Tommaso Occami. Il sobbalzo

Era molti anni che non vedevo il Palio in televisione. Da un po’ di tempo preferisco la narrazione dell’evento. Farmelo raccontare da qualche amico o leggerlo nei resoconti del Profeti. É per me più attraente, diverso, non omogeneo. Nel racconto si sommano le storie individuali, gli accadimenti soggettivi e la Storia con la s maiuscola. Ma quest’anno è andata in modo diverso e alle sette e qualcosa mi sono messo li a vederlo, a consumare il rito televisivamente. Una noia indescrivibile! I conduttori, tranne il commissario che mi attirava per la novità, non hanno fatto altro che ripetere in continuazione le solite storie, questa volta con la s minuscola. C’è stata una leggerissima nota polemica nel finale fra Maurizio Bianchini e quella volpe di Bastiano, subito smorzata dalla Patruni. Hanno provato a vivacizzare un po’ la trasmissione con qualche nota di colore del passato ma senza grandi risultati. Anche perché e forse sarebbe stato bene dirlo, l’episodio non era vero ma apparteneva al mito del racconto quello che fa divertire l’ascoltatore di qualsiasi generazione. Caro Bianchini l’episodio non è legato a Rimini che non ha mai corso nel Bruco ma a Marco Polo che fu truccato perché purosangue. Vedete come tutto si anima nel racconto! Completamente assente nella emissione della Rai. Così come in un’altra trasmissione che ho visto nei giorni precedenti. Degli ex giovani che mangiavano e raccontavano di Palio e di Siena. Uno di questi l’ho rivisto in un’altra emittente locale dietro un computer che si collegava con delle persone lontane. Quella sera a cena aveva fatto scena muta perché il “falso” racconto era stato totalmente monopolizzato da un signore calvo che non conosco. Il narratore cercava di interpretare, più che il contradaiolo, l’idea e lo stereotipo del frequentatore di contrada che lui si era fatto. Grande bevitore, che mangia con voracità e della volgarità, che mette degli accenti di razzismo localistico nelle affermazioni anche se si dichiara progressista e di sinistra. Una macchietta che non ha nulla a che vedere con la cultura popolare che Siena è riuscita ad esprimere e della quale si è perso la traccia. Tale cultura del passato è costantemente ideologizzata in rappresentazioni teatrali o televisive. Sarebbe più giusto vivere il contemporaneo delle persone e rappresentarlo per quello che è e l’energia ritornerebbe a fluire nei racconti e nella vita del Palio e di Siena. Ma veniamo alla Carriera vera e propria, una bella corsa di cavalli con un regista unico. Regista partito in testa con la complicità della mossa e degli altri fantini, non tutti al dire il vero, al canape e arrivato primo. Sulla mossa ci sarebbe molto da dire ma non è l’argomento in oggetto. Tutto qui, ha vinto chi gestisce la piazza e il fantino a cui la contrada affida le sue sorti dietro una enorme ricompensa. È già avvenuto nel passato e forse, visto che la lezione è stata ben compresa continuerà nel futuro. É vero lo devo ammettere ho sperato nel sobbalzo alla terza di San Martino. Non perché abbia qualcosa nei confronti o contro l’Onda, anzi, ma solo perché speravo che l’imprevisto scombinasse i piani. Che si potesse in qualche modo continuare a pensare che il Palio è indomabile così come Siena. Invece no tutto è drammaticamente uniforme e controllato sempre dal solito demone: il denaro. Capite bene che fra le trasmissioni della Rai, Canale 3 o delle altre poco ci resta: la corsa di cavalli e la macchietta del contradaiolo a cena. Non ho fra l’altro compreso perché tutti mangiano durante le emissioni televisive e quasi tutto si svolga a tavola, mah, mistero! L’aspetto drammatico è che attraversiamo il rito nella convinzione che tutto sia autentico e nessuno ha il coraggio di criticare la stanca ripetizione di una corsa che anno dopo anno perde la sua autentica dimensione, la vitalità. Ma una collettività è sempre quella del momento che nelle sue contraddizioni libera energia, bisognerebbe saperla rappresentare e viverla non ucciderla nelle nebbie del passato. Certo se il tutto si concretizza nella quantità di denaro messa a disposizione del regista poco ci resta. Se questo è il contemporaneo non meravigliamoci della cattiva gestione dei soldi fatta dal Monte, dall’Università o dal Comune. Da solitario penso che ci sia la possibilità di un’altro presente, un filo sotterraneo che lega il presente al passato e che ha fatto diversa questa città, ma bisogna saper pensare l’ALTRO! Sempre Barzanti permettendo.

