La redazione di Fratello Illuminato è lieta di poter interloquire con il Dottor Domenico Mastrangelo, a quanto ci è dato di capire dal suo curriculum, un ricercatore di eccezionale bravura e competenza, autore di decine e decine di pubblicazioni, in possesso di quattro specializzazioni e che è, di fatto, uno dei massimi specialisti al mondo di retinoblastoma, un tumore all’occhio che insorge in età infantile. In sintesi il Dottor Mastrangelo, attualmente personale tecnico-amministrativo presso l’Università di Siena, è stato tempo fa licenziato dall’Azienda Ospedaliera (con la quale era in convenzione) ed ha perso una significativa parte del suo stipendio. Sul blog del Prof. Grasso http://ilsensodellamisura.com si può trovare una ricchissima serie di interventi di Mastrangelo che spiegano a più riprese la sua storia. Alla redazione di Fratello Illuminato interessa moltissimo un aspetto poco noto della vicenda: la reazione dell’Università e della sua Amministrazione a questa situazione di gravissima lesione dei diritti di un ricercatore. Siccome, poi, dal 2010 si sono insediati un rettore e un direttore amministrativo che non fanno che sproloquiare, a parer nostro, di “rilancio”, “risanamento” e altre magniloquenti espressioni, siamo a chiedere a Mastrangelo nel SUO caso come si sono comportati quelli che noi (noi, non Mastrangelo) definiamo senza mezzi termini due incompetenti e millantatori.
1) Mastrangelo, rispetto alla sua presenza nell’organico dell’Ateneo, presenza evidentemente prestigiosa da un punto di vista scientifico e, presumiamo, anche eventualmente didattico, come si sono rapportati Riccaboni e Fabbro?
Ho trovato una certa disponibilità … a parlare! Ma la mia situazione non è cambiata in nulla. Come ho più volte indicato anche nel blog del Prof. Grasso, per il nostro Ateneo io sono un tecnico di livello D3 dal 2003 ed è da quell’anno che la mia “carriera” è “congelata”. Ho testimoni che possono confermare (anche se oggi non credo di potermi fidare più di nessuno!) che già nel 1996 il prof. Frezzotti, che mi aveva fortemente voluto nel suo dipartimento, affermava: “Mastrangelo ha un curriculum da professore associato …” … nel 1996 avrei dovuto essere professore associato ed oggi, ancorché mai diventato neanche ricercatore, mi ritrovo con lo stipendio dimezzato grazie alle “delibere” dell’azienda ospedaliera che mi ha dato il benservito affermando di non avere una collocazione da darmi, al suo interno! … Se poi pensate che io sono considerato un esperto di valore internazionale nell’ambito del retinoblastoma e che nell’azienda ospedaliera senese opera un centro di riferimento nazionale sul retinoblastoma, potete ben comprendere la gravità delle affermazioni (tutte scritte e firmate) dell’azienda ospedaliera senese! Mi risulta che ci sia stato un tentativo del Rettore sul direttore generale dell’azienda ospedaliera, ma con un nulla di fatto. Non ho, al contrario, notizia di azioni svolte, in questo senso dalla DA. Ho anche proposto che fosse solo l’università a farsi carico del mio inquadramento professionale, abbandonando così, definitivamente, l’idea della “convenzione” con l’azienda ospedaliera; ma sembra che non ci siano né spazi adatti né meccanismi idonei a “ricollocare” uno come me!
2) Ha notato dei cambiamenti rilevanti di atteggiamento rispetto al rettorato Tosi (col quale sappiamo ha avuto diverse problematiche)?
Purtroppo non mi pare che sia cambiato assolutamente nulla: livello D3 ero e livello D3 sono rimasto anche se, per onestà, devo dire che un colloquio con il rettore Riccaboni l’ho avuto; lui mi ha chiesto di illustrargli tutte le problematiche e io l’ho fatto; ma non c’è stato nessun cambiamento. La mia posizione è rimasta la stessa, con l’aggravante che, dopo lo “sconvenzionamento” (ossia il licenziamento da parte dell’azienda ospedaliera senese), mi ritrovo, oggi con uno stipendio di 1200 Euro al mese e prospettive non certo esaltanti, dal punto di vista umano, professionale, di carriera e, soprattutto, pensionistico!
