Entries Tagged 'Note redazionali' ↓

Due parole con Domenico Mastrangelo, assurto troppo tardi all’onore delle cronache, dopo anni di soprusi ricevuti nonostante le sue capacità e competenze dimostrate e dimostrabili. Ancora un esempio di “castismo”, disorganizzazione, incompetenza e menefreghismo

La redazione di Fratello Illuminato è lieta di poter interloquire con il Dottor Domenico Mastrangelo, a quanto ci è dato di capire dal suo curriculum, un ricercatore di eccezionale bravura e competenza, autore di decine e decine di pubblicazioni, in possesso di quattro specializzazioni e che è, di fatto, uno dei massimi specialisti al mondo di retinoblastoma, un tumore all’occhio che insorge in età infantile. In sintesi il Dottor Mastrangelo, attualmente personale tecnico-amministrativo presso l’Università di Siena, è stato tempo fa licenziato dall’Azienda Ospedaliera (con la quale era in convenzione) ed ha perso una significativa parte del suo stipendio. Sul blog del Prof. Grasso http://ilsensodellamisura.com si può trovare una ricchissima serie di interventi di Mastrangelo che spiegano a più riprese la sua storia. Alla redazione di Fratello Illuminato interessa moltissimo un aspetto poco noto della vicenda: la reazione dell’Università e della sua Amministrazione a questa situazione di gravissima lesione dei diritti di un ricercatore. Siccome, poi, dal 2010 si sono insediati un rettore e un direttore amministrativo che non fanno che sproloquiare, a parer nostro, di “rilancio”, “risanamento” e altre magniloquenti espressioni, siamo a chiedere a Mastrangelo nel SUO caso come si sono comportati quelli che noi (noi, non Mastrangelo) definiamo senza mezzi termini due incompetenti e millantatori.

1) Mastrangelo, rispetto alla sua presenza nell’organico dell’Ateneo, presenza evidentemente prestigiosa da un punto di vista scientifico e, presumiamo, anche eventualmente didattico, come si sono rapportati Riccaboni e Fabbro?

Ho trovato una certa disponibilità … a parlare! Ma la mia situazione non è cambiata in nulla. Come ho più volte indicato anche nel blog del Prof. Grasso, per il nostro Ateneo io sono un tecnico di livello D3 dal 2003 ed è da quell’anno che la mia “carriera” è “congelata”. Ho testimoni che possono confermare (anche se oggi non credo di potermi fidare più di nessuno!) che già nel 1996 il prof. Frezzotti, che mi aveva fortemente voluto nel suo dipartimento, affermava: “Mastrangelo ha un curriculum da professore associato …” … nel 1996 avrei dovuto essere professore associato ed oggi, ancorché mai diventato neanche ricercatore, mi ritrovo con lo stipendio dimezzato grazie alle “delibere” dell’azienda ospedaliera che mi ha dato il benservito affermando di non avere una collocazione da darmi, al suo interno! … Se poi pensate che io sono considerato un esperto di valore internazionale nell’ambito del retinoblastoma e che  nell’azienda ospedaliera senese opera un centro di riferimento nazionale sul retinoblastoma, potete ben comprendere la gravità delle affermazioni (tutte scritte e firmate) dell’azienda ospedaliera senese! Mi risulta che ci sia stato un tentativo del Rettore sul direttore generale dell’azienda ospedaliera, ma con un nulla di fatto. Non ho, al contrario, notizia di azioni svolte, in questo senso dalla DA. Ho anche proposto che fosse solo l’università a farsi carico del mio inquadramento professionale, abbandonando così, definitivamente, l’idea della “convenzione” con l’azienda ospedaliera; ma sembra che non ci siano né spazi adatti né meccanismi idonei a “ricollocare” uno come me!

2) Ha notato dei cambiamenti rilevanti di atteggiamento rispetto al rettorato Tosi (col quale sappiamo ha avuto diverse problematiche)?

