Giugno 14th, 2011 — Note redazionali

Questa lettera, in forma aperta, nasce e si sviluppa con l’intento di stimolare un dialogo costruttivo e con la convinzione che l’analisi reale dei fatti prevalga sugli arroccamenti di parte. Caro Guggiari, non posso che sposare in pieno il rilievo mosso nei confronti del Rettore Riccaboni, quando in merito alla lettera di messa in mora sul contratto dei CEL del 2006, Lei afferma “Quello che maggiormente stupisce e preoccupa e’ che, pur in una condizione di difficolta’ finanziarie dell’Ateneo, si metta in discussione il ruolo contrattuale del Sindacato e si utilizzi un metodo di rapporto basato esclusivamente sulla comunicazione di decisioni gia’ assunte unilateralmente.”
Esattamente. Stupisce e preoccupa. Però, e questo però, pesa come un macigno su tutta la vicenda drammatica dell’Ateneo. Vi siete accorti solo ora dell’unilateralismo decisionale e del metodo antisindacale di Riccaboni e di Ines Fabbro?
Guggiari, a questo punto, faccio una precisazione dovuta, utile per sviluppare serenamente questo dialogo. Il nostro blog non è gestito da universitari e nemmeno da forze politiche: questo è uno strumento autonomo che ha come unico scopo quello di rompere la cappa dell’informazione e dare un contributo alla situazione stagnante che vivono alcune realtà socio-economiche. Chiarito questo aspetto, riprendo il filo del mio intervento.
Lo stupore per la missiva del rettore, oltre che preoccuparvi spero stimoli finalmente dentro la CGIL senese due importanti riflessioni in merito alle vicende dell’ateneo senese. La prima. Prendere atto delle responsabilità storiche di alcuni dirigenti della CGIL universitaria che per anni hanno sostenuto oltre che parteciparvi in pieno, il sistema tosiano della gestione dell’ente(di cui Riccaboni faceva parte). E qui con sano realismo, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio , ma tocca a voi rompere questo tabu’ ed aprire una fase nuova del ruolo del sindacato nei rapporti con i vertici dell’ente. Quindi tutelare i lavoratori e smetterla con il giochino di sponda con lo scopo preciso di ottenere avanzamenti e ruoli dirigenziali.
La seconda riflessione. E’ un dato reale, certificato, che la CGIL è stata sostenitrice sia di Riccaboni sia della nomina di Ines Fabbro e quindi parte di responsabilità di questa gestione inconcludente e verticistica dell’ateneo sta andando avanti anche grazie al sostegno dei dirigenti della CGIL universitaria. Avete sostenuto tutto l’operato di Riccaboni e il modus operandi ostile ai lavoratori teorizzato e praticato dalla direttrice Fabbro.
Oggi, comprendo e condivido in pieno la Sua protesta nei confronti di questa missiva che mette sotto accusa il ruolo del sindacato, ma la protesta non basta; la Sua presa di posizione diventa credibile nel momento in cui rompete lo schema di gestione attuale dell’ateneo che si poggia sull’accordo Riccaboni-Fabbro-CGIL. La missiva che Lei contesta è solo l’ultimo degli atti unilaterali di Riccaboni e Fabbro. Unilaterale è stato il taglio dell’accessorio al personale tecnico amministrativo e Voi vi siete accomodati e rassegnati.Perchè caro Guggiari non vi rivolgete al giudice del lavoro per denunciare anche questo atto unilaterale e antisindacale?
Sempre oggi, con il solito sano realismo, credo che per il bene dell’ateneo e per la credibilità stessa della vostra organizzazione sindacale, si possa ipotizzare un nuovo contesto di rapporti e sinergie finalizzato al rilancio dello stesso ateneo e alla valorizzazione delle risorse umane e delle professionalità .E questo si puo’ fare solo con la presa d’atto del fallimento della gestione Riccaboni-Fabbro. In fondo, tolte le chiacchere e gli ulteriori danni a carico dei lavoratori, questa gestione non solo non rilancia l’ateneo ma addirittura crea nuove conflittualità interne.
Spero di essere stato chiaro nel mio intento e spero che la ragionevolezza prevalga sul muro della diffidenza e dei rancori storici e finalmente le persone di buona volontà possano lavorare sinergicamente per il bene supremo dell’ente e della comunità.
Perché caro Guggiari, l’aspetto paradossale della missiva di messa in mora sul contratto dei CEL e che poi è il paradosso principe dentro tutta la gestione attuale dell’ateneo, è quello di avere un direttore amministrativo, ovvero la signora Ines Fabbro, su cui pesa una condanna della corte dei conti per un illecito amministrativo-contabile.