3) E rispetto al rettorato Focardi?
No! Non ho notato cambiamenti
4) Lei è in grado di produrre a questa redazione una documentazione di questa incresciosa situazione? Sa noi siamo abituati a basarci sui documenti e siamo anche disposti, a patto che possa essere pubblicata, a dare diffusione alle carte (sinteticamente per ragioni di linea editoriale).
Io credo che la documentazione più significativa sia rappresentata dal mio curriculum vitae (che vi posso fornire in qualsiasi momento) e dal mio stato di servizio, un documento abbastanza facile da ottenere presso l’amministrazione di Ateneo. Dico questo perché il mio CV dimostra (con tutti i documenti allegati) non solo che io sono medico chirurgo, con laurea conseguita presso l’Università di Chieti il 26 Ottobre del 1979, ma che sono anche specialista in ematologia, oncologia, farmacologia clinica, oftalmologia, diplomato omeopata, con competenze specifiche nei settori dell’epidemiologia, della genetica, della biologia molecolare, che ho oltre 100 pubblicazioni al mio attivo, che ho scritto libri e capitoli di libri in lingua italiana ed inglese, ecc. ecc. A fronte di tutto questo, il mio stato di servizio presso l’ateneo senese dimostra che io sono (lo ripeto) un tecnico di livello D3 dal 2003 e che percepisco uno stipendio mensile netto di circa 1200 Euro al mese! Credo che questo sia già più che sufficiente a dimostrare che nell’ateneo senese qualcosa non funziona, specialmente quando nello Statuto, recentemente approvato, si legge: “L’Università, con la partecipazione attiva e responsabile di tutte le componenti della sua Comunità, organizza e promuove la ricerca scientifica sulla base del criterio della qualità e della valorizzazione delle capacità individuali e collettive”. Dopo quanto detto, dubito seriamente che la mia situazione rifletta il rispetto del “criterio della qualità e della valorizzazione della capacità individuali …”. Voi che ne dite? E comunque, se avete bisogno di altra documentazione, potete rivolgervi allo studio legale che mi assiste. Li conservano gelosamente tutto … in preparazione, oso sperare, di una “controffensiva” giudiziaria che riporti tutti al rispetto della Legge, per troppo tempo ignorata, quando non letteralmente violata, nel mio caso specifico e il sottoscritto a ricevere un congruo risarcimento per i danni morali e materiali, personali e professionali subìti!
5) All’Università pare che abbiate un supermanager, seppur condannato dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna. Dall’alto delle sue competenze e delle sue capacità (tutte rigorosamente certificate) le sembra che l’organizzazione del lavoro sia corrispondente alla valorizzazione del merito e delle competenze?
Ovviamente, quanto ho detto a voi ho fatto puntualmente notare anche all’attuale direttore amministrativo; ma il risultato di queste mie azioni di “sensibilizzazione” è di fronte agli occhi di tutti e non può essere né frainteso, né interpretato: nulla è cambiato … NULLA! … se non, caso mai in peggio. Un episodio recente e significativo? Il 23 Maggio scorso, una mail della DA “invitava” tutti i tecnici amministrativi a partecipare (il 29 Maggio) alla “rilevazione dei compiti presso la struttura di afferenza” ossia tutti i tecnici DOVEVANO (formalmente era un invito, ma in sostanza, la partecipazione era OBBLIGATORIA!) recarsi a compilare un questionario (informatizzato) piuttosto impegnativo il cui scopo doveva essere quello di “capire chi fa cosa”, ossia quali sono, di fatto, le mansioni svolte da ciascuno. Lì per lì mi sono molto meravigliato perché ho sempre pensato che il datore di lavoro debba conoscere alla perfezione le mansioni che ciascun dipendente svolge, pena la più totale anarchia organizzativa e gestionale! Ma ho dovuto ricredermi. Il questionario chiedeva cose (tipo quante ore del giorno passa a fare fotocopie!!!) che sono del tutto irrilevanti (quando non del tutto avulse dal contesto) rispetto alle mie competenze e qualifiche professionali; eppure era obbligatorio compilarlo. Per giunta, io che mi trovavo nell’impossibilità di partecipare, nella data stabilita, sono stato pesantemente richiamato ad “assumermi le mie responsabilità” perché l’amministrazione non poteva “riservare trattamenti di favore” ad alcuno! Poi si è scoperto che era stata stabilita una seconda data e, alla fine, era addirittura divenuto possibile compilare il questionario da casa (come sembrava più logico e comprensibile). Tutto questo mi lascia, ovviamente molto perplesso sia sull’organizzazione del lavoro all’interno del nostro Ateneo, sia sulla capacità di chi lo amministra, di riconoscere e premiare adeguatamente il merito e le competenze.
