Non stiamo a tirare in ballo tanti miti, caro Sig. Rossi. Risponda piuttosto alle domande

Vi ricordate di quando il Sig. Rossi si mise ad interloquire con Maestro James? Beh. In questi giorni di clima plumbeo sulla città di Siena, ripensandoci, non ci ha convinto per niente. Tanto per cominciare siamo convinti che il Sig. Rossi con tutta probabilità chi era Montesquieu l’ha imparato in un’occasione come questa. Quindi, invece che tirare in ballo Montesquieu e il principio di separazione dei poteri, che con tutte le faccende senesi c’entrano come il cavolo a merenda, ribadiamo alcune delle domande che abbiamo fatto ieri al Sig. Rossi. In particolare siamo a chiedere cosa c’è di vero nel contenzioso che Jolanda Cei Semplici, stiglianese docg, ha con l’AOUS senese per una cifra di circa 600.000 euro. Contenzioso sorto quando il Sig. Rossi faceva l’assessore alla Sanità. Che c’entra Montesquieu qui? Niente. Poi: quei progetti di regionalizzazione delle Università, indipendentemente dal torpore e dalla narcolessia che impedisce a uno dei poteri di fare chiarezza sulla volatilizzazione di 270.000.000 di euro e sull’abusività del Criccaboni, che fine hanno fatto? Se li è portati via lo spirito di Montesquieu? Sui bilanci dell’ASL 7 ha qualcosa da dire? Sull’anticipazione di cassa di 19.000.000 contratta dalla medesima ASL 7? Noi [E]STAVamo aspettando risposte su questi importanti argomenti. Per quanto invece riguarda la non chiara vicenda della sua signora moglie lasciamo volentieri la parola a chi, meglio e più approfonditamente di noi, si è occupato della questione. Ripetiamo: la Toscana non è un branco di piccioni che batti le mani e volano e non serve tirare in ballo quelle quattro bischerate di filosofia imparate frequentando il bar della Casa del Popolo di Pontedera. Non sappiamo se ci siamo spiegati.

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#1 kutuzov on 04.21.12 at 18:05

Poi: quei progetti di regionalizzazione delle Università, indipendentemente dal torpore e dalla narcolessia che impedisce a uno dei poteri di fare chiarezza sulla volatilizzazione di 270.000.000 di euro e sull’abusività del Criccaboni, che fine hanno fatto?
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Quanto alle vicende dell’agonizzante ateneo senese, fintanto che rimane immutato il quadro legislativo di quella autentica presa per il didietro denominata “autonomia universitaria”, che tra le altre cose trasforma gli atenei in proprietà privata delle cordate politico accademiche dai culi inamovibili, adusi a moltiplicare per venti una cattedra inutile, o viceversa assassinarne un’altra utilissima, temo che nessuna incisiva politica sia consentita e quello che ci aspetta per il prossimo futuro sia solo la decadenza. Semmai sconcerta il silenzio e l’unanimismo quasi totale a livello politico intorno alle scelte essenziali che nel corso degli anni hanno portato a tutto questo. Visto che tre atenei generalisti (di cui uno, quello di Siena, con le pezze al culo e un’offerta didattica sbrindellata e sempre più scareggiosa) in sessanta chilometri è un lusso che non ci possiamo più permettere, un più deciso coordinamento a livello regionale per programmare l’offerta degli atenei (ma quanti sono? Tre? Quattro? Cinque? E poi le sedi distaccate …), muovendo le truppe dall’uno all’altro, se necessita, sarebbe altamente desiderabile: ma chi ha il potere di farlo? Il quadro legislativo lo consente? Il legame fra l’establishment politico e quello accademico è troppo stretto per consentire riforme di lunga gittata: meglio riempirsi la bocca con la valutazione (de che, se non c’è rimasto quasi niente?) e trastullarsi sul modo migliore di inchiappettare i giovani.