1) Oggi con la Dottoressa Carla Fineschi, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, affrontiamo alcune tematiche inerenti la società attuale e le relative problematiche del disagio, soprattutto giovanile, che caratterizzano la modernità. Dottoressa, prima di affrontare le altre domande, ci può brevemente illustrare la sua attività professionale?
Lavoro come psicoterapeuta dal 1985, sono una libera professionista che, negli anni , ha colloborato con numerosi enti pubblici: università, ministero di giustizia, usl7. Le persone che vedo manifestano varie forme di disagio, ma con tutti è possibile fare un percorso finalizzato al miglioramento del nostro stile di vita. Sottolineo che esiste una tendenza del genere umano a procurarsi la sofferenza o sopratutto una difficoltà ad uscirne. Questo atteggiamento è dovuto a fattori culturali di cui era impregnata la società cattolica e che tuttora permangono.La società attuale è edonista e narcisista ma questo vuol dire che si ferma all’amore per la forma, per l’immagine e ci si allontana dalla ricerca di valori costruttivi, che sono la base per una vita serena.
2) Che giudizio esprime, anche in base alla sua esperienza professionale, della società attuale, non solo italiana?
Quello che ho appena affermato già ha espresso il mio parere per la società attuale: un periodo di grande decadenza. Nessuno crede più di poter agire concretamente per raggiungere i propri obiettivi e chi lo fa è sempre legato ad un interesse individualistico e particolaristico.Nella società della globalizzazione nessuno vede al di là del proprio orto.Perseguire il proprio bene è giusto e non credo che l’annullamento di se stessi sia proficuo, ma i nostri interessi personali coincidono con quelli sociali.Se c’è corruzione e malaffare anche il corrotto ha una perdita, poichè rinforza un sistema in cui non c’è alcuna certezza e a lungo o breve termine ne diventirà vittima.
3) Molti fatti di cronaca ci rappresentano drammi familiari, aumento dei suicidi, e purtroppo anche i casi di violenza sulle donne aumentano: come si spiega tutto questo imbarbarimento e questa perdita di fiducia nel “vivere”?
I reati intrafamiliari sono aumentati ma dobbiamo premettere che molti di questi comportamenti prima non venivano denunciati. Le donne sono ,per fortuna, più consapevoli dei propri diritti e pertanto tendono a non voler più subire .Questa crescita delle donne, anche se ultimamente assistiamo ad un pò di regresso, provoca reazioni aggressive negli uomini, che vedono ridotto il proprio ruolo e non sanno elaborarlo se non con la rabbia.I casi degli uomini con sindrome di Medea, che uccidono i propri figli per punire la compagna che li ha abbandonati è indicativo di questo atteggiamento.
I suicidi spesso sono espressione della possibilità di riprendere un controllo della propria vita.Se si entra nel senso di impotenza estrema poter decidere dove, quando, come morire è paradossalmente una presa d’atto del proprio “potere”, del poter decidere almeno qualcosa sulla propria vita.
4) Lei ritiene che dal punto di vista legislativo e con le strutture sanitarie tanti fenomeni del disagio posso essere contrastati e non crede che la risposta attraverso la “cura” è insufficiente e quindi serve un risveglio culturale adeguato?
Rispetto all’enorme disagio, palpabile, di questo periodo di cui i giovani sono le prime vittime, non sono sufficienti leggi e cure, anche se indirizzano ed aiutano. La miglior terapia sarebbe comunque quella di formare le persone ad essere e non ad avere.Cito banalmente Erich Fromm, che già negli anni ’50 intravedeva un pericolo che si è poi concretizzato. Siamo tutti portare a darci un valore se possediamo e ci attiviamo per questo…solo per questo. Credo che il benessere sia importante, come il potere se è però ben finalizzato.Posso ritenere di essere competente e per questo mi faccio ben pagare , questo è positivo perchè ci diamo un valore e lo condividiamo con altri ,facendoci pagare. Se invece cerco di ottenere denaro e potere non formandomi ma cercando vie brevi ,è dannoso alla società ed agli altri ed a se stessi. Il cambiamento culturale è indispensabile per acquisire benessere e serenità ma il cambiamento deve prima avvenire dentro di noi e questo aiuterà il risveglio della coscienza collettiva
5) Come mai i giovani spesso si sentono soli e si allontanano dalla vita sociale e quindi si creano una sorta di “isolamento da tutto”?
I giovani si trovano a progettarsi dentro “modelli vincenti” che si basano sull’immagine. Ci sono quelli che decidono di percorrere la strada della forma e del commercio di tutto, anche del proprio corpo e questo può anche dar loro momenti di gloria, fugace. Per tutto il resto della vita staranno a rimpiangere il momento ormai trascorso e non andranno avanti.
Altri scelgono e percorrono strade diverse, di impegno, di ricerca dei propri valori.La strada è sicuramente impervia e piena di frustrazioni. Spesso non riusciranno e si vedranno superati da chi ha percorso l’altra strada. Queste continue delusioni portano anche ad un ritiro sociale, a rifugiarsi in un mondo virtuale in cui tutte le esperienze sono attenuate dal punto di vista emotivo. I genitori vengono colpevolizzati per gli atteggiamenti dei figli, ma alcune volte è veramente difficile formare i figli al rispetto di se stessi e dell’altro perchè i messaggi sociali contraddicono tali norme educative.
6) Ci sono delle speranze per ritrovare una vera dimensione umana e quindi eliminare tanto disagio e la troppa violenza tra gli individui?
Nonostante il quadro un pò drammatico io sono un’ottimista, credo nell’individuo ed attraverso l’esperienza di vita e professionale ho visto che le persone possono ritrovare se stessi, anche nei momenti peggiori ed attivare le risorse emotive e cognitive enormi che il genere umano ha. Quindi il mio messaggio ai giovani ma anche a tutti noi è credere in se stessi, sempre, non cadere nel senso d’impotenza e disperazione, ma attivarsi per riconoscersi il nostro valore, che va però sempre ben coltivato.