Ad maiora.
Maestro James
Giugno 13th, 2011 — Note redazionali
Interessante articolo quello di oggi a firma di Laura Valdesi intitolato: “Contratto integrativo dei CEL. L’Ateneo mette tutti in mora”, nel quale si racconta come a parecchia gente fra cui consiglieri di amministrazione, organizzazioni sindacali e personale amministrativo sia giunta una simpatica missiva dell’Ateneo che notifica loro di aver inviato alla Corte dei Conti la documentazione riguardante il famigerato contratto dei Collaboratori Esperti Linguistici in base al quale presumibilmente verrà stimato un danno erariale enorme per la copertura del quale i destinatari della missiva saranno chiamati a rispondere.
A questo punto sorgono spontanee alcune domande:
in primo luogo, visto che sempre a mezzo stampa siamo informati che sulla vicenda c’è anche un indagine penale che vede coinvolti l’ex capo dell’ufficio ragioneria Interi, l’ex responsabile dell’ufficio bilancio Santinelli e l’ATTUALE responsabile della qualificazione dei rapporti di lavoro Laura Goracci, non sarà il caso che l’Ateneo si tuteli rimuovendo quest’ultima da un ufficio nel quale ha causato, insieme ad altri, tutto questo danno?
E passando ad altri soggetti, visto che alcuni membri di quel CdA siedono anche in quello attuale, non sarebbe il caso che si dimettessero? Considerato che sono stati messi in mora dall’amministrazione per atti commessi esercitando quella carica?
E già che siamo a parlare di comunicazioni alla Corte dei conti, ma quel debito fuori bilancio dei libri in onore di Berlinguer è stato comunicato alla Corte? E se sì, è stato messo in mora chi quel debito ha contratto, vale a dire l’ex responsabile dell’Area Comunicazione e Marketing Maurizio Boldrini?
Attendiamo, fiduciosi come sempre, delle risposte.
Giugno 11th, 2011 — Note redazionali
Avventure d’annata si affacciano sul Viale dell’inchiostro, 55-00001 Monti Alsabici (Sti).
Seduto sulla poltroncina comprata al mercato abusivo degli zingari rubettini, penso e ripenso ai corsi e ricorsi e all’improvviso tra una tirata di pipa e un annaffiamento golare con acqua depurata, ecco che riaffora nella mia mente dissociata la figura di Tappos.
Chi è questo Tappos? Che ruolo ha nella storia della terra di mezzo o nelle cronache degli scavi archeologici del secolo definito dai cacciatori di talpe: il secolo dei tunnel a oltranza?
Ricordi appannati all’inizio, poi dopo l’accensione dell’aria condizionata posizionata sull’aria fredda, tutto ritorna chiaro e visibile agli occhialini da vista serali. Wow … ecco Tappos!!! Una figura più che retorica, oserei dire retrogada: un individuo periodicamente truffante e impercettibile dai gasometri.
Tappos Tappos … alè alè Tappos … sei tutti noi. Dalla curva della tifoseria della squadra di serie EP giungevano queste urla passionali nei confronti di Tappos. Era tutti loro, dal cesso al trono faronico, era tutti loro. La mattina durante la pausa bisognini, tra un rotolo di morbidezza e 400 grammi in meno, il pensiero più bello che il seduto sulla porcellana coltivava era rivolto a Tappos.
In fondo in fondo chi non ha mai avuto un Tappos nella sua vita!!?? Anche io pur essendo un dissociato e un abitante della terra di lato, in gioventù mi son trovato spesso un Tappos come peso insopportabile. Dopo svariati tentativi, riusci a liberare le mie giornate da quel peso. Non è stato semplice: son dovuto ricorre all’ausilio della soluzione rettale Clismalax. Potete immaginare la delizia.
Loro invece non potevano fare a meno di Tappos. Si narra che qualche fans dello stesso Tappos provava più piacere orgasmico pensando alla firma di Tappos che alle mani avvolgenti della fidanzatina. Insomma, Tappos non più l’individuo strisciante, ma addirittura eletto ad eroe e antieroe, mito e otim, carico e scarico. Personalmente mi vengono i brividi sul fondo schiena pensando al Tappos dei Monti Alsabici: ma questa è una parentesi non rilevante. Anche se io sono del parere che dopo la dipartita la figura di Tappos potrebbe trovare giusta collocazione all’interno del Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” di Torino.
