Ma di fronte al disastro dell’Università, della Banca e della Fondazione il PD senese, intendendosi il PD senese per Ceccuzzi, Meloni, Mugnaioli, Carli e via discorrendo, non ha da dire proprio niente? Non vogliamo dire un’assunzione di responsabilità che sarebbe troppo chiedere, ma almeno qualche scusa, qualche farfugliamento tipo quelli che in altri momenti gloriosi mettevano in mostra i responsabili dell’università tipo il Marchese o il Montibello.
Non crediamo che siano sufficienti dichiarazioni del tipo di quelle della Meloni e del Carli nelle quali affermano che si debbano ridurre i compensi degli amministratori perché prendono tanto, ma non così tanto da ricoprire un buco da dieci miliardi di euro. Anche perché chi ce li ha messi lì? E per il collasso dell’Università? Pensano di fare qualcosa contro i dissestatori e per cercare di salvare il salvabile, oppure aspettano che crolli tutto per dare la colpa al governo come per le buche della Siena Firenze?
Stante questa situazione drammatica, per ridare fiducia ai cittadini senesi, per chiudere una fase disastrosa, per dare un messaggio di rinnovamento al mercato ed al mondo economico, fra tutti non credete sia utile che Mancini e Mussari cambino mestiere?
E ancora, visto che tutti chiedono austerità, come mai non spingono per far tagliare alla Banca partecipazioni che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo del territorio e con strategie industriali? E poi come si pensa di essere competitivi in un mondo economico che cambia pensando di nominare nei CdA delle banche e delle partecipate persone che al massimo hanno studiato la strategia per fare cocktail?
No così per saperlo ..
Niente da dichiarare? E soprattutto nessuno che fa un passo indietro e cambia mestiere?
Giugno 23rd, 2011 — Note redazionali
Bisignani, il nanismo diffuso e quelle P di troppo
Giugno 21st, 2011 — Note redazionali
L’inchiesta di questi ultimi giorni con al centro questo sig. Bisignani, altro non è che un ulteriore filone di una piu’ vasta inchiesta che coinvolge il malaffare nella pubblica amministrazione, la gestione truffaldina degli appalti pubblici e la commistione tra politica, ambienti deviati vari e veri e propri comitati d’affari. La lettura delle singole inchieste, pur gravi, non fanno emergere il vero dato. La lettura di queste, come dato d’ insieme di inchieste invece, ci rappresenta un sistema marcio e in caduta libera peggio di quello emerso con la famosa inchiesta di tangentopoli. Siamo nel bel mezzo di un nuovo cambio epocale di sistema? La politica è vittima oppure parte di questa classe dirigente poggiava e poggia la propria sopravvivenza dentro questo groviglio vergognoso di interessi deviati e di sottoboschi affaristici spregiudicati?
Il dato consolidato della famosa inchiesta di tangentopoli è piu’ o meno questo: prima dell’inchiesta esisteva un sistema politico che abusava del finanziamento pubblico e di quello di soggetti privati; e all’interno del rapporto tra partiti e finanza privata sono nate delle patologie gravi culminate con l’arricchimento di vari politici e la sudditanza della politica nei confronti delle rendite di posizione di questo o quel gruppo industriale o economico. Conosciamo ormai tutto di quel periodo (salvo qualche salvacondotto per taluni) e abbiamo vissuto in pieno l’effetto dell’inchiesta di tangentopoli: la fine del modello partito (Psi-Dc-PCI) e la nascita di movimenti spontanei di cittadini e la creazione di nuovi partiti di plastica o surreali. Con l’aggravante del populismo Berlusconiano, divenuto in seguito modello politico e di governo dominante, anche con il cambio del colore dei governi. La svolta epocale con tangentopoli di fatto non ha significato la riscoperta di una vera morale pubblica e il cambio di gestione della cosa pubblica. Anzi, i soliti furbetti, pensando che il calo dell’attenzione per via di questa svolta, avrebbe calmato anche la voglia di chiarezza da parte dei cittadini e l’ attività della magistratura, hanno cambiato metodo e soggetti fiancheggiatori ma il fine era ed è sempre lo stesso: dissanguare le casse pubbliche per l’arricchimento di pochi, creando una rete e vari intrecci tra ambienti deviati orfani della P2 di Licio Gelli e vari comitati di affari sparsi in alcune delle regioni piu’ ricche dell’Italia.
