Se sfogliate un qualsiasi dizionario della lingua italiana troverete per il termine “semi clandestinità”, più o meno lo stesso significato. Ad esempio sul Dizionario Aldo Gabrielli il termine “semi clandestinità” significa: “condizione, situazione di parziale clandestinità”. E sempre sullo stesso Dizionario il significato del termine “clandestinità”: “Condizione di chi, di ciò che è clandestino; vita da clandestino”. Precisiamo fin da subito che la semi-clandestinità non è riferita alle vicende drammatiche degli sbarchi dei clandestini o alle storie di quella povera gente che vive in quello stato giuridico di clandestino (http://www.youtube.com/watch?v=P7kZsCgE5lQ)
Da quanto abbiamo appreso i “semiclandestini” erano ben riposati e ben pagati.
Leggendo e rileggendo il libro curato dal “genio minore” di Via Roma 56, al secolo Alessandro Lovari, abbiamo scoperto che negli anni dell’avvento del grande comunicatore, nei secoli e nei secoli e per sempre, Maurizio Boldrini, questi poveri comunicatori hanno dovuto affrontare la condizione di “semi-clandestinità” all’interno dell’ente pubblico chiamato Università. Provate ad immaginarvi la situazione: la mattina entravano, si salutavano e poi per comunicare si aggiravano rasenti il muro dell’Università, nascosti sotto giubbe extralarge o gadget da design della “linea giovane”.
Il “genio minore” Lovari nel ricordare il famoso ufficio stampa dei tempi dei festeggiamenti del 750° anniversario con rettore Luigi Berlinguer (ufficio stampa coordinato da Maurizio Boldrini con lo staff composto da Guido Parigi, Antonio Socci e Pino Di Blasio e che “faceva da supporto alla segreteria del rettore) scrive nel libro: “L’ingresso di un operatore professionista, proveniente dal giornalista militante (il riferimento al genio Boldrini è chiaro. Ma militante in che senso? Politica o militanza nella F.C. amatori di Stigliano o nelle giovani marmotte o nanotte?) nella gestione della comunicazione di un’università non rappresentò un processo semplice e indolore” (aggiungiamo noi: vediamo se si svegliano e un bel processo riusciranno a celebrarlo in Viale Franci!!!). E ancora scrive “le azioni venivano portate avanti in un clima di semiclandestinità, essendo l’attività comunicativa non formalizzata all’interno dell’organigramma dell’ateneo e considerata da molti un inutile orpello, oltre che uno spreco di risorse economiche”. Puttana Eva!!! Esclamerebbe uno qualsiasi: ma se non era formalizzata l’attività comunicativa sotto quale forma veniva pagata la medesima attività e quindi Boldrake e il suo staff? Per quando riguarda invece lo “spreco di risorse economiche” dobbiamo dare atto a coloro che avevano sollevato il problema che non si sbagliavano. Chiamare la storia della comunicazione universitaria sotto le grinfie di Boldrake “uno spreco di risorse” è troppo poco: possiamo affermare alla luce di quello che è venuto fuori che trattasi di un colossale spreco di soldi della comunità. Il meglio dalla lettura della supercazzola deve ancora arrivare (http://www.youtube.com/watch?v=_9MTJw5ctVE).
Il “genio minore”Lovari scrive:”Nella prima parte del lavoro (il libro) verrà brevemente illustrato il percorso compiuto dall’ateneo a partire dai primi anni Novanta, caratterizzato dalla presenza di una figura di addetto stampa fino all’istituzione nel 1998 del Centro comunicazione e marketing d’ateneo, una struttura riconosciuta come una delle best pratice all’interno del settore della comunicazione universitaria”. Il culto della personalità e la leccaculaggine è senza freni e confini: ma chi e quando ha riconosciuto alla succursale di casa Boldrini (ovvero il centro comunicazione) lo status di una delle “best pratice”? Semmai uno dei peggiori esempi del best spreco e dilapidazione di denaro pubblico.
Sempre dalla lettura di questa supercazzola (il libro lovariano) ricordiamo che “Il Centro (comunicazione e marketing) è diretto (era) da Maurizio Boldrini”… “Il direttore ricopre, infatti, il ruolo di comunicatore strategico per il rettore e per la classe dirigente dell’ateneo, proponendo scenari e soluzioni innovative per gestire l’immagine e la reputazione dell’ateneo nei diversi contesti in cui si trova a operare”. Puttana Eva!!!! Esclamerebbe sempre quello. Ha lavorato da vero comunicatore questo Boldrini: bella reputazione la classe dirigente dell’ateneo e una bella immagine e scenari di dissesto. Un vero capolavoro del disgusto e della indecente e dissertatrice gestione dell’ateneo (forse è il caso ri ritirare questa supercazzola dalle biblioteche e dalla circolazione!!! La magistratura ne sequestri copia e chiami gli autori come persone informate sui fatti).
