La redazione di Fratello Illuminato intervista ZATARRA IL PIRATA (artiste rappeur) a ritmo di musica.

1)Chi è Zatarra e da dove nasce la passione per questa attività artistica e il genere musicale che produci?

L’eco del “non lo so non lo so” è arrivato anche al blog di Fratello Illuminato?!? A parte gli scherzi sul tormentone che mi perseguita da anni stile boomerang, vi rispondo col dire che Zatarra si è palesato intorno al 2002 prima utilizzando la semplice scrittura come terapia d’urto contro conflitti d’infanzia, adolescenziali e di gioventù, poi cominciando a coltivare una passione per le rime figlia dell’ascolto di gruppi come Iam, Public Enemy o i 99 Posse e Almamegretta. Ho scelto il rap perché è il genere che più di tutti gli altri convoglia le orecchie degli ascoltatori sulle parole, sui testi, e che di conseguenza possa veicolare messaggi. Tuttavia fino al 2005 non ho mai osato prendere seriamente e professionalmente in mano il microfono e sfidare un pubblico su un palco, ho sempre creduto che chi si mette a nudo di fronte agli altri debba farlo con cognizione di causa e consapevolezza dei propri mezzo, cose che non ancora non avevo metabolizzato al tempo.
Col tempo poi mi sono evoluto su tematiche più consone a quello che è il mio vero essere, cioè il raccontare la realtà senza inibizioni esponendo esplicitamente il mio punto di vista, le mie soluzioni ma mai imponendole a chi ascolta.

2) Ci puoi descrivere lo spazio che la musica ha oggigiorno nel panorama italiano?

Oggi come oggi a mio avviso la musica è considerata, sia dagli utenti finali sia da chi una volta erano i mecenati, alla stregua dei pinoli: chi di voi ha mai pagato per mangiare i pinoli? C’è sempre una grande pineta (il web) dove cercare le pigne (torrent) e un sasso (peer-to-peer) con cui poter sbriciolare il guscio dei pinoli (mp3) e gustare il prelibato frutto senza spendere 1 centesimo…dal punto di vista personale di musicista dico che l’avvento del digitale a livello tecnico ha molto affinato e perfezionato il prodotto “canzone”, tuttavia i social network e internet danno spazio praticamente a tutti, essendo (fortunatamente) uno dei pochi strumenti di libertà odierni, anche a chi di competenza ne ha pressoché zero e soprattutto zero interesse nell’apprendere, a chi vuole arrivare, subito e al massimo senza complicazioni.

In particolare nel genere hip-hop pare che basti un microfono con le cuffiette da 10€ e una strumentale americana scaricata (gratis, ovvio) da un sito oltreoceano, qualche barra preconfezionata in rima scopiazzata stile collage da qualche rapper famoso e via, sei su youtube, sei la star, ma l’hip-hop, il rap è altro, una cultura prima di tutto che deve essere conosciuta e apprezzata e che ha come premessa la parola pazienza.

Dal lato degli ex mecenati, come accennavo prima, in Italia siamo fermi ad almeno 30 anni fa, con direttori artistici di major (Sony, Warner, Universal) che producono chi ha l’immagine che detta la Videocrazia oggi e riguardo ai contenuti musicali nessun problema, c’è sempre la squadra di 40-50enni arrangiatori, produttori, cantautori pronti a scrivere l’ennesimo “Ti amo amore mio/non ti lascerò lo giuro a Dio”. E i produttori “indipendenti”? Vivacchiano sulla pelle degli artisti, che se vogliono fare un disco autoprodotto cacciano fuori i soldi per registrare in Studio, per stipendiare un ufficio stampa che abbia le conoscenze per far passare il tuo pezzo su Radio Tantolocalechenonprendeneanchesottolantenna, per pagare un’agenzia di booking ammanicata che ti trovi qualche concerto che oggi è l’unica via per rientrare delle spese, il tutto sotto l’egida della frontiera medievale Siae reload “terzo millennio” “chi sei? Quanto hai scritto? Un Fiorino”.
L’hip-hop sta cambiando è vero, ma ancora per certi versi è una nicchia dove riesci a farti spazio anche senza salire i suddetti scalini della Bancarotta, ma chissà ancora per quanto…

3) Quali sono gli spazi per la musica a Siena? I giovani sono coinvolti nella vita artistica e culturale della città? Si può dire che c’è una vita artista e culturale?

Siena ha il suo Sistema Triangolare come lo definisco io, e dentro questo triangolo ovviamente ci sono anche persone che riescono a vivere di musica, il perché è ovvio, la causa coincide con l’effetto. Mi riferisco a realtà incancrenite (Siena Jazz, Diapason, Franci, etc.) che annoverano tra di loro fior di insegnanti e allievi dal punto di vista artistico e professionale (sono il signor Nessuno in tema di conoscenza di tali generi, tengo a precisarlo), ma che sono gestite da persone, le stesse, che al tempo della loro costituzione si sono ritrovate a fare i conti con previsioni di deficit congenito, e che hanno scelto, magari controvoglia e venendo a patti con la loro natura, di entrare dentro un vortice di dare/avere che ha permesso loro di esistere dignitosamente (e in alcuni casi anche di “brillare”), ma di non poterne uscire. Tramite Facebook si è creato un gruppo, “Fare musica a Siena”, grazie al buon J Colas, spero riesca a far da collante per un nuovo inizio.

