Marzo 1st, 2011 — Note redazionali

“Ah, vedere un Genio che si avvicina a Tosi, con le chiome inghirlandate di molli corone! Che scena meravigliosa (per la parte del Genio, avevo pensato a Maurizio Boldrini) Purtroppo però non ho potuto far niente del genere. E non perché Piero non si meritasse un’elegia di Tibullo, o perché Boldrini recalcitrasse all’idea di impersonare la parte del Genio. Figurarsi se recalcitrava! E quando gli ricapita, nella vita, di fare il Genio?” (http://shamael.noblogs.org/post/2011/01/17/lode-al-capo-dei-dissestatori-i-puntata/). Con queste parole e richiami antichi, il prof. Maurizio Bettini inseriva negli scaffali della letteratura moderna il testo augurale “IN LODE DI PIERO TOSI”.
Ed è rispondendo alla domanda che si poneva Bettini che prende forma questo mio umile scritto(da non inserire in scaffali o compilation letterarie). “E quando gli ricapita, nella vita, di fare il Genio?”. Caro prof. Bettini, forse il momento è arrivato e sicuramente,anche se Genio non sarà, siamo in presenza di una genialata. Per noi umili cittadini che paghiamo le tasse e non riceviamo “LODI AUGURALI”, alzarsi dal divano di casa dopo aver visto il remake del Genio della lampada in versione cartoon (http://www.youtube.com/watch?v=1NN_lzExAwo) per poi percorrere le strade che conducono in Via Roma 56, mentre il passo si somma ad altro passo, diventa suggestiva l’idea di toccare con piede il camminamento di un ipotetico Genio. E poi come si suol dre: tutte le strade conducono a Roma, in questo caso in Via Roma 56. Ma sì, ammettiamolo, Maurizio Boldrini è un Genio, con la Giiiiiiii maiuscola. E’ un Genio della comunicazione! E’ un Genio della politica! E’ un Genio in fatto di editoria! E’ un Genio in materia di avviamento di società Srl! Insomma è un Genio. Punto e basta.
E’ stato un Genio nell’era universitaria Berlingueriana-Tosiana: chi mai sarebbe potuto diventare, se non un Genio, senza laurea e altri titoli accademici, responsabile dell’Area Comunicazione dell’Università di Siena, docente universitario, coordinatore commissione comunicazione CRUI. Chi e sottolineo Chi? La risposta è semplice: solo un Genio, con o senza chiome.
Purtroppo dopo tante “parole e musiche” il Genio è stato colpito nel suo “tesoro”, ovvero quel cattivone di Focardi gli ha soppresso l’Area Comunicazione. Ma pensa un po’, che cattivone questo Focardi: privare di un simile “tesoro” il nostro Genio. Naturalmente, e qui il Genio mi scuserà, spero chi di dovere, proprio per non disperdere “quel tesoro”, controlli e verifichi attentamente l’uso del “tesoro” stesso da parte del nostro non chiomato Genio. Perché in quell’Area Comunicazione oltre alle “parole e musiche” c’erano i soldini pubblici dell’ateneo. E noi contribuenti, ogni tanto pretendiamo di sapere come sono stati spesi i soldi pubblici. Così per caso: senza colpi di genio.
Comunque non disperiamo, il Genio non si è mai arreso e dopo le cattiverie di Focardi, rieccolo apparire trionfante sul carro di un altro genio, il rettore Riccaboni. E quindi la nostra strada che conduce verso Via Roma 56 rivive l’onore di essere calpestata nuovamente dal Genio. Non più responsabile dell’Area Comunicazione, ma solo docente a contratto nel dipartimento di scienze della comunicazione e tessitore di lodi della società Srl IN.FACT.
( http://shamael.noblogs.org/post/2011/03/01/via-roma-56-ora-basta-intervengano/)
Forse non sarà un Genio questo Boldrini, ma “innovazione e fantasia” certo non gli mancano e anche qualche colpo di genio. Chissà se noi umili cittadini, non potendo aspirare al ruolo di Genio, colti da improvvisa illuminazione ci togliamo di dosso i panni “dei soliti coglioni”.
Ad maiora
Maestro James
Marzo 1st, 2011 — Note redazionali
Strani episodi in terra senese. Dopo i cerchi nel grano. Dopo il mistero delle piramidi e della Sfinge. Dopo l’incomprensibile significato di Stonehenge. Dopo il fantasma del puma, ecco che un’altra strana presenza si aggira a Siena.