Come le vicissitudini di altri abitanti delle terre complessive, anche in quelle di Tappos scopriamo dei frammenti pseudo-sentimentali che per pochi istanti ci fanno dimenticare la pattumiera delle sue gesta. Aveva un amico, un caro amico. Erano affiatati come pifferi dell’orchestra delle serate danzanti nelle balere estive di Franco Battiato. Un bel giorno, forse brutto per l’amico, Tappos ebbe un’erezione (caso raro per lui) osservando le movenze di Altina, donna anellata dell’amico. Scoppiò l’infatuazione tra i due. Non potevano staccarsi, erano come due novelli baciatori di nascosto nelle auto delle ore notturne. Tutto il resto non contava: non più l’amico e nemmeno i tifosi della curva. Fu in quel momento che Tappos e Altina sperimentarono la mitica Fuitina. Di questa Fuitina non abbiamo grosse testimonianze. Alcuni produttori televisivi avevano tentato di metter su una soap opera, ma il materiale conoscitivo era incompleto. Archiviarono definitivamente l’idea della serie televisiva “La Fuitina” e dedicarono i loro investimenti nella produzione di “Un posto al sole”.
(le avventure continuano)
Giugno 10th, 2011 — Note redazionali
E votiamo quattro sì.
Giugno 8th, 2011 — Note redazionali
Cosa c’è dietro a quanto illustrato in questo articolo su Il senso della misura? Non ci sarà mica, come ha ipotizzato un commentatore di questo blog, un traffico su fondi di gestione immobiliare messo in atto per aggirare il divieto di ulteriore indebitamento da parte del dissestatissimo Ateneo senese? A questa redazione risulta che sia proprio così. E questa redazione chiede e si chiede: ma i Ministeri competenti lo sanno di questi traffici fatti con i palazzi di un ente pubblico? E la comunità universitaria tutta? E la politica senese, soprattutto il PD è d’accordo? E la banca che ci sembra abbia già problemi a non finire? E i Senesi? Non sarebbe il caso che Riccaboni e Fabbro invece di nascondersi dietro a dei “ci stiamo lavorando” facessero partecipi tutti i soggetti di cui sopra dei loro progetti? E già che ci siamo ricordiamo che tutta questa faccenda è sub iudice sia per la questione del dissesto, nonché – è bene ricordarlo – per la questione delle elezioni del Rettore e per la nomina del Direttore Amministrativo. Quindi Riccaboni e Fabbro non sono i soli che devono fare un po’ di chiarezza.
Giugno 6th, 2011 — Note redazionali

Questi uffici e questi Spazi di Luce sono a chiedersi se qualcuno è al corrente del fatto che il disgraziato Ateneo senese ha firmato non uno, ma due protocolli che trattano entrambi di intese tra Regione e Atenei toscani. Il primo è un accordo di programma che ha delle ricadute su tutto il personale docente e non. Il secondo è un protocollo di intesa che mette in buona sostanza in mano alla politica la gestione degli Atenei toscani, in particolar modo nelle mani del Presidente della Regione. A parte la considerazione che proprio la politica ha ridotto gli Atenei toscani ed in particolar modo quello senese nelle condizioni disperate in cui si trova, ma la domanda più pruriginosa è: ma la comunità universitaria nel suo insieme, compresi ed anzi in primo luogo gli studenti ne sa qualcosa? E’ stata messa al corrente? Lo sanno gli studenti che probabilmente in base a questi accordi potrebbero dover cambiare sede? I membri del CdA e del Senato accademico ne hanno mai discusso? E se sì è possibile rendere noti i verbali? Ci sono circa 18.000 ragioni perché sia un argomento da discutere. O no?
Ma la trasparenza degli atti auspicata e sbandierata a destra e a sinistra che fine ha fatto? I vertici dell’Ateneo che si sciacquano la bocca continuamente con la parola “condivisione” con chi li hanno discussi questi protocolli?
Rimaniamo in attesa di risposte chiare e esaurienti e suggeriamo a tutti, docenti, personale e studenti di chiedere conto e ragione di queste decisioni di cui evidentemente sono all’oscuro.
E i giornali? Sarà il caso che si informino?
