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Quelli che chiedono “chiarezza” le tentano di tutte per preservarsi le poltrone. Scende in pista anche il comunicatore del groviglio. Alla faccia della discontinuità

Ieri il sindaco Ceccuzzi ha presentato le dimissioni e nel contempo il bilancio consuntivo è stato bocciato. Noi non entriamo nelle vicende interne al PD, chiediamo solo la fine della farsa ai danni della città. In questo momento è in atto un tentativo, a nostro avviso sterile, per ricostituire una nuova maggioranza per evitare le dimissioni del Ceccuzzi. Vorrebbero convincere Corradi e De Risi per farli entrare in maggioranza così da evitare le dimissioni del dimissionario Ceccuzzi. A questo punto meglio il commissario e nuove elezioni.

Basta leggere quello che scrive il capo del groviglio Stefano Bisi per capire il tentativo messo in atto. Dal blog del Bisi:

“Non sono riusciti ad abbassare i toni, a far prevalere quello che unisce rispetto a quello che divide. Si è andati avanti a testa bassa sperando di abbattere l’avversario. Alla fine a rimetterci è Siena perché il peggiore governo scelto dai cittadini è migliore di un commissario prefettizio. I cittadini, un anno fa, hanno scelto un sindaco e i consiglieri comunali e non un tecnico, quello che arriverà se entro venti giorni non si troverà una via di uscita. Nei momenti di crisi si varano i governi di “salute pubblica”. A Roma hanno scelto un governo tecnico che, al momento, non ha dato i frutti sperati. Anzi, i problemi sembrano addirittura aumentati. A Siena il “tecnico” sarà un funzionario prefettizio. Se quelle forze politiche di ogni schieramento, nate male e cresciute peggio, avessero un sussulto di responsabilità potrebbero dar vita a una nuova maggioranza fatta con chi ci sta. Il momento è molto difficile perché la Fondazione Monte dei Paschi è in difficoltà, la Banca Mps ha vissuto momenti migliori ma prova a rilanciarsi, l’università tenta di risanare il bilancio, il quadro economico-sociale scricchiola e quindi chi ha posizioni di responsabilità dovrebbe ricordarsi che la politica è anche mediazione e la verità non è mai una ed una sola.”

 Per il bene di Siena è ora di dire basta al groviglio bisiano.

La discontinuità prende forma. In uscita il groviglio armonioso

Ci auguriamo che tutti sappiano fare uno scatto in avanti per rimettere in carreggiata Siena che in questi anni è stata oltraggiata, non amata, considerata esclusivamente come opportunità da spolpare per i propri interessi personali