Via Roma 56 53100.
Un ectoplasma che sparisce da una parte e te lo ritrovi da un’altra.
Un indirizzo che, a questo punto, possiamo definire magico.
Esiste o non esiste? C’è o non c’è? Ci sono o ci fanno?
Quanti interrogativi che stanno turbando le notti di alcuni. Cosa si nasconde dietro a questo aggrovigliato dilemma?
Apparizioni. Sparizioni.
Occhi aperti ragazzi, il mistero è tra noi. Il fantasma di Via Roma 56 53100potrebbe comparire ovunque. Magari prima o poi spunterà da qualche altra parte, magari in via Franci, chissà.
Marzo 1st, 2011 — Note redazionali

http://www.linkedin.com/company/in.fact
Dopo la nostra segnalazione quelli di IN.FACT hanno cancellato dal loro sito la dicitura “Via Roma 56” ma si sono dimenticati di cancellare la pubblicità su linkedin.
Ora basta!!!
Marzo 1st, 2011 — Note redazionali
Mica ci risiamo con la solita doppia morale?
E per favore, si prega di risparmiare le frasi standard “abbiamo fiducia nella Magistratura” (e ci mancherebbe altro).
Dite anche qualcosa di politico per una volta.
E ora che si fa? Questa potrebbe essere la frase che immaginiamo abbiano pronunciato il presidente della Provincia, Simone Bezzini, e il candidato del PD(S) più un pò di alleati, Franco Ceccuzzi,nel momento in cui avranno appreso che tutti e 29 gli indagati per le vicende – in cui sono coinvolti anche i vertici della polizia provinciale – sono stati rinviati a giudizio.
E, ancora una volta, la precisazione che il senso di giustizialismo non c’entra nulla è d’obbligo. La questione, infatti, è completamente un’altra. Già a suo tempo, quando sulla stampa cittadina leggemmo che l’inchiesta in provincia aveva coinvolto ben 29 persone tra cui l’assessore provinciale Anna Betti, chiedemmo come avrebbe inteso comportarsi il partito cittadinosostenitore della moralità per antonomasia, il PD(S), dato che in due casi (quello che ha coinvoltoPisaneschi indagato nell’inchiesta “Grandi Appalti” e quello che ha coinvolto l’iscritto ai Riformisti – quelli di Riccardo Martinelli per capirsi – Leonardo Pizzichi recentemente condannato ad un anno e tre mesi a seguito del patteggiamento della pena) aveva immediatamente innalzato gli scudi della moralità sempre e comunque. E’ bene ricordare che è stato proprio il PD(S) senese, di recente, asbandierare un ipotetico codice etico da far sottoscrivere anche ai gatti (al puma no, quello è ancora latitante); ed è sempre il PD(S), o meglio la parte che comanda composta da alcuni “puristi” diessini, a salire sul pulpito, pontificare sulla purezza della loro razza (vi ricorda per caso qualcuno?) e a voler fare le analisi del sangue a tutti per vedere se i comuni mortali (ossia tutti gli altri ovviamente; loro, quei pochi eletti, sono un gradino sopra a Dio) sono degni di essere accolti al loro cospetto. Sono ancora loro che, nel corso della famosa vicenda del tavolo del centro sinistra per dare corda ad un altro “purista” come Fiorino Iantorno misero il veto sulla partecipazione alle trattative ad Andrea Bellandi pur nella sua qualità di vice segretario comunale dei Riformisti. Sono sempre loro che hanno avuto il mandato divino di decidere chi è degno e chi no. E ora, come la mettiamo?
E se qualcuno, dopo questa somma continua di fatti non propriamente puri, una bella mattina si alzasse e dicesse loro “sapete cosa c’è di nuovo, che ora gli esami del sangue si fanno a voi“: come sarebbero i valori, tutti in regola oppure sarebbe opportuna una bella dieta depurativa? A questo punto siamo davvero curiosi di vedere le prossime mosse che Bezzini e Ceccuzzi faranno (o meglio faranno fare, mica si esporranno a dichiarare qualcosa, loro? E perché mai, poi, mica fanno politica, o no?).
