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Editoriale del Maestro James. Un’ancora di “luce” per Silvano Focardi. Riflessioni tra “diritto e storia”

Alla luce di quanto risalta dalle notizie sulle inchieste che gettano ombre e preoccupazioni sulla vita passata e recente dentro la prestigiosa università senese, in virtù del ruolo che questo blog ha avuto nel corso dell’ultimo anno, reputo appropriato socializzare una riflessione condivisa dalla nostra redazione. La premessa è d’obbligo: la magistratura e gli indagati hanno il dovere e il diritto di dibattere nelle sede dovute gli aspetti giudiziari;la comunità accademica e le istituzioni cittadine hanno il dovere di interrogarsi e conseguentemente assumere iniziative proprie nell’interesse del bene pubblico e di quello delle lavoratrici e dei lavoratori. Le istituzioni cittadine, in primis il Comune di Siena, a cui va riconosciuto con la gestione Ceccuzzi un impegno diretto nelle vicende universitarie, per la credibilità delle azioni che le stesse assumeranno (compresa la costituzione di parte civile) devono sgombrare il campo da ambiguità e ombre. Senza le dimissioni dalla carica di consigliere comunale da parte di David Chiti, avvisato insieme agli altri 17 dalla magistratura, l’organo decisionale dell’ente Comune si trova nella condizione di avere un componente invischiato in questa brutta storia giudiziaria. Il buon senso istituzionale e la tutela della sua stessa linea difensiva in sede giudiziaria, dovrebbero indurre il sig. Chiti alle dimissioni. Non credo sia produttivo tirare la corda e opporre resistenza cosi come sta facendo lo stesso Chiti.

In merito al coinvolgimento dell’ex rettore Focardi, fatta salva la premessa precedente, dopo un’attenta valutazione delle vicende non solo giudiziarie, credo che un’ancora di “luce” la meriti. Non per partigianeria, ma per ristabilire anche criticamente quel passaggio storico tra il rettorato del capo dei dissestatori Piero Tosi e quello dello stesso Focardi. E’ evidente a tutti che il dissesto dell’università inizia e si moltiplica sotto la gestione Piero Tosi, Loriano Bigi, Diodato Angelaccio, Carlo Bruni, Angelo Riccaboni (che non risulta indagato, ma in quel periodo condivideva la gestione Tosi), Maurizio Boldrini (vedi area comunicazione) e dal resto della banda dei docenti tosiani. Peccato che la legislazione italiana non permette di aprire indagini sul periodo precedente a quello di Tosi. Risulta quindi evidente che il “patologo” Tosi sostenuto da una parte della CGIL (Angelaccio-Bruni) e da una cricca ristretta mista di docenti e amministrativi aveva instaurato un sistema di illegalità e complicità che hanno determinato la devastazione finanziaria dell’ateneo. Con le casse dell’ateneo facevano i “reucci”, controllavano il consenso e costruivano carriere. Questo meccanismo e questa gestione dissestatrice si interrompe nel suo aspetto sistemico con l’elezione di Silvano Focardi. Nel primo periodo (che coincide con le scivolate oggetto di indagine) risulta evidente che lo stesso Focardi non “assimila pienamente” il modus operandi dei vari Bigi, Angelaccio e Bruni e con leggerezza evita di rimuovere fin da subito questi soggetti. Infatti con l’ingresso nella scena gestionale del direttore Barretta e con il pro-rettore Minnucci, le cose cambiano e di conseguenza inizia il percorso efficace di risanamento e di “pulizia” gestionale. Forzatamente interrotto dalla cricca vicina a Riccaboni (e a Tosi). Leggerezza e alcuni collaboratori in malafede le cause delle scivolate del Focardi. Tra “diritto e storia” la vicenda Focardi non è inquadrabile nel sistematico groviglio dissestante. Focardi ha sicuramente alcune responsabilità, ma non quelle della devastazione totale ad praticata della cricca degli scopini, delle varie mangiatoie e delle false missioni. Al Focardi sempre “tra diritto e storia” vanno riconosciute due grandi decisioni: lo spianamento di quella mangiatoia rappresentata dall’area comunicazione e marketing gestita dal Boldrini e la decisione di recarsi in tribunale per denunciare quello che poi è risultata essere una gestione dissestatrice. Non a caso durante la competizione con Riccaboni tutta la banda dei tosiani e i gruppo della CGIL composto dal “compagno” Fiorino Iantorno, Angelaccio e Bruni, si sono scatenati contro Focardi e una delle accuse che rivolgevano allo stesso era quella di aver portato “i libri in tribunale”. E questo la dice lunga sulla dimensione morale dei sostenitori del Riccaboni. Come del resto, sempre alla luce delle inchieste, anche la legittimità del prof. Riccaboni viene meno.

