La redazione di Fratello Illuminato è lieta di poter interloquire con il Dottor Domenico Mastrangelo, a quanto ci è dato di capire dal suo curriculum, un ricercatore di eccezionale bravura e competenza, autore di decine e decine di pubblicazioni, in possesso di quattro specializzazioni e che è, di fatto, uno dei massimi specialisti al mondo di retinoblastoma, un tumore all’occhio che insorge in età infantile. In sintesi il Dottor Mastrangelo, attualmente personale tecnico-amministrativo presso l’Università di Siena, è stato tempo fa licenziato dall’Azienda Ospedaliera (con la quale era in convenzione) ed ha perso una significativa parte del suo stipendio. Sul blog del Prof. Grasso http://ilsensodellamisura.com si può trovare una ricchissima serie di interventi di Mastrangelo che spiegano a più riprese la sua storia. Alla redazione di Fratello Illuminato interessa moltissimo un aspetto poco noto della vicenda: la reazione dell’Università e della sua Amministrazione a questa situazione di gravissima lesione dei diritti di un ricercatore. Siccome, poi, dal 2010 si sono insediati un rettore e un direttore amministrativo che non fanno che sproloquiare, a parer nostro, di “rilancio”, “risanamento” e altre magniloquenti espressioni, siamo a chiedere a Mastrangelo nel SUO caso come si sono comportati quelli che noi (noi, non Mastrangelo) definiamo senza mezzi termini due incompetenti e millantatori.
1) Mastrangelo, rispetto alla sua presenza nell’organico dell’Ateneo, presenza evidentemente prestigiosa da un punto di vista scientifico e, presumiamo, anche eventualmente didattico, come si sono rapportati Riccaboni e Fabbro?
Ho trovato una certa disponibilità … a parlare! Ma la mia situazione non è cambiata in nulla. Come ho più volte indicato anche nel blog del Prof. Grasso, per il nostro Ateneo io sono un tecnico di livello D3 dal 2003 ed è da quell’anno che la mia “carriera” è “congelata”. Ho testimoni che possono confermare (anche se oggi non credo di potermi fidare più di nessuno!) che già nel 1996 il prof. Frezzotti, che mi aveva fortemente voluto nel suo dipartimento, affermava: “Mastrangelo ha un curriculum da professore associato …” … nel 1996 avrei dovuto essere professore associato ed oggi, ancorché mai diventato neanche ricercatore, mi ritrovo con lo stipendio dimezzato grazie alle “delibere” dell’azienda ospedaliera che mi ha dato il benservito affermando di non avere una collocazione da darmi, al suo interno! … Se poi pensate che io sono considerato un esperto di valore internazionale nell’ambito del retinoblastoma e che nell’azienda ospedaliera senese opera un centro di riferimento nazionale sul retinoblastoma, potete ben comprendere la gravità delle affermazioni (tutte scritte e firmate) dell’azienda ospedaliera senese! Mi risulta che ci sia stato un tentativo del Rettore sul direttore generale dell’azienda ospedaliera, ma con un nulla di fatto. Non ho, al contrario, notizia di azioni svolte, in questo senso dalla DA. Ho anche proposto che fosse solo l’università a farsi carico del mio inquadramento professionale, abbandonando così, definitivamente, l’idea della “convenzione” con l’azienda ospedaliera; ma sembra che non ci siano né spazi adatti né meccanismi idonei a “ricollocare” uno come me!
2) Ha notato dei cambiamenti rilevanti di atteggiamento rispetto al rettorato Tosi (col quale sappiamo ha avuto diverse problematiche)?
Purtroppo non mi pare che sia cambiato assolutamente nulla: livello D3 ero e livello D3 sono rimasto anche se, per onestà, devo dire che un colloquio con il rettore Riccaboni l’ho avuto; lui mi ha chiesto di illustrargli tutte le problematiche e io l’ho fatto; ma non c’è stato nessun cambiamento. La mia posizione è rimasta la stessa, con l’aggravante che, dopo lo “sconvenzionamento” (ossia il licenziamento da parte dell’azienda ospedaliera senese), mi ritrovo, oggi con uno stipendio di 1200 Euro al mese e prospettive non certo esaltanti, dal punto di vista umano, professionale, di carriera e, soprattutto, pensionistico!
3) E rispetto al rettorato Focardi?
No! Non ho notato cambiamenti
4) Lei è in grado di produrre a questa redazione una documentazione di questa incresciosa situazione? Sa noi siamo abituati a basarci sui documenti e siamo anche disposti, a patto che possa essere pubblicata, a dare diffusione alle carte (sinteticamente per ragioni di linea editoriale).
