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Dicembre 31st, 2011 — Note redazionali
Da quando si è scoperta la voragine nei conti dell’Università di Siena, l’alienazione degli immobili ha rappresentato lo strumento più facile per superare le crisi di liquidità. Così Silvano Focardi nel 2009 ha venduto per 74 milioni di euro il San Niccolò e per 108 milioni di euro nel 2010 l’ospedale “Le Scotte”, creando le condizioni in base alle quali il suo successore avrebbe evitato il ricorso, per il 2011, allo scoperto di conto corrente e alle anticipazioni sul fondo di finanziamento ministeriale 2012. La dismissione di alcuni immobili rientra anche tra le misure straordinarie di Riccaboni che, però, ha previsto la costituzione di un Fondo immobiliare, l’individuazione di intermediari specializzati e la sottoscrizione, da parte dell’Ateneo, di quote da collocare presso investitori. L’assoluta segretezza dell’operazione, il tentativo di far approvare dal CdA il progetto nascosto all’interno di una delibera sulla ricognizione degli spazi (quindi, con una procedura scorretta sul piano formale e sostanziale), i rapporti mai chiariti con un operatore finanziario indagato dalla Procura di Fondi, la scelta, da parte del rettore, come consigliere finanziario, di un docente che è socio di maggioranza di una S.r.l che ha per oggetto sociale proprio operazioni del genere, hanno legittimato il sospetto di una speculazione finanziaria ai danni dell’Università di Siena. Ho più volte denunciato pubblicamente tali circostanze fino a quando il CdA non ha deciso di bocciare il rischioso progetto. Ma lo sconcerto e la rabbia per l’opera di sciacallaggio ai danni del nostro martoriato ateneo hanno modo di manifestarsi pienamente leggendo le intercettazioni di seguito riportate tra Riccaboni e il suo consigliere finanziario, professore a Siena di Intermediari finanziari, Lorenzo Frediani, nonché socio di maggioranza di Astrea S.r.l., avendo versato 28.500,00 € sui 30.000,00 € di capitale sociale.
Telefonate di Frediani (Astrea) a Riccaboni nel 2010
– 4 novembre (ore 16:26): una voce maschile chiede conferma sulla nomina. Si accordano di vedersi tra un po’ in facoltà.
– 4 novembre (ore 19:04): una voce maschile chiama per congratularsi per la nuova nomina e chiede insistentemente un incontro prima dei festeggiamenti per parlare del loro progetto.
– 10 novembre 2010 (ore 10:09): fissano un incontro per il 19 novembre (alle ore 10.00) con il nuovo direttore amministrativo e la ragioneria dell’università per procedere – dopo aver controllato i conti – alla programmazione di un fondo immobiliare o vendita dei beni dell’Unisi.
– 18 novembre 2010 (ore 09:42): un uomo chiama Riccaboni e gli chiede conferma per l’indomani alle 10 con il direttore amministrativo. Riccaboni conferma.
– 22 novembre 2010 (ore 09:53): una voce maschile chiama Riccaboni e lo mette sull’avviso di non discutere con nessuno nel dettaglio del piano di risanamento, visto che ci sono dei problemi in arrivo come la mancata corresponsione del contributo di 8 milioni di euro da parte della regione che mette a rischio il pagamento degli stipendi per dicembre. La linea diventa disturbata…
– 22 novembre 2010 (ore 09:57): una voce maschile riprende il discorso interrottosi precedentemente e gli fa presente che mancano i soldi per pagare gli stipendi di dicembre. Riccaboni propone di far ricorso alle anticipazioni di cassa e la voce maschile precisa che al 31 dicembre le anticipazioni di cassa devono essere portate a zero. Se bisogna percorrere quella strada, la voce maschile dice che va richiesto un incontro a Mussari e a Marino per vedere se la fanno percorrere. Non è una cosa semplice anche perché le tredicesime vanno pagate il 12 o il 13. Riccaboni dice che ci vuole pensare e si accordano di sentirsi domattina.
– 1 dicembre 2010 (ore 09:52): Angelo viene chiamato da un uomo che gli suggerisce di aumentare il numero delle persone che lavorano nella ragioneria perché sono in uno stato di criticità, almeno finché le cose non girano. Riccaboni si appunta la cosa. L’interlocutore dice che poi con calma devono vedere come riorganizzare l’università ma questo deve essere un provvedimento da prendere subito. Riccaboni dice che ne parlerà con la Fabbro.