Purtroppo non mi pare che sia cambiato assolutamente nulla: livello D3 ero e livello D3 sono rimasto anche se, per onestà, devo dire che un colloquio con il rettore Riccaboni l’ho avuto; lui mi ha chiesto di illustrargli tutte le problematiche e io l’ho fatto; ma non c’è stato nessun cambiamento. La mia posizione è rimasta la stessa, con l’aggravante che, dopo lo “sconvenzionamento” (ossia il licenziamento da parte dell’azienda ospedaliera senese), mi ritrovo, oggi con uno stipendio di 1200 Euro al mese e prospettive non certo esaltanti, dal punto di vista umano, professionale, di carriera e, soprattutto, pensionistico!

3) E rispetto al rettorato Focardi?

No! Non ho notato cambiamenti

4) Lei è in grado di produrre a questa redazione una documentazione di questa incresciosa situazione? Sa noi siamo abituati a basarci sui documenti e siamo anche disposti, a patto che possa essere pubblicata, a dare diffusione alle carte (sinteticamente per ragioni di linea editoriale).

Io credo che la documentazione più significativa sia rappresentata dal mio curriculum vitae (che vi posso fornire in qualsiasi momento) e dal mio stato di servizio, un documento abbastanza facile da ottenere presso l’amministrazione di Ateneo. Dico questo perché il mio CV dimostra (con tutti i documenti allegati) non solo che io sono medico chirurgo, con laurea conseguita presso l’Università di Chieti il 26 Ottobre del 1979, ma che sono anche specialista in ematologia, oncologia, farmacologia clinica, oftalmologia, diplomato omeopata, con competenze specifiche nei settori dell’epidemiologia, della genetica, della biologia molecolare, che ho oltre 100 pubblicazioni al mio attivo, che ho scritto libri e capitoli di libri in lingua italiana ed inglese, ecc. ecc. A fronte di tutto questo, il mio stato di servizio presso l’ateneo senese dimostra che io sono (lo ripeto) un tecnico di livello D3 dal 2003 e che percepisco uno stipendio mensile netto di circa 1200 Euro al mese! Credo che questo sia già più che sufficiente a dimostrare che nell’ateneo senese qualcosa non funziona, specialmente quando nello Statuto, recentemente approvato, si legge: “L’Università,  con  la  partecipazione  attiva  e  responsabile  di  tutte  le  componenti  della  sua Comunità, organizza e promuove la ricerca scientifica sulla base del criterio della qualità e della valorizzazione delle capacità individuali e collettive”. Dopo quanto detto, dubito seriamente che la mia situazione rifletta il rispetto del “criterio della qualità e della valorizzazione della capacità individuali …”. Voi che ne dite? E comunque, se avete bisogno di altra documentazione, potete rivolgervi allo studio legale che mi assiste. Li conservano gelosamente tutto … in preparazione, oso sperare, di una “controffensiva” giudiziaria che riporti tutti al rispetto della Legge, per troppo tempo ignorata, quando non letteralmente violata, nel mio caso specifico e il sottoscritto a ricevere un congruo risarcimento per i danni morali e materiali, personali e professionali subìti!

5) All’Università pare che abbiate un supermanager, seppur condannato dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna. Dall’alto delle sue competenze e delle sue capacità (tutte rigorosamente certificate) le sembra che l’organizzazione del lavoro sia corrispondente alla valorizzazione del merito e delle competenze?

Ovviamente, quanto ho detto a voi ho fatto puntualmente notare anche all’attuale direttore amministrativo; ma il risultato di queste mie azioni di “sensibilizzazione” è di fronte agli occhi di tutti e non può essere né frainteso, né interpretato: nulla è cambiato … NULLA! … se non, caso mai in peggio. Un episodio recente e significativo? Il 23 Maggio scorso, una mail della DA “invitava” tutti i tecnici amministrativi a partecipare (il 29 Maggio) alla “rilevazione dei compiti presso la struttura di afferenza” ossia tutti i tecnici DOVEVANO (formalmente era un invito, ma in sostanza, la partecipazione era OBBLIGATORIA!) recarsi a compilare un questionario (informatizzato) piuttosto impegnativo il cui scopo doveva essere quello di “capire chi fa cosa”, ossia quali sono, di fatto, le mansioni svolte da ciascuno. Lì per lì mi sono molto meravigliato perché ho sempre pensato che il datore di lavoro debba conoscere alla perfezione le mansioni che ciascun dipendente svolge, pena la più totale anarchia organizzativa e gestionale! Ma ho dovuto ricredermi. Il questionario chiedeva cose (tipo quante ore del giorno passa a fare fotocopie!!!) che sono del tutto irrilevanti (quando non del tutto avulse dal contesto) rispetto alle mie competenze e qualifiche professionali; eppure era obbligatorio compilarlo. Per giunta, io che mi trovavo nell’impossibilità di partecipare, nella data stabilita, sono stato pesantemente richiamato ad “assumermi le mie responsabilità” perché l’amministrazione non poteva “riservare trattamenti di favore” ad alcuno! Poi si è scoperto che era stata stabilita una seconda data e, alla fine, era addirittura divenuto possibile compilare il questionario da casa (come sembrava più logico e comprensibile). Tutto questo mi lascia, ovviamente molto perplesso sia sull’organizzazione del lavoro all’interno del nostro Ateneo, sia sulla capacità di chi lo amministra, di riconoscere e premiare adeguatamente il merito e le competenze.

