Riflessioni e interrogativi importanti di alcuni nostri lettori sulla gestione dell’università di Siena

Alcuni nostri lettori hanno scritto dei commenti al nostro post http://shamael.noblogs.org/?p=6671#comment-64919

Commenti pieni di riflessioni e interrogativi importanti, alcuni dei quali meritano supplementi d’indagine.

Scrive un commentatore anonimo: “O com’è che altre Università tipo Unimore (http://www.unimore.it/ammissione/immaisc.html) o la Sapienza (http://www2.uniroma1.it/infostat/facolta.php?aa=2013&lk=1) pubblicano online i dati delle iscrizioni di quest’anno? A Siena non solo non ci sono i dati (io non riesco a trovarli, ma forse non sono capace), ma nemmeno i toni ‘trionfalistici’ degli anni scorsi in cui si sottolineavano i numeri delle immatricolazioni, che cofermavano la ‘qualità’ e l’eccelenza’ nonostante tutti i problemi. O come mai?”

Ci scrive poi il sig. Foffo dell’Acqua Borra:”sprechi come quello della doppia sala macchine, una per le biblioteche (SBA) e una per l’ateneo (Q.it). O le migliaia di euri per il progetto dei quotidiani su monitor touch screen che sarebbero dovuti essere nelle varie biblioteche … monitor “scomparsi” dopo qualche giorno dalla loro installazione … o i soldi per il piano di scannerizzazione con tanto di Hassemblad da diverse decine di migliaia di euro per fare le foto ai libri … o i tanti Apple da oltre 1000€ l’uno disseminati negli uffici ed usati solo per leggere le email …”

Il commento di Kutuzov:”Considerato, fra l’altro, che questo ultimo e la mestrina hanno beneficiato dell’effetto del prepensionamento di quasi cento docenti (e anche, diciamolo, di qualche decesso)?………………………….. se togliete cinque docenti in un corso di laurea dove ce n’erano quaranta, non succede niente; se togliete cinque docenti dove ce n’erano ventiquattro, chiude perché cadono i fantasmagorici e pirotecnici “requisiti minimi di docenza”. Se escono di ruolo o crepano cinque docenti in un settore disciplinare dove ce n’erano ventitre, il settore sopravvive: se ne togliete cinque dove ve n’erano…cinque (e considerando che in molti settori ce n’è uno solo) , quell’area scientifica, quella materia, spariscono. Se fra dieci anni assumeranno cinque o sei associati (magari tutti in settore!) non cambierà niente. Vi sembra questo il modo di riformare l’università, soprattutto sapendo dove e come si sono fatte assunzioni in maniera scriteriata?”

3 comments ↓

#1 il cartolaio stanco on 01.15.13 at 11:30

io non vorrei smorzare i vostri entusiasmi ma davvero credete che 1000 studenti in più o in meno facciano la differenza? ma quanto paga uno studente di tasse all’anno? 1500 euro? beh sarebbero 1.5milioni, certo non poco ma nemmeno una cifra che sposta in attivo il risultato di gestione.
Questione software che ho letto qui e là. voi siete a conoscenza delle novità introdotte dalla legge n.240 del 2010 (legge gelmini) sul bilancio e la contabilità delle università? é abbastanza ovvio che il passaggio al bilancio unico ed alla contabilità economico-patrimoniale + analitica richiede un cambio software. e quando cambi il software quale vai a prendere? quello più usato – più affidabile e più apprezzato dai colleghi ma anche dal ministero….cioè in italia ugov. Soldi spesi male? non lo so, certo è meglio del software che il precedente DA aveva fatto acquistare si diceva con qualche interessuccio personale o no?
se poi leggete la gelmini viene fuori che le università devono fare piani triennali di programmazione sul personale cioè prevedere in anticipo oggi chi reclutare nei prossimi 3 anni…
quindi se si vuole fare politica universitaria seria gli strumenti ci sono…magari occorrerà anche mettersi una mano sulla coscienza e ragioanare su quali corsi/facoltà/discipline servono e quali possono essere abbandonate

