Qualche domanda ad Alessandro Piccini

Vorremmo fare un paio di domande al Presidente del Consiglio Comunale e esponente di spicco del PD Alessandro Piccini. Visto che alla fine degli anni 90 e agli inizi degli anni 2000 era rappresentante del personale tecnico amministrativo nel CdA di Tosi, cosa ne pensa retrospettivamente della gestione Berlinguer-Tosi dell’Ateneo? E poi, ancora: c’entrerà qualcosa questa carica che ha avuto col suo pronto trasferimento ad altra amministrazione (ASL) dall’Ateneo, una volta vista la malaparata? E se sì, si sente un po’ in colpa per aver “forzato la mossa” visto che la sua mobilità intercompartimentale è avvenuta prima della stesura di un piano di mobilità, anticipando in questo modo diversi colleghi forse anche più titolati di lui? E visto anche che è in aspettativa politica da dieci anni?

E una piccola coda: in che rapporti è l’attuale Presidente del Consiglio comunale con Maurizio Boldrini. No perché ci risultano ultimamente piuttosto buoni anche se francamente avere buoni rapporti con uno dei responsabili berlingueriani di ferro del dissesto finanziario dell’Ateneo (di cui abbiamo ricordato Piccini è stato Consigliere d’Aministrazione) non è buon segno. I collegamenti fateli voi …

Dammi tre parole … Brandani … Luigi Berlinguer … Vittorio Mazzoni della Stella …

Pace in terra agli uomini di buona volontà e tanta ma tanta comprensione per coloro che vivono nel buio della mistificazione del gioco delle parti. Cosi è se vi pare … recita l’adagio del repiclante sistema di intrecci di potere e poteri senesi. Forse per qualcuno è sempre cosi ma da quello che si registra in questo momento, questo adagio e questo sistema mal si coniugano con la richiesta di cambio di passo in politica che matura giorno dopo giorno tra i senesi.

Con i limiti che sicuramente albergano nella mia descrizione della realtà politica senese,propongo una narrazione della geografia dei poteri e dei movimenti politici(con gli attori di riferimento), in modo da dare un contributo di riflessione senza azzardare sbocchi (prematuri) per le prossime elezioni amministrative. Per non dilungarmi sarò alquanto schematico.

Limiterei  la narrazione su tre luoghi di massima concentrazione degli intrecci di potere:

– BANCA MPS: Il presidente Giuseppe Mussari (iscritto al PD senese) presidente della Banca MPS e dell’ABI con l’appoggio del partito di Verdini,del ministro Tremonti,dei centristi vicino a Brandani e di una componente sempre piu’ ristretta del PD senese,gioca una sua partita personale da quello che si evince (naturalmente lo stesso è in grado di smentire), cioè quella di garantirsi il terzo mandato alla presidenza di MPS e di conseguenza la presidenza dell’ABI.E per far questo necessita di un futuro sindaco debole sul piano politico e condizionato da una composizione variegata del consiglio comunale e dell’appoggio del centrodestra romano (e questo non manca nemmeno ora). Infatti in molti sostengono che il vero avversario del candidato Ceccuzzi è il tremontiano Mussari.

– UNIVERSITA’ DI SIENA: Il rettore Riccaboni è l’espressione della nomenclatura legata a Luigi Berlinguer e Piero Tosi, sostenuta dal giornalismo di Stefano Bisi e in piu’ Riccaboni gode del sostegno del Mussari e della componente Verdini del PDL. Di fatto Riccaboni è un rettore di minoranza,resiste nel suo ruolo con la speranza che le inchieste giudiziarie si dissolvano nel tempo e nello spazio (ma no sarà così) e con l’ulteriore auspicio del ritorno politico del braccio politico senese di Luigi Berlinguer, visto che il PD di Ceccuzzi  e dei fratelli Monaci mal sopporta Riccaboni.E su questo ambito qualche novità dovrebbe giungere prima di natale … forse.

