Per capire quello che sta succedendo sul riordino delle province occorre ritornare indietro di un anno rispetto all’approvazione della legge sulla spendiew rewieu. Chi ha buona memoria ricorderà che la proposta di abolire le province viene da lontano, riferendomi al dibattito nazionale, e tra i promotori piu’convinti c’era l’esponente del PD Walter Veltroni(quando Franco Ceccuzzi era veltroniano).L’idea di partenza era l’abolizione di tutte le province attraverso la modifica costituzionale; un’idea lanciata ma mai attuata. Credo che siamo tutti consapevoli dell’esigenza di un processo di revisione dell’architettura istituzionale degli enti locali, anche per un risparmio di risorse economiche, ma la fretta populistica di operare i tagli rischia di produrre nuove soluzioni confuse. La mannaia dei tagli interviene sui territori addirittura con le vergognose chiusure degli uffici postali:una signora anziana di 76 anni che abita in un piccolo centro distante 30 km dal centro abitato piu’ vicino se gli chiudete l’ufficio postale e altri servizi come si dovrà organizzare? Solo dei docenti universitari ottusi e autoreferenziali potevano partorire queste discriminazioni. Si pensa di risparmiare tagliando questi servizi? Grosso errore. Ho la netta sensazione che i tagli previsti in questi termini aumenteranno, piuttosto che diminuirla, la spesa pubblica. I veri centri di spreco sono tutti in piedi; e il primo centro di spreco è la burocrazia italiana. E con dei banchieri come Passera al governo la vedo difficile un’iniziativa finalizzata a risolvere i veri privilegi.Personalmente considero addirittura un grosso errore quello di avere a suo tempo consegnato alle regioni la gestione della sanità. Il primo responsabile dell’aumento della spesa pubblica,cresciuta con l’aumento delle spese delle regioni, è il famoso governo del ’92 di Giuliano Amato. Aumenti di spese regionali determinati da sprechi, ruberie, privilegi economici per gli eletti e da una confusa riorganizzazione legislativa.
Ritorniamo all’attualità. A parer mio la legge sul riordino delle province del governo Monti è incostituzionale perchè genera disparità e discriminazioni: o si aboliscono tutte le province o nessuna. E qui si arriva al nodo politico. Le Regioni sono gli enti titolati a presentare il ricorso alla Corte Costituzionale ma questo non succede e non succederà perchè il PD e il PDL hanno blindato la legge e i due partiti da Roma hanno “ordinato” ai presidenti di regione di non procedere con i ricorsi. Il PD rispetto al PDL è il partito che ha sostenuto con maggior forza il riordino delle province. Con la scusa dei tagli i partiti riportano il potere tutto dentro il parlamento; un passo indietro notevole rispetto alla tanto sbandierata politica di rafforzamento delle autonomie locali. E in Toscana lo scontro sul riordino delle province è tutto dentro il PD,soprattutto tra le correnti degli ex DS. In questo momento Siena, in particolar modo, sta pagando la debolezza di una classe dirigente incapace e priva di lungimiranza,oltre che responsabile del dissesto economico e istituzionale della realtà senese. Urlare oggi, al lupo al lupo, quando il lupo è lo stesso PD, partito di Ceccuzzi e Bezzini è ridicolo. Bezzini meno; perchè la responsabilità dell’indebolimento di Siena all’interno del quadro regionale è tutta di Ceccuzzi che pur di mantenere salda la sua carriera ha “svenduto” politicamente tutto: dalla banca al ruolo senese nelle dinamiche di potere regionale. E poi perchè il gruppo politico dentro il PD (Ceccuzzi-Filippeschi-
Prof. Paco Pachese
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G. Tomasi di Lampedusa