Questa notte un mio amico mi ha mandato un email dicendomi che Ceccuzzi si era dimesso. Mi ha anche scritto una delle ultime affermazioni dell’ex sindaco:“il rinnovamento non si ferma” e sempre il mio amico ha aggiunto mah!….. Ecco io vorrei ragionare su questo mah. Non c’è nulla di peggio di chi si auto convince, in politica, di impersonare categorie generali come: innovazione, conservazione rinnovamento ad esempio. Ognuno di noi è portatore di situazioni complesse, di elementi anche contraddittori. Spesso il giudizio lo determina il passato e nonostante gli sforzi che si possono fare è proprio quest’ultimo che ci determina agli occhi degli altri. Se poi, come nel caso del Ceccuzzi, si è determinato per anni e anni la storia di una città e di una provincia è quasi impossibile cambiare pelle. E di cosa è fatta questa pelle? La prima considerazione che viene alla memoria è la determinazione con la quale nel 2001 l’ex sindaco volle alla giuda della Fondazione e successivamente a quella della banca il suo amico Mussari. Destino della sorte! I tanti “successi” del passato, i condizionamenti determinati a livello locale e nazionale oggi diventano i capi di accusa di un doppio fallimento. Anche il rinnovamento determinatosi da una situazione drammatica della Banca non ha avuto la linearità necessaria sia negli uomini che nelle proposte operative. Si è aspettato troppo e troppi i nomi legati al passato. Non sarà certo il rinnovamento quello che rappresentano i vari Fanti, i Rossi Fabrizio e David o Marino. Gli uomini del Mussari responsabili della situazione che rimangono al loro posto con la copertura dello stesso sindaco. Così come le proposte per uscire dalla crisi, che vedremo nel prossimo piano industriale, quando ci sarà, appaiono ancora non chiare. Mentre chiaro risulta ancora una volta il primato della politica sulle opportunità tecniche. Quasi tutto il mondo finanziario considera altamente rischioso imboccare la strada dei co.co bond in presenza di uno schema dei rischi  elevatissimo come quello del Monte. Ma è bene ricordare al Ceccuzzi l’alleanza spregiudicata con la margherita e con i suoi rappresentanti per arrivare a fare il sindaco. La successiva subordinazione nei confronti dello Starnini (Marino) e dei berlingueriani più in generale. Andamento oscillatorio che paga oggi insieme alla copertura data a Cenni da cui a preso una leggera distanza soltanto alla fine del mandato precedente al suo. Ma ne ha confermato l’azione politica con l’assestamento di bilancio non modificato a settembre del 2011 e ne ha ingaggiato gli uomini che male avevano amministrato. Responsabili quest’ultimi delle scelte della Fondazione e della gestione amministrativa del Comune. Uno per tutti Mauro Marzucchi, proprio quello che nominó Leonardo Pizzichi nel collegio sindacale del Monte, quello che benedì l’operazione Antonveneta, quello del Bilancio prima dei lavori pubblici poi e di nuovo del bilancio attualmente. Il Vicesindaco per tutte le stagioni responsabile del bilancio che ha portato alla crisi che per lui andava bene, meno male! Il Maurzucchi delle primarie, meglio di quelle non fatte, che dice di no ai rappresentanti della birreria e poi ne accetta i voti. I birrai nominati in diversi incarichi perché utili alla elezione del Ceccuzzi a sindaco. In questi mesi, l’ex sindaco ha perpetuato il sistema di gestione che lo ha sempre contraddistinto circondandosi di persone “altamente professionali”. Basterebbe solo citare Giulio Carli e Simone Bezzini, quelli che prima di andare a fare la pipi domandano il permesso al chianino. Metodi che si sono chiaramente manifestati con il siluramento del direttore della Nazione o con la non partecipazione alle trasmissioni per poi minacciarle di querela, sport molto diffuso tra i dirigenti del PD. E al di là di questo, cioè la gestione iper politica del Comune il nulla amministrativo tranne la meritevole iniziativa dei parcheggi rosa e l’aver imposto il nuovo direttore alla Fondazione con il solito blitz da padrone. Ben altro ci sarebbe voluto in questi momenti di crisi in termini di capacità amministrativa, di conoscenza dei problemi, di capacità di direzione strategica. Oggi la città si domanda sul proprio futuro, giustamente! Ci auguriamo che tutti sappiano fare uno scatto in avanti per rimettere in carreggiata Siena che in questi anni è stata oltraggiata, non amata, considerata esclusivamente come opportunità da spolpare per i propri interessi personali. Una cosa comunque è certa che il periodo Ceccuzzi, Mussari venga archiviato definitivamente e si apra una nuova stagione. difficile, sicuramente, ma che sappia recuperare un livello di confronto democratico, trasparente e di merito. L’augurio è che da questa situazione possa nascere una nuova classe dirigente.

T.O.

Da oggi serve buon senso. Finalmente il groviglio è finito

Il groviglio è andato in tilt e il tonfo è stato forte. Le dimissioni del Ceccuzzi rappresentano la fine di un ciclo negativo per città. Oggi termina la gestione negativa della città i cui protagonisti hanno dei nomi e cognomi: Franco Ceccuzzi, Giuseppe Mussari, Luigi Berlinguer, Alberto Brandani, Stefano Bisi. Da oggi serve buon senso.

P.S. Consigliamo a Criccaboni di rassegnare immediatamente le dimissioni.

A proposito di questione morale

Apprendiamo con sdegno che all’Università per stranieri il 25 maggio si ricorderà la figura di Enrico Berlinguer e, oltre alla figlia, interverranno alcune teste d’uovo del Partito e, con una faccia veramente di bronzo, anche suo cugino, al secolo il Sultano di Stigliano.
La figura di Berlinguer, dice l’organizzatore Cigna, è ancora attuale sotto molti aspetti. Bene. Ce n’è uno in particolar modo: la questione morale. A questo punto facciamo qualche domanda a questo proposito:
1) è moralmente accettabile che un’università antica e prestigiosa venga messa in ginocchio e ne venga dilapidata la fortuna didattica e scientifica per farsi belli di fronte al mondo e scalare posizioni politiche?
2) E’ morale, dopo averne prosciugato le casse con iniziative costosissime come il falso anniversario del 750°, lasciare il tutto in mano ad un dissestatore da competizione, Tosi, circondato da mozzaorecchi pericolosissimi?
3) E’ morale continuare a farsi incensare dai predetti mozzaorecchi, Faraone di Pescia incluso, anche attraverso palesi illegalità come i famosi libri in proprio onore?
4) E’ morale farsi reintegrare senza poi fare neanche un minuto di presenza in Ateneo, al fine di puntare alla Corte Costituzionale o comunque al CSM come è avvenuto?
5) E’ morale fare comunella con personaggi del calibro di Rosaria Bindi, in aspettativa per oltre venti anni nell’ateneo che si è governato, al fine di ingraziarsi anche tutta quell’ala democristiana che il cugino ha così ferocemente avversato?
6) E’ morale divenire ministro e cominciare a distruggere completamente l’istruzione superiore in Italia e poi, per giunta, dopo aver lasciato una cricca di ascari fedeli al ministero, fare comunella con personaggi disgustosi come la Moratti e la Gelmini? E fare anche il musicologo ministeriale di chiara fama?
7) E’ morale appoggiare incondizionatamente, anche tramite pressioni alla suddetta disgustosa Gelmini il duo del dissesto finale Criccaboni & Fabbro?
8) E’ morale avvalersi delle capacità dissestatrici anche di personaggi come Jolanda Cei Semplici?
9) E’ morale inzuppare a forza il proprio figlio prima come professore ordinario, poi come consigliere d’amministrazione di Ampugnano, poi come consigliere di amministrazione di Antonveneta?
10) E’ morale continuare attraverso i propri fidatissimi mozzaorecchi continuare a determinare le scellerate scelte politiche che hanno ridotto l’intera città di Siena in ginocchio e sull’orlo del baratro, dopo aver perso Università, Banca e Fondazione?