ISTITUZIONI E FORZE POLITICHE: In questo ambito regna la confusione totale e in tale confusione si registrano i tentativi del ritorno sulla scena del vecchio asse politico Brandani-Berlinguer-Mazzoni della Stella. Con le varianti a seconda del caso della presenza del Mussari in rapporto con uno dei tre.Perchè non ci dimentichiamo che i tre insieme al Ceccuzzi sono stati i fautori dell’avvento dello stesso Mussari,in funzione anti Pierluigi Piccini e contro la base dei partiti di sinistra.

In questo ritorno di fiamma dei tre e nella totale confusione come si presenta il quadro?

Il Berlinguer e i suoi fedelissimi giocano su tre piani:indebolire Ceccuzzi, restaurare il loro potere dentro l’università e destabilizzare le liste civiche attraverso personaggi minori ma che comunque creano piccoli scompigli.

Brandani è ritornato a Siena con la delega a rappresentare L’UDC in vista delle elezioni e lo stesso si gioca una sola partita: cioè quella delle nomine in fondazione e banca.

Il nome del Mazzoni della Stella riecheggia nel PDL fiorentino come uno dei due nominativi insieme a Monica Faenzi in corsa per il PDL senese alla candidatura di sindaco,dopo la rinuncia di Franco Masoni.

Insomma per farla breve il ritorno di Brandani-Berlinguer-Mazzoni della Stella con l’aggiunta della presenza di Mussari a mio avviso va letta come un asse contro Pierluigi Piccini, contro Franco Ceccuzzi e i fratelli Monaci e contro la richiesta di cambiamento che la città di Siena merita.

I candidati a sindaco dovrebbero dire con chiarezza che sono contrari al terzo mandato di Mussari

Si sente parlare molto e in diversi ambienti sull’ipotesi di un terzo mandato di Giuseppe Mussari come presidente della Banca Monte dei Paschi.Un’ipotesi che noi consideriamo inopportuna e non giustificata. Naturalmente all’avvocato Mussari tale soluzione serve per garantirsi la poltrona di presidente dell’ABI. Ma ai cittadini senesi credo che questo non interessi. E credo che la questione dei terzi mandati debba valere in tutte le istituzioni. Basta con questo andazzo di poltrone all’infinito!!!

E poi un’altra cosa: sarebbe opportuno e corretto che il piano industriale del Monte dei Paschi venisse presentato prima delle elezioni amministrative.

Il valzer dei finanziamenti europei

Riproponiamo una saga, quella dei finanziamenti europei, musica e parole di Fratello Illuminato e Paco!

Per quanto riguarda i finanziamenti europei c’è da assistere ad amenità da avanspettacolo, come ad esempio il finanziamento per la costruzione del pozzo artesiano per il giardino della casa di campagna del Prof. ordinario, acquisto di impianto dolby sorround 5.1 con televisore al plasma da 52 polici e casse acustiche a cono con interno in radica della Bose per il salotto di casa, svariati pc portatili (ok sì in quel caso l’uso è borderline … difficile dimostrare che non servano per il lavoro … poi sono portatili … ma una XBox come si giustifica?). Sottolineiamo che i lavoratori quando prendono tanto prendono 1300 euro al mese che non sarebbero sufficienti neanche a comprare la pompa del pozzo artesiano. Intanto riflettete su questo. A presto la seconda puntata, ancora più avvincente.

Siamo arrivati a farsi il pozzo artesiano, l’impianto stereo e la Xbox.
E fin qui tutto abbastanza regolare (si fa per dire)… perchè uno dei punti più alti dell’ingegno umano (a livello di arte liberale) si raggiunge invece con il famosissimo “valzer dei fondi europei”.
Il problemi dei fondi europei (VI e VII programma quadro) è che sono un po’ rognosi da intascare, perchè guarda caso quei birboni a Bruxelles, vogliono una dettagliata rendicontazione delle spese … allo stesso tempo sono anche belli cospicui … quindi come si fa a mettersi in tasca un giusto obolo per chi ha sacrificato gli anni della gioventù dietro una cattedra (invece che più appropriatamente con una zappa e una vanga in mano)?
Sale la suspence e quindi domani arriveremo alla terza puntata. Tenetevi le coronarie a posto perché qui si parla di cifre assai imponenti e di veri e propri malfattori (dell’umanità).