6) Noi riteniamo che non si sia fatto ancora niente (a quattro anni di distanza) per cercare di recuperare qualcosa da questo disastro. Lei che opinione ha a questo proposito?

Il nostro Ateneo si è dato uno Statuto ed è stata una esigenza molto sentita quella di rinnovarne i contenuti. Immagino che uno Statuto sia un insieme di norme che una comunità si dà per regolare la convivenza degli appartenenti alla comunità stessa e, in tal modo, garantirsi il corretto svolgimento delle funzioni alle quali essa è destinata. Se lo Statuto non viene rispettato, allora vengono meno le norme e se vengono meno le norme, ognuno è padrone di fare come crede; e immagino che lo stesso rettore sia assolutamente consapevole di questo. Infatti, se non ho interpretato male il senso del suo discorso, quando ci siamo incontrati, ho compreso che la mia situazione non poteva essere sanata proprio perché, nelle precedenti gestioni, ognuno aveva “fatto il proprio comodo” senza doverne rispondere a nessuno. Io, poi, che sono abbastanza smaliziato, credo che ci sia SEMPRE qualcuno che riesce a fare “i propri comodi” anche in tempi di “austerità”, quali dovrebbero essere quelli che viviamo oggi! Se associo queste considerazioni con il fatto che una situazione grave come la mia non è stata ancora sanata, non ho bisogno di molto altro per concludere che, almeno dal mio osservatorio, nulla di veramente importante sia stato fatto, fino ad ora, per un vero risanamento.

7) Non crede che dalla sua vicenda, come da quella complessiva che ha visto la quasi totale distruzione dell’Ateneo, si debba trarre la conclusione che se non si passa da un risanamento prima di tutto morale ed etico (da ottenersi, supponiamo, solo in via giudiziaria) dell’Ateneo, non si vada da nessuna parte?

Questo è quanto io ho sempre affermato  e sostenuto con forza, soprattutto nelle pagine del blog del Prof. Grasso. Il risanamento non è mai solo economico; sarebbe un po’ come se una banca, fallita per effetto della disonestà o incapacità dei suoi impiegati o dirigenti, volesse ripianare il suo bilancio agendo soltanto sui conti! Se chi ha rubato continua a rubare, chi si è comportato da disonesto continua a fare il disonesto, chi ha amministrato male continua ad amministrare male, non c’è risanamento economico che tenga: bisogna prima “fare pulizia in casa” e poi pensare al bilancio. Quanto alla Giustizia, questa è la sola strada anche se la mia esperienza personale (da oltre dieci anni vago per procure e tribunali, spesso con risultati molto deludenti!) mi dice che si tratta di una strada lunga e tortuosa!

8) Le concediamo tutto lo spazio che vuole in calce per trarre ulteriori riflessioni e/o conclusioni in merito alla sua vicenda. Sa a noi piace dare la voce a chi di solito viene negata. A maggior ragione se parliamo con una persona come lei.