6) Noi riteniamo che non si sia fatto ancora niente (a quattro anni di distanza) per cercare di recuperare qualcosa da questo disastro. Lei che opinione ha a questo proposito?
Il nostro Ateneo si è dato uno Statuto ed è stata una esigenza molto sentita quella di rinnovarne i contenuti. Immagino che uno Statuto sia un insieme di norme che una comunità si dà per regolare la convivenza degli appartenenti alla comunità stessa e, in tal modo, garantirsi il corretto svolgimento delle funzioni alle quali essa è destinata. Se lo Statuto non viene rispettato, allora vengono meno le norme e se vengono meno le norme, ognuno è padrone di fare come crede; e immagino che lo stesso rettore sia assolutamente consapevole di questo. Infatti, se non ho interpretato male il senso del suo discorso, quando ci siamo incontrati, ho compreso che la mia situazione non poteva essere sanata proprio perché, nelle precedenti gestioni, ognuno aveva “fatto il proprio comodo” senza doverne rispondere a nessuno. Io, poi, che sono abbastanza smaliziato, credo che ci sia SEMPRE qualcuno che riesce a fare “i propri comodi” anche in tempi di “austerità”, quali dovrebbero essere quelli che viviamo oggi! Se associo queste considerazioni con il fatto che una situazione grave come la mia non è stata ancora sanata, non ho bisogno di molto altro per concludere che, almeno dal mio osservatorio, nulla di veramente importante sia stato fatto, fino ad ora, per un vero risanamento.
7) Non crede che dalla sua vicenda, come da quella complessiva che ha visto la quasi totale distruzione dell’Ateneo, si debba trarre la conclusione che se non si passa da un risanamento prima di tutto morale ed etico (da ottenersi, supponiamo, solo in via giudiziaria) dell’Ateneo, non si vada da nessuna parte?
Questo è quanto io ho sempre affermato e sostenuto con forza, soprattutto nelle pagine del blog del Prof. Grasso. Il risanamento non è mai solo economico; sarebbe un po’ come se una banca, fallita per effetto della disonestà o incapacità dei suoi impiegati o dirigenti, volesse ripianare il suo bilancio agendo soltanto sui conti! Se chi ha rubato continua a rubare, chi si è comportato da disonesto continua a fare il disonesto, chi ha amministrato male continua ad amministrare male, non c’è risanamento economico che tenga: bisogna prima “fare pulizia in casa” e poi pensare al bilancio. Quanto alla Giustizia, questa è la sola strada anche se la mia esperienza personale (da oltre dieci anni vago per procure e tribunali, spesso con risultati molto deludenti!) mi dice che si tratta di una strada lunga e tortuosa!
8) Le concediamo tutto lo spazio che vuole in calce per trarre ulteriori riflessioni e/o conclusioni in merito alla sua vicenda. Sa a noi piace dare la voce a chi di solito viene negata. A maggior ragione se parliamo con una persona come lei.