Eravamo rimasti alla domanda di come fare per intascarsi i fondi europei nonostante l’obbligo di rendicontazione.
Semplice, siccome nei progetti europei tipicamente occorre aggregare più partner, preferibilmente anche industriali, si colgono due piccioni con una fava… un docente particolarmente illuminato mette insieme un gruppettino di peones suoi allievi e fa loro costituire una società (solitamente una spin-off di ateneo così costa anche meno e possono usare gli ambienti dell’università e anche questa delle spin-off è una porcata che puzza di truffa lontano un miglio), che viene inserita come partner industriale nel progetto europeo che ha come co-partecipante o anche come capofila il docente in questione. Il finale magnificente lo saprete nella prossima ed ultima puntata.

Abbiamo visto il giochino dei finanziamenti e delle spin-off e per tre puntate vi abbiamo tenuto il fiato sospeso, ne siamo convinti. Come finisce?
Il gioco è facile: con i fondi europei il docente finanzia qualche assegno di ricerca o contratto di collaborazione extra con cui sussidiare i suoi allievi, che così portano avanti il lavoro fatturandolo due volte (una come spin-off/azienda, l’altro come titolari di assegni di ricerca), naturalmente il buon docente riceverà una fetta consistente (spesso il 100%) di quanto finanziato alla spin-off dai fondi europei, sottoforma di contratto di consulenza (su un progetto fittizio diverso da quello europeo per non destar sospetti) erogato al docente dalla spin-off dei suoi allievi.
Et voilà!!! Abbiamo munto la mucca europea senza mai averle dato neanche una forcata di fieno e ci siamo riempiti le tasche di quattrini noi e tutti i nostri “amici” e “sottoposti”. Facile no?

Il Maestro James Anderson indica la strada al risanamento dell’Ateneo

Maestro James Anderson (Anno domini MMX, die quinque mensis decembris). L’Università di Siena il 23 settembre 2008 viene a conoscenza, ma molti indizi e qualche voce isolata avevano già avvisato ed era stata trattata da Cassandra, di un buco di bilancio da oltre 200.000.000 di euro (l’economista Prof. Frediani ad un certo punto è giunto a sostenere che il buco era di quasi 300 milioni). L’allora Rettore Focardi portò i libri contabili e una memoria in tribunale e questo causò l’apertura di una serie di indagini coordinate prima dal Procuratore Formisano ora passate nelle mani di Francesca Firrao. A luglio scorso Focardi ha perso le elezioni a vantaggio di Angelo Riccaboni (di soli 16 voti e con un’inchiesta aperta sul voto) il quale si è affrettato a far fuori il precedente direttore amministrativo Antonio Barretta e, picchia e mena, è riuscito a nominare Ines Fabbro, ex direttore amministrativo di Bologna condannata dalla Corte dei Conti per danno erariale. Nel frattempo, avendo venduto due palazzi per un totale di 180 milioni di euro, il buco in sé per sé è in buona parte coperto, ma il disavanzo strutturale annuo rimane a livelli mostruosi e può essere quantificato in più di 30.000.000 annui il che rende inutile qualsiasi risanamento visto che il debito si moltiplica continuamente.

Come si fa a mantenere alto (ammesso che lo sia) il livello di didattica, ricerca ed amministrazione e risparmiare 30.000.000 annui? A questa domanda in realtà, a parte il solo Barretta e poche altre persone esterne all’Ateneo, nessuno ha mai risposto o, peggio, non ha mai voluto neanche provare a rispondere. Il perché è presto detto: l’Università di Siena in realtà ha perso da tempo la propria primaria funzione di alta scuola e alto istituto di formazione ed è divenuto il campo di battaglia, al pari dell’altra grande istituzione senese, la Banca, di scontri e compromessi politici, tutti sotto l’egida del partito di maggioranza che si è impadronito di tutto.

