1) Gentilissima Lia, per noi è un grande piacere intervistarti, perché la tua giovane età unita al tuo impegno come rappresentante degli studenti universitari del DAS è una forma di protagonismo giovanile e di responsabilità apprezzabile. Che valutazione dai del protagonismo degli studenti non solo all’interno dell’università ma nella vita sociale e culturale in generale?
Si sono realizzati, nel corso di questo difficile anno, dei momenti significativi, di riflessione e di mobilitazione. Questo sia in merito alla questione universitaria, che ha portato in piazza milioni di studenti, sia per dinamiche legate al mondo del lavoro e alle problematiche dell’immigrazione. Il disagio sociale, a mio avviso, c’è e viene percepito fortemente soprattutto dai giovani, che sembra stiano sempre di più sviluppando coscienza sociale, la quale si è tradotta spesso, come abbiamo visto, in azione politica, sociale e culturale. Azione e disagio che purtroppo non sono state colte dai partiti della sinistra italiana nel modo in cui le realtà associative autorganizzate speravano. Il movimento studentesco ha dimostrato una sua dinamicità ed una capacità mobilitativa notevole anche grazie alle principali associazioni nazionali. Tuttavia credo che la naturale prosecuzione di una così grande mobilitazione dovesse essere una completa rielaborazione di un nuovo modello sociale, che non è stata realizzata. Quelle realtà che si sono proposte tale finalità non sono riuscite ad inserirsi in dinamiche organizzative tanto articolate, per cui si sono ritrovate spesso isolate. Ed è questo il progetto che maggiormente spaventa un sistema che, oggi più che mai, ci vuole separati ognuno nei suoi problemi, nelle sue lotte, nelle sue rivendicazioni. Per questo motivo sono state tali realtà ad essere maggiormente colpite dall’ondata di repressione.
2) Qual è il vostro giudizio sull’operato del rettore pro tempore Riccaboni ?
Il Rettore Riccaboni si sta dimostrando completamente incapace di gestire le difficoltà dell’Ateneo e con lui la direttrice amministrativa. Emblematici sono, secondo me, tre casi:
il piano di risanamento perché dal nostro punto di vista non è con la svendita di locali dell’Università che si può risanare un buco di milioni di euro; le alienazioni possono sì dare un lieve e momentaneo respiro, ma se si punta ad un reale progetto di risanamento occorre principalmente un concreto investimento, unito ad una forte spinta di rilancio.
In secondo luogo le scelte dell’amministrazione in merito alla questione dei lavoratori ( basti ricordare come l’amministrazione si è posta nei confronti dei lettori di lingua straniera) che tracciano una concezione dei rapporti di lavoro assolutamente iniqua. Quello che è stato fatto nel corso di quest’anno è chiedere sacrifici a lavoratori e studenti ( i quali hanno visto i servizi notevolmente diminuire) e preservare, però, i privilegi dei baroni e di tutti coloro che hanno ingrassato le loro tasche utilizzando la nostra Università come strumento di ascesa sociale e carrieristica.
Infine, si fa per dire, ricordiamo la Commissione Statuto, che in questi mesi ha svolto i suoi lavori senza far trapelare le reali intenzioni “riorganizzative”, spesso, forse, celate anche agli stessi membri della commissione, membri rappresentanti di quelle realtà che non siano quelle baronali.
3) Come vi prefigurate il futuro dell’università non solo qui a Siena ma nella sua dimensione nazionale?
Anche il mondo della cultura subisce le regole del mercato, è un processo in atto ormai da anni che ridurrà inevitabilmente il mondo della formazione ad una sorta di serbatoio dal quale attingere all’occorrenza, seguendo criteri essenzialmente remunerativi. Si tratta di mercificazione del sapere ed aziendalizzazione del mondo della formazione, che si compiranno grazie all’ausilio della presenza privata all’interno degli organi di gestione e di governance che detteranno le scelte didattiche e disciplinari in base alle loro necessità economiche. Questo è il progetto a medio termine, l’azione a lungo termine è quella di una progressiva mortificazione, fino alla loro chiusura, degli Atenei più piccoli, questo in favore di Università di “ eccellenza” essenzialmente private. Testimonianza di questa volontà è la riproposizione, ogni anno, dell’abolizione del valore legale del titolo di laurea. Tutto questo comprometterà la possibilità di accedere liberamente alla formazione, a causa del costo che verrà ad assumere la stessa, minando alla base il diritto all’istruzione, strumento essenziale di emancipazione sociale ( così come sancito dalla nostra Costituzione). Siena, purtroppo, si pone perfettamente all’interno di queste dinamiche, come dimostra anche l’eliminazione, dal prossimo anno, di dottorati che non siano finanziati da enti esterni all’Università.
4) Una tua proposta da fare al Sindaco di Siena per rendere accessibile agli studenti gli spazi e le strutture culturali e associative della città.
Ciò che noi sentiamo come esigenza (e quindi ci sentiamo di proporla come progetto al primo cittadino) è la possibilità di avere degli spazi di confronto, discussione ed elaborazione. Dei luoghi aggregativi, associativi ed autorganizzati che diano respiro a tutte le sensibilità che compongono il tessuto sociale e soprattutto che sentono come di vitale importanza il dibattito e un’innovativa formulazione culturale e politica.
Ci colpisce la volontà della nuova giunta di voler continuare a portare avanti la candidatura di Siena a capitale della cultura per il 2019, in una situazione in cui l’Ateneo è completamente allo sbando – e per il quale la nuova amministrazione comunale non sta facendo nulla di concreto – e in cui non esistono dei reali luoghi di elaborazione culturale ( ad esclusione del Santa Maria della Scala, che è sicuramente un museo bellissimo, ma non è sufficiente per fare di Siena la capitale della cultura). In realtà vi sarebbero degli spazi che potrebbero essere sfruttati in questo senso, ma la cattiva organizzazione impedisce di attuare consimili progetti.
5) Che giudizio dai sul movimento delle donne “Se non ora quando”?
E’ triste che siano state le serate del premier a far risvegliare la questione di genere, ma è sempre positiva un presa di coscienza della propria condizione.
6) Proponi un’idea che possa unificare le varie posizioni presenti tra gli studenti universitari.
Il mondo associativo universitario è estremamente variegato. Tale diversità, tuttavia, non ci impedisce di unirci in particolari momenti come è avvenuto nella mobilitazione di quest’autunno o in occasione del riordino didattico.
Ci sono diverse proposte che crediamo possano unificare tutte le voci, a partire dai servizi primari agli studenti, che sicuramente andrebbero migliorati non poco, passando per gli spazi di aggregazione e confronto ad essi dedicati, fino ad arrivare ad un ben maggiore coinvolgimento degli studenti nelle dinamiche decisionali dell’Ateneo. Ad esempio una proposta che già avevamo presentato e su cui continuiamo a lavorare è una riforma della rappresentanza in cui le decisioni più importanti per l’Ateneo vengano discusse a partire da assemblee aperte a tutti gli studenti per poi passare agli organi minori (organi più a contatto con le problematiche quotidiane degli studenti e quindi più rappresentativi), prima di arrivare agli organi maggiori.
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