Dicembre 31st, 2011 — Note redazionali
Da più di un anno Fratello Illuminato compie un’opera (buona o cattiva che sia) di informazione e di denuncia. Molti, colpiti personalmente dalle affermazioni fatte su questo blog, si sono stizziti ed hanno reagito scompostamente ricorrendo a querele e denunce. Purtroppo per loro queste azioni scomposte non solo non hanno ricevuto risposte positive, ma addirittura si sono ritorte contro i loro autori, perché tutte le affermazioni qui riportate erano documentabili e sono state comprovate col passare del tempo. Questi uffici, in rappresentanza della redazione di Fratello Illuminato, pur avendo qualche volta forse ecceduto nella fiducia a qualcuno (per esempio alle opposizioni cittadine), fiducia che alla luce dei fatti anche recenti è stata evidentemente malriposta, sono a rinnovare il proprio impegno nella denuncia del disprezzo del bene comune e della legalità e della correttezza pubblica istituzionale. Continueremo a mantenere il nostro impegno finché non vedremo cadere tutte quelle situazioni che, in dispregio del bene comune e pubblico, continuano ad infestare le istituzioni cittadine. Con particolare riguardo alla spaventosa situazione dell’Università degli Studi di Siena, in mano ad una cricca di post-dissestatori, per giunta abusivi, che continua a comportarsi come i predecessori dissestatori e anche peggio. Questi ultimi, a partire dall’ispiratore del dissesto non solo universitario, ma istituzionale nel suo complesso, Luigi Berlinguer e la sua pletora di servitori, continueranno ad essere messi sotto pressione da Fratello Illuminato fnché non si decideranno a sparire dal panorama cittadino. A noi non interessa niente di quello che decideranno i Magistrati. Unicuique suum. Per noi il giudizio politico ed istituzionale rimane il medesimo e rimaniamo convinti che la gestione delirante dell’Ateneo altro non sia che il cardine sul quale si è costruito il sistema di potere e corruzione morale e istituzionale che hanno ridotto Siena ad un cumulo di macerie. Basta guardare alle soluzioni che si stanno prospettando per parare il colpo su Banca e Fondazione, coi nomi di Bassanini e Piazzi in prima fila, per capire che ancora una volta il burattinaio è l’uomo di Stigliano, garante dei garanti e musicologo di chiara fama. Il 2012 ci vedrà ancora in prima fila a fare resistenza alla “cricca” e a rovesciare questo indecoroso modo di gestire le istituzioni cittadine.
Nel frattempo auguriamo, ai pochi che hanno sempre avuto e mantenuto un forte senso del bene comune e pubblico in dispregio del proprio personale, un buon anno nuovo coll’auspicio che venga reso loro l’onore e il merito per questo loro modo di essere.
Di questi uffici, con ossequi
Cesare Mori
Dicembre 31st, 2011 — Note redazionali
Ci vuole solo faccia tosta nel continuare con il solito meccanismo teso ad evitare di parlare dei veri problemi e delle indagini in corso. Il Bisi è un artista in tal senso. Utilizza le fotine per sellare e sponsorizzare alcuni dei suoi fidati amici e alleati nel mantenere in piedi un sistema che ha portato a rotoli quasi tutte le istituzioni cittadine. Ed ecco che tra le sue fotine spunta il volto della condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro, del rettore abusivo Angelo Riccaboni e del professore universitario Bruno Frediani ,sotto processo per concorso truccato. Il Bisi fa finta di fare un giornale di opposizione solo per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Il Bisi è sempre il Bisi: uno degli inventori del famoso sistema Siena che ha prodotto disastri (come l’università) e diversi indagati. Caro Bisi te li puoi tenere stretti sia il Riccaboni che la Fabbro, così come facevi con Jolanda Cei Semplici e il Tosi nel 2003. Anzi, organizza un bel convegno con Rocco Girlanda, Denis Verdini, Ines Fabbro, Riccaboni e Bruno Frediani. Ti suggeriamo anche il titolo del dibattito: L’etica nel giornalismo e il concetto di legalità nella gestione della cosa pubblica”.
Dicembre 30th, 2011 — Note redazionali

In questo intervento nessuno vuole difendere a spada tratta l’operato del sangimignanese Gabriello Mancini.
Non bisogna essere dei fini economisti per capire che la Fondazione MPS poteva essere gestita meglio, per usare un eufemismo.
Ma di chi è la colpa? Del solo Gabriello Mancini come vorrebbe il sindaco Ceccuzzi?
Nell’intervista che Ceccuzzi ha rilasciato a La Nazione il messaggio che il sindaco ha rivolto a Mancini è chiaro.
Se ne deve andare. E subito. Ossia ben prima della sua naturale scadenza che sarebbe nel 2013.