Quindi affrontare il problema summenzionato comporta approfondire non solamente le responsabilità penali e civili (che pure ci sono e per acclarare le quali la Magistratura sta impiegando troppo tempo), ma soprattutto quelle accademiche, amministrative e politiche e qui si casca male perché significa pestare piedi importanti, in particolar modo quelli dell’ex Rettore ed ex Ministro Luigi Berlinguer (cui la Repubblica Italiana deve il completamento della distruzione dell’Università), del suo amico Piero Tosi, ex Rettore sollevato dalla Magistratura dal suo incarico e degli organi di governo e dei vertici amministrativi che si sono succeduti a partire dall’ultimo mandato Berlinguer e che ora tornano prepotentemente alla carica.

Primo passo. Dopo una serie di conti e di madonne, alla fine individuiamo che l’Università di Siena ha sei, dicansi sei, sedi distaccate che però niente aggiungono a quanto viene insegnato e ricercato nella sede principale. Si tratta di doppioni o di sciocche proliferazioni che niente aggiungono e molto tolgono perché ovviamente se del caso fanno il bene del posto dove sono site e non certo quello di Siena che ci rimette, ovviamente, una marea di quattrini. Arezzo (Lettere, Economia), Grosseto (Economia, Giurisprudenza e Lettere), Colle di Valdelsa (Scienze), San Giovanni Valdarno e Montevarchi (Scienze), Follonica (Scienze) e Buonconvento (Laboratorio di Accessibilità Universale). Tutta questa crisi, fin da prima che scoppiasse, è stata seguita e commentata da uno sparuto gruppo di bloggers capitanati dal Prof. Giovanni Grasso, di Anatomia, su il senso della misura dove, tra i molti post e commenti che comunque fanno luce su una serie di aspetti non secondari della crisi e della sua lenta preparazione durante il lungo rettorato Tosi, qualche tempo fa è apparsa una proposta di dismissione del polo esterno più grande che è quello di Arezzo. A conti fatti, e ancora da smentire, tale dismissione abbatterebbe il debito strutturale annuo di 15 milioni di euro, vale a dire che lo dimezzerebbe. Se per analogia fossero dismessi tutti i poli esterni è presumibile che si potrebbe tranquillamente arrivare a risparmiare, all’anno, 22-23 milioni di euro, portando lo sbilanciamento a -8 (-7) milioni. Va da sé che l’attuale amministrazione non ha neanche preso in considerazione questa ipotesi perché ha degli interessi, in particolare il Rettore la cui Facoltà di provenienza è presente a Siena, Arezzo e Grosseto. Ci vorrebbe un discreto gruppo di docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo che chiedesse esplicitamente questo, con forza ed insistenza, al Rettore ed agli organi di governo. Il tutto sarebbe semplificato da un eventuale sollevamento dai propri incarichi dei soggetti indicati da parte della Magistratura, come si è detto poco sopra.