Infatti uno dei dati rilevanti che emerge da queste nuove inchieste è l’inesistenza della politica(intesa come funzione collettiva e di idee) con la P maiuscola mentre le altre P non solo esistono ma hanno ramificazioni tali da mettere in ginocchio le stesse istituzioni e le normali garanzie di trasparenze ed equità proprie delle varie articolazioni e organi dello Stato. Dai nomi emersi sia dal filone P3 e ora con la P4 si comprende il perché di certe inchieste insabbiate o prolungate nel tempo; del perché di certe impunità e del perdurare di situazioni di instabilità del sistema finanziario e bancario. Quello che emerge dalle inchieste non è solo un mal costume dell’illegalità ma un vero e proprio sistema parallelo ( o sottobosco delle varie botteghe) al sistema della politica e dell’economia. Oltre alle logiche delle P deviate nell’era post-tangentopoli sono apparse le gestioni del nanismo: ovvero quel modus operandi e quei gruppi che hanno dissestato aziende private(vedi Parmalat) e istituzioni pubbliche(vedi università di Siena e vari Asl).La banda del nanismo ha goduto e gode naturalmente di sostegni del sottobosco delle varie P deviate e insieme lavoravano per le impunità reciproche e le spartizioni varie.
Parliamoci chiaramente: queste inchieste non mettono in discussione solamente il berlusconismo (inteso come modello culturale e di governo); sotto inchiesta è un sottosistema trasversale di gruppi sparsi per l’Italia. La prima e dovuta reazione di pulizia anche interna è arrivata dalla magistratura stessa. Ora tocca al mondo economico e alla classe politica non solo parlamentare ma anche locale rompere qualsiasi vicinanza con soggetti o ambienti che poco hanno da spartire con gli interessi della gente. E son convinto che la stessa opera di pulizia simile a quella fatta il giorno dopo la scoperta della loggia P2 di Licio Gelli non tarderà ad essere praticata all’interno di alcune forme associative. E forse è già avviata. Soltanto la miopia provinciale di certa classe dirigente non è riuscita a comprendere questo, cosi come non sono più giustificabili altri ritardi nelle varie inchieste di certe procure. Un tappo, anzi un intero coperchio è stato sollevato e per fortuna oggi l’opinione pubblica è attenta e l’informazione non è piu’ controllabile(salvo qualche giornaletto riferibile ad alcuni nominativi coinvolti in una di queste inchieste).
Siamo di fronte ad una svolta epocale di sistema. Nessun dorma e soprattutto nessuno prenda fischi per fiaschi.
