“Volete prevenire i delitti? Fate che i lumi accompagnino la libertà. I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa della loro diffusione, e i beni lo sono nella diretta. Un ardito impostore, che è sempre un uomo non volgare, ha le adorazioni di un popolo ignorante e le fischiate di un illuminato.”
(Cesare Beccaria – Dei delitti e delle pene/Capitolo XLII)
Forse in pochi ricorderanno che ai tempi del cinema muto la proiezione di un film si chiudeva con le famose “comiche finali”: era una “formula di programmazione cinematografica geniale che ci ha fatto scoprire i maggiori attori della storia del cinema ed ha inventato, senza saperlo in modo coerente, addirittura un genere filmico tornato ai nostri giorni di gran moda: il corto. Le storie raccontate sullo schermo che accompagnavano l’uscita degli spettatori erano spesso assurde, surreali, incredibili.”
Lo stupefatto, il patologo, lo splendido e il consigliere-barista non sono attori del cinema muto, ma protagonisti parlanti di vicende imbarazzanti (per mantenermi cauto…!) dei tempi moderni. Non sono attori, ma l’effetto delle loro dichiarazioni pubbliche hanno gli stessi tratti delle storie delle comiche finali del cinema muto: sono assurde, surreali e incredibili. Lo “stupefatto” al secolo (ma anche in quello precedente vista l’età!!) Luigi Berlinguer è il meno comico, ma il più incredibile. Il barone di Stigliano alla notizia della scoperta del buco finanziario dell’università senese si era lasciato andare a un “sono stupefatto”. Non si capisce se lo era per l’esistenza del “buco” o perché avevano sputtanato il dissesto gestionale del suo gruppo di amici, docenti e dirigenti universitari. La seconda che ho scritto evidentemente. E io non mi sono “stupefatto” quando mi hanno riferito che il barone di Stigliano aveva confidato (sempre nel post-dissesto) un’altra sua palese irritazione del seguente tenore: “La colpa è di quello lì che non doveva portare i libri in tribunale…!!”. Dove doveva portarli: forse dalla Rubettino che oltre a stampare i tomi non autorizzati in onore dello stesso barone di Stigliano, con i libri contabili avrebbe potuto lanciare in tutte le librerie un best-seller, “Storia della contabilità infame”? Bisogna ammetterlo: l’alto senso di giustizia e l’etica istituzionale dimostrata dal barone di Stigliano è commovente. Chissà se il barone è rimasto stupefatto quando il partito a cui è iscritto e dove ricopre il ruolo di garante dei garanti (un garantista per tutti gli inquisiti!!!) ha nominato il figlio Aldo (nuovo baronetto di Stigliano) nel consiglio di amministrazione della Banca Antonveneta? Chissà se il barone si è stupefatto quando il patologo Tosi, allora rettore, con un atto da dittatura sudamericana ha reintegrato (con decreto rettorale) in servizio all’università di Siena il pensionato Luigi Berlinguer? Correva l’anno 2005: nel pieno del dissesto il “patologo” reintegrava arbitrariamente lo “stupefatto”. Chissà se il barone si è stupefatto quando dietro a una sua richiesta confidata ad alcuni amici il genio Boldrini ha fatto stampare senza autorizzazione i libri in onore di Luigi Berlinguer? Correva l’anno 2008: il barone contatta l’università di Siena chiedendo di far spedire ad alcuni indirizzi i libri in suo onore come omaggio. Fortunatamente la spedizione non viene fatta, ma lui è completamente “stupefatto”. Sabato mattina ero sulla riva del fiume Brenna a prendere il sole e a un certo punto si è palesato ai miei occhi il capo dei nani da giardino completamente stupefatto (come da foto rubata qui pubblicata). Riguardando bene la foto si comprende il motivo del suo essere “stupefatto”.