Secondo passo. Con il mio ragionamento Siamo giunti ad un disavanzo strutturale da 7/8 milioni l’anno, ma non ci basta. Vogliamo andare a zero (che poi è quello che prevede la legge). Abbiamo un altro problema o almeno un altro problema molto sentito: troppo personale. Però questo personale sarà troppo, ma ci sono molte strutture che sono in sofferenza. Di altre invece non se ne sa niente, ma è un silenzio che parla. Da anni ormai la gestione del personale tecnico amministrativo è nelle mani di cooptati all’interno e che sono saliti alla gloria del posto di dirigente per ragioni sindacali o di corrente di pensiero baronale. Anche durante i due anni di crisi si è visto chiaramente che mentre una certa percentuale di personale si è rimboccato le maniche e ha continuato a mandare avanti la macchina, pur in mezzo alle difficoltà e ai sacrifici, mettendoci anche la buona volontà di spostarsi in altra amministrazione per alleggerire il carico sugli stipendi e magari andare a lavorare in un posto di maggiore soddisfazione, altri hanno continuato a gozzovigliare senza curarsi troppo della cosa e, grazie ai loro ammanigliamenti, se del caso sono passati ad altra amministrazione sopravanzando magari persone più capaci e competenti. In tutto questo naturalmente spicca la responsabilità dei docenti che considerano il personale tecnico amministrativo una pletora di sottoposti e schiavi al proprio servizio, quando la legge dice esattamente il contrario. Un grande risparmio sarebbe dato dal fatto che l’Amministrazione, nella persona del Direttore Amministrativo che dovrebbe avere le mani libere da Rettore e organi di governo, procedesse ad un’organizzazione del lavoro (in tempi rapidissimi resi a questo punto impossibili dalla presenza di un Direttore Amministrativo evidentemente fuori luogo  visto che a un mese dalla sua nomina non ha ancora combinato nulla) stanando tutti gli imboscati e riequilibrando gli uffici mediante trasferimenti d’ufficio basati sulle effettive capacità delle persone (che sono ovviamente certificabili basta che lo si voglia) e mettendo a tacere non i sindacati nella loro interezza, visto che molte sigle hanno adottato in questi anni comportamenti ragionevoli, rispettosi e di grande collaborazione pur nel rispetto dei ruoli e nel massimo rigore, ma soprattutto la CGIL universitaria che, come dimostrano anche le vicende giudiziarie di alcuni dei suoi vertici, è pienamente corresponsabile del dissesto, avendo appoggiato in toto le politiche dissennate dei precedenti Rettori (Berlinguer e Tosi), Direttori Amministrativi (Cei Semplici, Caronna e Bigi) e avendone ottenuti non pochi vantaggi (dei 50 EP più della metà sono della CGIL, dei dirigenti a tempo determinato uno solo non è della CGIL e così via).

La CGIL spiega le ragioni delle mancate firme …

… e Cesare Mori integra il loro comunicato che ha letto sul blog de Il Santo.