Da medico, sono abituato a diagnosticare una malattia sulla base dei sintomi e dei segni con i quali essa si presenta e i sintomi (ossia ciò che il paziente riferisce) sono, insieme ai segni (ciò che il medico può vedere e rilevare, mediante la visita), l’unico mezzo per fare diagnosi. Il mio inquadramento professionale, all’interno dell’Ateneo senese, non può derivare né da sviste, né da malintesi e se non c’è (come oso sperare) dolo da parte di nessuno, nel voler perpetuare una situazione insostenibile e intollerabile, il fatto che un professionista con la mia esperienza ed i miei titoli, venga così sottopagato e sottovalutato, deve pur significare qualcosa! Secondo me, significa che in questo Ateneo le cose non vanno come dovrebbero e senz’altro indica, in maniera inequivocabile, che il tanto sbandierato “merito” è una pura e semplice chimera! Né, d’altra parte, le cose vanno meglio per quanto riguarda la sanità. Lo “sconvenzionamento” con riduzione del 50% del mio stipendio è fondato su null’altro che la ferma volontà di tenermi lontano dall’istituzione sanitaria A DISPETTO dei miei titoli che dovrebbero obbligare moralmente qualsiasi dirigente o amministratore ad includermi (senza esitazioni e con urgenza, sarei per dire!) nel “team” del centro di riferimento regionale per il retinoblastoma; ma neanche questo avviene e anche questo deve, necessariamente, significare qualcosa. Che la sanità nazionale sia malata, lo sappiamo tutti molto bene; basta leggere le cronache giornalistiche sulla malasanità! Sbagliare è certo umano, ma perseverare nell’errore di promuovere a far progredire solo chi ha tessere di partito o interessi personali da coltivare, lasciando fuori chi ha competenze e capacità da vendere è, secondo me, un crimine da perseguire sistematicamente e con fermezza perché i suoi effetti si ripercuotono tutti e soltanto sulla povera gente che ha bisogno di cure.
25 comments ↓
Sono un’economista, abito a Londra e sono di Milano. Ho letto l’intervista e mi son venuti i brividi. Ma non esiste la magistratura a Siena?
LA MAFIA IMPERVERSA ANCHE A SIENA! CONVIENE CAMBIARE CITTA’.
Ma pensate che sia possibile un cambiamento in questa città? Ma i senesi si sono accorti della crisi morale in cui siamo caduti? Quante persone in questi anni sono state “isolate” perchè hanno una testa libera e non fanno parte del famoso “groviglio”? Ma che città lasciamo alle future generazioni? I padri e le madri non si pongono questo problema?Oppure pensano che “ha da passa’ nuttata”, la notte per le persone normali sarà molto lunga…sveglatevi e aprite le finestre
Siena capitale della cultura (coltura), Siena che premia la ricerca, lo sviluppo, le capacità professionali!!
Con questi esempi siamo la repubblica fondata sul superenalotto e sul gratta e vinci…..l’unico modo rimasto per vivere tranquilli…..
http://www.youtube.com/watch?v=BRMNR7LwXGU
Il Quizzone: stendiamo un velo pietoso sul questionario informatizzato che avrebbe dovuto ‘rilevare’ e ‘rivelare’ le competenze del personale… No comment
I “guai” di Domenico Mastrangelo sono iniziati con Tosi (rettore); vediamo se la sua vicenda verrà risanata da un altro Tosi (il prossimo direttore generale dell’AOUS). Perché tale auspicio si avveri, è necessario l’impegno di tutti, docenti e non docenti di questo ateneo e media locali e nazionali.
Il presidente della regione Toscana non ha niente da dire?
Ecco cosa significa l’occupazione da parte del PD dell’università e dell’ospedale.
Storie di questo genere ricordo di averle lette nei libri sulla mafia che descrivevano i tentacoli nella sanità.
Ringrazio tutti per l’unanime solidarietà dimostrata, non solo e non tanto per la gratificazione personale di avere dalla mia parte tanta gente onesta che ancora riesce a scandalizzarsi e a provare un sano sdegno per certe, intollerabili situazioni, ma soprattutto perché essa è il segno tangibile del fatto che esistono, nonostante tutto, le basi per una rinascita, di questa città e di questo Paese!