T.O.

9 comments ↓

#1 Alessandro on 07.03.12 at 12:43

Condivido l’analisi. Noi contradaioli dobbiamo far sentire di piu’ la nostra presenza nelle assemblee della contrada. Ritornare al ruolo della contrada e limitare il peso del fantino e non basare il tutto sul danaro. Io non posso continuare con le sottoscrizioni e poi assistere supinamente alle manovre e ai giochini di questo o quel fantino. E poi è anche l’ora di smetterla con dirigenti di contrada troppo legati al politico di turno. Riflettiamo, riflettiamo.

#2 Ricordi on 07.03.12 at 13:04

Aceto non m’ispirava molta simpatia ma con lui il Palio era un’altra epoca, un’epoca vera dove i popoli si appassionavano e dove i capitani erano CAPITANI. Il PALIO era Siena e il fantino non era il regista. Mi mancano le grandi sfide di Aceto, Cianchino, Bastiano.

#3 http://www.sunto.biz/2012/07/03/tutti_nelle_rispettive_stalle.htm on 07.03.12 at 13:05

http://www.sunto.biz/2012/07/03/tutti_nelle_rispettive_stalle.htm

#4 http://ilgavinone.blogspot.it/2012/07/il-dopo-palio.html on 07.03.12 at 13:19

http://ilgavinone.blogspot.it/2012/07/il-dopo-palio.html

#5 Chiara on 07.03.12 at 13:35

Riguardate il filmato: si vede chiaramente il Bruschelli che chiama la mossa.

#6 Brandano on 07.03.12 at 19:16

analisi intelligente.Mi è piaciuto anche l’articolo di Aceto: bellina giuseppe zedde nei bruschelli!ahahhahh
ma vogliamo continuare a farci prendere in giro?

#7 Viola on 07.03.12 at 22:51

Concordo con Brandano

#8 Federica on 07.04.12 at 06:34

Barzanti, il quasi politico, il quasi intellettuale, il quasi sindaco, il quasi contradaiolo, il quasi per eccellenza. Non pensiate che sia un vezzo intellettuale è proprio il quasi. Che diventa il tutto che si rappresenta nella difesa costante dell’esistente, tutto ciò che è reale è razionale, il potere del PD a Siena è reale quindi è razionale. Il suo desiderio di essere considerato un intellettuale è reale, almeno per lui, quindi è razionale. È il quasi di molti personaggi politici senese che convinti di esistere politicamente sono inamovibili. Una cosa è certa e reale non so se è razionale che Barzanti non ha mai lavorato e che deve al PCI e a tutte le sue derivazioni l’agiatezza economica, questo è certo non so se è razionele. Un Don Abbondio di paese per intenderci attentissimo a se stesso e al denaro che per i senesi è l’intellettuale per eccellenza. Come dice Occami l’involucro apparente nel quale sprofonda Siena.

#9 pittore on 07.04.12 at 13:54

ho chiesto a dei miei contradaioli (nemmeno tanto più giovani di me) quale fosse il motivo per il quale frequentavano la contrada, quali fossero i valori che sentivano di fare propri e che intedessero trasmettere ai posteri… risposta: il bere e la fica! allora potete frequentare i circoli arci