Una Siena più europea per rilanciare il turismo e l’economia
Riguardo al futuro della nostra città mi sembra che si oscilli tra due estremi. C’è chi vede tutto nero, considerando Siena ormai consegnata ad una irreversibile decadenza, e chi va in giro distribuendo sogni, assicurando che Siena, grazie alle sue magnifiche qualità e capacità, trionferà immortale, ma senza preoccuparsi di spiegare, in concreto, come. Personalmente mi ascriverei tra i fiduciosi critici: penso che in questa città esistano grandi risorse di persone e di mezzi in grado di permetterle di uscire dalla attuale crisi, ma a condizione che al suo interno avvenga una complessiva messa in discussione di logiche e abitudini che hanno imperato negli scorsi anni.
Il punto di svolta, a mio parere, sta nel comprendere che le risorse di cui prima parlavo dovrebbero sviluppare una nuova capacità di integrazione operativa e strategica e, al contempo, imparare a meglio sfruttare le opportunità che la cooperazione europea può offrire.
A Siena abbiamo una diffusa piccola imprenditoria privata di natura individuale, così come abbiamo forti e radicate organizzazioni che uniscono artigiani, commercianti, agricoltori. In passato, quando c’era il “Monte” a provvedere, ciascuno, forte di quel sostegno, ha costruito autonomamente il proprio divenire. Da parte del Comune è mancata quella funzione di cabina di regìa che sarebbe stata necessaria per costruire un modello di sviluppo organico, poiché in realtà il referente reale della politica economica cittadina era la Banca, che dava, ma non coordinava, perché non era suo compito. Oggi la realtà è mutata e il Comune non potrà/dovrà sottrarsi a tale ruolo; dovrà farlo muovendo dalle risorse che ci sono, ma soprattutto trovandone di nuove.
Un banco di prova fondamentale può essere il turismo, che Siena in passato non ha mai sfruttato in termini strategici, perché ben alimentata da altre fonti; al riguardo basta considerare come si è lasciata deperire una possibile miniera di ricchezza quale è il Santa Maria della Scala. Inoltre è d’obbligo considerare quanto Siena non abbia mai sfruttato le possibilità offerte dall’Unione Europea, si consideri che nel periodo di programmazione 2007-2013 su 45,1 milioni di euro arrivati sul territorio solo 36.631,25 sono stati destinati alla cultura e al turismo, tra l’altro per un progetto che non è stato neanche portato a termine e titolato “Sperimentazione del metodo territoriale di turismo sostenibile e competitivo della rete di regioni europee necstour”. Se queste sono le premesse, le conseguenze non possono certo essere diverse.
Un turismo rilanciato, organizzato, messo in rete, stanziale può significare rilancio non solo per alberghi e ristoranti, ma anche per il commercio, le imprese artigiane, l’edilizia, l’industria culturale e così via. Ma in una tale prospettiva è indispensabile che gli operatori economici non procedano in ordine sparso, bensì in modo coordinato: a questo deve pensare il Comune.
Se questo lavoro sarà organico e programmato, sarà più facile accedere alle risorse che la comunità europea può fornire. Anche perché, e questo lo sanno bene tutti gli operatori che hanno in passato partecipato alla sfida sui fondi europei, se non si crea una rete di soggetti validi e ben coordinati i fondi europei non sono accessibili.
A questo proposito è necessario che il nuovo sindaco si ponga nell’ottica di intervenire in maniera estremamente rapida per far sì che la nostra città sia protagonista ai tavoli di concertazione già attivi per l’attuazione della strategia comunitaria finalizzata alla valorizzazione delle città. In questa fase i comuni stanno partecipando attraverso l’ANCI, ma in tempi brevi si porrà come prioritaria una partecipazione diretta volta a tutelare gli interessi specifici dei singoli territori per essere protagonisti nella gestione dei fondi europei. Altrettanto protagonismo sarà richiesto nel prossimo futuro per la partecipazione attiva alla programmazione che interesserà il periodo 2014-2020 per il quale gli stanziamenti previsti ammontano a 959,9 miliardi di euro di cui 2,5 destinati alla competitività delle imprese anche nel settore del turismo.
Allora le parole d’ordine del prossimo futuro devono essere competenza, efficienza, volontà e organizzazione in rete per sfruttare al meglio tutte le opportunità che il nostro territorio merita.