Non ci giriamo intorno: una cricca e un sistema compiacente ha determinato il dissesto e quel gruppo tosiano (pochi soggetti in giro ancora oggi) sono gli unici che continuano stupidamente a vivere con “l’idea della restaurazione della mangiatoia”. Ci stiamo chiedendo perché il direttore amministrativo (passibile di denuncia per omissione??!!) non applica i provvedimenti disciplinari nei confronti degli indagati e sul come mai non comunica pubblicamente le eventuali ricognizioni interne in merito alle missioni false(quindi a carico delle casse dell’ateneo) effettuate da soggetti già a suo tempo interdetti dalla magistratura. Ma i membri del cda dell’ateneo, soprattutto il Cucini, Morrocchi e Paulesu, quando pensano di prendere posizione e di chiedere lumi sulle ricognizioni interne e sui mancati provvedimenti disciplinari del direttore amministrativo?

Per il bene dell’Ateneo e della città chi deve fare un passo indietro o in avanti non perda altro tempo. Chiudiamo questa brutta storia e apriamo un nuovo corso. Queste mie riflessioni non sono parole a caso: sono condivise da molti e sperano trovino condivisione anche tra i soggetti istituzionali e politici della Città e della Regione Toscana. Sempre che ci sia la volontà diffusa di voltare pagina.

Ad maiora

Maestro James

Rinnoviamo la richiesta di interdizione del prof. Angelo Riccaboni o in alternativa l’annullamento del decreto ministeriale di nomina. Alla prestigiosa università senese serve un rettore legittimato e un direttore amministrativo competente e senza condanne della Corte dei Conti

La legge violata nelle elezioni è il testo unico del 1957 sulle procedure elettorali, tutte. E nessuno, ripeto nessuno, ha mai accusato Riccaboni di niente a quel riguardo, né doveva ricevere alcunché. Il punto è che le elezioni sono palesemente irregolari, a stare alla Magistratura in cui tutti ripongono sempre e comunque la massima fiducia. Quindi il falso ideologico commesso ha inficiato il decreto di nomina; e perciò il Ministro (non la Gelmini o Profumo, il Ministro in quanto funzione) deve revocare la nomina che ha firmato, per sua stessa ammissione in attesa che la Magistratura facesse chiarezza.

Inoltre chiediamo l’applicazione dei provvedimenti disciplinari in via cautelativa da parte del Direttore amministrativo dell’università nei confronti dei soggetti sotto inchiesta.

Inoltre chiediamo le dimissioni dei membri del senato accademico dell’università sotto inchiesta.

Inoltre chiediamo le dimissioni del consigliere comunale del Comune di Siena David Chiti.

Inoltre chiediamo al Sindaco e al presidente della Provincia di Siena di concovare i loro due nominati nel cda dell’università per verificare la vicenda della vendita degli immobili dell’università.

Di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dal quotidiano La Repubblica

Di seguito estratto della sentenza della Corte dei Conti nei confronti di Ines Fabbro

