Tommaso Occami. Clamoroso! Il Ceccuzzi “parla di società quotate in borsa”

Il sindaco ha parlato! Ha rilasciato una intervista alla prestigiosa Reuters: ha esternato! Grazie alla sicurezza delle sue competenze in materia il tutto si é svolto mentre il primo cittadino guardava una partita di basket, complimenti! Non solo è entrato nel merito della situazione della Fondazione a mercati aperti, ha parlato di fondi, ha dileggiato  Mancuso di Equinox dicendo che tutti hanno diritto a un giorno di gloria. Si é sostituito a chi aveva la competenza a parlare: la Fondazione. Ha voluto dimostrare di essere a conoscenza dei particolari. E proprio questa sua consapevolezza lo ha tradito. Si é capito l’estremo disagio proprio di chi sa come va a finire: cognizione che ha generato nell’intervistato uno stato di disorientamento. Tanto che qualcuno ha pensato a uno scherzo di carnevale per le contraddizioni e le grossolanità dichiarate. Del resto non sono passati molti mesi da quando il Ceccuzzi dichiarava al mondo intero che il 50% era la linea del Piave insuperabile per la città e per la Fondazione. Ma se è vero come sostiene il sindaco che il 33,5% è uguale alla maggioranza assoluta, allora perché hanno dato l’assenso all’ultimo aumento di capitale che ha messo definitivamente in ginocchio l’ente amministrato dal Mancini?  “Franco Ceccuzzi, è convinto che la discesa della Fondazione Mps sotto la soglia del 50% nella Banca Mps rappresenti una opportunità per ridurre il rischio di un patrimonio eccessivamente concentrato sulla banca “per eccesso di lealtà”, così recita il comunicato di Reuters. Se si dovesse fare un paragone: questa frase in politica ha la stessa valenza di chi ha creduto che Ruby fosse effettivamente la nipote di Mubarak. La verità è che la discesa è imposta dai creditori e, quindi, dai debiti contratti dalla Fondazione. Perché la concentrazione non si diluisce in quanto anche scendendo al 33% rimane comunque un solo asset quello della Banca Monte dei Paschi nel portafoglio della Fondazione. Si è dimenticato di dire che i rappresentanti della Fondazione al tavolo con le banche creditrici stanno chiedendo oltre all’allungamento dei termini di scadenza, necessari per conoscere le decisioni dell’EBA, anche una riduzione del debito di 200 milioni. Quest’ultimi insieme al ricavato delle vendite (in tutto circa 250 milioni) sono indispensabili per continuare nella gestione della Fondazione e ad assicurare il consenso politico, cioè a distruggere capitale per la spesa corrente. Da qui nasce anche la proposta di diminuire il numero dei membri della deputazione di palazzo Sansedoni, perché il più possibile deve andare alle erogazioni. Non ultima come affermazione, ma sicuramente degna di nota l’asserzione che una presenza di tre anni da parte di un fondo è da considerarsi un impegno di lungo termine, quando poi si fanno piani industriali di cinque anni. Mi fermo qui riconoscendo che una cosa interessante il sindaco Ceccuzzi l’ha detta. Oddio, considerazione un po’ strana per il responsabile principale di una collettività che dovrebbe pensare in termini strategici ed avere ben chiari gli scenari futuri. Rivolgendosi al giornalista sembra che abbia detto che negli incontri che aveva svolto in mattinata, esattamente tredici, nessuno gli aveva chiesto dei chiarimenti sulla Fondazione. Battuta che mi ha ricordato un’altra storica quella del Mussari quando nell’intervista al Corriere della Sera aveva affermato che il Duomo di Siena non aveva le ruote e quindi non poteva essere trasportato da nessuna altra parte. Mi scuso può essere che le parole non siano precise, vado a memoria. Sono, però, sicuro del senso. Convinto di aver finito di scrivere la mia nota vado a vedere le agenzie e mi imbatto in una nota della Reuters uscita dopo la famosa intervista del Ceccuzzi che sembra proprio una risposta al primo cittadino. Non sto a riassumerla la riporto per intero e giudicate voi.

Tommaso Occami

SIENA/MILANO, 17 febbraio (Reuters) – L’adviser della Fondazione MontePaschi, Rothschild, ha avviato un primo giro di incontri con i soggetti interessati ad acquisire una quota della banca Mps.