Le avventure di Tappos. Capitolo II – Gita a Cruia
Giugno 20th, 2011 — Note redazionali
Il ritorno dalla “fuitina” per Tappos significava il ritorno al destino che di solito la vita prefigura per i vermi striscianti delle isole dell’arcipelago Marcios. L’arcipelago Marcios è quasi impercettibile sulle carte geografiche ed è solo con l’ausilio dei Viaggiatori causali della Compagnia dei bevitori che a quel tempo riuscimmo ad individuarlo dentro le bermuda (lato b) del console annegato nell’ottusangolo delle brennuda. Era impercettibile cosi come Tappos durante le rivelazioni dei gasometri cittadini delle metropoli affollate. Però (sempre quel maledetto però di merda) rispetto ai vermi delle Marcios, Tappos dopo varie strisciate e striscie di gesso da lavagna era riuscito nell’intento di posteggiare il lato b all’ombra del lato b faraonico e alla destra del padre della dinastia degli Stigl e alla sinistra della “complicata” della città eternit. Ed era riuscito cosi bene nel suo intento che il vermicello Tappos venne estratto dopo trucchi vari come unico partecipante alla gita nella città di Cruia. Cruia è una ridente cittadina dello stato autonomo di Rettoras (ex satellite della repubblica della Sultania) incastonata tra i Monti Ladronici e la spianata delle trufferie. Giunto all’ingresso di Cruia dopo poche ore di viaggio con il calesse reale il nostro Tappos, nota subito qualcosa di grave. Sotto il cartello con la scritta “Benvenuti a Cruia” c’era un altro cartello con una scritta allarmistica “Città denanizzata”. Si narra che dopo pianti isterici e leccamenti vari il podestà di Cruia decise di sostituire il cartello “Città denanizzata” con “Città delegalizzata”. Per Tappos significava un primo risultato da valorizzare e meritevole di studi sbilanciati. Il soggiorno a Cruia iniziava con buoni auspici e con una sessione orale diretta da Steffy, la mano sinistra e destra del podestà. E che mano!!!!
Un monito per tutti
Giugno 19th, 2011 — Note redazionali
Il presidente nazionale dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) Luca Palamara (in foto) ha dichiarato: “Che per la magistratura c’è bisogno di “credibilità e discontinuità rispetto a comportamenti e fatti con cui non vogliamo avere nulla a che fare”.
E dall’UNICOST (la corrente di maggioranza dei magistrati) arriva questa dichiarazione: “No a “commistioni tra magistratura, politica, alta amministrazione o addirittura comitati d’affari”.
Il vicepresidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) ha dichiarato: “Il Csm farà il suo dovere istituzionale se e quando sarà investito, adottando i provvedimenti di sua competenza”.
Un monito per tutti … a dimostrazione che il mondo non finisce ai confini del proprio orticello e che nessuno è indenne o impunito.
Università al collasso e tutti a mirar le stelle …
Giugno 19th, 2011 — Note redazionali
Che immagine desolante … triste … decadente … di un “suicidio istituzionale accettato”!!!
E’ inutile girarci dietro o sopra: l’Ateneo senese con quei due illusionisti e arroganti Riccaboni e Fabbro è sulla strada del collasso economico e morale.
Quanto pensano o pensate di tener nascosta la reale situazione? Ma che tristezza: dopo il dissesto vergognoso, Riccaboni e Fabbro seguono più o meno la stessa scia della gestione Tosi-Boldrini-Bigi. E gli altri soggetti istituzionali, compresi il Ministero e la Magistratura son tutti lì a mirar le stelle. Il menefreghismo è galoppante oltre ad una situazione tipica di “perdite di tempo” e “manovre confusionarie” e sapete chi ci rimette? L’Ateneo naturalmente e la percezione della legalità da parte dei cittadini. E se l’ateneo crolla … crolla buona parte del sistema economico senese.
Come dovrebbe essere definito un rettore e in questo caso il Riccaboni che afferma(nel 2011, dopo che l’ateneo ha subito un dissesto colpevole) di fare tutto quello che gli pare anche “con il parere negativo dei revisori dei conti”? (Ci sono testimoni che possono confermare questa frase).
Quanto ancora pensano in procura di trascinare l’inchiesta sulle elezioni del rettore? E l’inchiesta sul dissesto? In altre realtà per un dissesto simile a questo dell’Ateneo senese la magistratura è stata celere e severa (guardate il caso di Massa), visto che si trattava di un’istituzione pubblica. Se (magari è così) mancano il personale e altri mezzi in procura a Siena, come cittadini possiamo scrivere una bella lettera al CSM per chiedere di supportare meglio la Procura di Siena visto che le inchieste vanno a rilento e che anche lì qualcuno passa il tempo a mirar le stelle.