Dunque, Ceccuzzi e Bezzini potrebbero fare due cose: o non fiatano, sostituiscono zitti zitti l’assessore Betti sperando che tutta la vicenda mediatica si sgonfi come un soufflé venuto male, oppure diranno la solita ed abusata frase di circostanza “abbiamo fiducia nella Magistratura”, e ci mancherebbe altro non fosse così. Ovviamente, di politico, nulla, i compagni che sbagliano non è vero che hanno sbagliato, si sono confusi; i compagni che sbagliano non è vero che non hanno agito in base alle leggi, sono stati fraintesi.
Vi ricordate il film Roger Rabbit il cui personaggio femminile, Jessica Rabbit, con il suo fisico suadente e provocatorio e dopo averne fatte passare di tutti i tipi a quel povero coniglio diceva “Non sono cattiva, è che mi disegnano così?“. Ecco i Diesse fanno uguale, loro erano, sono e rimarranno sempre i più puri; ovviamente questo, però, solo nel loro immaginario. Non stiamo a farla tanto lunga, questi compagni avranno preso una svista, e che sarà mai! Allora Ceccuzzi, che ne dici di queste sviste? Perché cominciano ad essere un pò troppe stando a quanto di tanto in tanto (o meglio, di tanto spesso) si legge sui giornali. Sarà il caso di fargli cambiare occhiali a questi compagni?
Perché può darsi che a forza di soffrire di questo strabismo della morale prima o poi qualcuno, politicamente, ci batta una bella musata.
Firmato
La Primula Rossa
Marzo 1st, 2011 — Note redazionali
Forse cominciamo ad esserci. Forse, anche nella realtà senese comincia a scappar fuori quella consapevolezza che le imposizioni continue e le prese in giro non sono più accettabili. E fino a che a dire queste cose è il cittadino comune che non crede più alle promesse di un candidato “on demand” e non trova più sopportabile che ci sia un partito (o una determinata parte di alcuni suoi componenti) che pretende di comandare su tutto e tutti è una cosa. Ma quando tale sentimento di insofferenza ce lo hanno anche autorevoli dirigenti ed eletti interni allo stesso PD, beh, la musica comincia ad essere totalmente un’altra.
La vicenda politica del PD di Chiusi (ed è bene precisare che è vero che la querelle riguarda Chiusi – dove peraltro si vota a maggio – e non Siena, ma il filone del gruppo dirigente del PD chiamato in causa è lo stesso che gestisce anche il PD senese) apparsa sulla stampa locale, non fa altro che far urlare ancora una volta “Il re è nudo!“.
A leggere, infatti, ciò che viene eccepito da una parte assai consistente del partito a Chiusi non ci stupiamo affatto.
Lo scontro che ha dato fuoco ad una miccia accesa da tempo riguarda la condivisione dei punti programmatici in vista delle elezioni ma, soprattutto e al solito, le modalità ed i metodi con cui vengono condotte le trattative e le scelte. Ossia, come avviene anche da altre parti Siena compresa, ci sarà senza dubbio il solito e ristretto gruppetto di soloni che, non rendendosi conto che l’aria è cambiata, prendono, si riuniscono in tre o quattro in una stanza della federazione e decidono per tutti al grido di “Se vi fa è così, se no ciccia”. Solo che a forza di comportarsi così va a finire che “se no ciccia” saranno gli altri a dirlo a loro. Ma questa ristretta cerchia del vecchioestablishment diessino è sicura di essere nelle condizioni di tirare così tanto la corda fino al punto di farla spezzare? Hanno pensato, lor signori, che dopo tutti gli anni che ci hanno messo per affrancarsi da quella parola che li caratterizzava (comunisti) e che tanto oggi li repelle, sono ad un passo dall’esserci ricacciati a passo di carica? Solo che quando torneranno in quell’angolo troverannocompagni che in tutti questi anni non si sono vergognati delle loro origini, anzi, hanno portato avanti con fierezza idee e programmi propri della sinistra.
Quelle stesse idee e programmi che i diessini sono anni che hanno ripudiato.
Ogni volta che sentiamo o leggiamo di tali atteggiamenti prepotenti, ci chiediamo se questi Diessini non leggano ogni tanto anche i quotidiani nazionali. Si sono resi conto o no che all’interno del PD è un fuggi fuggi continuo? Si sono resi conto o no che la maggior parte della componente cattolica/moderata proveniente dagli ex Popolari poi ex Margherita è sempre di più ad un passo dal togliersi di torno? E che fino questa componente non si è mossa solo perché sembravano imminenti le elezioni anticipate? E che, sfumata quella prospettiva, è già ripartita di gran carriera la corsa a vedere quali potrebbero essere i possibili approdi per andare via da un partito che somiglia sempre più al vecchio PDS con la Quercia nel simbolo?
