena che notoriamente uno scopino da cesso in sessanta esemplari lo danno via a oltre 68-70 euro. Perché Ceccuzzi e Bezzini non chiedono conto di queste piccole stranezze invece che parlare della cittadinanza studentesca? E a proposito di amministratori pubblici: ma le fatture chi le ha firmate? Forse l’ufficio tecnico nella persona dell’assessore di Buonconvento geom. Meconcelli?

Perché, a proposito degli amici degli amici, per dissestare bene basta amministrare nel borgo più bello d’Italia, poi prendere – per fare un esempio – un bell’asilo in stile liberty (chiaramente dei contribuenti) e darlo in comodato all’Ateneo prospiciente dove, per caso, “lavora” – come “collega” del medesimo assessore – un dirigente della CGIL universitaria con tessera dello stesso partito rigorosamente in tasca. Questo ultimo, senza – come per gli scopini e come per i libri in onore dei sultani stiglianesi nonché garanti che sospendono chi si è già autosospeso – interessarne affatto il cda dell’Ateneo da dissestare, ci crea un ottimo laboratorio di accessibilità universale, ci schiaffa un po’ di gente a lavorare dopo aver riattato il tutto a spese dell’Ateneo. Et voilà! Il dissesto va ad aggiungersi a quello dei libri e degli scopini.

Basta avere gli amici giusti. Facile no? Poi, se si vede la mala parata, si va a farsi pagare lo stipendio da un’altra amministrazione pubblica, tanto sono tutte controllate da altri amici e se non sono amici c’è sempre un sultano stiglianese che ci ha fatto qualche patto scellerato a suo tempo (e infatti il direttore amministrativo e di capo dell’ufficio ragioneria, nonché i parenti stretti di costoro sono tutti di una certa area di Comunione e Liberazione) e il gioco è fatto. Ancora una magistrale esecuzione dell’orchestra del dissesto!

Mettiamo anche questa roba nel nostro archivio CARTACEO. Sia chiaro a tutti che noi abbiamo una pazienza limitata: diciamo che abbiamo pazienza sino al 20 di settembre. Dopodiché questo bel faldone di merda, siccome evidentemente non interessa a Siena, lo portiamo alla Procura generale di Firenze, di Genova, magari la mandiamo anche al CSM e alla Procura della Corte dei conti regionale. Vediamo se loro sono interessati.

Una domanda alla direttrice di fiducia del rettore pro-tempore Riccaboni

La curiosità da sempre appartiene alla donne: ma anche noi della redazione di Fratello Illuminato scherziamo poco in tal senso. La nostra però è limitata solo alle questioni inerenti il BENE COMUNE.

A tal proposito abbiamo una domanda da porre innanzitutto alla sig.ra Ines Fabbro direttrice di fiducia del rettore pro tempore Riccaboni (in attesa degli esiti dell’inchiesta sulla sua elezione) ma alla quale potrebbero rispondere i sindacati universitari e le istituzioni presenti al famoso tavolo che si occupa di università. Volendo potrebbe rispondere anche il tavolo: forse è meno duro di alcuni protagonisti.

Ai nostri uffici risulta che al Ministero diretto dall’avvocatessa bresciana, ma con esame di procuratore passato a Catanzaro Gelmini ci sono state delle ipotesi circa alcuni “piani pilota per le università dissestate”. Per la trasparenza e il BENE COMUNE sarebbe importante sapere se la signora Fabbro è in possesso di corrispondenza scritta con il Ministero inerente questi “piani pilota sul dissesto”: se la risposta è sì come mai la comunità senese non viene informata? Ci risponda signora Fabbro e gli altri soggetti interessati si informino e se trovano i documenti sarebbe il caso di renderli pubblici. Si tratta di ente pubblico in fin dei conti: anche se nel passato è stato gestito come un affare privato e per certi versi le cose non sono cambiate.

Rispondete … rispondete!!!

Gli “indignados” alla rovescia

I movimenti di protesta degli utimi mesi che scendono in piazza nelle varie capitali del mondo sono stati appropriatamente denominati “Indignados”. Sono tutti coloro che rivendicano giustizia sociale e riforme democratiche: gruppi spontanei civili e non ideologici. E infatti si indignano per i guasti provocati dai governi e dalla cattiva gestione dell’economia. Rovistando negli archivi delle vicende universitarie senesi abbiamo scoperto (WOOOWW!!!) che nel 2008 a Siena era  sorto uno strano movimento di “indignados”: un movimento alla rovescia. Praticamente questi valorosi indignados alla rovescia si indignavano perché ritenevano vergognose le accuse di dissesto rivolte alle gestioni universitarie. Avete capito bene: un gruppo di scienziati e luminari dell’università capeggiati dall’indignados capo ovvero il semiologo Omar Calabrese (quello che accusava i barbari di aver trafugato il tetto dell’Abbazia di San Galgano) che irritati e non poco manifestavano il proprio scandalo nei confronti di chi accusava la nomenklatura universitaria di aver dissanguato le casse dell’ateneo. Per l’esattezza caro semiologo il dissesto è di oltre 270.000.000 di euro.

Tra gli indignados alla rovescia primeggiavano inoltre: i baroni della Facoltà di medicina, Noè Battistini e Mariano Giacchi. Stranamente, però, questi due non si sono indignados quando veniva condannata la loro collega Anna Coluccia “perché apparecchiava i concorsi” o quando beccavano l’altro dissestatore di medicina Walter Gioffrè e nemmeno quando interdivano Piero Tosi. Poi c’era il cantore dell’Ode a Piero Tosi nonché marito di un’altra docente ovvero Maurizio Bettini; poi Gabriella Piccinni, colei che nel famoso cda dell’università quando il rettore Focardi annunciò lo spianamento dell’area comunicazione e marketing, alzò le barricate con tanta passione per difendere quel pozzo senza fondo che era appunto l’area comunicazione e marketing gestita dal genio degli scopini da 60 euro cadauno; e poi altre facce toste e di bronzo.

Questi luminari erano scesi in piazza per difendere l’ateneo contro (udite udite la vomitevole affermazione) “le caricature dei media e per dimostrare che non è una palude di sprechi”. A questo punto un vaffanculo spontaneo ci sta bene. Per la precisione le dichiarazioni vergognose e disgustose di questi corresponsabili politici e sostenitori di Piero Tosi sono state pubblicate dal Corriere di Siena il 3 novembre 2008.

Visto che questi luminari (molto oscuri a dir la verità) erano all’epoca così sicuri e così pronti a difendersi e a difendere la gestione dei dissestatori, perché non iniziano a dare un contributo in denaro per risanare l’ateneo e poi gentilmente si ritirano dalla vita accademica e culturale della città? Perché dovrebbero solo vergognarsi per quelle parole indecorose e vigliacche e che dimostrano in pieno la loro corresponsabilità nella gestione tosiana.

Al semiologo che a quel tempo degli “indignados alla rovescia” citava come immobile di prestigio la Certosa di Pontignano vogliamo ricordare che grazie ai dissestatori la stessa Certosa è stata messa all’asta proprio per risanare i conti dissestati. Tra scopini da 60 euro  e bilanci truccati e aree comunicazione vi siete divorati un prestigioso ateneo. Come dei barbari mai sazi.