LA CORTE DEI CONTISEZIONE GIURISDIZIONALE REGIONALE PER L’EMILIA-ROMAGNA Uditi nella pubblica udienza del 28 novembre 2007, con l’assistenza del Segretario dott. Nicoletta NATALUCCI, il Consigliere relatore, dott. Pietro SULLO, l’avv. prof. Franco MASTRAGOSTINO, in difesa dei Convenuti CALZOLARI, BUSETTO, FABBRO, DIONIGI, BRUGGI, GUALTIERI, nonché il Pubblico Ministero nella persona del Vice Procuratore Generale dott. Antonio LIBANO; ha pronunciato la seguente S E N T E N Z A nel giudizio di responsabilità, iscritto al n. 40749 del registro di Segreteria, instaurato dal Procuratore Regionale della Corte dei Conti per l’Emilia-Romagna nei confronti di CALZOLARI Pier Ugo, nato a Granarolo dell’Emilia il 11/03/1938; BUSETTO Luigi, nato a Bolzano il 27 aprile 1941; FABBRO Ines,nata a Zoppola (PN) il 23 settembre 1950; DIONIGI Ivano, nato a Pesaro il 20 febbraio 1948; BRUGGI Diego nato a Bologna il 25 gennaio 1942; GUALTIERI Lanfranco, nato a Ravenna il 27 dicembre 1935, assistiti e rappresentati dagli avvocati Franco Mastragostino e Cristiana Carpani, e presso di loro elettivamente domiciliati in Bologna, piazza Aldrovandi n. 3; ed inoltre nei confronti di CIPOLLI Carlo, nato a Crevalcore (BO) il 6 gennaio 1945 residente a Crevalcore – Frazione Palata Pepoli (BO), Via Guerzoni n. 199 ed ivi domiciliato; DE PLATO Giovanni, nato a Montefiore Cilento (SA) il 12 aprile 1944, residente a Bologna, Via San Felice n. 61 ed ivi domiciliato; CAPPIELLO Giuseppe, nato a Rimini il 21 aprile 1944, residente a Rimini, Via delle Officine n. 28 ed ivi domiciliato; GALLINA Piero, nato a Cesena il 3 maggio 1942, residente in Cesena, Via Costante Girardengo n. 53 ed ivi domiciliato; FABRIZIO Mauro, nato a Bologna il 17 dicembre 1940, residente a Bologna, Via Borghi Mamo n. 6 ed ivi domiciliato; MONACO Vito, nato a Brindisi il 26 settembre 1932, residente a San Lazzaro di Savena, Via Don Minzoni n. 140 ed ivi domiciliato; CAPPONI Marco, nato a Ripatransone (AP) il 29 dicembre 1944, residente a Bologna, Via Erbosa n. 28 ed ivi domiciliato; GUIDOTTI Laura, nata a Bologna il 25 dicembre 1944, residente a Bologna, Via Castiglione n. 28 ed ivi domiciliata; CASTALDINI Valentina, nata a Bologna il 28 maggio 1977, residente in Bologna, Via Riva Reno n. 58 ed ivi domiciliata; MALFITANO Franceso, nato a Messina il 29 luglio 1974, residente a Bologna, Via dell’Inferno n. 10 ed ivi domiciliato; RASTELLI Daniele, nato a Rimini il 24 ottobre 1980, residente a Riccione, Via Boito n. 16 ed ivi domiciliato.Ritenuto inFATTO Il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Bologna, con delibera votata il 13 febbraio 2001, ha deciso, tra l’altro, di rinnovare, ai sensi dell’art. 7, comma 6, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, un contratto di collaborazione professionale – della durata di dodici mesi con compenso lordo di € 16.526,62 – con il prof. Giuseppe Vino, già docente dell’Ateneo presso la Facoltà di Agraria.

Ecco l’inaugurazione dell’anno accademico

Editoriale del Maestro James. Gli strani casi di Angelo Riccaboni e David Chiti: la cricca e il disprezzo delle istituzioni

Angelo Riccaboni e David Chiti, il primo rettore sub judice e il secondo consigliere comunale di Siena in quota PD, in questi ultimi giorni hanno palesato lo stesso tratto distintivo: l’arroganza e il disprezzo delle istituzioni. Due storie che si intrecciano con la storia della cricca che per anni attraverso il medesimo disegno criminoso e non, commetteva azioni illegali e dannose per il bene pubblico. Una cricca vera e propria che con la complicità omertosa soprattutto del corpo docente devastava le casse dell’Ateneo senese e diciamolo, senza tanti giri di parole, aveva instaurato uno “stato diffuso di illegalità e di corruzione morale”. Ad unire i destini di questi due luminari del diritto è la figura di un altro soggetto che fin dai tempi del rettorato di Luigi Berlinguer, poi successivamente con il duo dissestante Tosi-Bigi e oggi con l’abusivo Riccaboni fa parte a pieno titolo della cricca universitaria. Mi riferisco al “responsabile dei procedimenti delle gare d’appalto” dell’università , il tosiano Carlo Bruni.