Potremmo continuare ad libitum, ma ci fermiamo qui, considerando invece morale invitare i cittadini, anche e soprattutto quelli di sinistra ad attendere questo personaggio il 25 nel piazzale della stazione e notificargli, civilmente e solo verbalmente, tutto il proprio rimprovero e disgusto per aver contribuito in prima persona al degrado economico, culturale e politico di una città che ha vissuto tempi ben migliori prima del suo avvento.
Per non parlare dell’infame sfruttamento di una persona, come ENRICO Berlinguer, che – piaccia o non piaccia – ha rappresentato certamente una ben altra sinistra italiana.

Se Manciulli vuol replicare noi non censuriamo nessuno

Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo dedicato al segretario regionale del PD Andrea Manciulli, il nostro blog ha toccato il picco massimo di 22.368 contatti. Forse la curiosità. Nel contempo siamo venuti a sapere che il Manciulli avrebbe affermato che l’articolo del nostro blog sarebbe stato suggerito dai fratelli Monaci. Come al solito prendono fischi per fiaschi e in alcuni casi il fiasco non lo lasciano andare. Tempo fa il blog era gestito da universitari, poi dietro ci sarebbe stato il Piccini e i suoi collaboratori, di recente son spuntati fuori altri nomi. Tra non molto azzarderanno l’ipotesi che il blog sia gestito dalla Casa Bianca o da Report o da Colonnino. Mai nessuno, però, smentisce i contenuti dei nostri articoli. Invece di farvi le seghe mentali sul blog, e ribadiamo la piena legittimità del blog, qualcuno pensi ai danni compiuti. Al Manciulli, come già espresso ad altri, comunichiamo che se vuole replicare al nostro articolo qui nessuno censura. Che buffa cosa: anni fa alcuni dirigenti del PD annunciavano ai quattro venti che “la rivoluzione” passava attraverso il web, oggi invece invocano l’omertà del web. Non prendete fischi per fiaschi e lasciate in pace il fiasco.