Giugno 6th, 2011 — Note redazionali
Il soffio dell’anima …, di Maria Cristina Caccia
Nell’opinione comune, il respiro è semplicemente un atto meccanico e ripetitivo che permette all’uomo di sopravvivere. In realtà l’“alito vitale”, così definito dai grandi maestri d’Oriente, racchiude un significato simbolico, che rimanda a uno scambio continuo tra noi e ciò che ci circonda attraverso il ciclo inspirazione/espirazione. L’armonia del ritmo respiratorio sottende a una inconscia volontà di “accogliere” la vita in tutte le sue manifestazioni. È un atto di condivisione reciproca con l’energia che permea noi stessi e l’universo. Contrariamente, un ritmo respiratorio bloccato e affannoso nasconde una evidente difficoltà ad accettare la realtà e le esperienze nel loro divenire, proiezione di un radicato disagio emotivo. Il respiro tradisce, dunque, il nostro stato d’animo: un ritmo lento e controllato proietta uno stato di benessere e di tranquillità interiore; un ritmo accelerato e scoordinato intercetta stati emozionali negativi, quali ansia, paura, angoscia. Secondo la concezione “olistica” dell’uomo, mente e corpo sono connessi in una unità inscindibile: pensiero e sentimento condizionano in modo tangibile lo stato di salute dell’organismo. Il respiro veicola il “prana” lungo i “meridiani” o canali energetici immaginari che scorrono lungo il “soma” e il suo libero fluire è condizione fondamentale per preservare il corpo dalla “malattia”. Eventi stressanti generano a lungo andare veri e propri “vuoti energetici” che indeboliscono l’organismo e lo espongono a patologie. La tradizione orientale propone diverse tecniche per migliorare gli esercizi respiratori essenziali per la crescita spirituale dell’individuo e, soprattutto, per la riscoperta di un nuovo equilibrio interiore che scaturisce dalle infinite potenzialità presenti in ognuno di noi. La respirazione circolare, praticata senza pause tra la fase di inspirazione e quella di espirazione, sia attraverso la bocca sia per via nasale, è alla base della tecnica del rebirthing communication. Si propone come obiettivo quello di sciogliere “nodi” emotivi annidati nel profondo di noi stessi che ci impediscono di vivere serenamente le nostre relazioni. La respirazione primordiale è considerata una “scienza” del controllo del respiro messa a punto dagli yogi e dalla medicina tradizionale cinese. Nata come mezzo per raggiungere l’illuminazione, mira a recuperare la respirazione ancestrale dell’individuo. Il respiro completo è una tecnica di respirazione propria dello Yoga tesa a sviluppare il controllo della triplice funzione del respiro, ossia inalazione, ritenzione ed espirazione, prima fase per il raggiungimento della “liberazione” dai vincoli materiali.
“Respira che ti passa!” non è poi un’esclamazione di fantasia.
Nei momenti più difficili, quando senti un nodo in gola che non scende, fermati un istante e controlla il tuo diaframma: inspira ed espira profondamente. Ti sentirai più rilassato, i tuoi pensieri diverranno più nitidi e sarai in grado di cogliere la risposta che cercavi e che distrattamente stavi ingoiando tutto d’un fiato.
Giugno 4th, 2011 — Note redazionali
Indignarsi non serve più, ormai è tempo di agire
Giovanni Grasso. La costituzione di parte civile, da parte dell’Università, nei procedimenti in corso contro i responsabili del dissesto di un ateneo dal glorioso passato, qual è quello di Siena, deve essere il primo passo nell’opera di risanamento. Auspicabile anche la partecipazione di altri membri della comunità accademica, degli enti locali e delle istituzioni cittadine, visti i riflessi sull’economia e sull’immagine della città. Il nuovo sindaco ha l’opportunità di svolgere il ruolo di capofila. Lo farà? Attendiamo la risposta. Fu chiaro sin dall’inizio che la costituzione di parte civile avrebbe svolto un ruolo cruciale nella lotta alla malauniversità. E sorprendentemente, il 19 novembre 2007, nel corso dell’udienza preliminare che vedeva imputato per abuso d’ufficio e falso ideologico l’ex rettore Piero Tosi, si venne a sapere che l’allora Ministro Mussi si era costituito parte civile contro la proroga del rettore e contro la chiamata per “chiara fama” di un docente. In sostanza quel che avrebbe dovuto fare il rettore pro tempore lo fece il Ministro. Purtroppo, anche questi reati sono poi caduti in prescrizione. Oggi risiamo in una situazione identica: ci sono altri capi d’imputazione, un numero maggiore di imputati (compreso l’ex rettore Tosi) che, tutti insieme ed in modo continuativo, avrebbero portato l’ateneo senese allo stato comatoso in cui si trova. Può, l’attuale rettore, non attivarsi affinché l’Università di Siena si costituisca parte civile nei processi che la magistratura sta istruendo? Tutta la materia può essere lasciata alla discrezionalità del rettore? Se il “magnifico” dovesse decidere di non procedere, commetterebbe un reato per omissione d’atti d’ufficio? Mi sembrano domande legittime che mettono alla prova prima di tutto il capo dell’istituzione saccheggiata e distrutta ed, in secondo luogo, coloro per i quali è, ormai, finito il tempo dell’indignazione ed è arrivato quello dell’azione, attivandosi personalmente nella costituzione di parte civile.