Le nuove parole magiche del Ceccuzzi sono “discontinuità” e “ricambio” della classe dirigente. Di tutta.
Non è dato sapere, però, se dentro questa classe dirigente da buttare via, il Ceccuzzi ricomprenda anche se stesso.
Come ha ricordato anche il Bisi, il signor Ceccuzzi è da oltre 10 anni dominus assoluto della politca senese; colui che ha preso le decisioni su qualsiasi argomento; colui che ha dettato le linee politiche e programmatiche su tutto. Fondazione compresa.
Cosa vuol far credere, adesso, che fino ad oggi ha abitato su Marte e che, quindi, lui non ha mai messo bocca su nessuna questione?
Ma ci faccia il piacere! Come diceva Totò.
Se veramente ha carattere, allora, e veramente ritiene che tutta, ma proprio tutta la classe dirigente che c’è stata fin’ora deve andare a casa, cominci lui a dare il buon esempio e si dimetta da sindaco.
Mancini dia un segnale politico a Ceccuzzi e lo ponga di fronte alle sue responsabilità. Politiche e morali.
Resti fino al 2013 – dato che sembrerebbe non esistere uno strumento che possa chiederne le dimissioni forzate – e gli insegni che con la presunzione,l’arroganza e la negazione della realtà si va da poche parti.
Il discorso è molto semplice. Se la ricerca di una nuova figura al posto di Mancini venisse selezionata in base ai meriti ed alle competenze, allora saremmo perfettamente d’accordo. Ma se Ceccuzzi intende far fuori Mancini perché al suo posto vuole “Piazzarci” qualche suo portaborse o consigliori che non ha mai visto un giorno di lavoro in vita sua neppure per sbaglio, allora tanto vale che resti chi già c’è.
Meditate gente.
Dicembre 30th, 2011 — Note redazionali

Il mestiere di giornalista è difficile, mentre quello di portavoce è semplicissimo. Il ruolo di portavoce del rettore abusivo e della condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro è ben rappresentato dalla giornalista Gaia Tancredi, ma non solo oggi, il ruolo era chiaro fin dall’insediamento di questi due rappresentanti della cricca ministeriale e dei docenti tosiani e berlingueriani. Del resto Gaia Tancredi è da sempre legata alla nomenclatura tosiana-berlingueriana. La dimostrazione (come conferma di altre conferme visionabili) della perfetta interpretazione del ruolo di portavoce arriva stamani con l’intervista della stessa Gaia Tancredi al rettore abusivo sulle pagine del corriere di Siena. Il titolo dell’intervista è “rigore e impegno. La strada è giusta”. Semmai “rigore e impegno” dovrebbero servire per ripristinare la legalità e la buona amministrazione dentro l’ateneo senese. Evidentemente questo aspetto alla giornalista non interessa. Le chicche dell’intervista da “regime di vecchia data” vengono fuori quando il Criccaboni afferma che le inchieste sulla sua elezione non lo coinvolgono direttamente. Una giornalista autonoma e seria a quel punto doveva chiedere: scusi, rettore si tratta delle sue elezioni perché dice che non la coinvolgono direttamente?. Poteva domandarlo ma non si è permessa di contrastare il suo rettore di fiducia (fiducia ricambiata dallo stesso). La giornalista poteva chiedere: come mai lei caro rettore intrallazzava al telefono con Luigi Berlinguer per cercare di convincere la Gelmini a firmare il decreto di nomina? Poteva domandarlo, ma non si è permessa di contrastare. La giornalista poteva chiedere: come mai caro rettore intrallazzava con quel Tomasi del ministero per togliere l’accessorio al personale tecnico-amministrativo? Poteva domandarlo ma non si è permessa di contrastare il suo caro rettore. La portavoce poteva fare un’altra domanda:come mai rettore visto che lei ricopriva diversi ruoli ai tempi in cui avveniva il dissesto non si è accorto di nulla e non ha mai controllato niente in quel periodo? Poteva e doveva chiederlo questa tanto apprezzata (dal rettore) giornalista.
La giornalista apre l’intervista chiedendo al suo amico Riccaboni di fare un bilancio di fine anno. Fate una bella cosa caro abusivo e cara giornalista, compratevi una bilancia e pesate le cose che omettete di dire e le inesattezze che da un anno scrivete. Per il “bilancio” attendiamo di visionare le relazioni del nucleo di valutazione quando presidente era lo stesso Criccaboni. Bilanciatevi e rilassatevi.