Rispondo a Stefano che credo di non avere più l’età, per fuggire e che, comunque, credo (ed ho sempre creduto!) che fuggire non sia la soluzione! Proviamo a non pensare solo a noi stessi, proviamo a pensare ai nostri figli … è questa la città che vogliamo per loro? E’ questo il Paese che vogliamo per loro? … questa mafia non ci fa paura e possiamo combatterla proprio perché, a Dio piacendo, di gente onesta se ne trova ancora tanto e … tutti insieme ce la possiamo fare! … se non per noi, almeno per i nostri figli!
Rispondo, all’ultimo commento, che il presidente Rossi, puntualmente da me informato sulla vicenda e forse non considerando il mio caso degno di una risposta personale, mi ha fatto rispondere, dal signor Ledo Gori, quanto segue:
“Gentile Dott. Mastrangelo,
con riferimento alla sua richiesta del 18 Settembre scorso, con la quale Lei fa presente che la direzione dell’ AOU senese le ha revocato il regime di convenzione, ritengo opportuno evidenziare quanto segue.
Ai sensi della normativa vigente, le competenze della Regione, in materia di rapporti tra servizio sanitario e Università, attengono alla disciplina degli aspetti di carattere generale, attraverso la stipula di protocolli di intesa con le Università ubicate nel proprio territorio. Compete, invece, alle aziende ospedaliero – universitarie, la gestione delle specifiche problematiche riguardanti lo svolgimento dell’attività assistenziale da parte del personale universitario in convenzione con le aziende stesse.
Alla luce di quanto sopra, è evidente che la questione da lei posta rientra nell’ambito delle competenze e responsabilità dell’AOU senese, alla quale spetta, pertanto, ogni valutazione e decisione in merito, fermo restando che lei potrà comunque tutelare i suoi diritti agendo nelle forme e nelle sedi opportune.
Cordiali saluti
Ledo Gori”
Mia risposta:
“Siena, 30/09/2011
Con riferimento alla Sua “risposta” del 29/9/2011 (Prot. N. A00GRT/), nella quale dovrebbero essere esposte le argomentazioni che giustificano la revoca del regime di convenzione da parte della direzione generale dell’AOU senese ai miei danni, sono indignato e mi ritengo insultato dalla medesima che serve soltanto a puntualizzare competenze e attribuzioni di “poteri” che non mi interessano affatto.
Da cittadino che paga le tasse, prima ancora che da medico, ritengo di avere il diritto di sapere se chi governa la Cosa Pubblica ha prima di tutto le necessarie competenze, conoscenze e capacità.
Chi “comanda” e come “comanda”, in questo Paese, devastato da Caste e corruzione, è tristemente noto a tutti e se questo è il senso, la lettera è irricevibile perché non è “corrispondenza”.
Se, al contrario con la Sua lettera mi vuole dire che è REGOLARE licenziare in tronco e senza preavviso un professionista con trentadue anni di laurea in medicina, quattro specializzazioni, oltre cento pubblicazioni su riviste scientifiche ad elevato I.F. e non far rientrare in convenzione con una azienda che vanta un centro di riferimento nazionale sul retinoblastoma un professionista considerato un esperto mondiale di retinoblastoma, allora Le posso rispondere soltanto con la speranza che Lei o chi per Lei voglia assumersi tutta la responsabilità di una simile affermazione; non già e non tanto sub specie iuris, bensì nei confronti dei bambini malati di cancro, che potrebbero utilmente giovarsi della mia opera, delle mie competenze e
della mia professionalità.
Quanto alla tutela dei miei diritti, ho già provveduto affinché la Giustizia faccia il suo corso e la Legalità venga finalmente ristabilita.
Dr. Domenico Mastrangelo”
… che dire? …
Maurizio Bologni è un giornalista legato mani e piedi a Piero Tosi e Angelo Criccaboni, cosi come Ermini. Non scrivono mai niente delle nefandezze dell’università di Siena, anzi censurano e tendono ad esaltare la cricca.Il famoso giornalismo servile e inaffidabile.
ma vi ricordate come nasce Maurizio Bologni? Con chi lavorava a Siena? Tutto si spiega…..purtroppo la memoria è corta
Cara Azzurra, siamo curiosi e quindi raccontaci la storia del Bologni.