Facciamo un pronostico. Elezioni amministrative. I Diessini, permanendo questo scenario (e in due mesi è difficile che cambi) comunque andranno le elezioni saranno in minoranza perché è altamente probabile che molti degli eletti nelle liste del PD di area moderata, nel corso del mandato, passeranno con altri partiti, chi nell’UDC, chi nell’Api ma di certo non resteranno a farsi comandare a bacchetta da metodi che possono essere accettati solo da chi viene da cultura PidDieSsina doc.
Questo, giusto per ricordare e far riflettere sul peso politico che ha e, soprattutto, avrà, il candidato Ceccuzzi.
Firmato
La Primula Rossa
Febbraio 28th, 2011 — Note redazionali
Via Roma 56-53100 è la via e numero civico della sede del Dipartimento di scienze della comunicazione di Siena http://www.disco.unisi.it/.
Via Roma 56-53100 è la via e numero civico della sede del Dipartimento di scienze della comunicazione di Siena presso il quale risulta in qualità di Personale Docente che collabora alle attività del Dipartimento Maurizio Boldrini
http://www.disco.unisi.it/.
Sul blog di un giornalista Stefano Tesi
http://blog.stefanotesi.it/?p=572 un rappresentante della società IN.FACT scrive:
“Gentile dott. Tesi,
mi chiamo Simone Tiberi, responsabile commerciale di In.Fact srl, l’azienda che si è occupata di realizzare per conto di MPS l’ebook e l’applicazione del libro “MIti di Città”. Ho letto con piacere l’articolo sul suo blog e mi piacerebbe invitarla a vedere personalmente il lavoro effettuato e a conoscere la nostra realtà. Siamo un’azienda di 6 ragazzi neolaureati di scienze della comunicazione ed ingegneria dell’Università di Siena. Abbiamo come sede operativa il dipartimento di scienze della comunicazione di Siena e come referenti scientifici il prof. Antonio Rizzo ed il prof. Maurizio Boldrini.
Nel ringraziarla in anticipo per la risposta le porgo cordiali saluti e le faccio tanti auguri di Buon Natale e felice anno nuovo.”
Sul blog Fratello Illuminato venivano poste alcune domande sulla società Srl IN.FACT, visto che sul sito della stessa nella sezione contatti veniva indicata come via ” Via Roma 56-53100″ successivamente scomparsa da questo sito
http://shamael.noblogs.org/post/2011/02/28/e-ora-intervenga-chi-deve-intervenire/.
Dalle verifiche la società IN.FACT non risulta tra gli spin-off dell’università di Siena
http://www.unisi.it/liaison/.
Sempre sul blog Fratello Illuminato erano state formulate domande e osservazioni
http://shamael.noblogs.org/post/2011/02/28/ancora-su-una-certa-societa/.
DOMANDA: Ma in Via Roma 56-53100 non sarà il caso di fare delle urgenti e dovute verifiche senza omissioni da parte di nessuno? E nel contempo verificare anche il ruolo di alcune docenti e le eventuali autorizzazioni tenuto conto che l’ UNIVERSITA’ E’ UN ENTE PUBBLICO?
Febbraio 28th, 2011 — Note redazionali
Questa è la schermata del sito di In Fact alle ore 9.38.17 CET

Questa è la stessa schermata alle 13.44.46 CET:

Chi deve intervenire intervenga. Manca qualcosa, se non ve ne siete accorti.
Febbraio 28th, 2011 — Note redazionali

Come già rilevato su questo blog, risulta che una società di nome In.Fact s.r.l. (
http://www.interactionfactory.net/) sia domicialiata in Via Roma, 56 ovvero presso l’edificio dell’Università che ospita, tra le varie, la Facoltà di Scienze della Comunicazione e che la stessa società risulta legata al sig. Maurizio Boldrini, accreditato come docente presso la medesima facoltà.