Io credo che la documentazione più significativa sia rappresentata dal mio curriculum vitae (che vi posso fornire in qualsiasi momento) e dal mio stato di servizio, un documento abbastanza facile da ottenere presso l’amministrazione di Ateneo. Dico questo perché il mio CV dimostra (con tutti i documenti allegati) non solo che io sono medico chirurgo, con laurea conseguita presso l’Università di Chieti il 26 Ottobre del 1979, ma che sono anche specialista in ematologia, oncologia, farmacologia clinica, oftalmologia, diplomato omeopata, con competenze specifiche nei settori dell’epidemiologia, della genetica, della biologia molecolare, che ho oltre 100 pubblicazioni al mio attivo, che ho scritto libri e capitoli di libri in lingua italiana ed inglese, ecc. ecc. A fronte di tutto questo, il mio stato di servizio presso l’ateneo senese dimostra che io sono (lo ripeto) un tecnico di livello D3 dal 2003 e che percepisco uno stipendio mensile netto di circa 1200 Euro al mese! Credo che questo sia già più che sufficiente a dimostrare che nell’ateneo senese qualcosa non funziona, specialmente quando nello Statuto, recentemente approvato, si legge: “L’Università, con la partecipazione attiva e responsabile di tutte le componenti della sua Comunità, organizza e promuove la ricerca scientifica sulla base del criterio della qualità e della valorizzazione delle capacità individuali e collettive”. Dopo quanto detto, dubito seriamente che la mia situazione rifletta il rispetto del “criterio della qualità e della valorizzazione della capacità individuali …”. Voi che ne dite? E comunque, se avete bisogno di altra documentazione, potete rivolgervi allo studio legale che mi assiste. Li conservano gelosamente tutto … in preparazione, oso sperare, di una “controffensiva” giudiziaria che riporti tutti al rispetto della Legge, per troppo tempo ignorata, quando non letteralmente violata, nel mio caso specifico e il sottoscritto a ricevere un congruo risarcimento per i danni morali e materiali, personali e professionali subìti!
5) All’Università pare che abbiate un supermanager, seppur condannato dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna. Dall’alto delle sue competenze e delle sue capacità (tutte rigorosamente certificate) le sembra che l’organizzazione del lavoro sia corrispondente alla valorizzazione del merito e delle competenze?
Ovviamente, quanto ho detto a voi ho fatto puntualmente notare anche all’attuale direttore amministrativo; ma il risultato di queste mie azioni di “sensibilizzazione” è di fronte agli occhi di tutti e non può essere né frainteso, né interpretato: nulla è cambiato … NULLA! … se non, caso mai in peggio. Un episodio recente e significativo? Il 23 Maggio scorso, una mail della DA “invitava” tutti i tecnici amministrativi a partecipare (il 29 Maggio) alla “rilevazione dei compiti presso la struttura di afferenza” ossia tutti i tecnici DOVEVANO (formalmente era un invito, ma in sostanza, la partecipazione era OBBLIGATORIA!) recarsi a compilare un questionario (informatizzato) piuttosto impegnativo il cui scopo doveva essere quello di “capire chi fa cosa”, ossia quali sono, di fatto, le mansioni svolte da ciascuno. Lì per lì mi sono molto meravigliato perché ho sempre pensato che il datore di lavoro debba conoscere alla perfezione le mansioni che ciascun dipendente svolge, pena la più totale anarchia organizzativa e gestionale! Ma ho dovuto ricredermi. Il questionario chiedeva cose (tipo quante ore del giorno passa a fare fotocopie!!!) che sono del tutto irrilevanti (quando non del tutto avulse dal contesto) rispetto alle mie competenze e qualifiche professionali; eppure era obbligatorio compilarlo. Per giunta, io che mi trovavo nell’impossibilità di partecipare, nella data stabilita, sono stato pesantemente richiamato ad “assumermi le mie responsabilità” perché l’amministrazione non poteva “riservare trattamenti di favore” ad alcuno! Poi si è scoperto che era stata stabilita una seconda data e, alla fine, era addirittura divenuto possibile compilare il questionario da casa (come sembrava più logico e comprensibile). Tutto questo mi lascia, ovviamente molto perplesso sia sull’organizzazione del lavoro all’interno del nostro Ateneo, sia sulla capacità di chi lo amministra, di riconoscere e premiare adeguatamente il merito e le competenze.
6) Noi riteniamo che non si sia fatto ancora niente (a quattro anni di distanza) per cercare di recuperare qualcosa da questo disastro. Lei che opinione ha a questo proposito?