Se poi entriamo nel discorso “coinvolgimento” nella vita artistica e culturale della città siamo ancora più indietro: non voglio parlare dei casi personali (un colloquio in 5 anni con la gentile Dr.ssa Pollini e tante porte in faccia da Flores o chi per lui, Festa della Musica 2008 negata perché non possidente di tessera di “associazione”, progetto di beneficienza per il Togo-campo di igname neanche analizzato, etc.), voglio solo raccontare che gli inflazionati “centri di potere” ci sono anche in questo ambito. Mi spiego meglio: tolti i consigli (e non so quanto ascoltati) di uno stimabile e ottimo Biliorsi, il Comune si è sempre avvalso di consulenze o stravaganti o clientelarmente consuete, affidando sempre ai soliti soggetti la gestione degli eventi (Città Aromatica, ex Festa della Musica, Capodanno etc.) e dei luoghi di aggregazione musicale (esempio topico il Tunnel in Fortezza).

La vita artistica è culturale in ambito senese c’è, ma non si vede, perché confinata a pochi “locali” residui per la musica dal vivo (Cambio, Corte dei Miracoli), bersagliati da controlli “random” o “induttivi”. La soluzione sarebbe riuscire a spostare i centri di aggregazione musicale all’esterno delle mura, così da poter lasciar dormire sonni tranquilli ai residenti in centro (non voglio portare ad esempio Marseille che vivo buona parte dell’anno certo, ma questo è il modello di quasi tutte le città “moderne”), ma poi chi è che pagherebbe le navette per trasportare gli universitari che rimpinguano le casse del senese medio proprietario di 2 stanze vicino alla pietra serena? I locali che non ricevono incentivi dagli Enti Locali o gli Enti Locali che non hanno un rientro economico per tale attività?

E c’è tanta gente che la pensa come me, ma tanti di questi votano e supportano personaggi che di continuo dimostrano di perseguire scopi ipocritamente comuni ma realmente di ritorno personale, così come la candidatura alla Capitale della Cultura Europea 2019, cosa che Siena non sarà mai pronta ad essere, a meno di rivoluzioni o cadute di uno dei vertici del triangolo che oscuramente regge questa città.

4) Ci lasci un commento sul risultato dei referendum?

E’ un piacere poter commentare un risultato così positivo, soprattutto perché tutti e 4 i quesiti non hanno avuto una connotazione di colore politico, è il popolo che ha vinto e ha intimato il “giù le mani” da cose di primaria necessità quali acqua, salute (nucleare) e giustizia, il tutto nonostante le premesse (vedi distribuzione volantini e risposte più che maleducate di giovani e anziani che vivono a Siena) non facessero così ben sperare.

Personalmente credo che finalmente siano andati a votare gli under 35, che di solito votano poco per la comprensibile sfiducia nel “Politicismo” figlia dei nostri tempi, e anche dell’elettorato cattolico, quello che per anni ha sostenuto il Limbocentrismo capitanato DC. Per il futuro prossimo c’è da augurarsi che tale elettorato continui ad andare alle urne, il problema sarà come sempre vedere cosa architetteranno i politicanti ai piani alti, i giochi del lato oscuro dei burattinai italiani in tema di candidature e schieramenti.
Ho ammirato e ammiro con sincera commozione le lotte di piazza dei popoli nord-africani e medio-orientali, ma al contempo penso che un paese come l’Italia sia ben lungi, in primis per questioni di primi bisogni ancora soddisfacenti, dall’attivarsi così unitamente.

Credo nel cambiamento dal basso, dal locale, anche se le elezioni comunali avrebbero indicato il contrario a Siena per la maggioranza, in un riappropriamento del potere da parte di chi vive la città (senesi di nascita, acquisiti, seconde generazioni, etc.), indipendentemente dal possesso di una tessera o dell’altra, mediante strumenti quali proposte, raccolte di firme, referendum, e se questo deve esser raggiunto passando un periodo di magra per la dipartita di uno dei vertici triangolari che faccia aprire gli occhi a chi li tiene chiusi con la Coccoina, che sia, io ci credo.

Zat
http://www.youtube.com/zatarraakaeldoublem
http://www.self.it/ita/details.php?nb=8019991871737
http://www.myspace.com/zatarraakaeldoublem
http://www.facebook.com/pages/ZATARRA/8935612003
http://www.zatarra.eu

2 comments ↓

#1 Mick on 06.17.11 at 08:02

Grande Zat! leggendo le risposte tra neologismi e invettive mi pareva di vederti sopra il palco col microfono! pirata for president!

#2 Sam on 06.17.11 at 16:45

Ovunque e comunque per il nostro Pirata!