Notato l’enorme successo del manuale del dissestatore di ateneo e, soprattutto, degli scopini da cesso del valore ineguagliabile di euro 60 + IVA l’uno per un totale di 60 unità, andiamo avanti ad indagare. D’altro canto per genii della comunicazione e semiologi di fama internazionale 67 euro per uno scopino non sono niente. E vogliamo parlare del fatto che servono anche per dei culi IN.FACT assolutamente speciali.
Della medesima fornitura, comunque, risultano essere dispenser per le salviette di carta in acciao satinato che fanno pendant con scopino e portascopino. Questi ultimi costano, toh!, meno degli scopini (64 euro IVA inclusa). In compenso sono il doppio (120). Poi anche i mobili da cucina con lavello e piano cottura al costo di oltre 4400 euro non sono male. Fra l’altro chiediamo ai NON genii che risiedono in Via Roma 56: le cucine ci sono? Perché il bar c’è, da quanto si capisce, ma le cucine …? Qualche domanda: ma un controllo inventariale è mai stato fatto? Non è che per caso questa roba così costosa non è dove dovrebbe essere? No, così per saperlo … siccome l’intera fornitura è per un importo di quasi 400.000 euro ci interessebbe. Inoltre immaginiamo che sia stata fatta, almeno per questi materiali una gara di assegnazione. E che la Tecno SpA di Milano (la provincia di cui era presidente Penati, nella quale si trova Sesto San Giovanni di cui Penati era sindaco. L’avete presente?) abbia vinto questa gara, anziché le aziende senesi e della provincia di Siena che notoriamente uno scopino da cesso in sessanta esemplari lo danno via a oltre 68-70 euro. Perché Ceccuzzi e Bezzini non chiedono conto di queste piccole stranezze invece che parlare della cittadinanza studentesca? E a proposito di amministratori pubblici: ma le fatture chi le ha firmate? Forse l’ufficio tecnico nella persona dell’assessore di Buonconvento geom. Meconcelli?
Perché, a proposito degli amici degli amici, per dissestare bene basta amministrare nel borgo più bello d’Italia, poi prendere – per fare un esempio – un bell’asilo in stile liberty (chiaramente dei contribuenti) e darlo in comodato all’Ateneo prospiciente dove, per caso, “lavora” – come “collega” del medesimo assessore – un dirigente della CGIL universitaria con tessera dello stesso partito rigorosamente in tasca. Questo ultimo, senza – come per gli scopini e come per i libri in onore dei sultani stiglianesi nonché garanti che sospendono chi si è già autosospeso – interessarne affatto il cda dell’Ateneo da dissestare, ci crea un ottimo laboratorio di accessibilità universale, ci schiaffa un po’ di gente a lavorare dopo aver riattato il tutto a spese dell’Ateneo. Et voilà! Il dissesto va ad aggiungersi a quello dei libri e degli scopini.
Basta avere gli amici giusti. Facile no? Poi, se si vede la mala parata, si va a farsi pagare lo stipendio da un’altra amministrazione pubblica, tanto sono tutte controllate da altri amici e se non sono amici c’è sempre un sultano stiglianese che ci ha fatto qualche patto scellerato a suo tempo (e infatti il direttore amministrativo e di capo dell’ufficio ragioneria, nonché i parenti stretti di costoro sono tutti di una certa area di Comunione e Liberazione) e il gioco è fatto. Ancora una magistrale esecuzione dell’orchestra del dissesto!
Mettiamo anche questa roba nel nostro archivio CARTACEO. Sia chiaro a tutti che noi abbiamo una pazienza limitata: diciamo che abbiamo pazienza sino al 20 di settembre. Dopodiché questo bel faldone di merda, siccome evidentemente non interessa a Siena, lo portiamo alla Procura generale di Firenze, di Genova, magari la mandiamo anche al CSM e alla Procura della Corte dei conti regionale. Vediamo se loro sono interessati.