E’ quanto dicono due fonti vicini al dossier.
“L’adviser ha avviato un giro di consultazioni”, dice una delle fonti, aggiungendo che non è ancora definito il quadro dei potenziali acquirenti.
La seconda fonte conferma l’avvio degli incontri.
Tra i soggetti interessati, secondo le fonti, figurano gli operatori di private equity Equinox e Clessidra.
Le fonti aggiungono che l’orientamento della Fondazione senese è cedere una quota non superiore al 10% ad un singolo soggetto, che dovrebbe chiedere l’autorizzazione della Banca d’Italia.
La decisione della Fondazione, formalizzata il 15 febbraio scorso , ha accelerato un processo che, in effetti, dicono le fonti, si è messo in moto da tempo. Rothschild, infatti, avrebbe avviato i primi contatti con i potenziali compratori circa un mese fa.

IN POLE EQUINOX E CLESSIDRA

Allo scoperto, sinora, è uscita Equinox, management company lussemburghese di società di investimento guidata da Salvatore Mancuso, che ha cominciato l’attività professionale in Sicilcassa ed è stato presidente del Banco di Sicilia.
Considerato vicino al direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Micciché, Mancuso, argomenta una fonte, è uomo di banca e godrebbe anche della stima del presidente di Mps, Giuseppe Mussari. L’eventuale ingresso di Equinox nel capitale di Rocca Salimbeni, pertanto, avverrebbe sulla base di “un progetto industriale” e in sintonia con il piano predisposto da Fabrizio Viola, “che Mancuso stima molto”. Il numero uno di Equinox, inoltre, secondo la fonte, non ha posto come condizione l’ottenimento della presidenza di Mps, ma, a fronte dell’investimento, “è chiaro che si porrebbe il tema di una presenza nel Cda”.
L’eventuale investimento della società di Mancuso avverrebbe attraverso Equinox Two, società d’investimento costituita nel 2007, con una potenza di fuoco di oltre 300 milioni di euro, “a cui si aggiungono le disponibilità rivenienti da specifici accordi di coinvestimento stretti con primari investitori internazionali”, si legge sul sito.
I sottoscrittori di Equinox Two non sono noti. L’unico nome pubblico è Intesa Sanpaolo: dal bilancio 2009 della banca, infatti, emerge una partecipazione del 22,97%.
La stessa Equinox, peraltro, afferma che i soci di Equinox Two corrispondono in buona parte a quelli del primo veicolo d’investimento, costituito nel 2001, ovvero Equinox Investment Company, che aveva raccolto oltre 220 milioni e a cui Intesa aveva partecipato per una quota del 28,98%. Secondo indiscrezioni di stampa, tra i sottoscrittori del primo veicolo di Equinox figuravano, tra gli altri, la Dorint dei Della Valle, Giuseppe Rotelli, Fininvest, Pirelli , Fondiaria-Sai, le famiglie Marcegaglia, Burani, Riello e Giuliani.
L’autocandidatura di Mancuso, riferiscono diverse fonti, ha irritato gli ambienti senesi, come traspare dall’intervista al sindaco della città toscana, Franco Ceccuzzi.
Comunque, se, da un lato, Mancuso sembra aver chiarito le ambizioni di governance e incassato le reazioni senesi, dall’altro la Fondazione ha bisogno di compratori e ha tempi stretti.
Accanto ad Equinox, infatti, dicono le fonti, c’è senz’altro Clessidra, operatore di private equity che ben conosce Mps per esserne alleata nell’attività di asset management, l’attuale Prima Sgr.
Alcuni quotidiani, nei giorni scorsi, hanno speso i nomi di Cvc, Cinven e Apax, ma, secondo quanto precisano diverse fonti, nessuno di questi operatori sarebbe al lavoro sul dossier Mps.
Difficile, in effetti, che un soggetto estero si infili in una partita complessa come quella dell’istituto toscano. E allora, guardando all’Italia, con Investindustrial già impegnata in Popolare Milano e Palladio e Sator alle prese con la battaglia per il controllo di FonSai, non si vede, tra i fondi, chi potrebbe farsi avanti.
Ma oltre ai private equity, secondo fonti vicine al dossier, ci sarebbero anche imprenditori e altri soggetti istituzionali, di cui, però, nessuno ha ancora avuto conferma del reale interesse.

(Stefano Bernabei, Silvia Aloisi, Massimo Gaia)