L’intervento del noto economista Paco Pachese. Chi ha messo in crisi la città di Siena?

Ho letto e riletto le 18 pagine della relazione del Governatore Ignazio Visco all’assemblea annuale della Banca d’Italia e confrontandomi con altri analisti economici ci siamo convinti che in Italia è in atto una tardiva, ma necessaria “pulizia” nel sistema bancario. E’ lo stesso Governatore che ha segnalato la necessità di “un cambio di passo”. Senza retorica e rifuggendo dalle frasi facili, Visco, ha richiamato le banche a un eccesso di trasparenza per limitare i rischi e ha sottolineato l’impegno per tutti a perseguire “profitti più bassi, ma più stabili”, “contenere i costi operativi e le remunerazioni degli amministratori e dell’alta dirigenza.” E inoltre il Governatore ha aggiunto che “la gestione delle banche deve essere corretta, ci adoperiamo per opportuni cambi dei vertici, la collaborazione con l’autorità giudiziaria è intensa.” Ad ascoltare il Governatore c’era anche il presidente di MPS Alessandro Profumo, al quale deve esser sfuggito il concetto di “cambio di passo”. E qui mi collego alla domanda: chi ha messo in crisi la città di Siena? Lo stesso gruppo di potere che ha deciso l’acquisto di banca Antonveneta e che per 10 anni ha condizionato la politica locale e il sistema dell’informazione, consegnando alla comunità una crisi spaventosa che di riflesso ha determinato anche la crisi politica della maggioranza consiliare di Ceccuzzi. Era necessario il blitz della Guardia di Finanza per comprendere l’assurdo prezzo pagato per comprare Antonveneta? Alcuni mesi indietro anche il noto banchiere Claudio Costamagna aveva messo in evidenza l’incongruenza del prezzo di acquisto e al momento dell’operazione il problema era stato sollevato in sede politica locale da alcune forze dell’opposizione consiliare. Naturalmente l’informazione locale, chiaramente condizionata dal capo della comunicazione della banca David Rossi, non ha mai sollevato dubbi sull’acquisto di Antonveneta. I risultati di quella operazione sono stati nefasti per la banca stessa, peggio per la Fondazione e dirompenti per il Comune e l’economia locale. Con tutto il clamore che ha accompagnato la nomina di Profumo alla presidenza della banca e le dichiarazioni di “discontinuità” eravamo tutti in attesa di un “cambio di passo” sostanziale. Niente di tutto questo. Tutti gli uomini che hanno condiviso con Mussari la gestione della banca sono sostanzialmente ai loro posti, soprattutto quel capo della comunicazione David Rossi, Valentino FantiFabrizio RossiAntonio Marino e il capo dell’ufficio legale Rizzi, indagato nell’inchiesta Ampugnano. E’ stato lo stesso Profumo che in televisione ha sottolineato l’importanza dell’aspetto reputazionale per rilanciare la banca. La prima contraddizione in termini è la seguente: si lascia a capo dell’ufficio legale un indagato. La seconda ancor più ingombrante è aver lasciato alla guida dell’area comunicazione quel David Rossi che ancora ci deve spiegare come sono stati spesi 355 milioni di pubblicità in quasi 5 anni e quali sono stati a fronte di questi milioni spesi i relativi benefici per la banca in termini d’immagine e di riscontri funzionali al rafforzamento patrimoniale. E la necessità di un cambio alla guida della comunicazione della banca diventa più forte dal momento in cui lo stesso David Rossi ha inteso utilizzare il ruolo per tentare di schierare i vertici della banca a sostegno di una corrente politica, tentativo che ha messo in imbarazzo anche lo stesso Valentino Fanti. La politica fuori dalla banca, ma anche la banca fuori dalla politica. Il richiamo al “cambio di passo” da parte di Visco non era ordinatorio, ma categorico; è il sistema che pretende governance credibili e strutture interne alla banca altrettanto credibili e non politicizzate. Per riconquistare la fiducia dei mercati e per attrarre nuovi clienti la banca MPS ha la necessità di “purificarsi” dalla gestione che ha determinato l’acquisto di Antonveneta, partendo dal capo della comunicazione. La reputazione passa soprattutto nei canali della comunicazione e per far passare dei messaggi credibili, innanzitutto servono contenuti credibili e assume fondamentale importanza la professionalità e l’auorevolezza dei comunicatori. Da gennaio 2012 tutti i giornali e le televisioni nazionali non hanno perso occasione per mettere in risalto le difficoltà della banca MPS e di riflesso quelle della città. Giustamente poi uno si chiede come sono stati spesi 355 milioni di euro e dove era da gennaio a oggi il capo della comunicazione della banca. Il Governatore della Banca d’Italia ha chiesto un “cambio di passo” e paradossalmente qui in sede locale, proprio a seguito della crisi economica accentuata dall’acquisto di Antonveneta che ha significato debiti per la Fondazione e quindi niente erogazioni per la comunità, il “cambio di passo” è già in atto con la crisi della giunta Ceccuzzi. Profumo ha il compito di segnare il “cambio di passo” per la banca e non partendo dai dipendenti. Ha intenzione di praticarlo questo necessario “cambio di passo” o forse alla banca serve un nuovo presidente? La città, ovviamente, necessita di un nuovo sindaco.

 Paco Pachese (economista di Oxford)

1 comment so far ↓

#1 Prometeo Salvani on 06.05.12 at 14:46

A mio parere in questo momento sarebbe opportuno che della banca (sui mezzi di comunicazione di massa) non si parlasse affatto, né bene né male. Già questo per un’istituzione malandata ma di lunga e seria tradizione sarebbe tonificante.
Adesso ci troviamo nel bel mezzo di un delicato intervento a cuore aperto; con serietà si può dire soltanto (giacché per celia si può dire qualsiasi cosa) che il paziente è grave e la prognosi riservata. Altri messaggi non sono credibili a nessuno dato lo sputtanamento urbi et orbi degli ultimi tempi. Quando ci saranno elementi per sciogliere la prognosi si dovrebbe fare adeguata comunicazione. Fino ad allora silenzio stampa, sperando che le cattive notizie non giungano dalle comunicazioni alle quali la banca è obbligatoriamente tenuta (risultati semestrali) o da terzi sovraordinati (autorità di vigilanza).
Elaborando sul tema lascio a redattori, commentatori e lettori del blog una domanda che a qualcuno parrà una provocazione (pur non essendolo): come si può cercare di mantenere giornalmente un faro acceso sulle (male)vicende della città e delle sue principali istituzioni che devono giustamente essere denunciate affinché non si ripetano, minimizzando al contempo il rischio (ineliminabile) che gli esiti di questa attività non vengano utilizzati strumentalmente da chi ha interesse a recare nocumento alla città ed alle sue istituzioni (via il discredito delle stesse)? Ovvero, dove si pone il limite tra il contributo positivo (teso alla ricostruzione) e quello (anche involontariamente) negativo?