Raccontiamo una storia e qualcuno farebbe bene a riflettere bene se continuare o levare le tende. Da un articolo di Repubblica, cronaca bolognese. Sia chiaro: è solo l’inizio. E non ci venite a dire se è una minaccia: è consiglio “fraterno”.
BANCA ROSSA BANCA ROTTA
06 novembre 1992 — pagina 20 sezione: AFFARI & FINANZA
Bologna DALLA FINANZA rossa alla finanza in rosso? L’ interrogativo dà i brividi alla Lega delle Cooperative, ai massimi vertici come ai soci che sudano in fabbrica o fanno la spesa al supermercato e poi versano i quattrini in quello straordinario salvadanaio che è il “prestito sociale”. La Lega delle Coop non vorrebbe dare la martellata sul ‘ porcellino’ , ma la facenda è seria e di quattrini cash da qui a qualche mese al gigante ne serviranno molti. Unifin, la finanziaria di controllo di Unipol e holding degli affari della Lega, ha accusato perdite per 28 miliardi e 600 milioni, Unipol che resta il gioiello di famiglia ed è in buon attivo avrà bisogno a breve di una ricapitalizzazione dopo quella già avvenuta nei mesi scorsi, Fincooper raccoglie tanti soldi ma ha utili risicati e infine è venuta la brutta batosta di Banec, la banca della Lega. Dopo quattro anni di stentata esistenza si trova con un buco nei conti che le stime più ottimistiche fanno assommare a 35 miliardi. In tempi di ristrettezze per tutto il sistema Lega (il presidente Giancarlo Pasquini è costretto ad annunciare tagli di personale nella struttura politico-sindacale nazionale perché i soldi non bastano a pagare gli stipendi a tutti i funzionari) non c’ è da stare allegri tant’ è che per la prossima settimana è già in programma a Roma una riunione ad altissimo livello e super riservata tra i dirigenti della Lega delle regioni dove le coop contano di più (Emilia, Toscana, Lazio) e i responsabili delle aziende finanziarie della galassia rossa. Ordine del giorno bartaliano: l’ è tutto sbagliato, l’ è tutto da rifare. E da quel che si capisce lo scontro sulle faccende della finanza della Lega rischia di trasformarsi in un nuovo potente e sotterraneo braccio di ferro per il potere, quasi una riedizione della tormentata successione a Lanfranco Turci al termine della quale l’ ha spuntata Giancarlo Pasquini, uomo di finanza, in dispetto ad una parte delle potentissime coop di consumo (supermercati) che sono però anche l’ ufficiale pagatore della Lega. E il canovaccio sul quale si recita il “dramma” della finanza è rimasto lo stesso: da una parte chi crede nella finanza come settore autonomo, dall’ altra chi la vuole come servizio. A riaccendere lo scontro è stata proprio la disavventura della Banec presieduta fin dalla fondazione, nell’ 87, da Pietro Verzelletti, già consigliere del San Paolo di Torino, intimo di Diego Novelli, esperto di finanza prima del Pci e poi del Pds dove è considerato uno dei “maitres a penser” dell’ ala migliorista, e soprattutto l’ ingegnere della finanza rossa in versione Turci. Verzelletti aveva promesso per la Banec un rapido sviluppo. A conti fatti la banca, che ha sede in un palazzo di proprietà Unipol davanti alla stazione di Bologna, si trova con 6 sportelli, 400 miliardi di raccolta indiretta, 135 miliardi di raccolta diretta, un utile (bilancio ‘ 91) di mezzo miliardo e ora ha un grande futuro dietro le spalle. La situazione è precipitata a giugno quando la dirigenza della banca si è accorta che con le operazioni in titoli effettuate continuava a perdere. Il rimedio è stato tentare operazioni d’ indebitamento in valuta per lucrare sul differenziale d’ interessi tra lira e marco. L’ ipertrofia della moneta tedesca ha finito per strangolare del tutto la banca. Risultato: il 14 ottobre scorso Pietro Verzelletti ha annunciato le dimissioni da presidente, con lui sono usciti il direttore generale Gilberto Sbrighi e il tesoriere Stefano Rivalta. Verzelletti ha fatto capire: me ne vado vittima innocente. In consiglio di amministrazione non ha trovato uno straccio di solidarietà, anzi è partita un’ ispezione per vedere se presidente, direttore generale e tesoriere non abbiano responsabilità che da semplice negligenza si siano trasformate in violazioni ai codici. I conti non sono ancora stati fatti del tutto ma si sa che solo a causa delle operazioni in titoli la banca dovrà accusare un passivo di 15-17 miliardi; per le operazioni in futures la perdita stimata va da altri 16 miliardi fino a possibili 30 miliardi. Un buco pesantissimo che costringerà la banca ad una ricapitalizzazione per 50 miliardi come minimo. E a corollario di tutto ciò si fa notare che le operazioni svolte dalla dirigenza Banec hanno travalicato di cinque, sei volte quanto autorizzato dal consiglio di amministrazione: 800 miliardi contro 140. Un consigliere d’ amministrazione in questi giorni fa notare: “Lì non poteva che finire così, gestivano la banca come una finanziaria: così non può durare”. Il consigliere per quanto anonimo è dirigente di sicuro peso e come lui la pensano in molti tant’ è che ora a presiedere Banec c’ è Mario Zucchelli che era sì vicepresidente ma che è soprattutto espressione del ‘ partito delle cooperative di consumo’ . Quelle coop che sono stanche di dover intervenire a ricapitalizzare attingendo dai loro serbatoi di liqudità: le casse dei supermercati e il