#2 Ne.S.S.O on 01.15.13 at 12:00

A proposito di riflessioni; sul sito Ne.S.S.O-Network Siena Sostenibilità (http://www3.unisi.it/v0/portale.html?fld=6753) si legge quanto segue:
“La sostenibilità per Nesso è promuovere efficienza economica, rispetto e mantenimento della qualità ambientale, riduzione del consumo di risorse ed equità sociale. Questo impegno è stato formalizzato in una Carta della Sostenibilità che enuncia le linee guida che l’Ateneo intende perseguire:

tutela e valorizzazione dell’ambiente universitario;
utilizzo di materiali e prodotti a basso impatto ambientale;
gestione responsabile dei rifiuti;
conservazione delle risorse materiali attraverso il loro uso sostenibile nei progetti di costruzione e di recupero, nei trasporti e nei servizi;
riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e dei consumi energetici;
riduzione degli sprechi nell’uso degli spazi destinati alla didattica e alla amministrazione;
sviluppo di ricerche innovative su tecnologie, strumenti e pratiche sostenibili;
incremento della consapevolezza dei valori ambientali attraverso la didattica, le best practice e la diffusione di informazione;
collaborazione con una diversificata comunità universitaria impegnata su questi temi per promuovere la mission di Nesso;
coniugare lo sviluppo locale con lo sviluppo sostenibile, in un’ottica non localistica ma aperta e multiscalare.”

Che fine ha fatto questo progetto?

#3 paroleparoleparole on 01.15.13 at 12:17

Riflessione: E questo progetto che fine ha fatto? (http://www.gnu.unisi.it/)

Perché GNUnisi:

“Motivi di natura economica: vista la gravissima situazione finanziaria in cui versa il nostro Ateneo è indispensabile attivare procedure volte all’eliminazione delle spese superflue. L’amministrazione ha individuato nell’acquisizione delle licenze software, un ambito in cui intervenire in modo deciso.

Motivi di natura normativa: Le pubbliche amministrazioni, in materia di utilizzo e acquisto del software, sono vincolate a precisi dettami di legge, in particolare la direttiva “Stanca” del dicembre 2003 e il D. Lgs.vo 82/2005 detta “Codice dell’amministrazione digitale”, dove si induce all’adozione di criteri di scelta dei software informatici, che rispondono a requisiti di efficienza e risparmio economico.
Nel dettaglio, al comma 1 dell’art, 68 di tale codice, si precisa che le pubbliche amministrazioni, nell’acquisire soluzioni software, debbano effettuare una valutazione comparativa che tenga conto di aspetti tecnici ed economici, tra le varie soluzioni disponibili sul mercato, incluse quelle a software libero.
Motivi di natura tecnica: gli applicativi Opensource hanno ormai raggiunto un grado di maturità e affidabilità talmente elevato che possono costituire una valida alternativa a quelli a pagamento. I software libero, infatti, dà la possibilità di intervenire direttamente da parte dell’utente nel codice, di modificarlo e di integrarlo e di plasmarlo sulle proprie esigenze. E’ pressoché inattaccabile dai virus informatici. Offre alternative valide e in molti casi migliori di quelle commerciali. E’ molto più sicuro dalle intrusioni esterne ed è altresì particolarmente performante nelle funzioni di rete e di connettività in generale. Il sistema non degrada con il passare del tempo, con l’utilizzo e con la installazione e disinstallazione del software.
Il sistema GNU/Linux inoltre, “gira” anche su macchine non particolarmente performanti, il che consente il riutilizzo di PC al momento inutilizzati o in via di dismissione.
Motivi di natura etica: Il software non viene utilizzato solamente per ricerca, ma anche per la didattica. Nelle aule informatiche didattiche vengono perciò installati programmi che vengono poi utilizzati dagli studenti. Si deve considerare che gli studenti hanno poi la necessità di riprodurre a casa la medesima situazione che è stata presentata all’Università. Adottare software libero eviterà loro o di spendere soldi per utilizzare i software didattici o di utilizzare versioni non in regola.
C’è anche da dire che l’adozione di tale tipologia di software è maggiormente in sintonia con i fini didattico-scientifici che animano una Università, basati sullo scambio e la circolazione di idee e sulla diffusione dei risultati derivanti dalle ricerche.”