Da medico,  sono abituato a diagnosticare una malattia sulla base dei sintomi e dei segni con i quali essa si presenta e i sintomi (ossia ciò che il paziente riferisce) sono, insieme ai segni (ciò che il medico può vedere e rilevare, mediante la visita), l’unico mezzo per fare diagnosi. Il mio inquadramento professionale, all’interno dell’Ateneo senese, non può derivare né da sviste, né da malintesi e se non c’è (come oso sperare) dolo da parte di nessuno, nel voler perpetuare una situazione insostenibile e intollerabile, il fatto che un professionista con la mia esperienza ed i miei titoli, venga così sottopagato e sottovalutato, deve pur significare qualcosa! Secondo me, significa che in questo Ateneo le cose non vanno come dovrebbero e senz’altro indica, in maniera inequivocabile, che il tanto sbandierato “merito” è una pura e semplice chimera! Né, d’altra parte, le cose vanno meglio per quanto riguarda la sanità. Lo “sconvenzionamento” con riduzione del 50% del mio stipendio è fondato su null’altro che la ferma volontà di tenermi lontano dall’istituzione sanitaria A DISPETTO dei miei titoli che dovrebbero obbligare moralmente qualsiasi dirigente o amministratore ad includermi (senza esitazioni e con urgenza, sarei per dire!) nel “team” del centro di riferimento regionale per il retinoblastoma; ma neanche questo avviene e anche questo deve, necessariamente, significare qualcosa. Che la sanità nazionale sia malata, lo sappiamo tutti molto bene; basta leggere le cronache giornalistiche sulla malasanità! Sbagliare è certo umano, ma perseverare nell’errore di promuovere a far progredire solo chi ha tessere di partito o interessi personali da coltivare, lasciando fuori chi ha competenze e capacità da vendere è, secondo me, un crimine da perseguire sistematicamente e con fermezza perché i suoi effetti si ripercuotono tutti e soltanto sulla povera gente che ha bisogno di cure.

Quando l’illegalità è tollerata dalle istituzioni e dalle autorità. Il caso emblematico dell’università di Siena

L’abusivo e dissestatore Criccaboni aiutato da una cricca bipartisan ricomincia con le buffonate, le fotografie a effetto, le firme di accordi che non modificano di una virgola la corsa verso il baratro dell’ateneo. Si scrive Criccaboni si legge Tosi: medesimo modus operandi, tanta scena e nel concreto dissesto galoppante.

 La magistratura senese evidentemente ha deciso di tollerare questa situazione e purtroppo il rischio, anzi la certezza, della prescrizione per molti reati relativi al dissesto è palese. Così come risulta vergognoso il fatto di non aver messo sotto inchiesta per il dissesto uno dei principali protagonisti di quel periodo: Angelo Riccaboni. Hanno fatto alla svelta a dimenticarsi dei ruoli da lui ricoperti negli anni di Tosi (nucleo di valutazione, delegato ad Arezzo, Cresco) e di Focardi (Cresco, preside di economia). Tutto a posto. E Astrea? Sempre tutto a posto.

La magistratura senese ha deciso così e non possiamo che prenderne atto. Forse, e sottolineiamo forse, per la decenza civile e per il decoro delle istituzioni, le procure di altre città potrebbero intervenire. Sembra impossibile che lo Stato si dimentichi così di centinaia di cittadini sottoposti a vessazioni di ogni genere, stipendiali, lavorative, in definitiva sociali.

 La politica è sparita dalle cronache dell’ateneo: tutti se ne fregano e in diversi sono collusi con la cricca universitaria. Altri hanno millantato iniziative e all’infuori che approfittare del lavoro di questo blog e di quello del Prof. Giovanni Grasso (http://www.ilsensodellamisura.com) non hanno fatto un bel niente.

 I giornali sulla vicenda universitaria senese sono quasi tutti allineati alla cricca e solidali con l’abusivo Criccaboni: dal Cittadino Online (il Bisi è meno fazioso, anzi a volte evita di fornire sul giornale spazio al Criccaboni), la Repubblica di Firenze con il suo caporedattore amico del Criccaboni, così come il Corriere Fiorentino, così come Il Fatto Quotidiano di Travaglio (stranamente non tocca mai con le sue inchieste la cricca universitaria italiana).

Purtroppo, nemmeno si abitasse a Corleone anni ’80, anche diversi cittadini interessati dal problema e affamati nello stipendio dalla cricca, non prendono posizione, si nascondono e ubbidiscono alla cricca (la schiena dritta e la dignità forse non sono adatte al mondo della cultura universitaria). Eppure è di qualche giorno fa la conferma da parte del criccaministro Profumo che l’FFO è stato tagliato di 400 milioni. Eppure è ormai noto a tutti che i palazzi non vengono venduti e che i mutui non vengono rimodulati. Dove pensano di trovarli i quattrini per andare avanti?