Fatevi tutti un serio esame di coscienza sia nelle istituzioni, sia tra la popolazione. Un sistema del genere quanto durerà? Un tappo oggi, uno domani e poi …??? Al futuro non ci pensa nessuno … meglio accontentarsi delle briciole oggi … poi si vedrà …
Torniamo a mirar le stelle … finchè qualcuno dall’alto (non solo dei cieli) non inizierà a mirar i perditempo dentro le istituzioni.
Solidarietà a Concita De Gregorio
Giugno 18th, 2011 — Note redazionali
Il mestatore D’Alema vuole la testa di Concita De Gregorio perché dall’Unità fa la fronda al salvatore di Berlusconi, al tramestatore con tutte le cricche possibili ed immaginabili. Ecco quindi che una giornalista scomoda come lei deve essere scaricata perché D’Alema possa continuare a tramare, affidandosi a ben altri personaggi vicini ai suoi veri amici berlusconiani. E a proposito di personaggi ambigui e compromessi con cui D’Alema è tutto pappa e ciccia riproponiamo una foto in cui lo si vede in compagnia di un sedicente giornalista, ma soprattutto ad un facente parte – e che parte – della cricca dissestatrice di atenei, in particolar modo di quello di Siena. Ecco D’Alema a braccetto con il sedicente giornalista e dissestatore di atenei Maurizio Boldrini. Ricordiamo anche che una buona parte della crisi della banca MPS può essere ricondotta al medesimo Massimo D’Alema (ricordiamoci di banca 121, oltre che di Antonveneta). Ci chiediamo contestualmente cosa aspetta il PD a prendere le distanze da questi personaggi. Quanto a giornalisti ci sentiamo in grado di affermare che tra i due portati in esempio non c’è gara.
La redazione di Fratello Illuminato intervista ZATARRA IL PIRATA (artiste rappeur) a ritmo di musica.
Giugno 16th, 2011 — Note redazionali
1)Chi è Zatarra e da dove nasce la passione per questa attività artistica e il genere musicale che produci?
L’eco del “non lo so non lo so” è arrivato anche al blog di Fratello Illuminato?!? A parte gli scherzi sul tormentone che mi perseguita da anni stile boomerang, vi rispondo col dire che Zatarra si è palesato intorno al 2002 prima utilizzando la semplice scrittura come terapia d’urto contro conflitti d’infanzia, adolescenziali e di gioventù, poi cominciando a coltivare una passione per le rime figlia dell’ascolto di gruppi come Iam, Public Enemy o i 99 Posse e Almamegretta. Ho scelto il rap perché è il genere che più di tutti gli altri convoglia le orecchie degli ascoltatori sulle parole, sui testi, e che di conseguenza possa veicolare messaggi. Tuttavia fino al 2005 non ho mai osato prendere seriamente e professionalmente in mano il microfono e sfidare un pubblico su un palco, ho sempre creduto che chi si mette a nudo di fronte agli altri debba farlo con cognizione di causa e consapevolezza dei propri mezzo, cose che non ancora non avevo metabolizzato al tempo.
Col tempo poi mi sono evoluto su tematiche più consone a quello che è il mio vero essere, cioè il raccontare la realtà senza inibizioni esponendo esplicitamente il mio punto di vista, le mie soluzioni ma mai imponendole a chi ascolta.
2) Ci puoi descrivere lo spazio che la musica ha oggigiorno nel panorama italiano?
Oggi come oggi a mio avviso la musica è considerata, sia dagli utenti finali sia da chi una volta erano i mecenati, alla stregua dei pinoli: chi di voi ha mai pagato per mangiare i pinoli? C’è sempre una grande pineta (il web) dove cercare le pigne (torrent) e un sasso (peer-to-peer) con cui poter sbriciolare il guscio dei pinoli (mp3) e gustare il prelibato frutto senza spendere 1 centesimo…dal punto di vista personale di musicista dico che l’avvento del digitale a livello tecnico ha molto affinato e perfezionato il prodotto “canzone”, tuttavia i social network e internet danno spazio praticamente a tutti, essendo (fortunatamente) uno dei pochi strumenti di libertà odierni, anche a chi di competenza ne ha pressoché zero e soprattutto zero interesse nell’apprendere, a chi vuole arrivare, subito e al massimo senza complicazioni.
