Finalmente le proposte concrete le riassestare l’ateneo senese: le proposte della Lista Siena si Muove – Anche il cittadino senese Carlo Regina è candidato nella lista Siena si Muove – Riportiamo integralmente il documento pubblicato sul sito della Lista Siena si Muove (http://www.sienasimuove.it/ )

481722_10201210515891137_778161619_nProposte concrete per un riassetto dell’Ateneo senese

Da più parti sono arrivati rimproveri a chi, come il professor Giovanni Grasso, alcuni blog,Siena si muove, Laura Vigni e altri (pochi) candidati alle prossime elezioni comunali, ha sottoposto alla pubblica attenzione un’aspra critica alla gestione dell’Ateneo senese, passata e presente. A parte coloro, come Valentini e i numerosi membri della lobby universitaria che lo appoggiano, impegnati soprattutto a minimizzare la reale portata del dissesto (non soltanto finanziario, sia chiaro), altri argomentano che non siano state presentate proposte costruttive. È venuto dunque il momento di avanzarle, queste proposte, pur premesso che se non verranno individuate e adeguatamente sanzionate le responsabilità, l’Ateneo non avrà alcuna possibilità di salvarsi, perché troppi sono ancora coloro, inclusi gli attuali vertici, che hanno contribuito a gestire in modo dissennato la massima istituzione culturale cittadina.

Le proposte:

1. È fondamentale chiudere tutte le sedi distaccate e richiamare i dipendenti – docenti e no – a Siena. La didattica e la ricerca sono state gravemente danneggiate dalla mancata sostituzione nell’organico dei docenti nel frattempo andati in pensione (o prepensionati e poi premiati con cospicui contratti). L’Ateneo ha bisogno di tutti a Siena. Se Arezzo, Grosseto, Colle, San Giovanni vogliono l’università sotto casa devono investire risorse proprie. Il Comune di Siena non si ritenga estraneo a questa dinamica, perché il dialogo con gli altri comuni interessati è cosa di evidente pubblica utilità.

2. È necessario che il Comune di Siena si costituisca parte civile nei processi che hanno a oggetto l’Ateneo, in particolar modo quello sul dissesto. Tutta la retorica sulla cittadinanza studentesca, l’attrattività per gli studenti, rimane priva di senso se non si riesce a capire che l’Ateneo è attrattivo solo quando ha i conti in ordine e riesce a dispiegare la propria funzione di produrre cultura ed educazione, evitando di alimentare – con mosse infelici come il taglio del salario accessorio e la riduzione dei servizi – la macelleria sociale effettuata sui Collaboratori Esperti Linguistici e sulla Cooperativa Solidarietà e dando un’idea di armonia e concordia in cui tutti collaborino: docenti, personale TA e studenti. Finora, come è evidente, non è stato così, si è anzi alimentato un incomprensibile conflitto tra poveri. Soprattutto, si deve avere la consapevolezza della portata del danno causato al Comune e a tutti i cittadini, danno anche economico, oltre che sociale e culturale.

3. Chi rappresenta gli enti locali nel Consiglio di amministrazione deve in tutti i modi perorare l’applicazione della legge. Legge pessima (n. 240/2010, la famigerata Legge Gelmini), ma che, come tutte le leggi dello Stato, deve essere rispettata ed applicata nella sua interezza. Se Siena non ce la facesse a mantenere la propria autonomia, andrebbe avanzata la proposta (anche a salvaguardia del personale docente e tecnico amministrativo) di federazione di atenei contigui prevista dall’art. 3 della legge. In questo modo si potrebbero ridistribuire le risorse con Firenze e Pisa, con proficuo vantaggio di tutti. Meglio un po’ di pendolarismo tra città vicine che essere mobilitati a forza (nel caso del personale TA), oppure rimanere senza strutture didattiche e scientifiche per mancanza di requisiti minimi. Sarebbe più equo, onesto e trasparente per tutti. Non ne risentirebbe, almeno sul piano della ricerca e della didattica, neppure l’indipendenza dell’Ateneo, la cui autonomia semmai è stata finora più volte compromessa dalla pesante mano della politica.

4. Un’applicazione troppo rigida della succitata (e pessima) legge Gelmini, ha consentito di trasformare la Direzione amministrativa dell’Ateneo in una sorta di burocratica satrapia orientale. A cascata, vi è stata un’enfatizzazione dei ruoli amministrativi a danno di didattica e ricerca, un tempo autentiche ragioni sociali e pubbliche di una università, ora umiliate sotto una coltre di regolamenti spesso ai limiti, talvolta oltre il grottesco.
È tempo che studenti, docenti e lavoratori tornino al centro della vita dell’Ateneo senese.

1 comment so far ↓

#1 kutuzov on 05.23.13 at 10:36

analisi seria e condivisibile: e gli altri, hanno qualcosa da replicare?