Riceviamo la segnalazione …

… di questo articolo di Penati che fa luce su tutta una serie di aspetti della gestione della banca MPS su cui, nella propria presentazione al Santa Maria della Scala, Ceccuzzi si è guardato bene dal pronunciarsi. Aggiungiamo l’osservazione che sull’Università e il suo dissesto Ceccuzzi ha detto tre parole tre, sul MPS neanche quelle tre e comunque non ha parlato di tutto quanto segue. Ci sorge spontanea la domanda: ma di che cacchio ha parlato Ceccuzzi? Del nulla più assoluto, supponiamo.

LE SCELTE DI MPS PESANO SUI CLIENTI

15 gennaio 2011 —   pagina 28   sezione: ECONOMIA

DAL 2007, il Monte Paschi di Siena (Mps) ha perso quasi l’ 80% del proprio valore: quasi il doppio del settore in Europa. Eppure Mps dovrebbe essere il prototipo di banca radicata sul territorio: poco rischiosa, virtuosa e redditizia. Ma, purtroppo, legare la propria attività a un’ economia destinata alla stagnazione significa sofferenze in aumento e clienti sempre meno redditizi. Per Mps si aggiungono la lentezza nel tagliare i costi operativi; il peso di acquisizioni a prezzi inflazionati proprio alla vigilia della crisi, e una patrimonializzazione tra le più basse in Europa. La crescita esigua degli utili non basta a ricostruire rapidamente il patrimonio, senza tener conto dei quasi 2 miliardi di Tremonti bond da ripagare, e dei dividendi che il socio Fondazione esige. La via dell’ aumento di capitale sembrerebbe obbligata. E qui cominciano i problemi. La Fondazione che controlla la banca col 55% del capitale sociale (e il 46% dei diritti di voto) non vuole farsi diluire, ma non ha risorse per la ricapitalizzazione: la partecipazione nella banca (80% del suo patrimonio) è immobilizzata per evitare una minusvalenza da 1,6 miliardi; c’ è poi un altro miliardo di investimenti immobilizzati (private equity e similari). Rimangono meno di 500 milioni di attività liquide; troppo poco. Così, scatta la caccia alla plusvalenza (contabile) per rimpolpare gli utili (contabili) di Mps. Nel 2009, 220 milioni di utili netti ne scontano 292 di plusvalenza dalla cessione dell’ asset management; altri 200 da cessioni nei primi 9 mesi del 2010 (utile netto di 357). Ma per chiudere l’ anno in bellezza (contabile) servivano i 430 milioni di plusvalenza, ottenuti cedendo i propri sportelli, con affitto garantito per 24 anni, a un Consorzio appositamente costituito (da Mps, Mediobanca, e alcune società di servizi). Il Consorzio, con 55 milioni di capitale, compra gli immobili di Mps per 1,674 miliardi, grazie a un mutuo di 1,673 miliardi erogato da Mps. Un’ esagerazione, anche per gli standard delle banche italiane: come si possono considerare veritieri prezzo e transazione, visto che l’ acquirente è interamente finanziato dal venditore? Quindi, per non apparire creditore del Consorzio, Mps finanzia una Stichting olandese (forma di fondazione poco trasparente, senza patrimonio e quindi soci espliciti) che utilizza il prestito per costituire Casaforte, una srl italiana da 100 mila euro di capitale; che acquista da Mps il credito nei confronti del Consorzio.A sua volta il Consorzio riversa gli affitti degli sportelli a Casaforte per sostenere l’ onere del debito. Qualche giorno prima di Natale, giusto in tempo per la chiusura del bilancio, il cerchio si chiude con il collocamento di 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte presso il pubblico (e 133 milioni presso istituzionali). Si tratta di obbligazioni a lungo termine (scadenza 2040; stimata effettiva 2030) prive di garanzia esplicita da parte di Mps, che pagano il 3% e, dal 2012, l’ Euribor +1,05% (maè 1,755% lo spread che l’ emittente, in una nota del prospetto da 332 pagine, definisce congruo col proprio rischio), con possibilità di rimborso anticipato dal 2020, non quotate, illiquide e quindi cedibili prima della scadenza solo a Mps (che si impegna a riacquistarle, valutandole però sulla base di uno spread fisso aumentato a 1,46%) e gravate da quasi 6% di commissioni e costi vari. È lo stesso emittente a stimare che il bond, illiquido e rischioso, nell’ 89% dei casi renderà, alla scadenza, quanto un titolo liquido e privo di rischio; e addirittura meno, nell’ 8% dei casi. Chi mai vorrebbe comperarlo? I risparmiatori clienti di Mps, naturalmente. Chissà se hanno capito che l’ emittente nonè la banca.O che la banca sta scaricando su di loro il rischio di una transazione immobiliare fatta solo per riportare una plusvalenza contabile a fine anno? Ma non è finita. Dal 2020 Mps ha il diritto di riscattare tutte le azioni degli altri soci del Consorzio; e nella stessa data Casaforte può rimborsare anticipatamente tutto il debito. Insomma, fra 10 anni Mps può smontare tutto, riprendersi gli immobili a prezzo di perizia, e lasciare gli investitori con un pugno di mosche. Ma la contabilizzazione dell’ agognata plusvalenza è assicurata. Ai risparmiatori clienti di Mps, un sentito grazie. –ALESSANDRO PENATI

3 comments ↓

#1 James Anderson on 01.16.11 at 12:29

E’ in grado il tremontiamo Mussari di smentire l’articolo del quotidiano La Repubblica a firma di Alessandro Penati?In questo articolo non si parla ne di puma e nemmeno di sfilate di moda,ma di cifre della banca presieduta dal Mussari con il sostegno del PD senese e di Franco Ceccuzzi.

#2 francesco on 01.17.11 at 08:50

Ma di cosa vi preoccupate? Un bicchiere di vino, una felpa e passa la paura.

#3 sienaaisenesi on 01.19.11 at 00:51

botta e risposta:

http://www.ilcittadinoonline.it/news/133161/Scaramucce_sui__conti__tra_banca_Mps_e_Repubblica.html