In particolare nel genere hip-hop pare che basti un microfono con le cuffiette da 10€ e una strumentale americana scaricata (gratis, ovvio) da un sito oltreoceano, qualche barra preconfezionata in rima scopiazzata stile collage da qualche rapper famoso e via, sei su youtube, sei la star, ma l’hip-hop, il rap è altro, una cultura prima di tutto che deve essere conosciuta e apprezzata e che ha come premessa la parola pazienza.
Dal lato degli ex mecenati, come accennavo prima, in Italia siamo fermi ad almeno 30 anni fa, con direttori artistici di major (Sony, Warner, Universal) che producono chi ha l’immagine che detta la Videocrazia oggi e riguardo ai contenuti musicali nessun problema, c’è sempre la squadra di 40-50enni arrangiatori, produttori, cantautori pronti a scrivere l’ennesimo “Ti amo amore mio/non ti lascerò lo giuro a Dio”. E i produttori “indipendenti”? Vivacchiano sulla pelle degli artisti, che se vogliono fare un disco autoprodotto cacciano fuori i soldi per registrare in Studio, per stipendiare un ufficio stampa che abbia le conoscenze per far passare il tuo pezzo su Radio Tantolocalechenonprendeneanchesottolantenna, per pagare un’agenzia di booking ammanicata che ti trovi qualche concerto che oggi è l’unica via per rientrare delle spese, il tutto sotto l’egida della frontiera medievale Siae reload “terzo millennio” “chi sei? Quanto hai scritto? Un Fiorino”.
L’hip-hop sta cambiando è vero, ma ancora per certi versi è una nicchia dove riesci a farti spazio anche senza salire i suddetti scalini della Bancarotta, ma chissà ancora per quanto…
3) Quali sono gli spazi per la musica a Siena? I giovani sono coinvolti nella vita artistica e culturale della città? Si può dire che c’è una vita artista e culturale?
Siena ha il suo Sistema Triangolare come lo definisco io, e dentro questo triangolo ovviamente ci sono anche persone che riescono a vivere di musica, il perché è ovvio, la causa coincide con l’effetto. Mi riferisco a realtà incancrenite (Siena Jazz, Diapason, Franci, etc.) che annoverano tra di loro fior di insegnanti e allievi dal punto di vista artistico e professionale (sono il signor Nessuno in tema di conoscenza di tali generi, tengo a precisarlo), ma che sono gestite da persone, le stesse, che al tempo della loro costituzione si sono ritrovate a fare i conti con previsioni di deficit congenito, e che hanno scelto, magari controvoglia e venendo a patti con la loro natura, di entrare dentro un vortice di dare/avere che ha permesso loro di esistere dignitosamente (e in alcuni casi anche di “brillare”), ma di non poterne uscire. Tramite Facebook si è creato un gruppo, “Fare musica a Siena”, grazie al buon J Colas, spero riesca a far da collante per un nuovo inizio.
Se poi entriamo nel discorso “coinvolgimento” nella vita artistica e culturale della città siamo ancora più indietro: non voglio parlare dei casi personali (un colloquio in 5 anni con la gentile Dr.ssa Pollini e tante porte in faccia da Flores o chi per lui, Festa della Musica 2008 negata perché non possidente di tessera di “associazione”, progetto di beneficienza per il Togo-campo di igname neanche analizzato, etc.), voglio solo raccontare che gli inflazionati “centri di potere” ci sono anche in questo ambito. Mi spiego meglio: tolti i consigli (e non so quanto ascoltati) di uno stimabile e ottimo Biliorsi, il Comune si è sempre avvalso di consulenze o stravaganti o clientelarmente consuete, affidando sempre ai soliti soggetti la gestione degli eventi (Città Aromatica, ex Festa della Musica, Capodanno etc.) e dei luoghi di aggregazione musicale (esempio topico il Tunnel in Fortezza).