Università, banca, ospedale, tribunale, praticamente Siena in tutte le sue sfaccettature. Abbiamo solo un modo per provare a fare qualcosa, mettiamo la faccia nelle elezioni del prossimo anno senza aver paura dei dissertatori e partendo dal comune togliamoceli di torno. Se lo vogliamo possiamo farlo visto cosa é successo in Consiglio Comunale? E se qualcuno ha dei dubbi sulle motivazioni dell’accaduto, dico che NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE.
c’era una volta, nella metà degli anni ’90, tre giovani di belle speranze che dalla gavatta e con l’aiuto di un Principe iniziarono a farsi strada.Caduto il Principe non si persero d’animo e le loro strade si divisero:uno rimase in piazza del Campo,uno si trasferì a Palazzo e l’altro emigrò a Firenze,ma forse, come per i tre moschettieri :tutti per uno, uno per tutti, il sodalizio rimane.
Storie di vita.
@ Domenico
se siamo tutti qui a leggere e commentare è per amore della Verità e della nostra Città. Diversamente da te credo tuttavia di avere il dovere, nei confronti dei miei figli, di valutare seriamente ogni opportunità che potrà presentarsi (se non addirittura di sollecitarne) di lavorare in contesti ove anche essi possano trovare un terreno fertile in cui coltivare le loro passioni ed aspirazioni e raccogliere i frutti che meriteranno sulla base del loro impegno, capacità e competenze.
Ritengo che sia saggio combattere una guerra solo se può essere vinta, combattere andando coollettivamente incontro a morte certa è da stupidi. Le prossime elezioni diranno se la guerra può essere vinta.
Presidente Rossi ma lei leggendo questa intervista non prova disgusto nei confronti di chi ha gestito questa vicenda da sistema mafioso? Non ha niente da dire? Non intende intervenire? Fate tutti finta di niente? Non vi vergognate vero?
Tra quelli che hanno fatto la guerra al Dott. Mastrangelo c’è quel Baldacchini e braccio destro di Jolanda Cei Semplici e grande amico dei nuovi arrivati all’Estav di Siena. Quelli che discontinuano per capirci. Chiedete al Baldacchini come mai ha fatto la guerra al Mastrangelo.
Su su Rosaria esprimiti sulla vicenda vergognosa del Dott. Mastrangelo.Forza forza parla .
Care/i Colleghe e Colleghi, Studentesse e Studenti,
con grande piacere vi comunico che l’Università di Siena è al primo posto
nella classifica degli Atenei italiani stilata annualmente dal Censis e
anticipata oggi dal quotidiano La Repubblica.
L’Ateneo senese si aggiudica la prima posizione nella categoria dei medi
atenei (da 10.000 a 20.000 iscritti), e con il punteggio di 103,1 risulta
essere l’Ateneo con il punteggio più alto in assoluto tra tutte le
università italiane.
Riccaboni
……………………………………
e dopo il Sole 24 ore, poteva mancare il CENSIS? Voglio dire: a Siena non c’è rimasto quasi niente, di specializzazioni serie; lo sa chi vuole studiare in molti rami delle scienze pure ed applicate, della filosofia come delle arti, che da Siena vanno via. Eppure “primeggia” secondo il CENSIS, in che cosa non si sa, e allora la domanda che sorge spontanea è: ma che razza di “università” hanno in mente coloro che stilano queste statistiche? A Pisa ebbero qualche premio Nobel; ebbero Contini, Fermi, Rasetti, de Giorgi e innumerevoli altri; qui a Siena non si sono preoccupati nemmeno di preservare le poche cose che avevano messo radici e dato i primi frutti: se non sono i premi Nobel, cos’è che tira su le medie, forse la presenza di geni polimorfi come M.B. (quello piccolo)?