All’Ateneo senese l’illegalità è tollerata. Preferiscono affondare che reagire alla cricca. Ovviamente il silenzio e l’indifferenza della magistratura senese contribuisce al disinteresse civile delle persone.

Ci ride anche Obama: “dopo le barzellette di Ceccuzzi, questo ragazzo mi fa ridere piu’ di Zelig”. Anche da giovani i dirigenti ceccuzziani del PD continuano a prendere in giro i cittadini. Dal conte Mascetti al nobile Guicciardini

Il Presidente Obama in un momento di grasse risate ascoltando il discorso agli stiglianesi da parte del ceccuzziano Guicciardini.

  http://www.youtube.com/watch?v=irfBc_1xA2A&feature=related

Se si è accusati di dissesto che si fa? E’ ovvio! Si chiama un altro dissestatore che suggerisce di rivolgersi ad un terzo dissestatore. E’ la catena del dissesto.

Insomma il 23 dicembre 2008 il dissestatore Enzo Martinelli (ex presidente del collegio dei revisori dell’Ateneo più dissestato d’Italia, d’Europa, del mondo e forse dell’Universo), messo alle strette in consiglio di amministrazione a chi pensa di telefonare? A Gabriello Mancini ovviamente! L’amico del Criccaboni!!! Quindi un dissestatore o protettore di dissestatori (meglio ancora dissestaTOSI) che rischia la mozione di sfiducia in CdA chiama un altro dissestatore di finanze, incollato col bostik alla poltrona di presidente di una Fondazione oramai ridotta al lumicino e che, oggi, si permette anche di avere la faccia di bronzo di complimentarsi per il rinnovo della carica all’ABI del supremo distruttore di banche, il quale gli suggerisce, assicurandogli che ci parlerà lui, di cercare appoggio in CdA in chi? Ma in Walter Renato Gioffré!!! Che diamine!!! E infatti anche il Gioffré di lì a poco sarebbe stato piccionato per malversazioni varie e, in definitiva, a dissestare anche lui. E’ il florilegio del dissesto. E’ un concentrato di dissesto.
A questo punto la redazione di Fratello Illuminato vorrebbe far notare che: 1) il Martinelli campa tranquillo con la sua pensione; 2) Mancini non c’è verso di farlo schiodare di dov’è nonostante abbia distrutto (in concorso con Mussari, Ceccuzzi et alii) un patrimonio che non sembrava possibile finire nemmeno campando 2000 anni; 3) il Gioffré, nonostante tutte le mascalzonate, continua a stare dove sta; 4) insieme a questi personaggi anche tutti gli altri inquisiti per il dissesto universitario (Tosi, Bigi, Bruni e così via) non solo non sono stati buttati fuori a calci in culo, ma addirittura ad oggi non hanno restituito neanche una lira di quello che hanno dissestato. E per giunta chi li ha aiutati dalla sua posizione dei presidente del Nucleo di Valutazione, Delegato ad Arezzo e quanto altro ora fa il rettore (abusivo). Come stupirsi della riconferma di Mussari all’ABI nonostante la distruzione messa in atto, se questi hanno sbriciolato una Università (con tutti quelli che ci sono dentro) senza trarne detrimento? E nel silenzio e nel torpore dei seguenti soggetti: 1) inquirenti e giudicanti; 2) Corte dei Conti (che però se nessuno li denuncia non può agire d’ufficio); 3) stragrande maggioranza dei dipendenti universitari, loro sindacati e docenti; 4) 54000 cittadini che si sono visti depauperare dell’Università, della Banca, della Fondazione, dell’Ospedale, dell’ASL, di tutto insomma.

La redazione di Fratello Illuminato comunica altresì che sta per perdere la pazienza, pazienza zen che dura da quasi due anni. Fate voi.

P.S. Ma a Firenze non dicono niente? L’acqua va all’insù?

Riceviamo e pubblichiamo. All’ ABI hanno forzato i tempi per spiazzare la magistratura. E soprattutto,questo Ceccuzzi dove l’avete trovato?

