Faceva parecchio freddo ieri sera alla Lizza e il povero Carneade, che è piuttosto avanti con l’età, non ce l’ha mica fatta ad arrivare in fondo all’incontro organizzato dai sellati sul Santa Maria della Scala. Però ha resistito un paio d’orette e ne ha sentite di tutti i colori, cosa che invece non ha fatto il disboscatore compulsivo Cannamela, che ha preferito aggirarsi per i giardini (forse in cerca di vittime frondose da abbattere) piuttosto che ascoltare cose che potrebbero anche tornargli utili in futuro, a volte gli si ripresentasse l’occasione di votare, per esempio, lo statuto di un museo.
Tomaso (una emme sola, sellati, non è difficile…) Montanari ha spiegato a cosa serve il patrimonio (e non “quanto rende”) e altre cosucce di non secondaria importanza come l’articolo 9 della nostra costituzione. Finché siamo rimasti sul generico anche la candidata a tutto Gabriella Piccinni e Roberto Barzanti se la sono cavata. Quando poi il discorso è caduto, inevitabilmente, sul Santa Maria della Scala e sull’Opera del Duomo l’arrampicata di specchi è stata tanto evidente quanto goffa. Mentre qualche erroruccio del passato remoto e di quello prossimo veniva ammesso, di fronte alle responsabilità politiche invece le lingue si inceppavano sempre, più o meno come Fonzie quando non riesce a dire “ho sbagliato”. E mentre Montanari sembrava avere un’idea abbastanza chiara di dove il progetto si era impantanato, cioè nella trasformazione del Santa Maria in un contenitore di mostre, peraltro molte scaciatissime, nella mancanza di un direttore e di una autentica autonomia dell’istituzione dalla politica, gli veniva risposto che la politica era stata distratta forse, ma non certo vorace e che le colpe di questo dissesto sono di tutti (che sarebbe a dire di nessuno). La professoressa Piccinni poi ha aperto il dibattito scegliendo fior da fiore e “nominando” stile Grande Fratello quelli che dovevano alzarsi e parlare: come un soldatino Fabio Gabbrielli ha obbedito e insieme hanno rivangato i bei tempi delle loro ricerche sullo
spedale concludendo, l’uno, che il Santa Maria era l’ospedale più studiato d’Europa, l’altra che era il “meglio” studiato d’Europa. È intervenuto anche l’ex rettore Anna Carli (con tanto di apprezzabile autocritica) che ha riconosciuto gravi colpe alla giunta Cenni per aver riportato il museo all’interno del Comune e ha attribuito un’ancora più grande responsabilità del declino al peso sempre maggiore della società strumentale della Fondazione MPS Vernice (senza nominarla, però) concordando, sembrerebbe, con il cittadino semplice Ceccuzzi che, catapultato com’è noto su Siena l’anno scorso da un altro sistema solare, ha scoperto quanto fossero brutti e cattivi quelli che erano in Comune prima di lui e i dirimpettai di Palazzo Sansedoni. Carneade ha però ascoltato con vero piacere una lavoratrice, ora in cassa integrazione, che ha saputo mostrare orgoglio, dignità e un sincero amore per il Santa Maria della Scala. E poi il freddo birbone ha avuto la meglio e se ne è andato via. Provateci voi a stare più di due ore all’addiaccio con il chitone e i sandali!
Carneade
1 comment so far ↓
Cannamela ai giardinetti ci sta benissimo, può tranquillamente rimanerci. Se poi lo raggiungessero la Piccinni, la Carli e il Barzanti meglio ancora. Poi si recinta.