Il caso del professore tosiano Angelo Riccaboni. Il luminare del diritto Riccaboni è stato eletto con il sostegno della CGIL di Carlo Bruni–Angelaccio , con il sostegno della banda dei docenti tosiani e attraverso elezioni irregolari. I magistrati senesi scrivono questo nelle motivazioni degli avvisi di chiusura delle indagini. Le dimissioni erano e sono auspicabili, ma l’abusivo non cede e si rinchiude dentro il fortino, consolato da un senato accademico composto da due indagati (prof. Bettalli e prof. Guerrini) proprio per il procedimento elettorale e da una cricca composta da 50-70 professori e da una ventina di cgiellini capitanati dall’indagato Carlo Bruni. Quindi la prestigiosa università è guidata da un abusivo con il sostegno di un gruppo di indagati e da una pletora di opportunisti che fin dai tempi del Tosi sguazzano nel mare dei privilegi baronali. Dimenticavo: il direttore amministrativo Ines Fabbro nominata su base fiduciaria dall’abusivo è stata condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale. L’abusivo ha lanciato la sfida e prosegue dritto con l’inaugurazione dell’anno accademico in programma per Lunedi 21 novembre. Le sigle sindacali universitarie ( ad esclusione della CGIL di Carlo Bruni) sono intervenute per chiedere un passo indietro al rettore, sono intervenute alcune forze politiche (il PD però ha perso la lingua!!??) e diversi organi di stampa hanno scritto e messo in rilievo le indagini sul dissesto e sulle elezioni del rettore. Il silenzio omertoso e squallido in tutte queste vicende è quello del corpo docente. A questo punto dentro l’università, giustamente, sono in attesa delle decisioni del ministero, del ricorso al Tar già depositato e noi dall’esterno aggiungiamo che in presenza di una cricca come sopra descritta non escludiamo come “cittadini titolati” di attivarci con l’ausilio di studi legali per interessare gli organi competenti per rimuovere l’abusivo dal rettorato e quindi far cessare questa farsa. La celebrazione dell’anno accademico piu’ che un’inaugurazione sarà l’ultimo atto di disprezzo istituzionale dell’abusivo Riccaboni e l’ennesimo atto vergognoso della cricca dei docenti. Il buon senso e la quiete della domenica forse possono contribuire a far ragionare gli ottusi del sabato e bloccare la buffonata di Lunedi 21. Domani è un altro giorno.

Il caso del consigliere comunale David Chiti. Il luminare del diritto David Chiti è consigliere comunale di Siena in quota PD e nel contempo uno dei 18 indagati del filone d’inchiesta sul dissesto dell’università. Chiti risulta indagato in concorso con Carlo Bruni per “aver contrattato l’affidamento del servizio per la moglie”. Quindi il Chiti (concorso morale) si era impegnato (con Carlo Bruni) per far affidare il sevizio del bar universitario di Via Roma 56 alla moglie. Mi fermo qui!!??. A questo punto le dimissioni dalla carica di consigliere comunale dovrebbero essere immediate per tre ovvi motivi: perchè è indecente questo comportamento; perché è indagato in un’inchiesta che vede tra i danneggiati l’ente pubblico (università di Siena) sapendo che nel contempo il Comune di Siena nomina un membro del cda della stessa università e non solo, il comune di Siena e la polizia municipale sono titolari di competenze esclusive in merito agli esercizi pubblici (bar compresi); perché lo stesso Chiti ha sottoscritto nei confronti degli elettori il rispetto di un codice etico. Ma anche in questo caso il luminare Chiti resiste e non intende dimettersi. E il PD tace così come il resto della maggioranza. Una persona di buon senso si sarebbe dimessa subito proprio per difendersi adeguatamente e per sgombrare qualsiasi ombra dentro lo stesso PD e ancor piu’ importante dentro il consiglio comunale. Il comportamento del Chiti in merito al bar di Via Roma 56 non è assolutamente riferibile al Pd senese o al gruppo consiliare di appartenenza. Però se nell’arco di due o tre giorni il Chiti non si dovesse dimettere e il PD e il resto della maggioranza non ne chiede le dimissioni chiunque si sentirà titolato a pensare che si utilizzano i partiti e le istituzioni per “affari personali”. Sono sicuro che il PD senese e soprattutto il consiglio comunale (che non merita questa gogna) non tarderanno ad invitare l’indagato Chiti a rassegnare le dimissioni proprio per sgombrare queste ombre. Cosi è se vi pare.