Dicembre 29th, 2011 — Note redazionali
Il professore Marco Bettalli (indagato per l’elezione di Riccaboni) afferma che la colpa è di Gaeta (altro indagato). Il preside Roberto Guerrini (altro indagato) e membro del senato accademico insieme a Bettalli (ancora non si sono degnati di dimettersi) sostiene che l’indagine sulle elezioni del rettore sono il frutto “di un odio accademico tra bande”. Tra bande? Siamo all’università o nel Bronx? E Guerrini, sicuramente con sincerità, afferma che nessuno dei due competitori (Riccaboni e Focardi) gli destavano simpatia.
In fondo in fondo (parecchio in fondo) taluni docenti universitari fanno anche tenerezza. Si vede che sono cresciuti nel mondo dell’autonomia universitaria e quindi sono convinti che tutto quel che succede, come le indagini della magistratura, non meritano grande attenzione. Si sentono intoccabili e impunibili. Questo aspetto dell’intoccabilità emerge anche quando un amico (crescono bene questi ragazzi) parlando con una studentessa(indagata) gli dice che “Il GIP archivierà tutto”. Archivierà Tutto???
Che il clima dentro l’università non è sereno e manca del profilo accademico si comprende dalle innumerevoli manovre per “farsi le scarpe tra docenti”. Il professore Marco Bettalli che le tentava tutte per farle a Santina Rocchi.
Il professore Guerrini che interloquiva con altro docente asserendo che il professore Luca Verzichelli nel privato durante le elezioni si “era espresso contro Riccaboni”.
Che dire. Un clima effettivamente di guerre tra bande. Noi abbiamo un suggerimento utile anche per le casse dell’ateneo. Avendo constatato che diversi docenti più che fare didattica e ricerca passavano e passano il tempo a farsi la guerra, gli stessi innanzitutto farebbero cosa buona e giusta dimettendosi dagli incarichi (presidi, membri del senato, etc.) e successivamente liberare l’ateneo della loro presenza, così l’università senese ritornerebbe a fare didattica e ricerca seriamente senza “l’odio accademico tra bande”.
Dicembre 29th, 2011 — Note redazionali

Questi uffici rileggevano con attenzione le intercettazioni tra Criccaboni e Tomasi, chiedendosi quale fosse la ragione per cui la cricca ministeriale, Gelmini consenziente ed auspicante, ha imposto al miracolato Criccaboni la nomina della maestrina elementare condannata dalla Corte dei conti Ines Fabbro.
Tomasi: Ho parlato con la Ministra. Ho dato rassicurazioni sulla nomina del Direttore Amministrativo…
Come mai la Ministra, che ricordiamo aver mentito spudoratamente di fronte ai magistrati senesi (capito magistrati? Vi ha raccontato delle balle!), aveva interesse acché la Fabbro fosse nominata? E perché la cricca ministeriale devota al sultanato di Stigliano non ha evitato che Criccaboni mettesse in piedi quella farsa infame di concorso, prendendo per il culo ben 48 candidati che si erano presentati? Noi, facendo 2+2 e mettendo insieme tutte le trame stiglianesi, una spiegazione ce la siamo data. Al di là dei rapporti “particolari” che questo Tomasi deve aver avuto con “la Ines”, come la chiama lui, mettiamo al centro della nostra analisi la ridente località di Guistrigona, detta anche “il solito posto”, intorno alla quale gravitano ex rettori in cerca di riparo, ex direttori amministrativi stiglianesi fino al midollo, neo rettori che non vogliono “strumentalizzazioni”, ex dirigenti sindacali e neo indagati, sempre fedelissimi della banda degli stiglianesi. Accoppiamo questi personaggi con ex direttori amministrativi con quattro dita di pelo sullo stomaco, ex professori catto-com che gravitano nei gabinetti dei ministeri, ministri che non sanno fanno il proprio lavoro e ex rettori, ex membri del CSM, neo musicologi di vaglia: tutta gente che ha un bisogno disperato di coprire un pozzo di merda di cui non si vede il fondo ed ecco il risultato! Una insulsa, inetta, prepotente e servile al tempo stesso che si presta a fare il braccio armato di questa cricca, dando una bella mano al Cricca per finire di distruggere un ateneo vecchio 771 anni e nel contempo provvedendo a cercare di salvare i dissestatori dalla giusta punizione.