Questi uffici vengono a conoscenza del fatto che a CGIL universitaria, dopo aver evitato accuratamente di firmare alcunché contro Riccaboni e Fabbro, sul proprio blog (letto da dieci persone tutte a capo della CGIL), pubblica un documento di cui questi uffici ripropongono una sintesi riveduta e corretta (e non scorretta come l’originale).
CGIL: Per quanto delusi e preoccupati, dopo l’incontro di ieri dell’Amministrazione con il personale, non ci riconosciamo in alcuni passaggi del comunicato inviato dalle altre OO.SS., soprattutto nei toni.
PREFETTURA MORI: Toni che per quattro anni non abbiamo esitato ad utilizzare contro Focardi e Miccolis/Barretta con l’aiuto del Bisi e del Corrierino dei Piccoli da lui diretto. E toni che se al posto dei nostri due protetti (Riccaboni e Fabbro) ci fossero stati Focardi e Barretta avrebbero assunto uno sprezzo e un’aggressività senza limiti.
CGIL: Si presuppone che ogni azione dovrebbe essere condivisa ispirandosi a prinicipi di democrazia e rispetto dei diversi contributi, che in questo caso sono stati disattesi.
Di seguito la posizione della FLC-CGIL.
PREFETTURA MORI: Noi non condividiamo non perché siamo democratici (che non sappiamo neanche cosa vuole dire), ma perché Riccaboni ci ha promesso a forza di paste e cappuccini al bar della Facoltà di Economia prebende e posti di miserabile potere all’interno dell’Ateneo. Quindi noi non vogliamo che si facciano le PEO o che si distribuisca alcunché, perché sennò non avanzano soldi per quei dieci privilegiati da sempre che rispondono ai nostri dirigenti sindacali: Marco Iacoboni, Lucia Maffei, Guido Badalamenti, Carlo Bruni, Fiorino Pietro Iantorno e così via. Ci sarebbe stato soprattutto Diodato Angelaccio a guidare le danze (c’era anche lui a queste riunioncine a Economia). Purtroppo la Procura l’ha sospeso da pubblici uffici e quindi lui è fottuto. Meglio, ne avanza di più per noi.
CGIL: Le decisioni che si prenderanno nei prossimi quindici giorni incideranno sulla vita di circa 1200 famiglie per i prossimi tre anni.
PREFETTURA MORI: Ma noi interessa, l’abbiamo appena detto, il destino di non più di dieci famiglie, delle altre chi se ne frega? Le abbiamo sempre snobbate, incluse quelle dei nostri iscritti, figuriamoci ora.
CGIL: Nei mesi scorsi sono state molte le bugie raccontate al personale. Le PEO non sono state fatte, nonostante gli annunci di quest’estate, e il fondo per la produttività e le progressioni è stato decurtato e ridotto di circa 1/3.
PREFETTURA MORI: Le bugie le abbiamo raccontate anche noi e per quanto riguarda la decurtazione del fondo sinché ci sono stati quei due (Focardi e Barretta) ci siamo messi per traverso. Ora quando l’ha detto la Fabbro non abbiamo alitato.
CGIL: Ora altre mazzate. La relazione del MEF, chiamato dalla precedente amministrazione a controllare i bilanci degli anni passati e redatta a luglio 2010, ha rilevato le spese eccedenti rispetto alle risorse riservate al personale. L’amministrazione ha rifatto i conti e ci ha informato ieri che sarebbero 5,8 i mln di euro (lordo datore di lavoro) da recuperare.
PREFETTURA MORI: E noi ci siamo subito spaventati perché addirittura sono a rischio le posizioni addirittura dei nostri dirigenti. Ma stiamo scherzando?
CGIL: Nella Legge 165 del 2001, modificata dalla Legge n.150/2009 (Legge “Brunetta”), si legge che:” in caso di accertato superamento di vincoli finanziari da parte delle sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti, del Dip.della Funzione Pubblica o del Ministero
dell’economia e delle finanze è fatto altresì obbligo di recupero nell’ambito della sessione negoziale succesiva.” Questo è il primo punto della Legge che crediamo sia necessario chiarire: cosa si intende per sessione negoziale successiva?
PREFETTURA MORI: In realtà il primo punto sarebbe che la 165 prevede la responsabilità dei dirigenti che sono peraltro sotto inchiesta alla Procura per il dissesto e quindi anche per questo. Solo che siccome noi con questi dirigenti (Bigi, Interi, Caronna, il Rettore Tosi ecc. ecc.) ci abbiamo fatto affari sotto e soprabanco, ottenendone moltissimi vantaggi, non possiamo ora tirare in ballo le loro responsabilità. Peccato che ci sono gli altri sindacatacci che fanno casino.
[…]
CGIL: E’ assolutamente necessario evitare che l’amministrazione agisca in modo unilaterale. Ciò potrà accadere se non ci siederemo in tempi brevi al tavolo di contrattazione.
Dobbiamo assolutamente trovare una soluzione per salvare, se non tutto, almeno una parte del nostro salario accessorio. Lottare per questo, cercando ogni soluzione possibile per integrare il nostro salario: una nuova regolamentazione del conto terzi, utilizzare le PEO, fosse anche con la sola validità giuridica. Tutto ciò è possibile solo sedendoci al tavolo di contrattazione.
PREFETTURA MORI:Almeno un pochino per noi bisogna salvarlo sennò come si fa? Solo che quegli altri sono incazzati e hanno detto che al tavolo non ci si vogliono sedere. E’ un casino. Vediamo come possiamo boicottarli. Intanto non stiamo protestando per niente e non firmiamo nulla che mandino gli altri.
CGIL: La Corte dei Conti ha avviato nuovi procedimenti per l’accertamento di responsabilità soggettive di chi ha creato la crisi e danni erariali per milioni di euro. Procedimenti, che la precedente amministrazione aveva sospeso.
PREFETTURA MORI: Mica vero. La precedente amministrazione aveva soffiato sul fuoco tanto della procura della Corte dei Conti quanto della Procura della Repubblica. Siamo stati noi e il partito che domina qui a Siena e che appoggiamo incondizionatamente a fare ostruzione.
CGIL: Per queste irregolarità e responsabilità 1200 persone rischiano di dover vivere con stipendi di circa 1.070 euro al mese e non più di 1.150 euro (valore medio calcolato su C2). Chiediamo che tutte le somme che verranno restituite siano patrimonio del personale tecnico e amministrativo,che oggi dovrebbe pagare ingiustamente per colpe altrui.
PREFETTURA MORI: Ma speriamo anche, visto che ci siamo dentro fino al collo, che le cose vadano per le lunghe, ben consci comunque che i patrimoni personali non potranno mai riempire la voragine che abbiamo contribuito fattivamente a creare.
CGIL: Vista la realtà economica che si sta delineando, la FLC-CGIL valuterà ogni forma giudiziaria e sindacale per tutelare lo stipendio e la sicurezza del posto di lavoro di tutte le persone che lavorano all’Università.
PREFETTURA MORI: Ma valuterà con calma e sempre chiedendo ai propri padroni (Riccaboni e Fabbro) come muoversi. E poi non se ne farà di niente perché quei dieci o quindici di cui sopra potranno abboffarsi tranquillamente e meno saranno quelli con cui dividere la torta e meglio sarà. Quindi la manderemo per le lunghe e motiveremo i ricorsi a cazzo di cane come abbiamo già fatto una volta riuscendo fra l’altro a spillare per le tasche dei nostri avvocati alle altre sigle un lauto compenso, senza arrivare a nulla avendo opposto motivazioni risibili e che il giudice ha tosto rigettato come tali.
Ma come saremo bravi a barcamenarsi sulle spalle dei poveri colleghi che ci guardiamo bene dal tutelare tutti presi come siamo da beghe di potere?