E’ tutta una cricca che alle spalle delle istituzioni (parte lesa??) e del partito di appartenenza (parte lesa??) che opera per il profitto personale e di un gruppo limitato di opportunisti. Ci sono gli organi di stampa nazionali e le Istituzioni dello Stato con gli occhi aperti e attenti e quindi a maggior ragione non funziona più il giochino del “salviamoci tutti e abbuiamo ogni cosa.” Stavolta chi tace acconsente.

In conclusione nel ribadire la nostra richiesta di dimissioni per l’abusivo Riccaboni e l’indagato Chiti, invitiamo il direttore amministrativo Ines Fabbro a prendere i dovuti provvedimenti disciplinari nei confronti dell’indagato Carlo Bruni (è normale che questo soggetto continui ad occuparsi di gare d’appalto??). E velocemente.

Maestro James

P.S. Se il Chiti ritiene di essere oggetto di una persecuzione perché non pubblica sui giornali l’avviso ricevuto e poi lo rende pubblico anche in consiglio comunale???

Un altro serio motivo per mandare a casa Riccaboni e Fabbro

Lettera aperta al Capo della Procura della Repubblica di Siena, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Siena, alla Procura Generale della Corte dei Conti, al Ministro dell’Interno,al Presidente della Regione Toscana, al Sindaco di Siena, al presidente della provincia di Siena, al presidente della Camera di Commercio di Siena, al presidente della Banca Monte dei Paschi e al presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’università di Siena.

In data 17 novembre 2011 si è svolta la seduta del consiglio di amministrazione dell’Università degli Studi di Siena presieduto dal prof. Angelo Riccaboni. Noi non sappiamo chi era o non era presente; quello che sappiamo con certezza è  che ieri l’altro i presenti hanno votato favorevolmente alla delibera in oggetto che di seguito illustreremo e non si sono posti nessun tipo di domanda e non hanno ottemperato alle prerogative del ruolo ricoperto, cioè tutelare gli interessi dell’ente. Abbiamo l’impressione che in quel cda alzino la mano a comando senza valutare gli effetti di quella mano alzata.

Ieri l’altro il prof. Riccaboni ha messo in votazione ottenendo voto unanime una delibera per procedere alla vendita di un bene immobile di proprietà dell’ente pubblico Università degli Studi di Siena. Si sono resi conto di cosa hanno votato?  NO!!!

Quei signori del cda senza avere a disposizione “il parere di congruità dell’Agenzia del Territorio” hanno votato la delibera per “procedere alla vendita di un immobile pubblico”.

Dalle notizie di stampa si apprende che la società incaricata (è stata fatta la gara per l’affidamento dell’incarico???) “valuta l’immobile in 6,5 milioni di euro, cifra da porre a basa d’asta”. E si apprende che l’immobile “ha già una destinazione urbanistica residenziale” (che bello!!!) E ancora: si apprende che la società incaricata illustrerà la stima il 1 dicembre (prima decidono di vendere e poi si fanno illustrare la stima!!??).

MA COSA HANNO VOTATO IERI L’ALTRO QUESTI GENI????

Ma siamo matti. Decidono di vendere o meglio “svendere” un bene pubblico senza la documentazione obbligatoria per tali procedure. Non funziona così; anzi funzionava cosi ai tempi in cui è nato il dissesto (e si sono visti i risultati!!) e con questo modo di gestire l’università anche oggi i danni per l’ente sono inevitabili.

