Vita quotidiana dei caldarrostai del Vallo di Adriano: l’epopea bettiniana dalle fortificazioni in pietra al dissesto dello Studium senese

Francesca, una delle nostre appassionate lettrici, dopo aver letto le cronache del viaggio nipponico del latinista Maurizio Bettini, ha lasciato un commento con una  richiesta che noi intendiamo esaudire. Questo è il commento: “L’Ode l’ho letta ed è disgustosa. Ma adesso dovete elencare i misfatti di Bettini, visto che lo sfottete a questo modo, in modo che noi, vostri lettori, possiamo avere chiara la faccenda. grazie. F.D.”

Precisiamo fin da subito, senza polemica alcuna con Francesca, che noi non sfottiamo Bettini: questi luminari si sfottono da soli con le continue gesta a dir poco censurabili. Tra un tuffo nell’antico e più di un tuffo nel moderno ripercorriamo fino ai giorni nostri l’ascesa dell’intellettuale Maurizio Bettini (insieme a Schiavone) organico al “partito dentro il partito” guidato dal musicologo di chiara fama, l’esperto di diritto sardo Luigi Berlinguer. Il giovane Maurizio fin dai primi passi accademici diventa il pupillo del musicologo; nella piramide dei fedelissimi (fino alla fine) di Luigi ci sono solo tre presenze storiche: Jolanda Cei Semplici, Floriana Colao e Maurizio Bettini. Il nostro studioso di pipistrelli e caldarrostai del mondo antico doveva essere il successore del musicologo alla guida dell’ateneo senese ma, il realismo di quegli anni costrinse il sultano a scegliere il patologo, per via degli accordi dentro la facoltà di medicina. Bettini non si perse d’animo e durante gli anni del patologo mise a frutto il potere accademico derivante dalle spinte di Luigi. Il rettore – intellettuale – ombra del faraone era proprio il latinista Bettini. Non a caso, proprio per suggellare il rapporto stretto con il patologo e per marcare la propria potenza da intellettuale da regime, mise alla luce quella famosa e disgustosa ode che riproponiamo http://shamael.noblogs.org/?p=3564

Così come non si fece mancare nulla quando chiese di aderire alle politiche gestionali del patologo, meglio definite “politiche pacchetti di affetto”, e senza alcun problema ottenne il ricongiungimento accademico con la moglie. Leggete qui http://shamael.noblogs.org/?p=3054

Per sconfinare dalle mura, grazie alla cricca ministeriale, si inventarono un altro ruzzino spendi soldi come il SUM. Basta leggere qui http://shamael.noblogs.org/?p=3703

Comunque la dimora principale dell’inghirlandatore di geni è la Villa del Glicine di Via Roma 56 che costa all’ateneo quasi 50.000 euro l’anno di affitto. Dalla dimora il latinista oltre a studiare il rapporto uomo/animale e la zoomania (forse anche uno studio sulle frequentazioni equine della pornostar Ilona Staller in arte Cicciolina?) attraverso la macchina del tempo salta dalla Grecia antica alle invasioni barbariche (supportato dalle supercazzole del semistorico Omar). A proposito del mondo antico: come mai il presidente della fondazione MPS Mancini non invia gli ispettori della stessa fondazione a verificare come sono state spese le erogazioni destinate negli anni al Centro Antropologico del mondo antico diretto da Maurizio Bettini? Ci vanno gli ispettori o dobbiamo farla noi questa verifica nel dettaglio?

Chissà come trascorrevano la vita quotidiana i caldarrostai durante i soggiorni invernali nel Vallo di Adriano o nel Vallo Antonino? A quei tempi costruivano fortificazioni in pietra; con Tosi-Bettini-Criccaboni ci tocca (e toccava) assistere alla demolizione economica e culturale del prestigioso e antico Studium senese. Cara Francesa, ecco la storia di Maurizio Bettini  e del suo mondo moderno. Quello antico era più edificante.