1) Caro Francini, Lei è uno studente impegnato in prima fila per rivendicare i diritti degli stessi studenti.Come valuta la condizione degli studenti all’interno del contesto universitario italiano e in particolar modo di quello senese?
Se per “condizione degli studenti” si intende il welfare studentesco Siena non fa eccezione in un panorama nazionale estremamente arretrato in questo ambito. Per migliorare le cose in questo ambito è fondamentale che la politica e le istituzioni inizino a cambiare prospettiva nel guardare al composito mondo studentesco: soprattutto si deve smettere di considerare lo studente universitario come un “ritardatario della produttività” ma al contrario come un investimento fondamentale per il futuro della società. Si deve fare molto in questo campo: dal riconoscimento del reddito di formazione, alla cittadinanza delle comunità fuori-sede nelle città universitarie fino all’abbattimento di qualsiasi barriera per un libero e critico accesso al sapere.
2) Lei è il rappresentante degli studenti in seno al CDA dell’ateneo senese.Come giudica questa sua esperienza e come valuta il lavoro del Rettore Riccaboni?
Spero di essere stato utile. In questi anni, assieme ad altri, ho rilevato storture e zone d’ombra dell’attività amministrativa, mi sono espresso per la trasparenza e la democraticità dell’organo di governo. Purtroppo i ben noti problemi finanziari hanno frenato la parte “propositiva” dell’azione di rappresentanza bloccando le giuste rivendicazioni mie e del corpo studentesco per problemi di tenuta di bilancio. Riccaboni lo abbiamo votato, e sono fiero di dirlo, REDS è stato l’unico soggetto organizzato di elettori che ha palesato in maniera onesta e trasparente la sua posizione, anche quando non significava salire sul carro del probabile vincitore. L’attuale Rettore affronta il suo mandato in un momento difficilissimo in cui ai problemi pregressi e strutturali dell’ateneo di Siena si uniscono i continui attacchi al sistema della formazione portati avanti dai governi di centrodestra. Per quanto riguarda il risanamento, guardando i dati, i risultati sono positivi, ma ancora insufficienti per poter mettere la parola FINE sul problema. Speriamo che d’ora in avanti le scelte fondamentali e necessarie per il futuro di questa università vengano fatte con la collaborazione e la condivisione di tutti con processi partecipativi che possano unire la nostra comunità accademica, ad oggi estremamente disgregata. E’ necessario però che il risanamento venga portato avanti con equità e questo spero che Rettore e DA lo capiscano presto: vi sembra normale che in un momento del genere in cui i servizi vengono tagliati inesorabilmente si chieda una sovratassa di 100 Euro agli iscritti ai corsi di laurea necessitanti di laboratori attrezzati? Vi sembra normale che nonostante gli incentivi ci siano professori ordinari che non vogliono andare in prepensionamento, sbattendosene del futuro dell’ente?
3) Che idea si è fatta circa il futuro dell’ateneo senese?
Una idea brutta, così come purtroppo non sono fiducioso sul futuro dell’università italiana. Perché Siena è un campanello di allarme per tutto il sistema; la cattiva gestione dell’autonomia e la formazione del deficit strutturale sono elementi aggravanti di una crisi che però colpisce e colpirà in futuro ancora più pesantemente tutto il sistema dell’istruzione pubblica italiana. Una voragine che pian piano interesserà tutto il paese e che di fatto costringerà atenei prestigiosi a squalificarsi o rettori ambiziosi a sperimentare forme di intervento dei privati all’interno delle università. In ogni caso un danno enorme per gli studenti ma soprattutto per l’intera collettività.
4) Che giudizio ci da sull’inchiesta relativa al concorso universitario che vede tra i rinviati a giudizio il prof. Bruno Frediani?
Non ero in Consiglio di Amministrazione all’epoca ed ignoravo i fatti prima dell’inchiesta de La Repubblica. Posso dire solamente che credo che il CDA dell’epoca abbia commesso un errore a deliberare sulla regolarità del concorso senza accertarsi di quanto stava emergendo dall’inchiesta. Tuttavia per questo fatto così come sull’inchiesta riguardante le responsabilità sul buco dell’UniSI non dobbiamo come comunità accademica sostuirci alla procura della repubblica né stare ad invocare i cappi: la giustizia farà il suo corso. Sta a noi però mettere in piedi le strutture ed i meccanismi che permettano che fatti del genere non abbiamo a ripetersi.