Un altro fenomeno cinematografico è il “patologo”, al secolo Piero Tosi o per gli amici Pierino. Di lui sappiamo praticamente tutto: era il dominus della baronia universitaria legata al suo predecessore, il barone di Stigliano. Pierino viene incoronato faraone dell’ateneo senese dallo stesso barone e la sua missione è chiara fin dall’insediamento: consolidare l’alleanza tra una parte della CGIL e l’ala affarista di Comunione e Liberazione e con altre varianti del mondo cattolico universitario; alleanza già costruita dal barone di Stigliano. Pierino gestisce e dissesta l’ateneo con un team operativo coordinato dal cattolico (si fa per dire!!!) Loriano Bigi, dal cgiellino (di osservanza stiglianese) Carlo Bruni e dal nano comunicatore Boldrini. Il tutto è stato realizzato grazie al sostegno di una cricca di docenti che andrebbero buttati fuori da qualsiasi università degna di questo nome e da un clima di omertà umiliante per gli stessi omertosi. Dopo aver dissestato, aver inventato ad uso e consumo del nano comunicatore quella mangiatoia dell’area comunicazione e marketing, aver costruito sedi e carriere, aver ricoperto il ruolo di presidente della Crui, dopo tutto questo il nostro Pierino pochi giorni fa rivolgendosi ai giornali ha affermato: “Io che c’entro, sono un patologo!!”. Sti cazzi …! Come dicono a Roma!!! Se era un macellaio che cosa sarebbe successo? Il nostro Pierino forse una cosa interessante in queste ultime esternazioni l’ha detta: “A breve parlerò e racconterò sul come veniva gestita l’università”. Noi non sappiamo cosa dirà il patologo e sinceramente non siamo interessati. Forse, e questo potrebbe lasciare stupefatto qualcuno, se il Tosi parlerà non svelerà il 15° segreto di Fatima, ma comprenderemo con nitidezza che il patologo era solo il vicecapo dei dissestatori. Il capo era ed è un altro.
Arriviamo ai giorni nostri con la presenza ai vertici dell’ateneo del “delfino di scorta” di Piero Tosi ovvero il rettore eletto irregolarmente, lo splendido economista Riccaboni. Era ed è una pedina in mano alla cricca dei docenti berlinguerini-tosiani. Di lui il barone non si fidava e dietro suggerimento della “comandante” (alias Jolanda Cei Semplici) hanno affiancato allo splendido la condannata dalla Corte dei Conti Ines Fabbro. Una stiglianese a distanza. Comunicava con il barone tramite il Bigi e la comandante. Allo stato dei fatti sia lo splendido sia la condannata non sono riusciti a realizzare il resto del disegno di restaurazione stiglianese che prevedeva: I due cervelloni ai vertici (Rettore e direttore amministrativo), il ritorno di Boldrini come capo della comunicazione (senza area), la nomina di Piero Tosi a professore emerito e successivamente direttore di dipartimento alla facoltà di medicina, Carlo Setacci prorettore e Stefano Bisi gran cerimoniere della cricca. Questi due irresponsabili di Riccaboni e Fabbro sono deleteri e lo stanno dimostrando: non hanno risanato un bel niente e non sono in grado di esercitare il ruolo con autorevolezza. Del resto Riccaboni è stato eletto irregolarmente.
La comica finale in tutta questa storia che intreccia vicende universitarie, carriere politiche e affarismo deleterio per la collettività è ben rappresentata dalla figura quasi patetica del consigliere comunale del PD senese David Chiti. Anche questo fenomeno rivendica la sua estraneità: peccato che tra i 18 soggetti avvisati di della chiusura delle indagini della magistratura ci sono lui medesimo, la moglie e la cognata. E il “rivendicatore” dimentica che la sede del bar di Via Roma 56 affidato senza una regolare gara di affidamento (che il Chiti contrattava diversamente!!??) è ubicata nel comune da lui amministrato. Sciocco lui a non essersi ancora dimesso da consigliere comunale e doppiamente sciocchi gli altri membri del consiglio comunale che non chiedono le dimissioni. Il PD, partito a cui è iscritto il Chiti, fa finta di niente e con il silenzio di questi giorni dimostra di condividere il comportamento del Chiti. E sapete la comica finale in cosa consiste? Il PD senese si dichiara soddisfatto per le conclusioni delle indagini e per gli avvisi di garanzia notificati. E su questo anche noi. Però fermatevi un po’ tutti e immaginatevi questa scena: riunione del Pd senese, al tavolo dei relatori il segretario del PD senese Giulio Carli, in prima fila ad ascoltare in qualità di dirigente del partito il famoso David Chiti. A un certo punto il segretario Giulio Carli, con voce soddisfatta, rivolgendosi alla platea dei dirigenti esprime tutta la propria soddisfazione per i 18 avvisi di garanzia notificati in merito all’inchiesta sul dissesto universitario. Anche il Chiti è rimasto soddisfatto per l’avviso di garanzia ricevuto (!!??). Da buon dirigente del PD non può che approvare le parole del segretario.