La stranezza non sta tanto nel fatto che una società privata abbia sede presso il nostro Ateneo e vi operino docenti e collaboratori dello stesso, il punto è che questo genere di società dovrebbero appartenere ad una specifica categoria, si tratta infatti delle cosidette spin-off!!!
Le spin-off, tanto care al nostro Buon Rettore, sono un fenomeno relativamente nuovo in Italia, trattasi di imprese, solitamente dal contenuto fortemente innovative, che nascono e vengono incubate all’interno di un Ateneo per poi, si spera, spiccare il volo nel mercato portando benefici economici anche all’Ateneo stesso.
Nessun problema dunque? Peccato che In.Fact NON sia una spin-off dell’Ateneo, infatti non risulta nell’elenco delle stesse consultabile su
http://www.unisi.it/liaison/ (cliccando sul link “Spin-off” nel menù a sinistra).
Ora, per l’Università di Siena le spin-off sono appositamente regolate da un documento normativo (
http://www.liaison.unisi.it/liaison/downloads/RegSpinOffUnisi.pdf) che definisce chiaramente i requisiti per poter stabilire con l’Ateneo questo genere di relazione e le regole e i principi che la devono guidare, ma si sa che norme, leggi e regolamenti non sono particolarmente graditi ad alcune delle figure più amene che si aggirano infestando i corridoi della nostra sventurata Università.
Intanto il regolamento sulle spin-off (o più italianamente “Regolamento per la partecipazione dell’Università degli Studi di Siena in aziende di diritto privato”) prevede che la proposta di costituzione di una spin-off debba essere opportunamente esaminata e valutata da apposita commissione presieduta da un delegato del Rettore e composta da un rappresentante del
Liaison Office (la struttura individuata nell’Ateneo per il seguimento delle spin-off), da tre esperti nel campo oggetto della proposta, individuati e convocati dal delegato del Rettore sulla base delle specifiche competenze necessarie per la valutazione della proposta di Spin-off da esaminare.
Proseguendo nella lettura del regolamento si apprende che “L’Università può rendere disponibili agli Spin-off una serie di servizi per facilitarne l’avvio e il primo sviluppo. La competenza su tali decisioni spetta al Consiglio di Amministrazione, sentito il parere della
Commissione tecnica di Ateneo per la costituzione di aziende Spin-off”.
Vengono inoltre opportunamente regolate la possibilità per l’Università di partecipare al capitale sociela dell’impresa, di tutelarsi richiedendo la sottoscrizione di appositi patti parasociali, nonchè la possibilità di avere diritto di prelazione sulle quote della società in caso di variazioni strutturali singificative, oltre a poter richiedere che “la remunerazione per l’attività a qualunque titolo prestata dal socio a favore della società non possa eccedere quanto praticato usualmente sul mercato in situazioni analoghe, né possa costituire strumento per l’attribuzione ai soci di vantaggi diretti o indiretti derivanti dal controllo della società o comunque strumento di discriminazione o di pregiudizio”
Naturalmente vengono anche chiariti gli aspetti economico-giuridici relativi all’attività nella spin-off prestata da dipendenti dell’Università, per cui:
“Il personale docente a tempo pieno e il personale tecnico e amministrativo possono prestare la propria opera per le attività previste dall’oggetto di impresa degli Spin- off sulla base della vigente normativa in materia di personale dipendente e sulla base di quanto previsto dal “Regolamento per il rilascio di autorizzazioni relative al conferimento di incarichi retribuiti al personale docente a tempo pieno” e dal “Regolamento per il conferimento di incarichi retribuiti al personale tecnico ed amministrativo”.”
inoltre:
“E’ fatto espresso divieto allo Spin-off, al personale docente e al personale tecnico e amministrativo che partecipano all’iniziativa aziendale, di svolgere attività in concorrenza con quella di consulenza e di ricerca per conto terzi di cui all’art. 2 del “Regolamento delle somme introitate dall’Università degli Studi di Siena per prestazioni in conto terzi e atti di liberalità” svolta dalle strutture di ricerca dell’Università in favore di enti pubblici o privati qualora si tratti di attività avviate da queste ultime precedentemente alla costituzione dello Spin-off. Il brevetto o qualsiasi altro risultato acquisito dallo Spin-off per effetto di un’attività concorrente vietata comporta responsabilità, anche disciplinare, a carico del personale universitario che l’ha
posta in essere.”