Rettore, leggi qui….
http://www.shanghairanking.com/Institution.jsp?param=University%20of%20Siena
Generale Kutuzov qui, come si diceva nei dibbbbattiti degli anni 70, il problema è un altro: tutti gli anni, via via che vengono fottuti i pochi docenti che fanno qualcosa di serio nell’ambito della didattica e della ricerca, si dà vita a questa ignobile FARSA. Co’ ‘ste cazzo di classifiche compilate da dei deficienti su indicatori da deficienti e magnificate sui giornali gestiti da altrettanti deficienti sulla scorta dei comunicati provenienti da un’amministrazione di deficienti e spediti da uffici stampa riempiti di deficienti. Come diceva Groucho Marx: se un uomo parla come un deficiente, pensa come un deficiente e scrive come un deficiente non lasciatevi ingannare! E’ un deficiente!
la cosa che fa di molto incazzare, è che questi qua parlano dei trionfi dell’università di Siena (costantemente attestata al cinquecentesimo posto da dieci anni secondo i ranking internazionali seri) dimenticando che hanno chiuso o stanno per chiudere una buona parte di quei corsi che alla determinazione di questo risultato (vero o fasullo che sia) hanno contribuito: certi personaggi si gongolano, dopo aver ammazzato chi li ha portati a questa “fama” (alla quale probabilmente diversi di loro non hanno minimamente contribuito); parlano de “l’università di Siena” come se fosse un tutto rimasto pressoché integro (tranne l’abolizione di qualche sciocchezzuola inutile) rispetto a quando i dati sui quali verosimilmente le valutazioni del Censis o del Sole 24 ore sono stati raccolti, mentre è un corpo dimezzato in continuo deterioramento.
Il Venerdì di Repubblica
Marco Filoni
Come si valuta la ricerca?
La questione è annosa e, come un ritornello, torna d’attualità nei grandi progetti di riforma dell’università (senza considerare che si riforma ciò che è vivo, mentre la nostra ricerca appare piuttosto moribonda – e, più che riformata, andrebbe rivoluzionata). Tant’è. Si apprestano nuovi concorsi, visto che l’età media dei docenti è catacombale rispetto a quella degli altri Paesi.
Benissimo: i nostri professori raggiungeranno il meritato riposo e faranno posto alle migliori risorse delle nuove generazioni. C’è però un problema. Come sceglierle? Ecco allora la ministerial trovata: la creazione di un’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, più nota con l’acronimo Anvur. È stata insediata dal Ministero poco più di un anno fa, anche se in realtà ha una storia pluriennale (per concepimento e gestazione leggete sul sito roars.it). Nomina puramente politica, s’intende. Ma non importa: ciò che conta è cosa ha deciso per valutare la qualità della ricerca. Senza entrare in tecnicismi, si può dire che vi sono vari criteri. La Società italiana di filosofia politica ha prodotto un documento interessante che ne discute alcuni.
Prendiamo le riviste scientifiche: l’Anvur le ha catalogate in fasce, A, B e C. La prima è quella buona, s’intende, ed è importante pubblicare in quelle riviste lì (metteranno la «A» in copertina?). In altri termini: qualsiasi scritto accettato da queste riviste (come per esempio, ed è vero, un saggio che dimostra come la gente prenda le decisioni migliori su alcune cose quando ha un urgente bisogno di urinare) varrà più di lavori pregevolissimi, persino monografie, pubblicati altrove.
Ma non è finita: hanno pure deciso che l’inglese è la lingua della scienza. A prescindere, direbbe Totò. Quindi le pubblicazioni in inglese valgono di più di quelle in italiano. Traccia d’un vecchio provincialismo italico, questo significa (lo sottolineano i filosofi politici) la morte dell’italiano come lingua di cultura. Con esiti di magnifico umorismo: si potrà scrivere di letteratura italiana, ma in inglese; o commentare il codice civile italiano, ma in inglese, in modo da partecipare a un dibattito internazionale che su questo tema, ovviamente, non c’è! Insomma, il documento dei filosofi politici ci dice una cosa importante: sacrosanti i rigorosi processi di valutazione, ma che non siano ridotti, come pare, a un’artificiale quantificazione della produzione scientifica. Un’intera generazione di giovani ricercatori è stata tagliata fuori e merita un riscatto. Se questo non accadrà, e sarebbe un esito nefasto, dipenderà anche dalle scelte errate dell’Anvur.
http://www.sienafree.it/salute-e-benessere/salute/46754-scoperta-a-siena-vitamina-c-in-grado-di-uccidere-le-cellule-di-retinoblastoma