La vita artistica è culturale in ambito senese c’è, ma non si vede, perché confinata a pochi “locali” residui per la musica dal vivo (Cambio, Corte dei Miracoli), bersagliati da controlli “random” o “induttivi”. La soluzione sarebbe riuscire a spostare i centri di aggregazione musicale all’esterno delle mura, così da poter lasciar dormire sonni tranquilli ai residenti in centro (non voglio portare ad esempio Marseille che vivo buona parte dell’anno certo, ma questo è il modello di quasi tutte le città “moderne”), ma poi chi è che pagherebbe le navette per trasportare gli universitari che rimpinguano le casse del senese medio proprietario di 2 stanze vicino alla pietra serena? I locali che non ricevono incentivi dagli Enti Locali o gli Enti Locali che non hanno un rientro economico per tale attività?
E c’è tanta gente che la pensa come me, ma tanti di questi votano e supportano personaggi che di continuo dimostrano di perseguire scopi ipocritamente comuni ma realmente di ritorno personale, così come la candidatura alla Capitale della Cultura Europea 2019, cosa che Siena non sarà mai pronta ad essere, a meno di rivoluzioni o cadute di uno dei vertici del triangolo che oscuramente regge questa città.
4) Ci lasci un commento sul risultato dei referendum?
E’ un piacere poter commentare un risultato così positivo, soprattutto perché tutti e 4 i quesiti non hanno avuto una connotazione di colore politico, è il popolo che ha vinto e ha intimato il “giù le mani” da cose di primaria necessità quali acqua, salute (nucleare) e giustizia, il tutto nonostante le premesse (vedi distribuzione volantini e risposte più che maleducate di giovani e anziani che vivono a Siena) non facessero così ben sperare.
Personalmente credo che finalmente siano andati a votare gli under 35, che di solito votano poco per la comprensibile sfiducia nel “Politicismo” figlia dei nostri tempi, e anche dell’elettorato cattolico, quello che per anni ha sostenuto il Limbocentrismo capitanato DC. Per il futuro prossimo c’è da augurarsi che tale elettorato continui ad andare alle urne, il problema sarà come sempre vedere cosa architetteranno i politicanti ai piani alti, i giochi del lato oscuro dei burattinai italiani in tema di candidature e schieramenti.
Ho ammirato e ammiro con sincera commozione le lotte di piazza dei popoli nord-africani e medio-orientali, ma al contempo penso che un paese come l’Italia sia ben lungi, in primis per questioni di primi bisogni ancora soddisfacenti, dall’attivarsi così unitamente.
Credo nel cambiamento dal basso, dal locale, anche se le elezioni comunali avrebbero indicato il contrario a Siena per la maggioranza, in un riappropriamento del potere da parte di chi vive la città (senesi di nascita, acquisiti, seconde generazioni, etc.), indipendentemente dal possesso di una tessera o dell’altra, mediante strumenti quali proposte, raccolte di firme, referendum, e se questo deve esser raggiunto passando un periodo di magra per la dipartita di uno dei vertici triangolari che faccia aprire gli occhi a chi li tiene chiusi con la Coccoina, che sia, io ci credo.
Zat
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Eccoci qua!
Giugno 16th, 2011 — Note redazionali
Abbiamo finalmente la prova provata che questi due scienziati sono sprecati a Siena, ma dovrebbero essere con Rubbia a studiare il ciclosincrotone. Come si capisce bene da questo articolo dopo oltre 750 anni e con un dissesto finanziario mostruoso si aprono due sedi il sabato e la domenica d’estate, e una delle due sedi è praticamente irraggiungibile dagli studenti con i mezzi pubblici, per la preparazione degli esami estivi. Ma a chi è venuta in mente questa genialata? E soprattutto: ma l’hanno chiesto alla Curia se è d’accordo? Perché la domenica mattina si svuotaneranno le chiese … E chi le tiene aperte queste sedi? E la CGIL, da sempre sdraiata di fronte ai due, è d’accordo su questa splendida iniziativa?