Il nostro Ateneo si è dato uno Statuto ed è stata una esigenza molto sentita quella di rinnovarne i contenuti. Immagino che uno Statuto sia un insieme di norme che una comunità si dà per regolare la convivenza degli appartenenti alla comunità stessa e, in tal modo, garantirsi il corretto svolgimento delle funzioni alle quali essa è destinata. Se lo Statuto non viene rispettato, allora vengono meno le norme e se vengono meno le norme, ognuno è padrone di fare come crede; e immagino che lo stesso rettore sia assolutamente consapevole di questo. Infatti, se non ho interpretato male il senso del suo discorso, quando ci siamo incontrati, ho compreso che la mia situazione non poteva essere sanata proprio perché, nelle precedenti gestioni, ognuno aveva “fatto il proprio comodo” senza doverne rispondere a nessuno. Io, poi, che sono abbastanza smaliziato, credo che ci sia SEMPRE qualcuno che riesce a fare “i propri comodi” anche in tempi di “austerità”, quali dovrebbero essere quelli che viviamo oggi! Se associo queste considerazioni con il fatto che una situazione grave come la mia non è stata ancora sanata, non ho bisogno di molto altro per concludere che, almeno dal mio osservatorio, nulla di veramente importante sia stato fatto, fino ad ora, per un vero risanamento.
7) Non crede che dalla sua vicenda, come da quella complessiva che ha visto la quasi totale distruzione dell’Ateneo, si debba trarre la conclusione che se non si passa da un risanamento prima di tutto morale ed etico (da ottenersi, supponiamo, solo in via giudiziaria) dell’Ateneo, non si vada da nessuna parte?
Questo è quanto io ho sempre affermato e sostenuto con forza, soprattutto nelle pagine del blog del Prof. Grasso. Il risanamento non è mai solo economico; sarebbe un po’ come se una banca, fallita per effetto della disonestà o incapacità dei suoi impiegati o dirigenti, volesse ripianare il suo bilancio agendo soltanto sui conti! Se chi ha rubato continua a rubare, chi si è comportato da disonesto continua a fare il disonesto, chi ha amministrato male continua ad amministrare male, non c’è risanamento economico che tenga: bisogna prima “fare pulizia in casa” e poi pensare al bilancio. Quanto alla Giustizia, questa è la sola strada anche se la mia esperienza personale (da oltre dieci anni vago per procure e tribunali, spesso con risultati molto deludenti!) mi dice che si tratta di una strada lunga e tortuosa!
8) Le concediamo tutto lo spazio che vuole in calce per trarre ulteriori riflessioni e/o conclusioni in merito alla sua vicenda. Sa a noi piace dare la voce a chi di solito viene negata. A maggior ragione se parliamo con una persona come lei.
Da medico, sono abituato a diagnosticare una malattia sulla base dei sintomi e dei segni con i quali essa si presenta e i sintomi (ossia ciò che il paziente riferisce) sono, insieme ai segni (ciò che il medico può vedere e rilevare, mediante la visita), l’unico mezzo per fare diagnosi. Il mio inquadramento professionale, all’interno dell’Ateneo senese, non può derivare né da sviste, né da malintesi e se non c’è (come oso sperare) dolo da parte di nessuno, nel voler perpetuare una situazione insostenibile e intollerabile, il fatto che un professionista con la mia esperienza ed i miei titoli, venga così sottopagato e sottovalutato, deve pur significare qualcosa! Secondo me, significa che in questo Ateneo le cose non vanno come dovrebbero e senz’altro indica, in maniera inequivocabile, che il tanto sbandierato “merito” è una pura e semplice chimera! Né, d’altra parte, le cose vanno meglio per quanto riguarda la sanità. Lo “sconvenzionamento” con riduzione del 50% del mio stipendio è fondato su null’altro che la ferma volontà di tenermi lontano dall’istituzione sanitaria A DISPETTO dei miei titoli che dovrebbero obbligare moralmente qualsiasi dirigente o amministratore ad includermi (senza esitazioni e con urgenza, sarei per dire!) nel “team” del centro di riferimento regionale per il retinoblastoma; ma neanche questo avviene e anche questo deve, necessariamente, significare qualcosa. Che la sanità nazionale sia malata, lo sappiamo tutti molto bene; basta leggere le cronache giornalistiche sulla malasanità! Sbagliare è certo umano, ma perseverare nell’errore di promuovere a far progredire solo chi ha tessere di partito o interessi personali da coltivare, lasciando fuori chi ha competenze e capacità da vendere è, secondo me, un crimine da perseguire sistematicamente e con fermezza perché i suoi effetti si ripercuotono tutti e soltanto sulla povera gente che ha bisogno di cure.