Con questa comica finale che rende chiaro a tutti il decadimento morale, etico e politico che vive la città di Siena e che mette in luce il perché hanno dissestato e la loro voglia di ricominciare, auguro a tutti una stupefacente domenica. In attesa di leggere le dichiarazioni di Gabriello Mancini sul futuro della Fondazione MPS. Con molta probabilità drammaticamente stupefacenti.
Maestro James
5 comments ↓
Quanto sono costati i famosi festeggiamenti del 750° anniversario dell’Università di Siena? Si dice che, a fronte dei circa 1,5 miliardi delle vecchie lire preventivati, si siano spesi 9 miliardi. Forse non è vero. Ci chiarisca, per favore, questo punto.
gli altri si devono dimettere quelli iscritti al PD no!!!! sono delle personcine simpatiche quelli del PD….compreso il Chiti che si fa dare dell’avvisato della magistratura davanti agli altri dirigenti del partito.
Piccola precisazione di date:
“Correva l’anno 2003 e nel mese di maggio il professore Luigi Berlinguer va in pensione. Correva l’anno 2004 (e correva anche il dissesto) e il 10 dicembre il pensionato rientra in servizio all’università (grazie al suo amico Tosi) ma nello stesso istante viene messo in aspettativa perché membro del Csm. Avete capito bene!!! L’ex rettore Berlinguer va in pensione, poi il suo amico Tosi lo fa rientrare (evidentemente non per ragioni di insegnamento) e nel contempo viene messo in aspettativa. Roba da università delle banane. Questa notizia indecente passò inosservata e mantenuta nel riserbo dai dissestatori, ma nel 2005 la notizia diventò pubblica quando nel febbraio fu pubblicata nel settimanale “Il Mondo”.”
Ho letto: INCREDIBILE, e vergognoso.
Ma scusate : se tutte queste cose sono vere è ingenuo sperare che se non i magistrati almeno qualche buon giornalista ci metta le mani?
Crac Parmalat: 14 imputati
dovranno versare 2miliardiLo ha deciso la Corte d’appello di Bologna che ha rigettato il ricorso dei difensori degli imputati che chiedevano di sospendere il pagamento della provvisionale immediata già stabilità dal Tribunale di Parma
Hanno provato ad opporsi a quella somma ‘da capogiro’, ma dovranno rassegnarsi a pagare, ammesso che i soldi vengano effettivamente trovati. Da Calisto Tanzi in giù, i condannati in primo grado nel processo sul crac Parmalat, con l’unica eccezione di Sergio Erede (membro del cda di Parmalat finanziaria dal ’91 al 2000, condannato a un anno e mezzo per bancarotta semplice e non fraudolenta come gli altri), dovranno sborsare in solido due miliardi alla Parmalat in amministrazione straordinaria, oltre al 5% del valore nominale di azioni e obbligazioni, corrispondente a circa 30 milioni, se si considerano le 35.000 parti civili costituite. Lo riferisce la Gazzetta di Parma: la terza sezione penale della Corte d’ appello di Bologna ha rigettato il ricorso presentato dai difensori per la sospensione della provvisionale immediatamente esecutiva che era stata stabilita dal tribunale di Parma nel dicembre 2010, quando condannò 15 dei 17 imputati. Il ricorso è stato presentato dai difensori di Calisto Tanzi, Fausto Tonna, Luciano Silingardi,Rosaria Calogero, Paolo Sciumè, Davide Fratta
Ora i prelievi forzosi potranno procedere, anche se andrà chiarito come reperire questi soldi, poichè spesso beni e capitali sono intestati o cointestati a familiari. La Corte, facendo riferimento al buco da quasi 14 miliardi dell’ex multinazionale di Collecchio, ha rilevato che la quantificazione della provvisionale “è stata operata in misura decisamente prudenziale rispetto all’entità complessiva del danno”.
Intanto il 12 dicembre
a Bologna, davanti allo stesso collegio, presieduto da Francesco Maddalo, che ha rigettato la richiesta di sospensione della provvisionale, prenderà il via il processo d’appello per il crac nei confronti di amministratori, consiglieri e sindaci dell’ex gruppo Parmalat, a partire da Calisto Tanzi (che sta scontando in carcere a Parma la condanna definitiva a otto anni e un mese per aggiotaggio).
Sono state già fissate altre tre udienze fino al 20 dicembre, ma è probabile che la sentenza arrivi a gennaio.
(27 novembre 2011)
http://parma.repubblica.it/cronaca/2011/11/27/news/crac_parmalat_14_imputati_dovranno_versare_2miliardi-25684746/?ref=HREC2-5