Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01859
Atto n. 3-01859 (in Commissione)
Pubblicato il 18 gennaio 2011
Seduta n. 486
LANNUTTI – Al Ministro dell’economia e delle finanze.
Premesso che:
a partire dall’8 novembre 2010, come si può leggere sul sito della banca Monte dei Paschi di Siena, il gruppo ha ideato un nuovo tipo di investimento con un «titolo di debito di tipo asset-backed “Casaforte Classe A”, emesso da Casaforte Srl a fronte di un’operazione di cartolarizzazione e collocato dal gruppo Montepaschi (banca Monte dei Paschi di Siena, banca Antonveneta e Biverbanca). Il titolo prevede una cedola semestrale fissa del 3 per cento lordo su base annua, fino a giugno 2012, e, successivamente, una cedola semestrale variabile pari al tasso Euribor 6 mesi maggiorato dell’1,05 per cento lordo su base annua. Il titolo presenta un profilo innovativo, in quanto “asset-backed”, e sarà collocato alla clientela retail. Emesso a seguito della cartolarizzazione di un portafoglio di crediti derivanti da un finanziamento ipotecario su immobili strumentali alle attività del Gruppo Montepaschi, Casaforte Classe A è in collocamento fino al 17 dicembre 2010 e prevede, oltre alle cedole, un rimborso progressivo del capitale a partire da giugno 2014 secondo un piano di ammortamento atteso ed esplicitato nel Prospetto Informativo autorizzato dalla Consob il 3 novembre. Quest’ultimo prevede, in linea generale, un rimborso integrale e progressivo entro il 31 dicembre 2030, rendendo di fatto decennale la durata media attesa del titolo. È prevista, inoltre, l’opzione di rimborso anticipato su iniziativa dell’emittente, ad esempio in caso di vendita di immobili, a partire dal 31 dicembre 2020 e, successivamente, a scadenze prestabilite»;
come si può leggere, in sintesi, sul sito Casaforte Classe A ha un “Ammontare Nominale Complessivo € 1.536.640.000”, un “Lotto Minimo € 1.000”; la “Data Emissione 22 Dicembre 2010”, “Data Scadenza Attesa secondo il piano di ammortamento 31 Dicembre 2030, salvo rimborso anticipato o ritardato del finanziamento, Data Scadenza Finale 30 Giugno 2040”, “Data Pagamento Cedole 30 Giugno e 31 Dicembre di ogni anno”, “Ammontare cedole Tasso Fisso 3% (annualizzato) per le prime 3 cedole semestrali (dal 30 Giugno 2011 al 30 Giugno 2012); poi Tasso Variabile pari a Euribor 6 mesi maggiorato di un spread di 105 bps”;
l’interrogante aveva già sollevato dubbi sulla cartolarizzazione degli affitti Casaforte da parte del gruppo Monte dei Paschi di Siena, sia in Commissione finanze che durante l’audizione del ministro Sacconi presso la Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale del 1° dicembre 2010;
considerato che:
in data 15 gennaio 2011 su “la Repubblica”, è uscita un’analisi molto accurata sulla situazione del gruppo Monte dei Paschi di Siena, da parte di Alessandro Penati: “Dal 2007, il Monte Paschi di Siena (Mps) ha perso quasi l’80% del proprio valore: quasi il doppio del settore in Europa. Eppure Mps dovrebbe essere il prototipo di banca radicata sul territorio: poco rischiosa, virtuosa e redditizia. Ma, purtroppo, legare la propria attività a un’economia destinata alla stagnazione significa sofferenze in aumento e clienti sempre meno redditizi. Per Mps si aggiungono la lentezza nel tagliare i costi operativi; il peso di acquisizioni a prezzi inflazionati proprio alla vigilia della crisi, e una patrimonializzazione tra le più basse in Europa. La crescita esigua degli utili non basta a ricostruire rapidamente il patrimonio, senza tener conto dei quasi 2 miliardi di Tremonti bond da ripagare, e dei dividendi che il socio Fondazione esige. La via dell’aumento di capitale sembrerebbe obbligata. E qui cominciano i problemi. La Fondazione che controlla la banca col 55% del capitale sociale (e il 46% dei diritti di voto) non vuole farsi diluire, ma non ha risorse per la ricapitalizzazione: la partecipazione nella banca (80% del suo patrimonio) è immobilizzata per evitare una minusvalenza da 1,6 miliardi; c’ è poi un altro miliardo di investimenti immobilizzati (private equity e similari). Rimangono meno di 500 milioni di attività liquide; troppo poco. Così, scatta la caccia alla plusvalenza (contabile) per rimpolpare gli utili (contabili) di Mps. Nel 2009, 220 milioni di utili netti ne scontano 292 di plusvalenza dalla cessione dell’asset management; altri 200 da cessioni nei primi 9 mesi del 2010 (utile netto di 357). Ma per chiudere l’anno in bellezza (contabile) servivano i 430 milioni di plusvalenza, ottenuti cedendo i propri sportelli, con affitto garantito per 24 anni, a un Consorzio appositamente costituito (da Mps, Mediobanca, e alcune società di servizi). Il Consorzio, con 55 milioni di capitale, compra gli immobili di Mps per 1,674 miliardi, grazie a un mutuo di 1,673 miliardi erogato da Mps. Un’esagerazione, anche per gli standard delle banche italiane: come si possono considerare veritieri prezzo e transazione, visto che l’acquirente è interamente finanziato dal venditore? Quindi, per non apparire creditore del Consorzio, Mps finanzia una Stichting olandese (forma di fondazione poco trasparente, senza patrimonio e quindi soci espliciti) che utilizza il prestito per