L’Università può fornire servizi e supporto, anche logistico, alla nuova spin-off, tuttavia ciò è subordinato alla valutazione di:
“a) delibera della struttura di ricerca ospitante e/o, in mancanza di richiesta di spazi all’Ateneo, della struttura di afferenza dei proponenti che certifichi l’assenza di conflitti di interesse tra le proprie attività istituzionali e le attività oggetto d’impresa;
b) studio del nuovo prodotto o servizio che si intende realizzare e proporre al mercato;
c) studio del mercato;
d) studio del processo per la fabbricazione e produzione del prodotto o l’erogazione del servizio;
e) studio tecnico, economico e finanziario dei servizi accessori necessari per la fabbricazione e produzione del prodotto o l’erogazione del servizio;
f) studio economico dell’iniziativa con valutazione della redditività dell’investimento attraverso
l’esplicitazione del “business plan” e la definizione della potenzialità produttiva del nuovo prodotto o servizio da realizzare sulla base delle prospettive di mercato.”
Dunque l’Università può anche ospitare nei propri spazi la sede di una spin-off, concedere l’uso di strutture, apparecchiature e qaunt’altro, ma il tutto solo a seguito di una opportuna valutazione e comunque attraverso la sottoscrizione di un accordo dedicato tra Università e spin-off, infatti, sempre nel regolamento citato, leggiamo che:
“I rapporti tra l’Università e gli Spin-off accademici sono disciplinati da apposita convenzione, da sottoporre all’approvazione del Consiglio di Amministrazione, sentito il parere della Commissione Spin-off.
La Convenzione dovrà indicare un referente per l’azienda Spin-off e un referente per l’Università che sarà espresso dalla struttura ospitante o, in mancanza di richiesta di spazi all’Università, dalle strutture di afferenza dei proponenti. Il referente per l’Università non potrà in ogni caso svolgere attività per l’azienda Spin-off e possedere azioni o quote della società; egli è tenuto a monitorare costantemente la corretta applicazione di tutte le condizioni previste dalla convenzione, redigendo una relazione annuale sullo stato delle attività dello Spin-off accademico, evidenziando eventuali problemi o conflitti di interesse tra le attività istituzionali dell’Università e le attività della società. el caso in cui il referente rilevi violazioni degli obblighi previsti nella convenzione, ovvero conflitti di interesse, dovrà darne immediata comunicazione scritta al Rettore che provvederà ad informare il Consiglio di Amministrazione dell’Università per l’adozione dei provvedimenti di competenza.”
E andando ancora più nel dettaglio, tanto per non lasciare spazio a dubbi:
“La Convenzione dovrà prevedere altresì:
a) le modalità di concessione dei locali e dell’uso di attrezzature, stabilendone l’eventuale prezzo e/o gli oneri derivanti dall’utilizzo;
b) l’indicazione delle spese di funzionamento (acqua, energia elettrica, telefono, gas, riscaldamento, pulizie, etc.) che gli Spin-off dovranno rimborsare all’Università a fronte dell’utilizzo delle strutture;
c) i servizi che l’Università riterrà opportuno erogare come supporto agli Spin-off, specificandone l’onere economico;
d) l’eventuale obbligo di assicurazione per responsabilità civile degli Spin-off per danni a persone e cose dell’Università;
e) le modalità d’uso del marchio “Azienda Spin-off dell’Università degli Studi di Siena” prevedendo altresì la garanzia a mantenere indenne l’Università da ogni responsabilità derivante dall’utilizzo del logo;
f) le modalità di partecipazione dell’Università al capitale sociale degli Spin-off;
g) l’obbligo da parte dello Spin-off di fornire all’Università tutte le notizie utili sull’attività della società per una corretta valutazione delle incompatibilità tra le attività sociali e gli scopi istituzionali dell’Università medesima.”
Non manca poi certamente una forma di controllo e supervisione ai massimi livelli, poichè:
“Il Rettore, sulla base della relazione di cui all’art 7, comma 2, riferirà ogni anno al Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Siena sulle attività di ogni singolo Spin-off.”
Sottolineiamo inoltre che l’intero regolamento è da considerarsi retro-attivo, infatti:
“Le disposizioni del presente regolamento si applicano anche agli Spin-off già costituiti. Essi devono adeguare i propri statuti e patti parasociali a quanto qui previsto nel termine di sei mesi dall’entrata in vigore del presente regolamento. Ove ciò non sia possibile, la Commissione Spin-off potrà proporre, d’intesa con gli interessati, soluzioni ad hoc.”