Ieri all’assemblea dell’associazione dei banchieri italiani hanno registrato la pagina piu’ brutta della storia economica e finanziaria italiana. Premesso che l’ABI è un’associazione privata ma ieri i banchieri italiani si sono rivelati antistorici e privi di etica della responsabilità. Hanno riconfermato un non-banchiere e soprattutto uno che ha messo in ginocchio una banca. Diciamolo a vele gonfie: Mussari Giuseppe è stato uno dei peggiori banchieri italiani(non banchiere) che dal 2007 a 2011 ha messo in ginocchio il Monte dei Paschi. Nei paesi anglosassoni ma anche in Croazia un non-banchiere del genere nemmeno uditore all’assemblea degli azionisti. Si sa l’Italia è anche la culla delle peggiori manifestazioni di decadenza e quindi non ci meravigliamo piu’ di tanto. Mussari ritorna all’ABI grazie alle forzature di Guzzetti, il quale è riuscito a convincere il restio Bazoli. I democristiani che aiutano l’avvocato Mussari. In fondo l’operazione Antonveneta nasce e cresce nel cattolicesimo bancario, in particolar modo in quello spagnolo. Le vie del Signore sono infinite. E tra i banchieri dell’ABI in molti la domenica si recano a messa. Inoltre, a parer mio, la forzatura dei tempi per la conferma di Mussari rientra all’interno di una strategia tesa a spiazzare la magistratura, e sempre a parer mio a delegittimarla come faceva a suo tempo Berlusconi, per tentare di creare uno scudo per salvaguardare Mussari dalle responsabilità per la gestione della banca MPS. Un trucco vecchio come il cucco. Lo sconcerto nel mondo economico serio e sano per questa riconferma è altissimo. Sono curioso di assistere all’evoluzione di tutta questa brutta pagina.

Ieri a un certo punto della giornata appare nelle agenzie una nota di un certo Franco Ceccuzzi. E solo in tarda serata ho capito che si trattava di un ex sindaco di Siena. Ho letto la sua nota e subito dopo ho preso delle informazioni. Non potevo credere ai miei occhi: questo Ceccuzzi ha superato l’inimmaginabile. Mi chiedo come possa aver fatto il sindaco un politicante del genere.

Giudicate voi stessi. La Banca D’Italia sempre nella giornata di mercoledi in merito alla vicenda MPS ha emesso un comunicato che cito testualmente.”Il nuovo corso del Monte dei Paschi di Siena ha avuto per regista la Banca d’Italia. A chiarire il ruolo esercitato e a descriverne gli effetti è stato il direttore centrale della vigilanza di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione al Senato il 10luglio.Bankitalia ha chiesto una «chiara e decisiva inversione di rotta» rispetto alla gestione passata.” Tradotto: invertire la rotta rispetto alla pessima gestione Mussari e quindi anche rispetto ai politici che hanno sostenuto Mussari, in primis Franco Ceccuzzi. Di fatto, usando una terminologia popolare, uno schiaffo nei denti nei confronti del duo Mussari-Ceccuzzi.

Di fronte a questo che cosa ha scritto il cittadino semplice Ceccuzzi (non si sa nome di chi parli)?

(Cito testualmente)

Spero che la Banca torni a fare redditività e che si arrivi a questo risultato senza costi sociali.

In questa fase la maggiore preoccupazione va dunque ai dipendenti. La speranza è che vertici e sindacati trovino un linguaggio comune di confronto, un confronto disteso che possa portare anche ad un accordo”. Lo ha detto all’Adnkronos l’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi a proposito delle prospettive di Monte dei Paschi di Siena. Con particolare soddisfazione, Ceccuzzi ha accolto “l’attestazione di fiducia di Banca d’Italia” per il nuovo piano industriale di Mps, preparato dai nuovi vertici della Banca, guidati dal presidente Alessandro Profumo, voluto fortemente dall’ex sindaco per imprimere una netta svolta.

“E’ molto importante questo attestato – ha sottolineato Ceccuzzi – perché significa che il cambiamento prodotto ha aperto una prospettiva nuova. Dopo il riconoscimento degli errori e la consapevolezza delle gravi responsabilità, le soluzioni non potevano che essere di cambiamento radicale”.

