Il matto. Profumo e il sindacato

A guardare bene, la strategia del sindacato al Monte e quella dei vertici a partire da Profumo sono le due facce della stessa medaglia. Una faccia quella della direzione, in più, consapevole, mentre quella sindacale lascia seri dubbi che abbia compreso quale sia la vera posta in gioco. Per comprendere quello che vogliamo dire è che il presupposto sul quale sta ragionando il nuovo presidente è la dismissione della banca con tutte le ricadute che è facile comprendere. Il sindacato inconsapevolmente, speriamo, sta sposando lo stesso obiettivo. Tutti i ritardi che subisce il piano industriale, sottostimato rispetto alle necessità, vanno in questo senso. Cosa c’è di meglio che giustificare le mancate dismissioni, oltre che alle difficoltà del mercato, anche con le turbolenze interne all’azienda? Diminuire i costi è un esercizio difficile che in questa crisi tutte le aziende stanno cercando di mettere in essere ma quello di ridurre le attività è francamente incomprensibile. Il sindacato dovrebbe porre qualche domanda a questo proposito e chiedersi come mai il sistema Monte non gira. Aspettiamo il 28 agosto la presentazione dei dati della semestrale, ma se tanto ci da tanto, non credo che ne saremo colpiti positivamente, allora? Allora, molto probabilmente, il problema è nella centralina di comando e nel fatto che il rinnovamento non è avvenuto. I nuovi arrivi hanno accettato il compromesso della continuità, che, che ne dica il Ceccuzzi, capace, quest’ultimo, solo di partorire slogan più che comprendere i veri nodi strutturali. La gestione Mussari è sempre presente anche se il presidente dell’ABI non è stato invitato alla Festa in Fortezza. La continuità si chiama Pompei, tanto elogiato da Profumo e ciò la dice lunga, Marino, Fanti, Iosco e via discorrendo. Non è avvenuto quel rinnovamento di cui la banca aveva estremo bisogno. Tutto questo lo hanno ben chiaro i lavoratori del Monte, un po’ meno i sindacati che con alcuni di questi dirigenti hanno convissuto per anni e anni. Come direbbero gli esperti di organizzazione aziendale la questione è nel rapporto fiduciario con il management. E l’organizzazione di una banca non è la stessa cosa di una qualsiasi altra azienda come per esempio Sky o giù di li. La trattativa in corso è delicatissima e ha bisogno dei vertici massimi del sindacato e dell’azienda perché da queste decisioni ne dipenderà molto del futuro del Monte e della città. Anche perché il capo del personale non può mettere in discussione un piano industriale approvato con le sue compatibilità, piano che, lo ripetiamo, é sottostimato rispetto alle necessità. Non sappiamo cosa proporrà in alternativa il sindacato alle richieste aziendali, ma tutto ciò se non trova soluzioni rapide, massimo ottobre, fa il gioco di Profumo e del suo disegno. Probabilmente sarebbe più onesto spostare il terreno del confronto sul piano delle garanzie. La sensazione che si riceve dall’esterno è che tutto si muova su una dimensione rituale che non aiuta a uscire dalla crisi, che ci sia un gioco delle parti da cui non è estranea la politica che ha determinato le sorti di questa azienda negli ultimi anni. Per contro c’é chi ha chiaro l’obiettivo e va a parlare di Europa alla Festa del PD, ma quest’ultimi ne sono consapevoli o semplicemente complici?

T.S.O.