Ma guarda chi c’è anche!

Ad ulteriore conferma delle bugie del nostro Criccaboni, leggiamo sul Il Fatto quotidiano un episodio riportato come esempio di scelleratezza e malversazione: un pranzo allo Squero di Rimini fra Schiavone e Bettini.

Il meccanismo

Come si è potuto andare avanti così per anni? I documenti contabili sarebbero stati modificati, occultati o smarriti. Oppure palesemente inventati come nel caso del pranzo tra Schiavone e Bettini a Lo Squero di Rimini, un pranzo motivato “col coordinamento della ricerca” ma in realtà per la Finanza “è un evento personale”. Di sicuro, ad esempio, sono state acquistate di 30 bottiglie di vino fatte passare per materiale di cancelleria.

Dopo aver osservato che: a) Lo Squero con tutta probabilità ha dei prezzi inaccessibili ai normali esseri umani; b) che nell’occasione sono state acquistati dei materiali di cancelleria consistenti in 30 bottiglie di vino; c) che Aldo Schiavone è professore di diritto romano a Firenze e Maurizio Bettini (pisano) di materie attinenti al latino (antropologia del mondo antico o qualcosa del genere) a Siena e quindi non si capisce la ragione di andare a Rimini per “coordinare la ricerca” (sbafandosi delle aragoste), vogliamo suggerire ai magistrati fiorentini (e senesi, ma paiono parecchio insonnoliti) ulteriori, enormi, mostruose colpe del figuro in foto, la prima delle quali è 1) aver composto un’ode al dissestatore dei dissestatori Piero Tosi; 2) aver suggerito di inghirlandare, nella medesima opera,  le chiome dell’altro dissestatore Maurizio Boldrini, al secolo il Genio di Via Roma 56; 3) essere stato contiguo in modo imbarazzante al Sultano di Stigliano tanto da essere stato papabile per la sua successione al rettorato; 4) essere stato ed essere tutt’ora un sostenitore di Angelo Riccaboni, vale a dire essere un Cricca-Boy a tutti gli effetti, lui e i suoi amichetti Cricca-Boys tipo il Bettalli, avvisato di garanzia (da più di un anno!) per le elezioni del suddetto Riccaboni; 5) stazionare in via Roma 57 nella villetta del Glicine che costa ai contribuenti, tramite l’ateneo senese, quasi 50.000 euro l’anno.

Laggiù, in Piazza San Firenze, pensateci voi!!! E già che ci siete controllate per cortesia che anche l’altro comandato al SUM proveniente da Siena, Omar Calabrese, non appare per caso in quelle carte. Poi ci sta di no, ma non si sa mai … Visto che organizza convegni sul vino e la sua degustazione è facile che anche lui si sia dato a comprare materiale di cancelleria.

Meno male che l’ateneo senese non c’entrava niente!!!