Care lettrici e cari lettori, motivi di “salute pubblica” mi costringono ad anticipare il mio consueto editoriale della Domenica: la lettura di un libro mi obbliga a rendere partecipi tutti che esiste la testimonianza “letteraria anticipata” di come hanno depredato l’ateneo senese. Una sorta di apologia dei dissestatori. Gli allievi che narrano le gesta dei faraoni e dei comunicatori dissestatori.
La lettura di questo libro è imbarazzante, vomitevole e contemporaneamente dipana su carta le memorie di chi ha partecipato, avuto gratificazione e carriera, vissuto la nascita e l’evolversi del sistema del dissesto della prestigiosa università senese. Il mio editoriale si rivolge a tutti i lettori con particolare dedica alla magistratura senese che spero sequestri copia del libro e trasmetta avviso di comparizione in tribunale agli autori dello stesso libro in qualità di persone informate sui fatti. Mi sono letto anche un altro libro, ma le citazioni estrapolate da questo secondo testo vomitevole servono per dare l’incipit al resto dell’editoriale. Naturalmente la prima domanda che rivolgo ai soggetti interessati (magistratura e amministrazione dell’ateneo) è la seguente: con quali soldi sono stati stampati i libri in questione e quante copie sono state comprate dall’ateneo?
Il genio di Via Roma 56 ovvero Maurizio Boldrini nel libro “Un’idea di Università- Edizioni Franco Angeli” con Introduzione di Piero Tosi, nella Parte Prima, capitolo “Università, la reputazione oltre l’immagine” si poneva questa domanda: “Una idea o una ikea di Università?”. A parte la puttanata di domanda, la risposta se la son data quelli che invece di comprare gli oggetti all’Ikea, senza badare a spese hanno comprato scopini di design a 60 euro cadauno. Correva l’anno 2005 proprio gli anni in cui Boldrake era responsabile dell’area comunicazione e marketing. Bella reputazione dentro e oltre l’immagine. Sempre nel libro, il genio, nel Capitolo (dal titolo altrettanto demenziale) “Autonomia, un ponte per le torri d’avorio” (e aggiungo che forse si era confuso con le torri di Stigliano) scrive: “Se prima, infatti, le Università erano distanti perché opache, oggi potrebbero diventare incomprensibili perché troppo dinamiche …”. Sì caro genio, prima forse erano troppo opache, ma da quando siete arrivati voi il problema non si è più posto: a partire dalle casse dell’ateneo anche tutto il resto è diventato invisibile con dinamicità spaziale. Evito di citare altre puttanate simili dal libro per non tediarvi e quindi arrivo al vero motivo dell’editoriale: il libro “testimonianza anticipata” del dissesto.
Si tratta del libro “La Comunicazione utile” sottotitolo: “Il caso dell’università di Siena- Edizioni Franco Angeli, anno 2005” a cura di due luminari della letteratura boldriniana Alessandro Lovari e Davide Orsini (le persone informate sui fatti da chiamare dal tribunale). Gli autori che per me sono degli emeriti sconosciuti, dopo una ricerca tramite il Web 2.0, almeno per quanto riguarda uno degli autori, il boldriniano Alessandro Lovari, risulta aver appreso in pieno gli insegnamenti del genio e i vizi scomposti e abusati di Via Roma 56. Perché ho scoperto che il Lovari lavora all’università di Siena come personale tecnico amministrativo in Via Roma 56: la sede di scienze della comunicazione (o casa Boldrini) dove si erano insediati abusivamente con la sede operativa quelli di In.Fact (o forse son sempre li?, società del genero del genio. Non si era mai accorto il Lovari di questa presenza abusiva? Figuriamoci se si poneva il problema uno che su youtube e non, si spaccia come “professore e docente”. Il Lovari è dipendente dell’università di Siena in qualità di personale tecnico-amministrativo: quindi vediamo di volare bassi e smetterla di definirsi professore o docente (http://www.youtube.com/watch?v=6bgifFPgqAw). Forse da piccino il Lovari sentendo chiamare professore il Boldrini si sarà detto: se chiamano professore uno che non è laureato, io che ho una laurea sono professore al quadrato. In Via Roma 56 di geni ce ne sono due da oggi.
Ma veniamo alle memorie della nascita e dell’evolversi del dissesto. Dal libro del secondo genio di Via Roma 56 apprendiamo che “Con il decreto rettorale n. 122/1987-1988(rettore il garante dei garanti Luigi Berlinguer) viene istituita una Commissione tecnico-scientifica per lo studio delle iniziative legate al 750° anno di vita dell’ateneo senese”. Tra i componenti della commissione spiccano i nomi di Giuliano Catoni e del “primo dirigente dell’ateneo, Marcello Merolli”. E poi: “Ma è in occasione dei festeggiamenti per i 750 anni dell’università che viene istituito un ufficio stampa per informare sulle varie iniziative culturali in programma … nella seduta del 19 dicembre del Consiglio di amministrazione dell’Università di Siena il rettore informa che verrà costituito un ufficio stampa. Presenta in tal senso un articolato progetto predisposto dal giornalista professionista Maurizio Boldrini, che ha già svolto il ruolo di coordinatore dell’ufficio stampa con ottimi risultati, in occasione del convegno Il Futuro ha un cuore antico?, coadiuvato da Guido Parigi, Antonio Socci e Pino di Blasio”. In pratica dal libro si scopre che ai tempi del rettore Luigi Berlinguer, il genio Boldrini era il coordinatore di un ufficio stampa e il suo staff era composto dai “giornalisti professionisti Guido Parigi e Antonio Socci, oltre che dal “pubblicista” Pino di Blasio”.