Scoprite le differenze

E’ proprio vero che il mercato separa il cretino dai suoi soldi

Una volta si diceva negli atti amministrativi che il combinato disposto generava il dispositivo della delibera. Il combinato disposto della trimestrale e dell’ipotesi di mettere in essere un’obbligazione dal titolo “simpatico” come co.co.bond genera l’andamento del titolo di questi giorni. La trimestrale non ha bisogno di particolari commenti perché i numeri confermano ancora una volta che la banca è ingessata, bloccata! Non riusciamo a capire come se ne possa scrivere positivamente se non facendo ricorso alla solita azione di convinzione nei confronti dei giornali messa in atto dai “maestri” della comunicazione di Rocca Salimbeni. Un’aspetto positivo, comunque, questa volta c’è: la chiarezza dell’esposizione e la facilità nella lettura dei numeri. Linguaggio asciutto di un management rinnovato che sa confrontarsi con il mercato, anche se sarebbe sempre bene accompagnare le affermazioni e gli aggettivi con i numeri. Veniamo da un’esperienza, quella del Mussari, dove le cifre e i piani industriali erano una variante indipendente. Dirigenti, i nuovi, che sanno che gli azionisti sono tutti uguali e che devono essere ripagati dall’assunzione del rischio di impresa, che non piegherebbe mai il risultato aziendale ai voleri della politica. Almeno così ci sembrava e che così vorremmo continuare a sperare se non ci fossero all’orizzonte i co.co.bond. Titoli che non devono essere confusi con le famose coccole promesse da Ceccuzzi in campagna elettorale. Il primato della politica consiste nel non scendere sotto il 33% nel controllo della Banca da parte della Fondazione. Per fare questo si ricorrerebbe invece della strada lineare, quella dell’aumento di capitale classica con gli obiettivi industriali ben chiari, ad un ulteriore indebitamento che va ad aggiungersi agli altri sei miliardi e oltre già contratti. Piano industriale, quindi (che purtroppo slitta ancora) e ricorso al mercato con un management che si misura con degli obiettivi veri e mette le proprie capacità nella sfida imprenditoriale. Certo questo comporterebbe una discesa ulteriore della Fondazione che continuerebbe in ogni caso ad essere alimentata dagli utili, ridotti, ma comunque percepiti. E Dio solo sa se la città ha bisogno di utili. L’emissione dei co.co. lascia la banca nell’incertezza nei confronti del mercato e blocca, vista la mole dell’indebitamento, la distribuzione degli utili per diversi anni. Creano una diseguaglianza fra gli azionisti e l’emittente deve pagare un’interesse altissimo ai sottoscrittori (15-18%). Obiezione! Ma i sottoscrittori sarebbero la Cassa Depositi e Prestiti e lo Stato, quindi, gli interessi andrebbero allo Stato. Non è proprio così. Il pubblico deve indebitarsi per sottoscrivere i co.co e per pubblico va intesa anche la Cassa Depositi e Prestiti in quanto partecipa al consolidamento del bilancio statale. In più la Banca deve già rimborsare i Tremonti Bond per un importo di un miliardo e novecento milioni euro. Se ciò non avvenisse, quest’ultimi, sarebbero trasformati (entro il 2013) in azioni e lo Stato diventerebbe azionista del Monte. Ai valori del diciassette maggio la Banca capitalizza circa due miliardi e cinquecento milioni di euro, capite bene cosa significa. Qui casca l’asino! Siamo in presenza del primo passo sulla strada della nazionalizzazione del Monte. Ma di una nazionalizzazione subdola, meglio sarebbe, se così fosse, una strada lineare, pulita. I co.co bond hanno una clausola quella che sarebbero trasformati in azioni nel caso in cui la banca scendesse nel suo TIER one sotto un certo valore che potrebbe essere fissato nel nove per cento. Se ciò dovesse avvenire, cioè che la banca non riuscisse a superare quella soglia, lo Stato procederebbe alla nazionalizzazione. Determinerebbe il valore economico e giuridico sottostante alla nazionalizzazione, fissando il prezzo delle azioni e con questo darebbe il ben servito alla Fondazione e alla città. Non so se tutti hanno ben valutato i rischi concreti di una ipotesi del genere, stante la situazione nella quale si trova il Monte. Meglio poco che nulla e il niente è dietro l’angolo se si continua a privilegiare la politica (33%) alla dura legge del mercato.

T.O.

Basta con il “cilicio” intorno alle banche

Ignazio di Loyola, proclamato santo da papa Gregorio XV e fondatore della compagnia di Gesù, praticava l’uso del cilicio come atto di penitenza e per autoflagellarsi per avvicinarsi al sacrificio di Gesù. L’uso e l’abuso (secondo fonti degli stessi ambienti dell’integralismo cattolico) è una pratica nascosta in quanto non è contemplata dalla chiesa cattolica. Quindi un uso privato e in certi ambienti,il cilicio è riconosciuto come pratica del pentimento. Contenti loro tranquilli (poco) tutti. Negli anni si sono susseguiti libri, film, ricostruzioni più o meno fantastiche e la prevalenza delle informazioni riconduce l’utilizzo del cilicio dentro gli ambienti dell’Opus Dei. Tra storia e leggenda il cilicio diventa un elemento quasi modaiolo di una certa elitè. Alcune fonti giornalistiche americane ci raccontano di negozi specializzati nella vendita del cilicio. Ci sono varie colorazioni e diversi modelli. Come del resto accade per la lingerie. Apprendiamo che in alcuni ambienti va di moda il cilicio color viola, soprattutto sulla riva di mondi profani. Nessuno si senta offeso, ci riferiamo naturalemente a coloro che ne fanno uso, se utilizziamo l’immagine dell’uso del cilicio per raffigurare la stretta nefasta,quasi di autoflagellazione, che certe gestione passate e presenti hanno e praticano intorno e dentro le banche. Recando danni alle stesse banche e all’economia reale in generale. Gestioni chiuse, ossessive,autoreferenziali, che come possiamo registrare dagli eventi hanno indebolito le banche, praticando una quasi mutazione genetica del ruolo specifico. In molti, anche sulle spinte emotive (giustificabili), si augurano l’abolizione delle banche. Questa è un’utopia, però, considerata la situazione di declino economico e le varie operazioni finanziarie pessime, è auspicabile, anzi è urgente, una rimodellazione del sistema bancario e quindi smetterla con la stretta del “cilicio” intorno alle banche.