Faccio subito una premessa: non partecipo alle primarie del PD e non prenderò parte pubblicamente alla prossima alle prossime campagne elettorali. Mi limito a fare delle considerazioni dal profilo culturale ,con pragmatismo e senza sfumature ideologiche. Il giovane Matteo Renzi dopo i primi passi fiorentini con il sostegno del gruppo vicino a Lamberto Dini, ha deciso di lanciarsi nel grande calderone della politica: dalla carica di presidente della provincia di Firenze alla guida del Comune di Firenze. E oggi nell’agone della politica nazionale. E’ partito rottamatore e oggi si sta rivelando un sempiterno politico della prima repubblica. Nulla da dire sul marketing e sulla gestione con effetti goriani che gli hanno consentito di occupare mediaticamente la scena; da una parte sfruttando il vuoto politico e dell’altra millantando la rottamazione della vecchia guardia. Chi meglio di lui per un nuovo corso politico? Tutta apparenza e tanto gioco mediatico. Purtroppo il giovane Matteo Renzi è una mascherata sfumatura del vecchio che avanza. Sarà credibile un politico che afferma di voler rottamare e poi si adegua,pur con tante bizze, al sistema delle regole gestite da quelli che millanta di rottamare? No, non è credibile. E’ vero o non è vero che con il suo ruolo politico degli ultimi anni ha partecipato a rendere sempre più stabile la nomenclatura che pretende di rottamare? E’ vero. Lo ammetto, all’inizio nutrivo una minima attenzione verso la novità Renzi, ma con il tempo e conoscendo il suo lavoro di mediazione con i “capi politici” delle varie realtà locali, sono giunto alla conclusione che la novità della politica italiana non è Renzi. A tutt’oggi dobbiamo fare ancora i conti con la solita classe dirigente e l’ex rottamatore è la variante giovane di questa classe dirigente. Vi faccio un esempio che racchiude il lavoro della finta rottamazione renziana. Parto dalla politica senese per concludere il percorso con quella nazionale. Qui si sfiora anche il ridicolo. Seguitemi attentamente. Il gruppo dirigente del PD ceccuzziano fino al 2011 era tutto schierato con D’Alema e a livello regionale con Manciulli; tutte le scelte operate a Siena,comprese quelle della banca, hanno visto il ruolo di D’Alema e in questo momento il vice -presidente di MPS,il piddino Marco Turchi è un dalemiano di ferro. Il Ceccuzzi, il quale pensa di essere un volpone, dopo aver rassegnato le dimissioni volontarie da sindaco che cosa studia? Rafforza i contatti con Matteo Renzi e negli incontri precedenti alla festa democratica di Siena del mese di agosto, Ceccuzzi stringe il patto delle primarie del partito con Renzi: “noi da Siena ti diamo una mano, non io direttamente ma i miei uomini fidati, e tu caro Matteo mi dai la copertura per rilanciare la mia candidatura a sindaco di Siena”. Detto fatto. Renzi partecipa alla festa estiva e si lancia con elogi sperticati nei confronti del Ceccuzzi, affermando che il chianino è il miglior sindaco per Siena. Oggi scopriamo che i coordinatori e i piddini senesi pro-Renzi guarda caso sono gli uomini più fidati del Ceccuzzi (il chianino però evita di pronunciarsi) da Simone Vigni, il sindaco di Chiusi, Mancuso, Bernazzi e Artusa e addirittura l’ex capogruppo ceccuzziano Massimo Bianchi. Renzi quindi pensa di fare il rottamatore con quella classe dirigente che ha dissestato mezza città,sostenuto l’acquisto di banca Antonveneta e nominato il rinviato a giudizio Alessandro Profumo? Suvvia, caro Renzi questi giochini sono vecchi e sono talmente evidenti che rischiano di travolgerti politicamente prima di arrivare alle primarie. E per certi aspetti non ha tutti i torti il Montesquieu di Pontedera quando critica duramente le ambiguità e il vuoto politico del giovane Renzi. Non ha tutti i torti. Il Ceccuzzi invece come si muove? Ha mandato i suoi uomini a presidiare il gruppo pro-Renzi;se poi il giovane Matteo perde, lo stesso Ceccuzzi dirà che lui ha votato per Bersani.Il gioco delle tre carte. Vedremo come finiranno queste famose primarie. Chi invece ha le idee chiare è il potentissimo sponsor del PD, l’ingegnere Carlo De Benedetti. Sabato da Milano, l’ingegnere, intervistato sull’argomento primarie e futuri scenari politici, ha dichiarato con il solito tono da previsione dall’alto del potere che conta: “auspico un Monti-bis,le primarie del PD le vincerà Bersani”. Forse a Matteo Renzi conviene concludere il mandato di sindaco e smetterla di fare il finto rottamatore. E’ poco credibile un “rottamatore” che stringe accordi con coloro che hanno messo in ginocchio una città e nominato un rinviato a giudizio alla guida di una banca. Dove sarebbe la differenza tra Renzi e Rosy Bindi?
Albus Silente