Dunque appare evidente che non siamo certo in presenza di un vuoto normativo, anzi, il regolamento sulle spin-off è molto dettagliato e copre, in maniera equilibrata, anche gli aspetti più delicati della relazione tra l’Ateneo e questo genere di imprese.
Allora ci viene un dubbio… forse istituzionalizzare l’attività di In.Fact riconducendola, come sarebbe legittimo aspettarsi, allo status di spin-off avrebbe forse legato troppo le mani ai suoi diretti e indiretti promotori?
Sembrava magari molto più pratico, comodo e snello operare al di fuori e al di sopra delle norme vigenti?
E’ sembrato opportuno, pur in presenza di un regolamento molto chiaro e che poco spazio lascia all’interpretazione, agire al di fuori delle disposizioni vigenti?
Avanziamo il dubbio che, forse, una società come In.Fact non sarebbe mai stata approvabile come spin-off?
Ma allora, se, come visto, di spin-off non si tratta, perchè di fatto la società in questione usufruisce del nome e degli spazi dell’Ateneo, delle risorse e della collaborazione delle persone?
Insomma dal punto di vista di In.Fact sembrerebbe preferibile “fare un po’ il cazzo che ci pare” piuttosto che seguire delle linee guida appositamente tracciate dagli Organi dell’Ateneo?
Allergia alle leggi? Urticaria da regolamento?
Ci verrebbe anche da domandarci come mai tutte le altre società private che usufruiscono di apposite convenzioni con l’Ateneo debbano invece sobbarcarsi una serie di adempimenti, vincoli e controlli per operare legittimamente nel contesto delineato dal regolamento per le spin-off… sono meno furbi? C’hanno scritto “giocondo” sulla fronte?
Ma magari ci stiamo sbagliando, forse l’elenco delle spin-off sul sito del Liaison Office è incompleto e In.Fact, contrariamente ad ogni evidenza, rientra nel contesto delle spin-off… bene, può darsi, ma allora sicuramente esisterà traccia della valutazione espressa da apposita commissione dell’Ateneo per l’inizio delle attività, ci sarà un testo firmato di convenzione per l’uso di spazi e servizi dell’Ateneo e sopratutto coloro che gravitano intorno a In.Fact staranno sicuramente agendo in piena conformità con le norme per quanto riguarda la prestazione di opera nella stessa, il conflitto di interesse (magari per la contemporanea collaborazione con In.Fact e Protagon).
Sicuramente sarà tutto perfettamente limpido e chiaro… ma, come si dice, a pensar male si fa peccato… ma alle volte…
di FitzChevalier Lungavista
Febbraio 27th, 2011 — Note redazionali

“Il pozzo di San Patrizio”. Così è stata giustamente – e purtroppo – definita l’Università senese in un bell’articolo a firma di Stefano Cecchi su La Nazione di sabato.
Debiti che scappano fuori da ogni anfratto rappresentando ogni giorno di più la cifra che ha contraddistinto una certa gestione. L’ultima matassa da dover districare riguarda la vicenda di un debito extra bilancio di circa 26.000 euro riguardante una pubblicazione (anche senza la quale, ci viene da pensare, il mondo della ricerca accademica poteva ugualmente andare avanti) intitolata “Studi in onore di Luigi Berlinguer”, edito dalla casa editrice Rubbettino e il cui costo a copia, da come riportato anche sulla stampa, ammontava a ben 87,3 euro, non proprio economico direi. Ma, davanti a cotanta novità scientifica non si poteva certo badare a spese.
Ma ciò che è veramente degno di essere reso noto a tutti (perché qui, caro Ceccuzzi, non si tratta di fare speculazione come detto dallo stesso, ma si tratta di far sapere a tutti come è stata gestita una parte non insignificante di Siena in alcuni anni, anni in cui lo stesso Ceccuzzi, peraltro, ricopriva incarichi politici di primissimo piano in questa stessa realtà) non è tanto il disquisire o meno sull’utilità di tale pubblicazione, quanto le modalità con cui la stessa venne fatta.
Perché, cari lettori, per tale pubblicazione non fu mai stato assunto nessun impegno di spesa nel bilancio dell’Ateno senese.