Esiste una gara di appalto per l’affidamento dell’incarico alla società Reag?

Quanto costa l’incarico della società Reag?

I membri del consiglio di amministrazione alla data antecedente il voto espresso in cda in data 17 novembre 2011 erano in possesso della perizia di stima della società Reag e del parere di congruità (obbligatorio) dell’Agenzia del Territorio?

Sono stati calcolati i costi e i benifici per l’ente a seguito della probabile vendita?

Con questa lettera in forma pubblica chiediamo alla magistratura e alla Guardia di Finanza di sequestrare la documentazione del cda del 17 novembre 2011 e documentazione annessa. Altresì invitiamo gli enti nominanti il cda dell’università a farsi promotori nei confronti dei loro nominati per far annullare la delibera votata.

Infine chiediamo a tutti in base alle loro competenze di invitare il prof. Riccaboni a rassegnare le dimissioni. Questa storia della vendita immobiliare è allucinante.

Fermate l’inaugurazione del rettore abusivo e lo stesso per il bene dell’ateneo si dimetta immediatamente. E nel contempo rassegni le dimissioni dal senato accademico il prof. Bettalli e rimuovete dal ruolo ricoperto l’indagato Carlo Bruni (esponente della CGIL)

Da mesi,supportati dai fatti ,andiamo affermando che il prof. Riccaboni (per noi non piu’ rettore) è inutile al risanamento dell’ateneo e la sua permanenza(abusiva) ai vertici dello stesso sta screditando la comunità accademica e l’intera città.

I magistrati (come da notizie di stampa) indagando i membri della commissione elettorale dell’ateneo scrivono che “attestavano falsamente la regolarità delle elezioni di Riccaboni”. Basta questo per indurre una persona di buon senso a rassegnare le dimissioni. Invece il difensore dei dissestatori, ovvero Angelo Riccaboni, pur di tutelarsi e tutelare i suoi amici indagati sfida tutti e tutto e si rinchiude nel fortino. Non ha detto una sola parola sul dissesto e non ha rimosso l’indagato Carlo Bruni dal suo ruolo visto che è proprio indagato per l’affidamento del bar di Via Roma 56. Un clima e un modus operandi da sistema di cricca e tutela del malcostume gestionale.

Inoltre vista l’iscrizione nel registro degli indagati dovrebbe dimettersi dal senato accademico anche il prof. Bettalli.

Insomma, piu’ che inaugurare l’anno accademico qui bisognerebbe inaugurare una nuova stagione dopo una dovuta bonifica per il bene dell’ateneo e della città.E ci auguriamo che le istituzioni locali disertino l’inaugurazione e quindi invitino l’abusivo a rassegnare le dimissioni. Chi si renderà complice della farsa di lunedi 21 novembre? Il Ceccuzzi, il Bezzini, il Guasconi, il Mussari sono cosi convinti di partecipare all’inaugurazione celebrata da un rettore eletto con irregolarità?

A dimostrazione del modus operandi dell’abusivo segnaliamo la procedura di vendita del Palazzo Bandini Piccolomini deliberata ieri dal cda dell’ateneo che a nostro avviso dovrebbe essere sequestrata dalla magistratura per verificare l’iter e la documentazione.

Chi si renderà complice della farsa di lunedi 21 novembre 2011? E soprattutto che intende sfidare gli eventi?

Cittadini, Istituzioni, studenti, tecnici-amministrativi e docenti date un segnale di legalità: DISERTATE L’INAUGURAZIONE!!

A grande richiesta!!!

A grande richiesta e anche sulla scorta degli ultimi avvvenimenti e delle dichiarazioni di stamani sui giornali del dissestatore dei dissestatori Piero Tosi, Fratello Illuminato ha l’onore di presentarvi in formato pdf la vomitevole e squallida ode a Piero Tosi composta dal co-dissestatore tosiano affittuario di Via Roma 57 nonché ottimo docente del SUM Maurizio Bettini. In particolar modo la dedichiamo alla nostra assidua lettrice Francesca che pare apprezzare in modo particolare gli articoli sul genio di Via Roma 57.

