C’è un rapporto fra l’uscita dell’associazione Per Siena e quella del Ceccuzzi sul bilancio. L’impossibilità di intervenire a sostegno del grido disperato del sindaco sulla situazione economica è scritta nelle righe di appoggio che la birreria fa a Franchino. Non possiamo aderire e il comunicato del De Gortes ce lo ricorda. Se il sindaco di Siena fosse stata un’altra persona che avesse avuto il coraggio di denunciare il passato e non ne fosse di fatto colluso, allora sì, probabilmente, saremmo corsi al capezzale di Siena per dare una mano, ma a Ceccuzzi no! E le motivazioni ce le ricordano Daniele Tacconi e Mauro Rosati, quelli che hanno fatto la campagna elettorale per l’attuale sindaco e ai quali il primo cittadino ha riconosciuto degli incarichi per compensarli dell’aiuto. Il sindaco di Siena sembra il protagonista del Don Giovanni, quello che viene tirato nell’abisso dal commendatore, come nell’opera di Mozart, tanto citata da Gramsci. L’incapacità di rappresentare il nuovo che avanza che porterà alla rivoluzione francese perché il libertino rappresenta l’ancien regime ormai alla fine. La zavorra che lega Ceccuzzi al passato è rappresentata da Giuseppe Mussari, Gabriello Mancini e dal rapporto con i Monaci che lui stesso ha portato in auge e ha condizionato agli Alessandro Piazzi, ai Maurizio Cenni, ai Fabio Borghi, ai Giulio Carli, ai Simone Bezzini, agli Angelo Riccaboni e fermiamoci qui per carità di patria.
Parliamo del bilancio comunale: siamo arrivati dove tutti sapevamo che saremmo arrivati! Probabilmente il primo cittadino drammatizza per cercare di convincere la Margherita a dare una mano vista la situazione nella quale il PD ha portato la città. Devo dire che la drammatizzazione non è particolare difficile perché la situazione del bilancio del Comune di Siena è ancora più grave di quella che lo stesso chianino rappresenta nelle sue esternazioni. Per averne conferma il Ceccuzzi si rivolga al suo vicesindaco o all’ex assessore al bilancio tale Massimo Bianchi. Capace, questo ultimo, di farsi grande con il rating che le banche di affari davano alla Fondazione e dalla quale il Comune dipende. La dipendenza è sotto gli occhi di tutti. Il comune di Siena così come gli altri comuni della provincia si sono fatti grandi, hanno chiesto voti ai cittadini, utilizzando le risorse che non erano proprie adoperandole anche per le spese correnti. La festa è finita e le soluzioni non ci sono. Tutti sapevamo che saremmo arrivati a questo punto, ma si è voluto negare l’evidenza, quella che le forze di opposizione hanno denunciato in campagna elettorale quando hanno sostenuto che un secondo aumento di capitale, sarebbe stato catastrofico per la Fondazione e per la città. Quel secondo aumento di capitale che viene disconosciuto dal sindaco, ma da lui tanto sbandierato prima delle elezioni amministrative. Che faceva gridare al Ceccuzzi che la difesa dell’autonomia della banca così come la capacità di conservare il controllo della Fondazione sul Monte passava da quella ipotesi. Speriamo che in consiglio comunale, quando si discuterà del Bilancio, le forze di opposizione siano presenti e non si dimentichino di quello che hanno evidenziato ai cittadini non più tardi di qualche mese fa. Il Ceccuzzi vuole i soldi dalla Fondazione per mandare avanti il Comune. Con questa richiesta non fa che anticipare la fine della stessa istituzione presieduta da Gabriello Mancini. Cioè trasforma patrimonio in spesa corrente e decreta la fine dell’ultima possibilità di ripresa della Fondazione bruciando le risorse per il suo mandato amministrativo senza pensare al futuro di una collettività che non finisce con l’era ceccuzziana. Il sindaco dovrebbe sapere, se ha parlato con Viola, che l’aumento di capitale per la banca è dietro l’angolo con le relative conseguenze per la Fondazione. C’è un’unica possibilità! L’azzeramento della situazione, il cambiamento dei vertici a partire da quelli comunali. Persone nuove, non colluse con il passato, che non facciano del trasformismo, che siano delle vere novità! Solo a queste condizioni la città saprà stringersi intorno alle istituzioni e farsi carico dei sacrifici che si renderanno necessari. Bisogna girare pagina!
Tommaso Occami