Ma perché il berlusconiano Riccaboni non si dimette?

Ora posso scriverlo con cognizione di causa: Riccaboni teorizza e gestisce il potere di rettore con la forma mentis berlusconiana e con la piena adesione all’ideologia baronale del sultanato universitario berlingueriano-tosiano.

Non solo il professor Riccaboni non gode della stima di gran parte dell’opinione pubblica senese ma non rappresenta nemmeno quell’autorevolezza di cui necessita la guida dell’ateneo. Perchè il senso di responsabilità richiedeva le sue immediate dimissioni a seguito dell’inchiesta giudiziaria sul voto elettorale per il rettore: inchiesta che procede e salvo improvvise “vagonate di sabbia” (ma le ruspe son già pronte) da quello che emerge “ci sono dei dubbi evidenti sulle regolarità del voto. E non si può governare un’istituzione in questa situazione.

Se poi ci aggiungiamo che il berlusconiano Riccaboni persegue la strada del non rispetto dei diritti dei lavoratori (come gli stessi denunciano) e che non intende portare avanti il progetto di risanamento dell’ateneo,le richieste di dimissioni sono a maggior ragione inevitabili.

Del resto Riccaboni, ex sostenitore di Alberto Monaci (non piu’ ormai) e attualmente membro a pieno titolo del sistema di potere del gruppo Mussari-Bisi-Boldrini con il sostegno del partito di Verdini, dovrebbe rendersi conto che anche il PD senese non ripone in lui piena fiducia, che la CGIL è divisa (meno male) sulla gestione dell’università, che l’informazione a copertura portata avanti dal suo supporter Bisi non serve a nulla (le persone riescono a informarsi e con completezza).

E poi anche questo accanirsi nei confronti dei profili facebook come fa la signora Anna Coluccia (e ancora non ho ben capito come mai rivendica un ruolo di primo piano) non vi serve a niente. Qui si scrive in piena libertà e nel rispetto dell’ordinamento dello stato democratico e  i vari tentativi di forzare “certi uffici” contro di noi, oltre ad ipotizzare abusi d’ufficio degli stessi sono ridicoli. Ci siamo capiti!!!??

Mi sembra di essere stato chiaro nel mio argomentare: PER IL BENE COMUNE E DELL’UNIVERSITA’ RICCABONI SI DEVE DIMETTERE.