Sarebbe stato un disegno perfetto, sennonché i due sono talmente incapaci che ne combinano una dietro l’altra, commettendo fra l’altro una serie di irregolarità amministrative e gestionali talmente marchiane che, pur con tutto l’appoggio della cricca sunnominata, i magistrati non possono fare a meno di chiudere tutto e annotarsi tutte queste irregolarità. Attendendo fiduciosi i rinvii a giudizio dei primi 28 indagati, consigliamo a Cricca e maestrina di togliere l’incomodo finché sono in tempo perché ad ogni giro di orologio la loro situazione peggiora, avendo oltretutto l’impressione che di merda ce ne sia ancora tanta in quelle carte che evidentemente sono finite nelle mani dei giornali e che non ci sia solo per loro, ma che la merda coinvolga anche una bella fila di figure istituzionali cittadine. Aspettiamo e vediamo.
Dicembre 28th, 2011 — Note redazionali
Da Montelupo si vede Capraia; da Guistrigona si vede “Astrea”. Le inchieste sul “buco finanziario” e sulle elezioni del rettore sono state chiuse e quindi parlatene, parliamone e teniamo alta la guardia. Quanto sta emergendo non è soltanto un insieme di reati contabili, truffe e falsi ideologici: purtroppo sta venendo fuori, con tanto di riscontri, un sistema marcio, deviato e fuori dai confini della legalità costituzionale. E abbiamo anche compreso il perché dei ritardi nella chiusura delle indagini. Qualcuno si preoccupi di far leggere questo nostro intervento al ministro Profumo e ai membri del CSM. Altri invece evitino di inviare email anonime di minacce al nostro blog. In tutta questa melma troviamo conferma sul fatto che Riccaboni e Ines Fabbro sono attori attivi e frutti di un sistema marcio e di intrecci deviati tra funzionari ministeriali. Querelate pure questo blog, nel frattempo noi informiamo il mondo intero che dopo i famosi scandali di qualche anno fa dell’università di Messina, delle inchieste su P3 e P4, spunta anche il sistema marcio che sostiene Riccaboni e Fabbro (il rettore eletto irregolarmente e la condannata dalla Corte dei Conti).
Partiamo subito con il comprendere lo spessore culturale e lo stile istituzionale di questo Riccaboni, così si capisce anche il funzionamento del famoso consiglio di amministrazione dell’università senese. Il Riccaboni insieme al suo interlocutore nel novembre 2010 si lamentava del comportamento del membro del cda dell’università Floriana Rosati. Sapete perché si lamentavano? Perché la Rosati si era “permessa” di astenersi. Alla cricca coloro che non ubbidiscono non vanno bene. E infatti Riccaboni e il suo interlocutore concludono concordando che la Rosati “è ridicola e priva di cervello”. Complimentoni, sono dei veri gentlemen il Riccaboni e il suo interlocutore. Se non ora quando? Mai in questa città. Tutta la nostra solidarietà per queste offese gratuite all prof.ssa Floriana Rosati. Le istituzioni e le forze politiche anche in questo caso manterranno il più assoluto silenzio?
Un altro aspetto che inquieta e non poco e getta alcune ombre emerge dai colloqui (così risulta a questo blog) tra il Riccaboni e una certa avvocatessa Vera Benini (che risulta essere la moglie di un docente di economia, collega di Riccaboni). L’avvocatessa Vera Benini rivolgendosi al Riccaboni afferma (siamo nel novembre 2010) che “ci sono 27 indagati e tra questi qualcuno potrebbe dire qualcosa che non deve dire”. E aggiunge (sempre la Benini): “Ho fiducia nel PM che ha ereditato il fascicolo dal dott. Formisano”. Per la cronaca il PM che aveva ereditato il fascicolo era la dott.ssa Francesca Firrao, non più in servizio a Siena. Quindi questi fatti non riguardano minimamente gli attuali PM di Siena. Noi siamo sempre stati neutrali nei confronti dei magistrati e abbiamo fiducia nella giustizia e nella Costituzione Italiana e non come afferma la Benini “ho fiducia nel PM ..” Che cosa intendeva dire con questa frase la Benini e soprattutto chi e cosa tra i 27 indagati “potrebbe dire qualcosa”? Ricontrollando attraverso i giornali di quei mesi, effettivamente finchè il fascicolo era in mano alla dott.ssa Firrao le cose procedevano con lentezza e solo nel momento in cui andava via da Siena decideva di firmare (non abbiamo capito bene cosa!!). Sicuramente sono solo coincidenze “la fiducia della Benini” e la lentezza delle inchieste ai tempi della Firrao. Così come sono solo coincidenze il fatto che la condannata della Corte dei Conti Ines Fabbro ha lavorato presso l’Università di Torino e sempre nella medesima università di Torino risulta come docente di Metallurgia il professore Donato Firrao. Anche in questo caso solo coincidenze e forse non esiste nessuna parentela tra il prof. Firrao e l’ex PM di Siena Francesca Firrao. Forse solo coincidenze e nessuna parentela? Anche in questo caso piena fiducia nella magistratura e speriamo che le udienze sul dissesto e sulle elezioni del rettore non siano celebrate con la lentezza come ai tempi della Firrao. Che fine ha fatto il fascicolo sulla nomina di Ines Fabbro? Ricordiamo a tutti che la Fabbro è stata nominata su base fiduciaria da Riccaboni e nel frattempo la selezione per la nomina del nuovo direttore era stata sequestrata dalla magistratura. E sapete chi era il presidente della commissione della selezione? Lo stesso Angelo Riccaboni.