Articolo sequestrato
Giugno 16th, 2011 — Note redazionali
ARTICOLO SEQUESTRATO DALLA POLIZIA POSTALE DI MILANO IN RELAZIONE AL DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO EMESSO IN DATA 06/08/2012 NELL’AMBITO DEL PROCEDIMENTO PENALE NR. 33150/11/44 R.G.P.M. DEL TRIBUNALE DI GENOVA
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Giugno 15th, 2011 — Note redazionali
mi permetto di inviarLe questa missiva non solo per il Suo ruolo di Capo dello Stato ma anche per il ruolo di Presidente del CSM (consiglio superiore della magistratura).
Sono sotto gli occhi tutti i molteplici interessamenti da parte Sua per stimolare e incoraggiare processi di cambiamento e miglioramento nel rapporto tra cittadini e istituzioni. E in tal senso i Suoi richiami per una magistratura e per i tribunali al servizio degli interessi generali e fuori dagli scontri politici sono da valorizzare e da ricordare all’universo mondo. Perché ho l’impressione che sia da certi ambienti politici sia da minoritari ambienti della magistratura i Suoi massimi richiami vengano disattesi.
Inoltre ricordo con piacere i Suoi pronunciamenti tesi a sensibilizzare riforme e processi migliorativi del sistema culturale e dell’istruzione del nostro Paese; non ultimo l’interessamento nell’ambito del mondo universitario e della ricerca.
In considerazione dei Suoi ruoli e a maggior ragione prendendo atto della Sua sensibilità aggiunta alle prerogative del Capo dello Stato, sono qui ad evidenziarLe alcune questioni che meritano un Suo intervento urgente.
Da diversi mesi questo blog segue con preoccupazione la triste vicenda del dissesto e della perdità di ruolo dell’Ateneo senese e a tutt’oggi le preoccupazioni aumentano sempre più. Si vocifera, ma nessuno dei soggetti interessati ha il coraggio di renderlo pubblico, che esisterebbe un piano esuberi finalizzato e qui son brutale a mandar via dall’ateneo senese circa 300-350 dipendenti. Sicuramente un’ipotesi pesante per una città come Siena e soprattutto una mera ingiustizia visto che l’Ateneo senese versa in queste condizioni per colpa di un disegno perpretrato nel tempo finalizzato al dissesto.
Sono mesi che in tanti e non solo dal mondo universitario, visto che l’università è un bene pubblico, chiedono chiarezza sulle cause e sui responsabili del dissesto e inoltre chiedono chiarezza anche sulla governance dello stesso Ateneo, in considerazione del fatto che esiste un’inchiesta da parte della magistratura.
Ed è proprio sulle varie inchieste che mi preme evidenziarLe che a tutt’oggi ancora piena luce non è stata fatta, anzi si registra una sorta di tendenza a non disturbare il manovratore. Ma su questo come Lei giustamente ripete spesso, siccome siamo in uno Stato di diritto, vi sono anche gli organi superiori che hanno il compito di verificare quando qualcosa non funziona nelle zone periferiche degli organi dello Stato. Ed eventualmente verificare negligenze e possibili conflitti di atrribuzione e interessi. E su questo penso che in questi giorni segnalazioni in tal senso non mancheranno.
Cosi come confidiamo nella presa di responsabilità dei vari livelli istituzionali affinchè riprendano un percorso trasparente e partecipato sulle problematiche che investono l’Ateneo senese. Trasparenza e condivisione messe in un angolo dalla gestione Riccaboni-Fabbro.
Pur registrando un menefreghismo diffuso tra i docenti e i il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo, circa le sorti dello stesso e di riflesso sul loro futuro, ritengo che la questione dell’università sia “una bomba” sociale ed economica che se non viene disinnescata velocemente avrà effetto deflagrante per tutta la comunità senese e il suo sistema economico.
W L’Italia, W la democrazia e W la Giustizia al servizio dei cittadini e non dei privilegi.
Maestro James