prestito da soci. Anche perché l’ altra via d’ uscita per Banec sarebbe la fusione con Cooperbanca, un istituto di credito reggiano presieduto da Livio Spaggiari, cooperatore doc di Reggio. Il capitale di Cooperbanca (2 mila miliardi di raccolta, 25 sportelli nell’ Emilia nord) è per il 40% in mano alla Lega (una piccola quota è delle coop bianche) ma il resto è dei privati. Nel caso di fusione con Banec, per cedere le loro quote, i privati che chiedono un prezzo assai salato per le loro azioni, scambiate ora a circa 43 mila lire ma che si potrebbero acquistare da parte delle coop a circa 85 mila lire. Un operazione da 100 miliardi per la Lega che però una volta risanata Banec, avrebbe almeno una banca regionale in Emilia-Romagna. Ma solo per ricapitalizzazione e coprire il buco di Banec la Lega ha in preventivo già 80 miliardi di esborso. E questo non è che uno dei punti caldi della strategia finanziaria del Gigante rosso. A metterla in ordine toccherà a Giovanni Consorte, amministratore delegato di Unipol e di Unifin, considerato il nuovo stratega della finanza rossa. La vicenda più complicata è stata quella di Unifin che si è trovata con un buco da 28,6 miliardi in bilancio provocato dalle perdite di alcune controllate impegnate nel parabancario: Ifiro (è rimasta anche nel crack Ifip), Leasing Macchine e Comunicazione Italia. Oltretutto per la prima volta nella storia della Lega si è avviato un procedimento in sede civile contro uno degli ex amministratori Gilberto Pazzeschi. Ma questo “incidente” ha significato per Unifin ricapitalizzare, sospendere la quotazione in Borsa e forse ripensare il proprio ruolo. Ma ora altri problemi si affacciano all’ orizzonte: il Fincooper (la grande cassaforte delle cooperative) deve decidere che fare di Finec, la merchant bank della Lega e in più c’ è l’ esigenza di rafforzare l’ Unipol per la quale si prevede nella prossima primavera una ricapitalizzazione dell’ oridne di 300 miliardi. A conti fatti nel settore finanziario la Lega dovrà impegnare da qui al ‘ 94 una cifra che non si discosta da 500 miliardi e tutto ciò a fronte dell’ esigenza di una profonda razionalizzazione del settore ma anche di una spaccatura sempre più evidente tra chi sostiene che la Lega deve fare finanza e chi invece vorrebbe chiudere questo capitolo. Qualcosa però sembra già deciso. Unifin (da presidente si è dimesso Pasquini facendo posto a Gastone Notari) potrebbe tornare ad essere soltato la finanziaria di controllo di Unipol. Alla compagnia di assicurazione tornebbe tutto il settore immobiliare mentre il parabancario ora gestito da Unifin sarebbe dirottato su Banec e Fincooper che dovrebbero diventare il vero polo creditizio della Lega. Tutto ,com’ è ovvio, per allontanare il rosso: se è nei bilanci quel colore non piace neppure alla Lega.
3 comments ↓
Quindi tu prevedi o sommo Maestro che a fine maggio
il buon franchino con tanto coraggio
dirà che Profumo è stato un miraggio
e che lui discontinua e nomina un Maggio
che come successe in santa terra, porti in dono oro per il suo bilanggio!
“A riaccendere lo scontro è stata proprio la disavventura della Banec presieduta fin dalla fondazione, nell’ 87, da Pietro Verzelletti, già consigliere del San Paolo di Torino, intimo di Diego Novelli, esperto di finanza prima del Pci e poi del Pds dove è considerato uno dei “maitres a penser” dell’ ala migliorista, e soprattutto l’ ingegnere della finanza rossa in versione Turci.” Pietro Verzelletti è il marito di Ines Fabbro ex direttore amministrativo università di Bologna, oggi direttore da voi a Siena.
http://www.archivionews.it/?azione=notizia&id=67039
Il banchiere delle Coop: interrogatemi Polemica tra Romiti e Mosconi sul conto estero
MILANO.
Pietro Verzelletti, 54 anni, gia’ pci e ora pds. Il . E’ stato lui a fondare nel dichiarazione, 987 la Banec (Banca nazionale dell’ economia cooperativa) di cui e’ stato presidente fino al ‘ 92; e’ stato anche amministratore delegato della ed e’ tuttora membro del consiglio di sorveglianza della , una piccola banca con sede a Vienna controllata dal San Paolo di Torino. Cosa c’ entra con l’ inchiesta sulle tangenti? Ufficialmente nulla; il suo nome non risulta nel registro degli indagati, anche se, secondo indiscrezioni, sarebbe stato citato in un interrogatorio di Primo Greganti. E il settimanale si dice convinto che i magistrati milanesi , poiche’ tra le Coop e il pci pds. Verzelletti, in una dichiarazione, respinge : . Si definisce comunque . Ma per il pds non e’ finita: un altro settimanale, , pubblica infatti un articolo che riguarda la famiglia Occhetto. Vi si racconta di una causa di sfratto intentata, dieci anni fa, dal proprietario dell’ appartamento di Roma dove vivevano i genitori e la sorella di Achille. Il legale del proprietario dice che il contratto d’ affitto era intestato alla , cioe’ l’ agenzia che vendeva a rate i libri degli Editori Riuniti. E aggiunge particolari sullo sfratto, come . Subito e’ scesa in campo la segreteria pds. . Sempre su un’ altra anticipazione. C’ e’ una parte dei verbali di Antonio Mosconi, che chiama in causa Romiti: sarebbe stato lui, nel disposizione 985, a parlargli del conto Sacisa, in una banca di Nassau. Sullo stesso settimanale, la replica di Romiti: . (s. mar. )