Con questa si chiude il cerchio e il tramestio sulla nomina da parte del ministro di Angelo Riccaboni e sulla successiva nomina di Ines Fabbro. Leggetevi attentamente questa parte di intercettazioni tra il Tomasi (del ministero MIUR) e il Riccaboni.
“Tomasi: Poi è chiaro che lei nel momento che ha l’investitura… provi a sentire, io francamente… lì in Procura dovete vedere voi perché oggi sa com’è. Qui… lì è tutto rischioso. Lì è diventato poco… poco…
Ricccaboni: No, no, no. Su questo la convocazione del Consiglio avverrà immediatamente in maniera tale che possa mettere a regime, diciamo… tutto quanto con la nomina da parte della Fabbro che il nostro Statuto dice previo parere del Consiglio di Amministrazione. Su questo dobbiamo passarci, insomma.
Tomasi: Sì, sì.
Ricccaboni: E poi, niente…
Tomasi: Lì, penso, che se non prende in mano la gestione anche la Ines… lì non ne uscite! Perché tra l’altro, guardi: io ho visto quella nota che mi ha portato Focardi l’ultimo giorno sul discorso del Prefetto, dell’accessorio… A parte il fatto che io gli ho detto che io non darò nessun parere e che se dovessero chiedermi un parere, non può che essere contrario perché non è certo… dopo visto che sulla stampa lui dice che ha avuto rassicurazioni dai funzionari, francamente non so quali siano questi funzionari. Ma… lì la partita va presa in mano subito, capisce, dal direttore amministrativo. Se no lei si trova una valanga di… a non finire.
Ricccaboni: No, no. Certo.
Tomasi: E questo non è il momento di cedere alle pressioni sindacali… questo è il momento di chiudere le fila e rimboccarsi le maniche, non c’è niente da fare.
Ricccaboni: Qui c’è solamente bisogno di questo. C’è bisogno di dare un senso di continuità, di dare tranquillità e andare avanti. Questa vertenza, anche, dell’ateneo è stata gestita molto male perché era già chiusa. Poi è stata ritirata fuori, per motivi demagogici e quindi ha provocato questo ambaradan. Ma insomma… questa è già chiusa, non c’è problema. E comunque con il Direttore Amministrativo questa cosa verrà affrontata in un modo migliore sicuramente.
Tomasi: Sì e poi anche il discorso lì di quella partita… il Prefetto… I prefetti ragionano in un altro modo. Il prefetto ragiona per evitare che la gente vada in piazza. Però, sul piano della sostanza c’hai contro tutti… i colleghi… devi recuperare… non è che puoi… quindi… quell’ipotesi lì è veramente… Comunque, secondo me, adesso dovete avere lo spazio per operare poi speriamo… insomma…”
La conversazione tra questi due individui si svolge tra il 4 e il 5 novembre 2010. Dopo le pressioni sul ministro Gelmini da parte di Luigi Berlinguer, ecco che vengono fuori tutti i giochini sottobanco tra Riccaboni e questo Tomasi. Ci chiediamo subito: a cosa si riferiva e a chi, questo Tomasi quando dice a Riccaboni “lì in Procura dovete vedere voi perché oggi sa com’è”..”qui li è tutto rischioso”? Sembrano le conversazioni tra quel Lavitola scappato a Panama e altri interlocutori di altre inchieste sulle cricche. Ma questo Tomasi è ancora in servizio presso il ministero?
Sempre dalle intercettazioni tra questo ministeriale e Riccaboni si capisce benissimo la volontà di togliere l’accessorio al personale tecnico-amministrativo dell’ateneo senese. Complimenti ai funzionari dello Stato. Giochini meschini e ambigui sulla pelle di centinaia di lavoratori. Non hanno niente da dire le forze politiche a questo punto? Ma soprattutto cosa aspettano i soggetti danneggiati a fare ricorso al giudice del lavoro(allegando anche queste intercettazioni) e a denunciare anche penalmente il Riccaboni e la Fabbro?