Così oggi l’Università di Siena si trova sul groppone a dover pagare anche roba che non aveva previsto a bilancio, e anche se l’importo, all’interno della razzia generale delle casse dell’Ateneo, può sembrare una cifra contenuta rimane la non legittimità del modo con cui è stata fatta.
Sempre dalla stampa si apprende (anche se qualche voce di corridoio era da un bel po’ che era trapelata in giro) che la spesa che impegnò l’Università venne fatta per il tramite dell’allora suo centro comunicazione e marketing, il quale provvide all’acquisto nel gennaio del 2006, sotto il Rettore Piero Tosi.
Sempre da ciò che viene scritto nei quotidiani si apprende anche un’altra cosa totalmente non condivisibile. Ossia che il Cda dell’Università sta pensando di provvedere a ratificare il pagamento del debito fuori bilancio. Saremo curiosi di sapere se e laddove portasse avanti questa decisione, il Cda non pensi anche che sia il caso di rivalersi verso chi impegnò l’Università con una spesa che non era prevista a bilancio?
Perché è l’ora di farla finita di mettere sempre pezze sugli errori di certa gente. Sarà populistico dirlo, ma è arrivato il momento che chi ha sbagliato paghi. Dato che, ad oggi, per colpa di comportamenti irresponsabili e disinvolti ci sono dipendenti che stanno subendo sui propri salari i frutti del libertinaggio economico.
Si legge, ancora, che il Cda dell’Università dovrà per forza prendere una decisione entro il 15 marzo, data che rappresenta la scadenza del termine concordato con il legale della Rubbettino per il pagamento.
Sarà il caso di cominciare a dare segnali di buon esempio? Sarà forse il caso di dimostrare con i fatti che non si agisce in regime di due pesi e due misure e quindi, se tagli ci sono stati agli stipendi del personale del tutto innocente verso tale buco, tagli ci dovranno essere anche nei confronti di chi a parte del buco ha contribuito? Perché qui non si tratta solo di pagare o meno un debito extra bilancio. Qui si tratta anche di assumersi una responsabilità morale, nel caso il buco di quella spesa venisse tappato senza rivalersi verso chi lo ha fatto. E L’Università, culla del sapere e dell’insegnamento, è tenuta ad insegnare anche la disciplina dell’assunzione delle proprie responsabilità, quella disciplina che impone, appunto, l’applicazione del vecchio motto che dice “chi sbaglia, paga”.
Firmato
La Primula Rossa
Febbraio 27th, 2011 — Note redazionali
La redazione di Fratello Illuminato si è accorta che presso i locali dell’Università di Siena, quelli in Via Romana 56 meglio nota come facoltà di Scienza delle Comunicazioni, è domiciliata una s.r.l. dal nome In Fact (http://www.interactionfactory.net/). Ora siamo a chiederci come sia possibile prima di tutto che una società privata volta a fare legittimamente profitto, possa aver sede e utilizzare locali e mezzi di un ente pubblico. E poi: visto che i clienti sono per esempio Salvietti e Barabuffi o la Protagon e visto che il sig. Maurizio Boldrini, iscritto al PD, è accreditato come docente poprio nella facoltà di Scienza delle comunicazioni, oltreché svolgere attività per la Protagon, non c’è forse un po’ di conflitti di interesse? E degli utili di questa società l’Università ne beneficia? Ed è stata autorizzata questa attività all’interno dell’Ateneo? E inoltre eventuali partecipazioni di docenti nella società sono state autorizzate? E se sì, da chi? Dall’organo preposto?
In conclusione chiediamo immediate spiegazioni agli uffici competenti dell’Ateneo e contestualmente invitiamo gli organi competenti dello Stato a fare le docute verifiche sempre in base al principio della trasparenza nelle istituzioni pubbliche.
Se può aiutare ecco quanto riportato dalla stampa al proposito.
http://www.interactionfactory.net/wp-content/uploads/2011/01/lanazione_160510.pdf
La curiosità ci è sorta anche per un altro motivo: MPS è cliente di questa società e in occasione della strenna natalizia abbiamo notato la presenza dei seguenti docenti: Maurizio Bettini, Maurizio Boldrini, Omar Calabrese e Gabriella Piccinni come risulta da questo link
http://ilcittadinoonline.it/news/131411/La_nuova_strenna_del_Monte_dei_Paschi_%C3%A8_un__mito_.html.