Ecco che cosa scriveva di Mussari e di Antonveneta il Ceccuzzi.

(Cito testualmente)

“Tanti compagni, amici ed anche colleghi deputati mi hanno chiesto un giudizio sul “blitz” della Banca Monte dei Paschi che, con abile discrezione, forte determinazione e coraggio, ha acquistato Banca Antonveneta. Non ci dilungheremo sui profili finanziari, industriali e squisitamente bancari dell’operazione. Saremmo, francamente, tentati da tanta abbondanza di valutazioni da svolgere. Un piatto ricco di spunti se aggiungessimo anche una retrospettiva sull’estate del 2005, quando all’assalto di Antonveneta non andarono i galantuomini del Monte dei Paschi di Siena, ma altri manager ed uomini di affari che, a distanza di due anni, frequentano più i Tribunali della Repubblica che Piazza Affari. Il tema che vogliamo sviluppare è quello dell’assunzione di responsabilità, dell’interesse generale e della misurazione del consenso nel lungo periodo. Il presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, ed il direttore generale Antonio Vigni hanno messo sul tavolo della trattativa con Banco Santander una cifra di 9 miliardi di euro, qualcosa meno di 18mila miliardi di vecchie lire. Tanto quanto una legge finanziaria di media taglia. Una scelta impegnativa per l’azienda che amministrano pro-tempore, per gli azionisti, per i dipendenti, per la comunità che orgogliosamente, da secoli, ne rappresenta le radici e ne scrive la storia, con successo. L’indomani i mercati hanno reagito negativamente. Il prezzo è troppo alto. L’integrazione tra le due banche è troppo difficile. Gli obiettivi di creazione di valore dai due istituti non sono realistici. La governance di Mps è atipica. A Siena, però, nessuno si è impressionato per lo “starnuto” dei mercati. Il riferimento è scherzoso e non vuole essere offensivo. L’accelerazione della storia impressa dalla globalizzazione dei mercati e dalla rivoluzione tecnologica non rispetta zone franche e nemmeno una banca nata nel 1472. E così la ristrutturazione bancaria che in Italia prende le mosse con la legge Amato-Ciampi e che da oltre 1000 banche ci ha portato a poco più di 600 marchi. Con la nascita di nuovi e grandi gruppi. Player di rango europeo come Unicredit Group, Banca Intesa San Paolo, e Monte dei Paschi di Siena con oltre 3000 sportelli e la joint venture con Axa. Per questo chi proviene da una storia secolare e si pone di fronte a sé di percorrere un cammino altrettanto lungo e glorioso, investe le sue forze in un disegno di largo respiro e non si ferma alle valutazioni di breve periodo. Sempre che, naturalmente, chi amministra protempore abbia il coraggio, la forza e la visione dell’interesse generale per assumersi i rischi della critica, o persino dell’impopolarità a breve, per veder maturare i frutti delle proprie scelte in tempi lontani, magari quando non si ricoprono più quelle responsabilità. Nell’Italia governata dai sondaggi e del consenso a consumo immediato, il rischio d’impresa assunto da Mps con l’acquisto di Antonveneta è un fulgido esempio di classi dirigenti orientate dall’interesse generale. Mi riferisco, in questo caso, anche all’azionista di riferimento che è la Fondazione, il cui ruolo nell’operazione Antonveneta non è stato, non è, e non sarà certo marginale. Le regole dell’economia però non si possono applicare in politica e nei processi di sviluppo delle comunità. I processi di partecipazione e di costruzione, nonché misurazione, del consenso richiedono massima trasparenza e non silenzio, massima ponderazione e non impazienza, equlibrio e non certo impeto. Qui mi sento di elogiare senza limiti e senza riserve quanto ha scritto, in questi giorni, Simone Bezzini sullo sviluppo dell’aeroporto di Ampugnano e nelle settimane scorse il sindaco di Sovicille Alessandro Masi. Idee chiare sugli obiettivi da perseguire, ed atteggiamento riflessivo sui passi da compiere. Perché in questi casi i passaggi vanno consumati tutti. Uno per uno. Questa è la mia opinione. E voi che cosa ne pensate?”