Giugno 1st, 2011 — Note redazionali
Il dissesto finanziario dell’ateneo senese è il “frutto velenoso” di responsabilità ben precise che la magistratura (anche con tempi troppo lunghi) sta vagliando e su alcune posizioni non dovrebbero tardare decisioni dei giudici a seguito delle conclusioni di alcune inchieste. Quanto avvenuto nei confronti della gestione finanziaria dell’Ateneo è assimilabile a comportamenti “barbarici” e nel suo insieme possiamo definire il dissesto un insieme di comportamenti arroganti,autoreferenziali,corporativi e insultanti della gestione pubblica che poi sono sfociati in veri e propri reati da sanzionare senza sconti e senza remore di sorta.
Non si tratta di estremizzare la situazione e comunque non ci sono nemmeno le condizioni economiche per riportare il disastro dentro una sorta di “sanatoria”, come per dire: “chi è stato è stato … turiamoci il naso e ripartiamo come se niente fosse”. Qualcuno, anzi forse in troppi, speravano in questa soluzione, ma i tempi di certi sultanati son finiti cosi come “il silenzio della rassegnazione”.
Ammetto che la corporazione mista “professori e parte del personale” è ancora salda e non intende aprire gli occhi su quanto accaduto e in alcuni casi preferisce, per responsabilità personali, nascondersi nella solita e vergognosa “arroganza dell’autonomia dell’ente”.
Non funziona così. Qui si tratta di tutelare il “bene pubblico e la dignità delle istituzioni”. Basta con le corporazioni, il clientelismo di ritorno e i comportamenti restaurativi del modello tosiano.
I Cittadini nel loro insieme attendono delle risposte e le sanzioni doverose nei confronti di chi ha distrutto “un BENE PUBBLICO”. Ed è per questo che nessuno si può sottrarre dalle proprie responsabilità personali e istituzionali.
Mi permetto di evidenziare le azioni da portare avanti utili per rilanciare l’ateneo. E ricordatevi che senza un vero e proprio “repulisti del marcio e degli errori” i problemi strutturali non troveranno soluzioni.
1) PIENA LUCE SULL’INCHIESTA RELATIVA ALL’ELEZIONE DEL RETTORE RICCABONI;
2) COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE NEI CONFRONTI DEI RESPONSABILI DEL DISSESTO;
3) VERIFICHE DA PARTE DEGLI ORGANI E DELLE AUTORITA’ COMPETENTI IN MERITO ALL’UTILIZZO PASSATO E ODIERNO DELLE RISORSE ECONOMICHE DEI MASTER UNIVERSITARI;
4) PIENA LUCE SULLA POSIZIONE DELLA SOCIETA’ INFACT IN RELAZIONE AI RAPPORTI CON LE STRUTTURE E DOCENTI DELL’ATENEO;
5) PIENA LUCE SUI CONCORSI GIA’ OGGETTO DI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI IN CORSO;
6) VERIFICA SULL’UTILIZZO DELLE RISORSE ECONOMICHE DELLA VECCHIA AREA COMUNICAZIONE E MARKETING DELL’ATENEO;
7) RIMOZIONE IMMEDIATA DAI PROPRI INCARICHI DENTRO L’ATENEO DELLE PERSONE COINVOLTE NELLE INCHIESTE.
8) SEGNALAZIONE ALLA CORTE DEI CONTI IL RESPONSABILE DELLE SPESE PER I VOLUMI IN ONORE DI LUIGI BERLINGUER
Maggio 30th, 2011 — Note redazionali
Un’inchiesta o si archivia oppure produce dei risultati (reati e responsabili).
Son trascorsi troppi mesi e ancora nessuna notizia in merito all’inchiesta sull’elezione del rettore. Tutti sanno che ci sono degli indagati e tutti hanno ben capito che se non c’erano delle stranezze l’inchiesta sarebbe stata archiviata subito.
Cosi come non sarebbe sostenibile che su alcuni reati relativi all’inchiesta sul dissesto finanziario dell’ateneo arrivasse la prescrizione.
Noi siamo fiduciosi sull’operato della magistratura, anche perché in Italia esistono degli organi superiori che non solo verificano l’operato della stessa, ma possono intervenire a risolvere problematiche tanto care ai cittadini.
Nessuno pensi di fare delle “sanatorie” per via del risultato delle amministrative e nessuno pensi di cullarsi convinti che in certi uffici faranno passare altro tempo e allungheranno i tempi in modo da salvare coloro che hanno dissestato l’ateneo.