Questo è il sistema marcio, tutto documentato e documentabile. Siete ancora tutti sicuri nel voler sostenere l’abusivo Riccaboni e la condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro? Noi nel frattempo, proprio per areare l’aria ci siamo comprati un bel ventilatore. E’ quasi pronto per ventilare….
P.S. Vogliamo ricordare alla signora Fabbro che l’università è un ente pubblico e qui siamo nella civilissima Siena e quindi le persone hanno il diritto di esprimersi e di dialogare anche con noi. Questo blog non è gestito da universitari, come la stessa Fabbro sostiene. Invece di pensare a chi gestisce Fratello Illuminato faccia una bella cosa la condannata dalla Corte dei Conti, sempre per il bene dell’ateneo, lasci immediatamente l’incarico di direttore. E poi un’altra cosa: invece di escogitare di tutto per tutelare la cocca dell’ex direttore Bigi, ovvero la signora Laura Goracci, oggi cocca della Fabbro, magari tentando di spostarla presso gli uffici della direzione amministrativa, faccia sempre la medesima cosa: si dimetta subito.
Dicembre 27th, 2011 — Note redazionali
Dicembre 27th, 2011 — Note redazionali
Molti di voi si chiederanno che tipo di relazione possa esistere tra lo scopino da cesso pregiato, l’indagato David Chiti e l’ambasciatore del Belize. Seguite l’editoriale con pazienza. Lo scopino da cesso di euro 60,00 + Iva cadauno e il consigliere comunale David Chiti in comune hanno i locali dell’università senese di Via Roma 56. Lo scopino e il Chiti con l’ambasciatore del Belize? Della relazione tra i tre ne parleremo alla fine dell’editoriale. Facciamo un passo indietro di due giorni. Per tante famiglie e per molti giovani questi giorni di feste natalizie sono state e saranno vissute con sobrietà, calore familiare certo, però su tutto prevale il clima di incertezza e di disagio economico generalizzato. Ci sono anche quelli che continuano ad ostentare ricchezza e stili di vita sfarzosi. Breve puntualizzazione. Con le proprie ricchezze ognuno è libero di fare quello che gli pare; chi ha ruoli pubblici non dovrebbe e anche il mondo dell’informazione (considerando la situazione economica) potrebbe evitare di esaltare il bengodi di pochi alla faccia di milioni di cittadini alle prese con la crisi economica. Fine della puntualizzazione.
Ieri, martedi 26 dicembre, ero a pranzo da alcuni amici e dopo un caffè non proprio all’altezza del nome, mi sono ritirato per alcuni minuti nel normalissimo bagno dei miei amici, arredato con normalissimi oggetti da bagno, compreso il simpatico scopino dell’Ikea. Il normalissimo bagno era all’altezza dei miei bisogni e per agevolare il tutto ho iniziato a sfogliare delle riviste alloggiate sul mobile color verde ramarro. Dalle riviste che sfogliavo senza alcuna particolare attenzione mi scivola tra le mani la rivista “CHI”. Una rivista mai letta fino a martedi 26 dicembre 2011. Facciamo due passi avanti. Dove si trova lo Stato del Belize? Brevi, ma significative informazioni sullo Stato del Belize: “Il Belize è una nazione (22.966 km², 294.385 abitanti stimati nel luglio 2007, capitale Belmopan) dell’America centrale. Confina a nord con lo stato messicano di Quintana Roo, a est si affaccia sul Mar dei Caraibi e sul golfo dell’Honduras, a sud e ovest confina rispettivamente con i dipartimenti guatemaltechi di Izabal e Petén. La lingua ufficiale è quella inglese, ma lo spagnolo è utilizzato da gran parte della popolazione. Per la bassa imposizione fiscale attuata ed, in particolare, per l’assenza di norme e misure restrittive di controllo sul versante delle transazioni finanziarie, Belize è annoverata tra i cosiddetti “paradisi fiscali”. Infatti (unitamente alle Filippine, Isole Cook, Liberia, Isole Marshall, Montserrat, Nauru, Niue, Panama, Vanuatu, Brunei, Costa Rica, Guatemala e Uruguay) il Belize figura tra le 14 giurisdizioni che, in base all’ultimo Rapporto del giugno 2010 dell’Ocse, sono elencate sotto la voce “tax haven”[9]. Anche il sistema fiscale italiano, col Decreto Ministeriale 04/05/1999, ha inserito il Belize nella lista degli Stati o Territori aventi un regime fiscale privilegiato, (Black List o lista nera), ponendo quindi limitazioni fiscali ai rapporti economico-commerciali tra le aziende italiane ed i soggetti ubicati in tale territorio”.