Buona (se possibile) lettura

Ode al dissestatore

Chiediamo l’interdizione dalla carica di rettore o in alternativa l’annullamento del decreto ministeriale di nomina del Prof. Angelo Riccaboni

A conferma della visione privatistica e delle continue bugie dei vertici dell’ateneo ecco giungere alle cronache di oggi 16 novembre 2011 l’ennesimo tentativo goffo e irresponsabile del prof. Angelo Riccaboni. Non solo il tosiano Riccaboni continua con la solita bugia sul presunto risanamento messo in atto (dove? quando?) ma addirittura con la faccia tosta che si ritrova si permette di sfidare gli esiti dell’inchiesta e la stessa magistratura. Ma quale risanamento e quale gestione condivisa: il professor Riccaboni opera con lo stesso stile del Tosi. E cosa ancor più grave, nel suo comunicato di oggi non dice una sola parola sull’inchiesta in merito al dissesto finanziario; e non ci risultano provvedimenti da parte degli organi dell’ateneo nei confronti dei responsabili sotto inchiesta. Un’omissione grave e vergognosa degna di un corresponsabile di quella gestione dissestatrice.

Su questo blog nei mesi scorsi ci siamo occupati di svariate supercazzole degne o forse migliori di quelle del conte Mascetti. Quella partorita oggi dal prof. Angelo Riccaboni le supera tutte.

L’inquilino abusivo del rettorato scrive: “Il lavoro di risanamento e sviluppo spiega Angelo Riccaboni sta proseguendo con efficacia “ … ”le attività in ateneo continuano con il massimo impegno e la piena motivazione da parte di tutte le componenti della nostra comunità”. Queste prime affermazioni sono il segno tangibile dell’irresponsabilità e arroganza del prof. Riccaboni. Forse questo professore pensa che la gente sia cretina o giri con l’anello al naso. Descrive una realtà che non esiste e tutti sono consapevoli che queste prime affermazioni sono delle supercazzole a ruota libera.

Il massimo questo genio del diritto lo raggiunge con queste affermazioni supercazzolissime: “Data la fase del procedimento penale, in cui non sono coinvolto né direttamente, né indirettamente, sarebbe strumentale e dannoso per l’ateneo ipotizzare un collegamento diretto con la validità e la legittimità delle elezioni”. In un contesto normale uno che scrive queste bestialità dopo un minuto si ritroverebbe fuori dal portone del rettorato.

A parte il fatto che è proprio la permanenza del prof. Riccaboni ai vertici dell’ateneo il vero elemento dannoso, ci sorge spontanea questa domanda: ma di quale elezioni si sta discutendo? La magistratura ha indagato per caso sulle elezioni di Roccacannuccia? No perché dalle parole del professore Riccaboni sembra che l’inchiesta non sia riferita alla sua elezione. Insomma, lui è un genio e in tutto il resto del mondo sono dei fantasiosi. Vediamo di farla finita con questa farsa e con questi comportamenti lesivi dello Stato di diritto. Una persona di buon senso invece di lanciare la sfida al resto del mondo (compresa alla magistratura) si sarebbe dimesso immediatamente.

Per il bene dell’ateneo si rendono necessarie le dimissioni di Riccaboni e l’annullamento dell’inaugurazione dell’anno accademico. O in alternativa l’intervento degli organi competenti per far cessare questa farsa e questo stato di irresponsabilità istituzionale. E già da domani bloccate i lavori del consiglio di amministrazione dell’Ateneo.

Firmato
Cittadini fedeli alla Costituzione della Repubblica Italiana e non al sultanato di Stigliano.

Andatevene a casa!!!

Riportiamo due articoli usciti oggi in base ai quali possiamo dire senza ombra di dubbio che Riccaboni e Fabbro se ne devono andare a casa e lasciare i vertici dell’Ateneo. Infatti la nomina di Riccaboni, come da comunicato stampa, è falsa visto che il decreto ministeriale si è basato su dati falsi e di conseguenza non poteva nominare la condannata dalla Corte dei conti Ines Fabbro come direttore amministrativo.

Buona lettura!!!