Leggete un po’ come era strutturato il Centro del Boldrini(sembra un ateneo dentro un ateneo): nemmeno la Casa Bianca o l’ONU ha o aveva una struttura del genere. Il Centro comunicazione è marketing: Il Direttore del centro (Boldrake), Ufficio marketing e promozione d’immagine, Servizio congressi, Relazioni esterne, Produzione culturale, Front office, Ufficio stampa Siena, Ufficio stampa Arezzo, On line, Area media, Comunicazione interna, Radio. Questa la struttura del centro:una miriade di uffici e una galassia di assunzioni e di soldi buttati al vento. E a tal proposito riconsigliamo la lettura di questo (http://shamael.noblogs.org/?p=155 )
Indovinate chi ha scritto la presentazione del libro in oggetto curato da Alessandro Lovari? L’immancabile dissestatore Loriano Bigi. E sentite cosa scrive questo personaggio da processo: “Al contempo, si è affermata la funzione della comunicazione, che ha avuto un ruolo attivo nel contribuire a scardinare le porte e abbattere le mura che nei secoli erano state erette a difesa dell’Università …”. Puttana Eva!!! Esclamerebbe sempre quello. Più che altro le porte e le mura dell’università sono state buttate giù da un’orda di banditi e dissestatori che hanno distrutto un patrimonio economico di oltre 270.000.000 di euro. Su alcuni aspetti (proprio per rendersi conto della supercazzola scritta) del dissesto il Lovari potrebbe chiedere delucidazioni alla collega e compagna di vita Laura Goracci, pupilla dell’ex direttore Bigi e dell’attuale Ines Fabbro. Una catena di aspetti e di affetti utile per ricostruire vicende del dissesto.
Le ultime chicche recuperate dalla supercazzola sono state scritte dal “genio maggiore”, Maurizio Boldrini. Scrive il giornalista militante: “La mia esperienza di comunicatore dell’università e poi anche di docente a contratto è per fortuna coincisa con la stagione dell’autonomia ...”. Ci pensiamo noi a spiegarvi questa frase. Boldrake voleva dire che la sua fortuna alle spalle della gente che lavora e di professori con la laurea è coincisa con il periodo in cui dentro l’università facevano come cazzo gli pareva. La spacciavano come autonomia e nel contempo dissestavano anche i cessi (e non è una battuta visti i prezzi degli scopini). E aggiunge (sempre il genio maggiore): “Ma qui si paga lo scotto di resistenze lobbistiche, fortemente presenti nel mondo universitario …“. Chi sarebbero state queste “resistenze lobbistiche”? Forse gli scopini dell’ikea che non volevano gli scopini da 60 euro cadauno? Forse la legge che obbligava il rispetto delle regole e delle procedure per l’acquisto dei volumi in onore di Luigi Berlinguer? Forse il fantasma dell’opera in vacanza in Via Roma 56? Forse i precari che hanno perso il posto di lavoro? Senti un po’ Boldrini: ma quando scrivevi queste supercazzole pensavi seriamente che la gente si sarebbe fatta prendere per i fondelli da te? La comunicazione spesso e volentieri produce gli stessi effetti della troppa esposizione solare: vaneggiamenti e perdite di lucidità.
Concludiamo le citazioni da questa supercazzola invitando il sig. Lovari a prendere atto che è un dipendente dell’università profilo tecnico-amministrativo (http://www.disco.unisi.it/ ) e non un docente della stessa (leggete un po’ che appare nell’elenco docenti http://docenti.lett.unisi.it/frontend/?rr=PP ).
Quindi datevi una calmata in quel dipartimento di scienze della comunicazione in Via Roma 56 e rispettate le leggi. E perciò Lovari rimuovi qualsiasi citazione di professore o docente riferibile alla tua figura. E ancora: ma il direttore del dipartimento, Gozzini, e i vertici dell’ateneo hanno presentato formale denuncia per l’attività abusiva della società IN.FACT srl presso la sede di Via Roma 56 (http://shamael.noblogs.org/?p=1245) o forse erano consci di questo abuso nel dipartimento? E come mai il sig. Boldrini dopo tutto quello che è successo continua ad avere un contratto con l’università di Siena (http://www.disco.unisi.it/)?
Poi vogliamo sapere chi ha pagato i libri scritti da Lovari, Orsini, Granchi e Boldrini e altri componenti della vecchia area comunicazione (edizioni Franco Angeli e altri editori). Non fate finta di niente.
Questo libro da noi citato, pur essendo una supercazzola, vi spiega benissimo da dove, come e con chi, è nato e cresciuto il dissesto dell’università di Siena. Una lunga catena di affetti e aspetti. E chi ha scritto e curato il libro pensava di autocelebrarsi e celebrare un sistema, nella convinzione che il faraone e il comunicatore genio sarebbero rimasti in eterno alla guida della catene degli affetti.
Ad maiora
2 comments ↓
Chiudete quel dipartimento in Via Roma 56 di scienze della comunicazione e mandate i carabinieri …..
perchè non vi informate del ruolo avuto nella CRUI dallo stesso Boldrini e dei rapporti con Tosi e i libri stampati con i soldi della stessa CRUI?