Sfogliando con immediato fastidio la rivista “Chi” scopro che il direttore è quel giornalista di fede berlusconiana e gossippara, Alfonso Signorini. E la rivista rispecchia in pieno entrambe le fedi. Sfogliando sfogliando rimango colpito con disgusto da un reportage gossipparo della medesima rivista, con tanto di foto, dedicato all’ambasciatore del Belize in Italia. Confesso che non mi ricordavo dell’esistenza dello Stato del Belize, figuriamoci di questo fenomenale ambasciatore in Italia. Il reportage era dedicato soprattutto sul come avrebbe trascorso il Natale l’ambasciatore: dall’apparecchiatura della tavola alle fidanzate dei figli. L’intervistatore dopo una breve, ma celebrativa (tipo la ODE di Bettini) biografia (da quanto è famoso non mi ricordo nemmeno il nome!!) chiede all’ambasciatore se i bicchieri dell’apparecchiatura natalizia “sono in ottone”. Domanda pessima. L’ambasciatore infastidito risponde con decisione: “ma scherza, i bicchieri sono rigorosamente in oro, acquistati nei migliori negozi”. Quando l’intervistatore (sempre con genuflessione) rivolge la domanda sul cibo del pranzo natalizio, prima di leggere la risposta del bevitore orafo, mi accorgo che nel bagno normalissimo era finito il rotolo di carta igienica. Cazzo!!, mi son detto. Dopo il “mi son detto” leggo la risposta dell’ambasciatore: “Il pranzo di Natale è a base di pesce, mando il mio maggiordomo direttamente con l’aereo da Ciro a Margellina”. E io che mi ero convinto di aver mangiato un ottimo pesce comprato (senza aereo) alla Coop. A quel punto, dopo aver ipotizzato se il pesce di ritorno da Margellina avrebbe viaggiato in classe “business” o “economica”, decido che l’intervista dell’ambasciatore era un’ottima alternativa alla mancanza di carta igienica.
Vi ricorderete sicuramente della storia degli scopini da cesso da 60,00 euro + Iva cadauno acquistati(insieme ad altri oggetti da design) nell’anno 2005 dagli uffici dell’università di Siena durante il rettorato di Piero Tosi. Acquisti fatti con i soldi pubblici nel pieno disprezzo della decenza e delle regole contabili. Chissà se i responsabili di questi acquisti sono finiti sotto inchiesta? E a proposito: non molto tempo fa il rettore abusivo in merito alla vicenda degli scopini dichiarava alla stampa che avrebbe fatto delle verifiche. Se si aspetta le verifiche dell’abusivo va a finire che gli scopini scappano in Belize. Meglio lasciarle alla Guardia di Finanza queste verifiche.
Il giorno 24 dicembre sono entrato in un bar della periferia e dopo aver consumato un campari con degli amici scambio due parole con il barista e la barista (marito e moglie). I due mi dicono che a breve chiuderanno perché le tasse sono troppe, poi l’acqua, la luce etc. I due hanno tre figli a carico. Prima di rientrare a casa decido di fermarmi al negozio di fiori gestito da una mia conoscente. Parcheggio ma il negozio non c’era più: un cartello vendesi al posto dei fiori in vetrina. Due realtà che si sommano ad altre realtà di negozi e attività commerciali chiuse. A quel punto ho ripensato alla vicenda del bar universitario di Via Roma 56, affidato (dietro l’interessamento del consigliere David Chiti) senza una regolare gara a una società partecipata da moglie e cognata dello stesso consigliere comunale, con un canone di affitto bassissimo. Chi paga l’acqua e la luce del bar universitario? Forse l’università di Siena? Di fronte a tutto questo il consigliere comunale del PD indagato non si è dimesso e il direttore amministrativo dell’università non ha fatto ancora niente per tutelare l’ente (qui una bella denuncia al direttore amministrativo non ci starebbe male!!!). Ma le associazioni di categorie (settore bar) non hanno niente da dire?
Gli scopini da 60,00 euro cadauno, la vicenda del bar “Chiti” e il pranzo (con tanto di pesce aereo) dell’ambasciatore del Belize sono tre “schiaffi” alla civiltà, all’etica istituzionale e alla dignità dei cittadini onesti e di tante famiglie. Dal PD al resto delle forze politiche nessuno intende dire niente? Il silenzio regna sovrano. Ed è un silenzio colpevole.
Maestro James