Il Ceccuzzi concludeva con la domanda: E voi cosa ne pensate? Io penso che questo Ceccuzzi necessita di ferie divise tra il mare le terme. Al ridicolo non c’è mai fine.

 Albus Silente

Stasera tutti in Piazza a festeggiare la riconferma di Mussari all’Abi. E nell’occasione anche l’acquisto di Antonveneta. Venite tutti: Bezzini, Cecuzzi, Mancini e anche i sindacati visto che i dirigenti nazionali dei sindacati hanno applaudito per la riconferma di Mussari

Stasera tutti in piazza a festeggiare la riconferma di Mussari all’Abi. Nell’occasione conviene festeggiare anche l’acquisto di Antonveneta. I dirigenti nazionali dei sindacati bancari hanno applaudito per la riconferma di Mussari e anche dal PD sono arrivati applausi. E Mussari ha esordito: condivido i tagli del governo Monti.

 Bene, quindi stasera tutti in piazza: trippa x tutti a gratis.

Mancini e Ceccuzzi ritrovano l’accordo con la mediazione di Mussari e Guzzetti e abbandonano Alberto Monaci. Gli uomini dell’operazione Antonveneta ritrovano l’accordo

La città di Siena ritornerà ad essere vivibile ed economicamente stabile soltanto quando i responsabili dei disastri verranno chiamati a rispondere delle proprie azioni. E non è soltanto un fatto di magistratura.

Il caso del direttore di Promosiena Spa. Cari Guasconi e Bezzini ma non l’avete ancora capito che la città è in crisi?

E’ offensivo nei confronti delle famiglie, dei giovani, delle imprese e della città nel suo insieme. L’università è in rosso con il bilancio, la fondazione e la banca non ne parliamo, il Comune di Siena è commissariato e quelli del PD continuano, pur essendo i responsabili del dissesto cittadino, con gli aumenti di stipendi per taluni dirigenti. Accade che lo stipendio del Direttore Generale di Promosiena Spa (partecipata dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Siena) è stato aumentato di oltre il 30% passando da 49.541,00 euro a 65.938,60 euro. Hanno sostenuto l’acquisto della banca Antonveneta figuriamoci se si vergognano ad aumentare lo stipendio al direttore di Promosiena. Guasconi e Bezzini entrambi esponenti del PD.

Informazione al cittadino: andiamo a firmare in Comune entro il 26 luglio

La Fondazione MPS chiude il bilancio con -332 milioni (roba da matti) e questi “forzavano la mano”

Grazie alla gestione Ceccuzzi-Mussari della città e grazie al Mancini mero esecutore delle direttive di Ceccuzzi e Mussari, con la chiusura del bilancio della Fondazione con il risultato di (meno) – 332 milioni non possiamo che confermare quanto detto negli ultimi tempi: hanno dissestato la città.

Ricordiamo alcuni nomi di coloro che fanno parte della Fondazione MPS, oltre a Mancini, che hanno dato il il sostegno a tutte le decisioni senza mai protestare: Vittorio Galgani, Alessandro Piazzi, Paolo Mazzini, Paolo Rappuoli (il fidato di Rosy Bindi), Fiorenza Anatrini, etc.

Vi raccontiamo nuovamente un episodio così capite come gestivano e gestiscono le istituzioni e purtroppo non poteva che finire in crisi la città.

Ecco un dialogo tra Alessandro Piazzi membro della Fondazione MPS (ceccuzziano e detentore di altre poltrone ben pagate) e il noto dissestatore Angelo Riccaboni (Criccaboni). Da questa conversazione si capisce il modus operandi.

Il 10 novembre 2010 Piazzi a Riccaboni:

 “Purtroppo, pur avendo forzato non poco sia con Faleri che con Mancini, non è stato possibile modificare la destinazione.

Non ho buone notizie neanche per s. Chiara che non è finanziata

A. Piazzi”

 Il Criccaboni è rettore di un ente pubblico e Alessandro Piazzi membro di una fondazione bancaria, quindi loro dovrebbero agire rispettando le regole delle due istituzioni. Ci domandiamo, in cosa consisteva questo tentar di “forzare la mano”, per cosa e come? La “destinazione” di cosa?

 Perchè non andate a forzare la mano a casa vostra?