ANNO DOMINI MMX

Maestro James

Ipotesi di accordo per sostenere Ceccuzzi. Da Mancini a Mauro Marzucchi

Ai nostri uffici risulta che a sostegno della candidatura di Ceccuzzi i partiti del Centrosinistra avrebbero trovato una soluzione di potere per mantenere salda l’alleanza e tenere buoni tutti. Innanzi tutto per evitare rotture con Rifondazione Comunista Ceccuzzi avrebbe convinto l’Associazione Per Siena e i Riformisti ad andare da soli al primo turno, mentre per tenere salda l’alleanza con l’area ex Margherita Ceccuzzi propone di candidare Gabriello Mancini al proprio posto in Parlamento e alla presidenza della Fondazione mettere Alessandro Piazzi, attuale membro della Fondazione medesima; infine per garantirsi l’appoggio incondizionato di Siena Futura al posto di Piazzi verrebbe nominato Mauro Marzucchi. Questi uffici sono a domandare: cosa c’è di vero in tutto questo?

Vox Clamantis … Ovvero il vaticinio di Cassandra

Il pressoché assoluto silenzio che regna quasi sovrano nei vetusti palazzi di Siena mi origina un’angoscia senza limiti … Gli echi di rare voci corrono a rammentare che la città lentamente si spegne, senza clamori, senza che altri palpiti, altri aliti ammoniscano gli spensierati abitatori che di qui a poco della città resteranno solo rovine…Le catene della logica del mutismo e dell’oblio dovrebbero essere spezzate da coloro che, in prima istanza governano o in futuro vorrebbero governare la città. Si avanzano le candidature dei “soliti noti”, ma al momento non mi pare di scorgere nelle linee di principio un accenno alla sostanza dei fatti … I presagi non sono fausti, i segni di una decadenza, da pochi annunciata, sono ormai, temo, a tutti evidenti, tangibili oserei dire -visto che vi sono state manifestazioni spontanee di un disagio che sino ad ora non erano mai state di così ampia portata -. Con l’università morirà anche Siena, che ha prosperato anche sull’indotto originato dall’aver per secoli conservato uno Studio di eccellenza, eccellenza che ormai è ridotta ad una semplice chimera. Le sorti del Monte e della Fondazione non sono chiare e quando si percepiscono dei sussurri che preannunciano delle austere misure di risanamento siate certi che la sostanza dei fatti è assodata … Se questo si avverasse, se negli anni a venire, come temo, – e spero vivamente di essere tacciato a posteriori di soffrire di un pessimismo cosmico -, quanto resterà di una tradizione millenaria? Solo le vestigia muschiose e decadenti di un antico splendore che il visitatore ammirato non sarà in grado di risanare … Ed allora un appello mi sorge spontaneo… un richiamo che non si rivolge alle forze politiche, non a quelle economiche ma ai cittadini tutti, agli eredi di quei cittadini che fecero grande il Comune di Siena, alle contrade, ad ogni uomo di buona volontà che ritenga bastevole lo scempio già commesso … Signori Siena sta morendo! Vogliamo tentare di sottrarla a questa morte poco dignitosa? Saremo capaci di guardar oltre le liti da pollaio in cui sguazzano i politici di professione e di innalzare le barriere di una solidarietà generale? Forse questa potrebbe essere la via da percorrere…
Una preghiera: risolleviamo le sorti di Siena… non merita lo stesso destino di Castiglion che dio sol sa.
Uriel David

Il mare d’inverno

Un pranzo a Castiglione della Pescaia per il candidato a sindaco del PDL senese

Il Masoni aveva abituato i suoi telespettatori di Canale 3 alle sue interviste estive sotto e sopra gli ombrelloni;ora invece lo ritroviamo  a Castiglione della Pescaia seduto a pranzo insieme a Monica Faenzi (fedelissima di Denis Verdini) e a Claudio Marignani (fedelissimo di Marignani) esponenti del PDL.

Dopo baci e abbracci i tre si sono messi a pranzare e Franco Masoni ha dato la sua disponibilità a fare il candidato sindaco di Siena per il PDL.E giù via un bel brindisi …

Ma la decisione finale arriverà non appena il PDL regionale avrà terminato una consultazione o sondaggio per capire dentro una rosa di tre nominativi chi riscuote piu’ acclamazione per questa candidatura a sindaco.

La rosa dei nomi disponibili a candidarsi è:

1) Franco Masoni

2) Vittorio Mazzoni della Stella

3) Claudio Marignani

bau bau oh mio mare d’inverno … buon pranzo