Prima domanda: quanto sono costati al contribuente i festeggiamenti del 750° anniversario dell’Università e nello specifico l’ufficio stampa e lo staff del Boldrini?
Seconda domanda: i tre giornalisti Parigi, Socci e Di Blasio come mai non scrivono un bel pezzo giornalistico sulla loro esperienza al fianco dell’amico Boldrini e nel contempo non illustrano ai loro lettori la vicenda del dissesto spaventoso di oltre 270.000.000 di euro e dei famosi libri non autorizzati voluti da Boldrini per onorare il garante Luigi Berlinguer?
Sempre dal libro scopriamo (ma questo è risaputo) che dall’ufficio stampa nasce la famosa area comunicazione e marketing. E sempre dal libro ricordiamo chi faceva parte di questa mega area comunicazione (quanti soldi buttati via). Eccoli in fila i più fedeli boldriniani dell’area comunicazione e marketing: Alessandro Lovari (autore del libro), Davide Orsini (autore del libro), Monica Granchi (su questo nome ci ritorno subito dopo), Angela Caronna (figlia del direttore amministrativo di Unisi Antonio Caronna), Anna Gorini (attuale responsabile ufficio stampa università), Mario De Gregorio, Valentina Tinacci e tanti altri ancora senza dimenticare Sonia Boldrini (figlia di Maurizio) e Sabrina Pozzi (moglie di Angelaccio). Dal libro scopriamo che Monica Granchi (che non risulta mai essere stata dipendente dell’università) “dirigeva l’ufficio Produzione culturale all’interno del Centro comunicazione e marketing dell’Università di Siena: era direttore artistico di una rassegna di spettacoli e concerti agli studenti universitari e di un’etichetta musicale indipendente”. Insomma dentro l’area comunicazione e marketing il genio aveva raccolto a se la catena degli affetti di sangue e non. A questo punto chiediamo: quanto è costato al contribuente l’incarico di Monica Granchi e che tipo di incarico aveva e chi l’aveva deliberato?
Sempre nel libro, il secondo genio di Via Roma 56 ci ricorda il famoso UNISISHOP (l’altra puttanata per sputtanare soldi del contribuente) e in particolar modo ci ricorda che nell’anno accademico 2001/2002 nasce la “Linea giovane dell’ateneo” (facevano anche gli stilisti i dissestatori!!!) e “il settore marketing del Centro comunicazione e marketing d’Ateneo decise allora di attivare una gara tra 7 studi grafici per la realizzazione di questa nuova linea … Al termine della gara le diverse proposte vennero vagliate da una specifica commissione (domanda: dov’è quel bando di gara e chi erano i membri della commissione?), anche sulla base di una valutazione che teneva conto della spesa grafica e dell’originalità creativa: fu la società MILC di Siena ad aggiudicarsi la gara e a realizzare così con il Centro comunicazione e marketing la nuova linea giovane del merchandising”. Ma te pensa, la gara l’aveva vinta la MILC!!! Chi è la MILC? Su questo risponderemo in un intervento specifico: come quello fatto sulla Robespierre.
Avete capito? Con i soldi pubblici facevano gli stilisti, gli oggetti grafici: ma all’università si studiava o si cazzeggiava con le puttanate inventate dal Boldrini?
Concludo l’editoriale con una citazione dal libro del secondo genio di Via Roma che supera forse anche la disgustosa Ode a Piero Tosi scritta da Maurizio Bettini. La genia Monica Granchi nel libro del Lovari scrive: “Le parole di Einstein sembrano riecheggiare in quelle della terza relazione sullo stato delle Università italiane(20 settembre 2005) allorquando Piero Tosi, Presidente della Conferenza dei Rettori, introduce il concetto di nuovo umanesimo.” Cara Granchi (a parte una deprecazione pesante per l’apologia del Tosi) ma quali parole di Einstein e quale umanesino? Tosi e company hanno introdotto le parole di Attila e il concetto di dissestantesimo e LEI CARA MONICA GRANCHI insieme ad altri seguaci del “genio capo” ha ottenuto benefici dalla gestione Tosi-Boldrini dell’università: alla faccia di Einstein, dell’umanesimo, dei soldi dei contribuenti e della decenza civile.
In attesa di sentire riecheggiare gli avvisi della magistratura, nel frattempo cari geni e luminari (oltre a vergognarvi dei vostri giochi meschini e delle vostre ripetute opere di distruzione) avvicinate l’orecchio fuori dalla finestra cosi sentirete riecheggiare questo (http://www.youtube.com/watch?v=pQ0Pz3sOhH8).
W L’Italia liberata, la democrazia e la Giustizia.
Maestro James
1 comment so far ↓
il Lovari s’è pure sposato la Goracci se è per questo…