costituire Casaforte, una Srl italiana da 100.000 euro di capitale; che acquista da Mps il credito nei confronti del Consorzio. A sua volta il Consorzio riversa gli affitti degli sportelli a Casaforte per sostenere l’onere del debito. Qualche giorno prima di Natale, giusto in tempo per la chiusura del bilancio, il cerchio si chiude con il collocamento di 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte presso il pubblico (e 133 milioni presso istituzionali). Si tratta di obbligazioni a lungo termine (scadenza 2040; stimata effettiva 2030) prive di garanzia esplicita da parte di Mps, che pagano il 3% e, dal 2012, l’Euribor +1,05% (ma è 1,755% lo spread che l’emittente, in una nota del prospetto da 332 pagine, definisce congruo col proprio rischio), con possibilità di rimborso anticipato dal 2020, non quotate, illiquide e quindi cedibili prima della scadenza solo a Mps (che si impegna a riacquistarle, valutandole però sulla base di uno spread fisso aumentato a 1,46%) e gravate da quasi 6% di commissioni e costi vari. È lo stesso emittente a stimare che il bond, illiquido e rischioso, nell’89% dei casi renderà, alla scadenza, quanto un titolo liquido e privo di rischio; e addirittura meno, nell’8% dei casi. Chi mai vorrebbe comperarlo? I risparmiatori clienti di Mps, naturalmente. Chissà se hanno capito che l’emittente non è la banca. O che la banca sta scaricando su di loro il rischio di una transazione immobiliare fatta solo per riportare una plusvalenza contabile a fine anno? Ma non è finita. Dal 2020 Mps ha il diritto di riscattare tutte le azioni degli altri soci del Consorzio; e nella stessa data Casaforte può rimborsare anticipatamente tutto il debito. Insomma, fra 10 anni Mps può smontare tutto, riprendersi gli immobili a prezzo di perizia, e lasciare gli investitori con un pugno di mosche. Ma la contabilizzazione dell’agognata plusvalenza è assicurata. Ai risparmiatori clienti di Mps, un sentito grazie”. In data successiva, domenica 16 gennaio 2011, il gruppo Mps affida una replica, pubblicata sulla stessa “la Repubblica”, che a giudizio dell’interrogante invece di diradare i dubbi e gli interrogativi, su un modello apparentemente singolare di cartolarizzazione, li conferma,
si chiede di sapere:
se risulti al Governo che, nel 2009, il gruppo Mps, per mascherare i 430 milioni di euro di plusvalenza contabile, ottenuti cedendo i propri sportelli, con affitto garantito per 24 anni, a un consorzio appositamente costituito (da Mps, Mediobanca, e alcune società di servizi), abbia istituito un consorzio, con 55 milioni di capitale, che ha acquistato gli immobili di Mps per 1,674 miliardi, grazie a un mutuo di 1,673 miliardi erogato dalla stessa;
quali siano le ragioni reali che hanno indotto Mps a non apparire creditore del consorzio e quindi a finanziare una stichting olandese che ha utilizzato il prestito per costituire Casaforte, una Srl italiana da 100.000 euro di capitale che ha acquistato da Mps il credito nei confronti del Consorzio, che riversa a sua volta gli affitti degli sportelli a Casaforte per sostenere l’onere del debito in una ragnatela societaria affatto trasparente;
se risponda al vero che prima della chiusura di bilancio, Mps abbia collocato al pubblico dei clienti ben 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte e 133 milioni presso gli investitori istituzionali);
se risponda al vero che sia lo stesso emittente ad aver stimato che il bond sia illiquido e rischioso e che nell’89 per cento dei casi renderà, alla scadenza, quanto un titolo liquido e privo di rischio come BTP emessi dal Tesoro italiano e meno nell’8 per cento dei casi;
quanti siano stati i risparmiatori clienti di Mps che abbiano acquistato tali bond, quali i tagli medi venduti, e se siano stati edotti sull’atto di perfezionamento del contratto che la banca abbia addossato loro il rischio di una transazione immobiliare effettuata agli esclusivi fini di plusvalenze contabili, altrimenti detta “abbellimento di bilancio”;
se risponda al vero che Mps si sia riservato il diritto di riscattare in anticipo ed a partire del 2020 le azioni degli altri soci del consorzio, compreso quello offerto a Casaforte di rimborso anticipato alla stessa data e se il Governo ritenga equo che tra 10 anni Mps possa smontare tutta l’architettura finanziaria dell’operazione, riacquisire gli immobili a volare di perizia lasciando così gli investitori con un pugno di mosche in mano;
se risulti che la Consob nell’autorizzare l’operazione con l’approvazione del prospetto abbia sottolineato tali rischi e pericoli per investitori, risparmiatori, clienti Mps, già scottati in passato da analoghe insidie in prodotti strutturati denominati “My Way” e “For You” spacciati per piani previdenziali di risparmio ma che in realtà avevano l’identità di piani di debiti con conteustuale iscrizioni alla Centrale rischi della Banca d’Italia dei malcapitati sottoscrittori;
quali misure urgenti il Governo intenda attivare per evitare che le banche possano continuare impunemente nella loro sapiente opera di frodi continue a danno dei risparmiatori e di sistematiche distruzioni del risparmio degli italiani quantificati in almeno 50 miliardi di euro.