Da Sienanews

In data 11 novembre 2011, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena, ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di dieci indagati nel procedimento relativo alla regolarità della elezione del Rettore dell’Università degli Studi di Siena per l’anno accademico 2010/2014.

Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica dottor Antonino Nastasi e condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, ipotizzano a carico degli indagati il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Nei giorni scorsi gli atti sono stati notificati agli indagati, alcuni componenti del seggio elettorale e i componenti effettivi della commissione elettorale.

Tra gli atti oggetto di falsità vi è anche il Decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca, che in questa indagine riveste la qualifica di persona offesa, con cui veniva nominato il Rettore dell’Università degli Studi.

Da Il Cittadinoonline

SIENA. Si è concluso il filone di indagini sul “buco dell’Ateneo”. Ad annunciarlo ufficialmente un comunicato congiunto della Procura della Repubblica e del Comando provinciale della Guardia di Finanza.
I Sostituti Procuratori Antonino Nastasi e Aldo Natalini hanno chiuso una lunga indagine, cominciata nel 2008 e, dopo l’analisi dei documenti, gli interrogatori e la lettura attenta dei bilanci dell’Università, hanno notificato 18 avvisi di garanzia e contestuali conclusioni di indagini. Tra gli indagati compaiono i due ex rettori Tosi e Focardi, i direttori amministrativi Antonio Caronna, Luciano Bigi, Emilio Miccolis, i revisori dei conti Luciano Brundu, Renato Pianigiani, Arnaldo Noli, Enzo Martinelli, i segretari di dipartimento ed i contabili Salvatore Interi, Monica Santinelli, Lia Rossi, Carlo Bruni. Persino  i quattro membri della società che ha preso in gestione il bar dell’Ateneo e il marito di una delle due socie, il consigliere comunale David Chiti.
23 i capi di imputazione che sono stati ravvisati dai magistrati e che colpiscono, in varia misura e quantità i 18 indagati. Falsità ideologica in atto, peculato, abuso d’ufficio: questi i reati indicati nel comunicato ufficiale inviato alla stampa.
La questione, però, è decisamente più spinosa e comprende un lungo lasso di tempo durante il quale i Bilanci erano “truccati” per nascondere il vero stato delle casse dell’Ateneo. E probabilmente, anche per camuffare operazioni non propriamente favorevoli o convenienti per l’istituto.
Le cifre sono da paura: il BIlancio 2003 ha un “danno” di 23.167 milioni di euro; quello del 2004 è di quasi 27 milioni; quello del 2005 è di oltre 28 milioni; quello del 2006 raggiunge la stessa cifra, come quello del 2007.
Gli indagati, come si legge nella nota congiunta di Guardia di Finanza e Procura, sono “a vario titolo accusati di aver gonfiato i bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell’istituzione contabilizzando residui attivi inesistenti, per decine di milioni, e per aver sottratto anche per scopi personali, beni e denari pubblici, contribuendo, in tal modo a svuotare le casse dell’Università”.
Ma, pare, non sia solo questo filone ad aver visto la conclusione delle indagini.
Anche quello relativo alla elezione del Rettore attuamente in carica dovrebbe essere giunto al termine. Non si conoscono ancora esattamente i termini dell’inchiesta. Il numero degli indagati ancora è incerto. Voci vicine alla Procura parlano da tempo di sette indagati ma pare che il numero possa essere di poco superiore. A breve, comunque, la Procura darà notizia anche dell’esito di questa inchiesta.

Solidarietà ai giornalisti e piena luce sui reati commessi all’Università di Siena. C’è un’intera comunità che attende risposte e non bavagli o insabbiamenti

Il Comitato di Redazione di Fratello Illuminato, avendo appreso dai diretti interessati della perquisizione avvenuta stamane in una redazione cittadina, intende esprimere solidarietà a chi, una volta tanto, ha riportato i fatti come stavano senza bavagli o censure. Esprime invece sdegno per l’incredibile trattamento che i giornalisti hanno dovuto subire per non si capisce bene quali motivazioni.

Sono stati trattati peggio i giornalisti che quelli che hanno dissestato un ateneo plurisecolare.

VERGOGNA!!!